“L’iconografia dei tamburi è dominata dal simbolismo del viaggio estatico, cioè di esperienze che implicano una rottura di livello e che per punto di partenza hanno un “centro del Mondo. “Lo sciamanesimo e le tecniche dell’estasi Mircea Eliade

Il tamburo ha una parte di primo piano nelle cerimonie sciamaniche.

Il suo simbolismo è complesso e le sue virtù magiche sono multiple.
Esso è indispensabile per lo svolgimento della seduta, sia che conduca lo sciamano al «Centro del Mondo», sia che gli permetta di volare, sia che chiami e «imprigioni» gli spiriti, sia, infine, che il suono da esso prodotto aiuti lo sciamano a concentrarsi e a riprender contatto col mondo spirituale che egli si prepara ad attraversare.

Ci si ricorderà che in molti sogni iniziatici dei futuri sciamani figura un viaggio mistico al «Centro del Mondo», alla sede dell’Albero Cosmico e del Signore Universale.
È da uno dei rami di quest’albero, lasciato cadere dal Signore a tal fine, che lo sciamano, come già detto, forma la cassa del suo tamburo.
Ci sembra che il significato di un tale simbolismo risulti abbastanza chiaramente dal complesso di cui fa parte: quello di un comunicare di Cielo e Terra grazie all’Albero del Mondo, cioè all’Asse che sta al «Centro del Mondo».
Per essere, la cassa del suo tamburo, fatta del legno stesso dell’Albero Cosmico, lo sciamano, battendo il tamburo, vien proiettato magicamente presso tale Albero: vien proiettato nel «Centro del Mondo» e per ciò stesso può anche ascendere nei Cieli.

Da tale punto di vista il tamburo può essere assimilato all’albero sciamanico a pioli multipli, l’arrampicarsi sul quale è per lo sciamano simbolo del salire in Cielo.
Scalando la betulla o suonando il tamburo lo sciamano si avvicina all’ Albero del Mondo e poi sale effettivamente su di esso.
Gli sciamani siberiani posseggono anche loro alberi personali che non hanno altra funzione se non di rappresentare l’Albero Cosmico: alcuni utilizzano altresì degli «alberi rovesciati», cioè attaccati con le radici in aria, alberi che, come è noto, sono fra i simboli primordiali dell’Albero del Mondo.
Tutto ciò, insieme ai rapporti già rilevati fra lo sciamano e gli alberi di betulla cerimoniali, mostra la solidarietà esistente fra l’Albero Cosmico, il tamburo sciamanico e l’ascensione celeste.

La stessa scelta del legno di cui sarà fatta la cassa del tamburo dipende unicamente dagli «spiriti» o da una volontà transumana.
Lo sciamano ostiaco-samoiedo prende l’ascia e, ad occhi chiusi, va in una foresta e tocca a caso un albero; è da tale albero che, l’indomani, i suoi compagni prenderanno il legno per la cassa.
All’altra estremità della Siberia, presso gli Altaici, lo sciamano ha direttamente dagli spiriti la precisa indicazione del bosco e del posto ove cresce l’albero, e manda i suoi coadiutori a individuarlo e a procurarsi il legno con cui sarà fatta la cassa del tamburo.
In altre regioni, lo sciamano stesso raccoglie nel bosco tutte le scaglie di legno.
Altrove si offrono sacrifici all’albero, che si bagna di sangue e di vodka.
Si procede anche all’«animazione del tamburo», ottenuta versando dell’alcool sulla cassa.
Presso gli Yakuti si raccomanda di scegliere un albero che sia stato colpito dalla folgore (Sieroszewski). Tutte queste usanze e queste precauzioni rituali mostrano chiaramente che l’albero concreto è stato trasfigurato dalla rivelazione superumana, che in realtà esso ha cessato di essere un albero profano e va a rappresentare lo stesso Albero del Mondo.

La cerimonia dell’«animazione del tamburo» è estremamente interessante.
Quando lo sciamano altaico l’irrora di birra, il cerchio si «anima» e, per il tramite dello sciamano, racconta come l’albero di cui faceva parte sia cresciuto nella foresta, come sia stato tagliato, portato nel villaggio, ecc.
Lo sciamano irrora poi la pelle del tamburo che, animandosi, racconta anch’essa il suo passato. Attraverso la voce dello sciamano, l’animale parla della sua nascita, dei suoi genitori, della sua infanzia e di tutta la sua vita fino al momento in cui è stato abbattuto dal cacciatore.
Finisce assicurando allo sciamano che gli renderà numerosi servigi. In un’altra tribù altaica, i Tubalari, lo sciamano imita la voce e l’andatura dell’animale cosi rianimato.

Come hanno dimostrato L.P. Potapov e G. Buddruss, l’animale che lo sciamano rianima è il suo alter ego, il suo più potente spirito coadiutore; quando penetra nello sciamano, costui si trasforma nell’antenato mitico teriomorfo. Si comprende dunque perché, durante il rito del- l’«animazione», lo sciamano deve raccontare la vita dell’animale-tamburo: egli canta il suo modello esemplare, l’animale primordiale che è all’origine della sua tribù.
Nei tempi mitici, ciascun membro della tribù poteva trasformarsi in animale, e cioè ciascuno era capace di partecipare della condizione dell’antenato. Ai nostri giorni, così intimi rapporti con gli antenati mitici son riservati esclusivamente agli sciamani.

Sottolineiamo questo fatto: durante la seduta, lo sciamano ristabilisce, per sé solo, una situazione che all’origine era quella di tutti.
Il significato profondo d’un tal ritrovare la condizione umana originaria ci apparirà più chiaro quando avremo esaminato altri esempi simili.
Per ora ci basta aver evidenziato che tanto la cassa quanto la pelle del tamburo rappresentano strumenti magico-religiosi grazie ai quali lo sciamano è capace d’intraprendere il viaggio estatico al «Centro del Mondo». In parecchie tradizioni, l’antenato mitico teriomorfo vive nel mondo sotterraneo, vicino alla radice dell’Albero Cosmico la cui cima tocca il cielo (Friedrich).
Siamo qui di fronte ad idee distinte, ma solidali. Da un lato, lo sciamano, suonando il tamburo, vola verso l’Albero Cosmico; vedremo tra poco che il tamburo comporta un gran numero di simboli ascensionali. Dall’altro, grazie ai suoi rapporti mistici con la pelle «rianimata» del tamburo, lo sciamano giunge a partecipare della natura dell’antenato teriomorfo; in altri termini, egli può abolire il tempo e recuperare la condizione originaria di cui parlano i miti. In un caso come nell’altro, siamo di fronte ad un’esperienza mistica che permette allo sciamano di trascendere il tempo e lo spazio. La metamorfosi nell’animale-antenato, cosi come l’estasi ascensionale, sono espressioni differenti, ma omologabili, d’una stessa esperienza: il trascendimento della condizione profana, il recupero d’una esistenza «paradisiaca» perduta alla fine del tempo mitico.

In genere, il tamburo è ovale; è fatto di pelle di renna, di pescecane o di cavallo.
Presso gli Ostiachi e i Samoiedi della Siberia occidentale la superficie esterna non ha disegni. Secondo Georgi, sulla pelle dei tamburi tungusi sono invece raffigurati uccelli, serpi ed altri animali. Shirokogorov descrive come segue i disegni da lui visti sui tamburi dei Tungusi della Transbaikalia: il simbolo della Terra ferma (perché lo sciamano utilizza il tamburo come imbarcazione per attraversare il mare – per tale ragione indica le parti continentali); vari gruppi di figure antropomorfe, a destra e a sinistra, e numerosi animali. In mezzo al tamburo non è dipinta nessuna imagine; le otto linee doppie che vi sono segnate simboleggiano gli otto piedi che sostengono la Terra al disopra del Mare. Presso gli Yakuti si possono osservare, sempre sulla pelle del tamburo, dei segni misteriosi in rosso e nero, che raffigurano uomini e animali (Sieroszewski). Imagini varie sono state accertate sui tamburi degli Ostiachi dello Ienissei (Kai Donner).

«Sul dietro del tamburo vi è un manico verticale di legno e di ferro che lo sciamano impugna con la sinistra. A dei fili di metallo o a delle stecche orizzontali di legno sono assicurati, in quantità, dei pezzetti di ferro tintinnanti, dei sonagli e insieme ad essi delle imagini di ferro rappresentanti spiriti, animali vari, ecc., spesso anche armi, come una freccia, un arco o un coltello».
Ognuno di questi oggetti magici ha un suo particolare valore simbolico ed una sua parte nella preparazione o nell’attuazione del viaggio estatico, come pure in altre esperienze mistiche dello sciamano.

I disegni che adornano la pelle del tamburo sono una caratteristica di tutte le tribù tartare e dei Lapponi. Presso i Tartari le due faccie della pelle sono ricoperte di imagini, che presentano una grande varietà malgrado il ricorrere di certi simboli predominanti, come per es. l’Albero del Mondo, il Sole e la Luna, l’Arcobaleno, ecc. In effetti, i tamburi costituiscono un microcosmo: in essi una linea di demarcazione separa il Cielo dalla Terra e, in alcuni casi, la Terra dall’Inferno. L’Albero del Mondo, cioè la betulla sacrificale scalata dallo sciamano, il cavallo, l’animale sacrificato, gli spiriti ausiliari dello sciamano, il Sole e la Luna che egli raggiunge nel corso del suo viaggio celeste, l’Inferno di Erlik Khan (coi Sette Figli e le Sette Figlie del Signore dei Morti, ecc.) nel quale egli penetra quando discende nel regno dei morti – tutti questi elementi che riassumono in un certo modo l’itinerario e le avventure dello sciamano, si ritrovano raffigurati sul suo tamburo.
Ci manca lo spazio per elencare tutti i ‘legni e le imagini e spiegarne il simbolismo.
Rileveremo soltanto che il tamburo raffigura un microcosmo nelle sue tre zone – Cielo, Terra, Inferno – e in pari tempo indica i mezzi coi quali lo sciamano attua le varie rotture di livello e stabilisce la comunicazione del mondo d’in alto con quello d’in basso. Infatti, come si è visto, non è che s’incontri la sola imagine della betulla sacrificale (l’Albero del Mondo); noi troviamo anche l’Arcobaleno: lo sciamano s’innalza nelle sfere superiori montando sull’Arcobaleno.
Abbiamo inoltre l’imagine del Ponte, che serve allo scia mano per passare da una regione cosmica all’altra.

L’iconografia dei tamburi è dominata dal simbolismo del viaggio estatico, cioè di esperienze che implicano una rottura di livello e che per punto di partenza hanno un «Centro del Mondo». L’operazione di suonare il tamburo all’inizio della seduta, per evocare gli spiriti e «chiuderli» in esso, costituisce i preliminari del viaggio estatico. Per tale ragione il tamburo vien chiamato il «cavallo dello sciamano» (Yakuti, Buriati). L’imagine di un cavallo è disegnata sul tamburo altaico; quando lo sciamano suona il tamburo, si pensa che vada in cielo sul suo cavallo (Radlov). Del pari, presso i Buriati, il tamburo fatto con una pelle di cavallo rappresenta il medesimo animale (Mikhailowski). Secondo O. Manchen-Helfen, il tamburo dello sciamano soiote è ritenuto essere un cavallo ed è chiamato khamu-at, cioè, letteralmente, «sciamano-cavallo», e «il capriolo dello sciamano» quando la sua pelle è appunto di capriolo (Karagassi, Soioti). Nelle leggende yakute si trovano lunghi racconti circa sciamani che volano col loro tamburo attraverso i sette cieli. «lo viaggio con un capriolo selvaggio!» – cantano gli sciamani Karagassi e Soioti, In certe tribù mongole, il tamburo sciamanico è chiamato «cervo nero» (Heissig). La bacchetta con cui si batte il tamburo ha il nome di «frusta» presso gli Altaici (Harva).

La velocità miracolosa è una delle caratteristiche del tàltos, lo scìamano ungherese (Ròheim). Un giorno, un tàltos «inforcò una canna e parti al galoppo ed arrivò alla meta prima del cavaliere».
Tutte queste credenze, queste imagini e questi simboli aventi relazione col «volo», la «cavalcata» o la «velocità» degli sciamani sono espressioni figurate dell’estasi, vale a dire di viaggi mistici intrapresi con mezzi sovrumani ed in regioni inaccessibili agli uomini.

L’idea del viaggio estatico la si ritrova anche nel nome che fra gli Yurak della tundra gli sciamani danno al loro tamburo: arco o arco che canta. Secondo Lehtisalo e Harva il tamburo sciamanico serviva originariamente a scacciare gli spiriti malvagi, effetto che si poteva egualmente conseguire servendosi di un arco. È senz’altro esatto che il tamburo vien talvolta usato per scacciare gli spiriti malvagi, effetto che si poteva egualmente conseguire servendosi di un arco. È senz’altro esatto che il tamburo vien talvolta usato per scacciare gli spiriti cattivi (Harva), ma in tali casi il suo uso specifico appare dimenticato e si ha a che fare con la «magia del rumore», con la quale si esorcizzano i demoni. Esempi consimili di modificazioni di funzione sono assai frequenti nella storia delle religioni. Pertanto, non crediamo che la funzione originaria del tamburo sia stata quella di scacciare gli spiriti. Il tamburo sciamanico si distingue da tutti gli altri strumenti usati per la «magia del rumore» proprio perché rende possibile una esperienza estatica. Che questa in origine sia stata propiziata dall’incantesimo del suono del tamburo, incantesimo valorizzato in termini di «voce degli spiriti», oppure che si giunga ad una esperienza estatica in seguito all’estrema concentrazione provocata da un prolungato tambureggiamento – questo è un problema che per ora non abbiamo da considerare. Un fatto è però certo: è la magia musicale a definire la funzione sciamanica del tamburo – e non la magia antidemoniaca del rumore. Le freccie hanno pure la loro parte in certe sedute sciamaniche. La freccia possiede un duplice prestigio magico-religioso: da un lato, è un’imagine esemplare della velocità, del «volo», e, d’altro canto, è l’arma magica per eccellenza (la freccia uccide da lontano). Impiegata nelle cerimonie di purificazione o d’espulsione dei demoni, la freccia «uccide» cosi come «allontana» e «espelle» gli spiriti maligni. Per la freccia come simbolo sia del «volo» sia della «purificazione»

Prova di ciò ne è che quando il tamburo è sostituito da un arco – come presso i Tartari Lebed e certi Altaici – noi ci troviamo sempre a che fare con un istrumento di musica magica e non con un’arma antidemoniaca: non ci sono freccie e l’arco viene utilizzato come un istrumento musicale monocorde. Neanche i baqça kirghisi usano il tamburo per preparare la trance, ma usano il kobuz, che è uno strumento a corda. E qui la trance, come negli sciamani siberiani, interviene mentre si danza sulla melodia magica del kobuz. Come vedremo meglio in seguito, la danza riproduce il viaggio estatico dello sciamano in cielo. Ciò vuoi dire che la musica magica, come il simbolismo del tamburo e del costume sciamanico, come la stessa danza dello sciamano, sono altrettanti mezzi per intraprendere il viaggio estatico o per assicurarsi della buona riuscita di esso. I bastoni a testa equina che, del resto, i Buriati chiamano «cavalli», riconducono allo stesso simbolismo.

Confer “Lo sciamanesimo e le tecniche dell’estasi”.
Mircea Eliade capitolo Il Tamburo Sciamanico pag. 192

Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi Mircea Eliade

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Artista per eccellenza, ”sciamano, capace di incantare animali e di compiere il viaggio dell’anima lungo gli oscuri sentieri della morte”, fondatore dell’Orfismo, foriero di  Mito Amore, Arte, riti misterici …

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Pindaro che per primo riporta l’idea della natura divina della vita umana è un frammento, il 131 b, che così recita:

«Il corpo di tutti obbedisce alla morte possente,
e poi rimane ancora vivente un’immagine della vita, poiché solo questa
viene dagli dèi: essa dorme mentre le membra agiscono, ma in molti sogni
mostra ai dormienti ciò che è furtivamente destinato di piacere e sofferenza.»
Traduzione di Giorgio Colli, in La sapienza greca vol.1. Milano, Adelphi, 2005, p.127

Platone su riti Orfici

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Nell’Orfismo si riscontra per la prima volta un inequivocabile riferimento a un'”anima” ψυχή, psyché, contrapposta al corpo σῶμα sōma e di natura divina.

Eric R. Dodds,  filologo classico, antropologo e grecista irlandese, ritiene di individuare questa origine nella colonizzazione greca del Mar Nero avvenuta intorno al VII secolo a.C. che consentì alla cultura greca di venire a contatto con le culture sciamaniche proprie dell’Asia centrale, in particolar modo con quella scita.

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Tale sciamanesimo fondava le proprie credenza sulle pratiche estatiche laddove però non era il dio a “possedere” lo sciamano quanto piuttosto era l'”anima” dello sciamano che aveva esperienze straordinarie separate dal suo corpo.

IPERBOREI

Dodds pone mette in evidenza la rilevanza  degli ἰατρόμαντες (“iatromanti”), veggenti e guide religiose, che, come Abari, giunsero dal Nord in Grecia trasferendo il culto di Apollo Iperboreo; o anche di alcuni Greci come Aristea, il quale, originario dell’Ellesponto, si trasferì, almeno idealmente, nel Nord, sede delle sue percezioni sciamaniche.

«τοῦ καὶ ὰπειρέσιοι ποτῶντο ὄρνιζες ὑπὲρ κεφαλᾶς, ἀνὰ δ’ἰχθύες ὀρθοὶ κνανέου ἐξ ὓδατος ἃλλοντο καλᾶι σὺν ἀοιδᾷι» «Sul suo capo volavano anche innumerevoli uccelli e diritti dalla profondità dell’acqua cerulea i pesci guizzavano in alto al suo bel canto.»
(Simonides fr. 40; PLG III p. 408)

Confer Eric R. Dodds, I Greci e l’irrazionale, Milano, Rizzoli, 2009,
«Ho tentato fin qui di delineare il percorso di un’eredità spirituale, che muove dalla Scizia attraverso l’Ellesponto e passa per la Grecia d’Asia, si combina probabilmente con qualche residuo di tradizione minoica sopravvissuta a Creta, emigra verso il lontano Occidente con Pitagora e trova il suo ultimo autorevole rappresentante nel siciliano Empedocle. Questi uomini diffusero la credenza in un io separabile, che mediante tecniche adatte può staccarsi dal corpo anche durante la vita; in un io più antico del corpo, al quale esso sopravviverà.».

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GIiorgio COLLI ORFICHESchermata 2020-04-18 alle 00.35.32

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Confer Giorgio Colli  La Sapienza Greca Dioniso Apollo Eleusi Orfeo

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Sugli Iperborei CONFER Giorgio ColliIPERBOREI

Canto armonico throat singing

Una serie di evocazioni sonore che facilitano stati meditativi

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Meditando Federica Maya Dal Pino

Il canto armonico o canto difonico, noto anche come overtone singing/throat singing, è un insieme di tecniche vocali che permettono al cantante di far risaltare gli armonici naturali della voce, un solo individuo può emettere e controllare da due a tre note diverse contemporaneamente.
I tuva dividono vari stili di armoniche in tre tipi principali ( per molti 5 tipi) ognuno dei quali usa la natura per descrivere i suoni. Sygyt , ad esempio, è semplicemente un’imitazione di uccelli canterini o brezze gentili. Xoomei tende a suggerire venti più forti, mentre il kargyraa preannuncia tempeste.
In  Smithsonian Folkways Tuva: Voices From the Center of Asia o Tuva, Among the Spiritse troverai imitazioni di cavalli, uccelli, acqua e vento.

Senza dubbio, le persone legate alla natura si sono rese conto che negli uccelli, nei fiumi e nelle rocce c’erano gli spiriti.
Il canto di Overtone, quindi, era usato sciamanicamente.

Ci sono montagne nella regione che sono in grado di “trattenere” i venti per ore o giorni prima di rilasciarli nelle valli sottostanti. Mentre questo accade, le montagne emettono suoni, “avvertendo” la gente dei prossimi torrenti. Fiumi e cascate creano anche pattern sonori che variano a seconda delle rocce colpite; presumibilmente, i fiumi e i loro suoni contengono le origini del canto armonico.

Esistono differenti tecniche e stili, tadizioni come quella Tuvana, è riscontrabile anche in Sardegna nel canto a tenore, in Tibet tra i monaci Gyuto, in Rajastan, pare che fosse praticato anche in antichità da alcuni popoli nordici.

 

Movimenti di rigenerazione psicofisica e Discipline del Sentire 運動 UNDO

E’ impossibile in modo univoco ed inequivocabile definire esattamente quando,come e sopratutto dove sorsero le prime manifestazioni di queste discipline atte sostanzialmente ad un processo di recupero dell’equilibrio psicofisico e alla ricerca della sensazione di integrità, discipline e pratiche dai mille volti e rivoli definibili con il termine “olotropiche” ὅλος intero e τρεπὲιν ”muoversi verso l’interezza”, o bioenergetiche comunque riguardanti la soggettiva energia vitale, che nelle disparate culture assume termini diversi, prana प्राण, Pneuma πνεῦμα, mana, qi,ki 氣

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Nell’antica Cina,per quel che si sa’, si é conservata traccia, come citato, da molti autori tra cui,  Wang Xuanjie e J.MFFET Nell’arte di nutrire (SoWEN Jaca Book)
Si narra che la Medicina Tradizionale cinese  designasse una varietà di denominazioni per definire individui che praticano movimenti rigenerativi nell’alveo della coltivazione del QI氣.
”Agli albori della Medicina Tradizionale Cinese nel periodo delle ossa oracolari dove abbiamo testimonianza della cura attraverso ”esorcismo” tramite tecniche di movimento fisico ed emissione vocale..”
(confer Medicina Cinese la radice e i fiori corso di sinologia per medici e appassionati Giulia Boschi)

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51bayvk98al._sx352_bo1,204,203,200_Numerosissime sono i diversi approcci, riferimenti e discipline, scuole, ed implicazioni originarie dell’oriente, dove meglio conservate, grazie ad un diverso svolgersi di fattori storici e filosofici, poichè le concezioni tecnologiche e positiviste nonchè le credenze ”monoteiste” e le loro conseguenze sono giunte più tardi . In occidente, più in era moderna, sono state divulgate discipline in tale direzione, poichè non è dato sapere, in modo certo, di conservazione di antiche tradizioni e pratiche, come quelle che si svolgevano  durante i culti riservati agli iniziati si ha memoria di Abari  Ἄβᾱρις Ὑπερβόρειος, Ábaris Hyperbóreios e Aristea di Proconneso, Ἀριστέας τοῦ Προκονησίου, leggendari ἱερόμαντές ieromanti , ϑαυματουργόι taumaturgi e sacerdoti di Apollo .

 

E similmente si può dire per il mondo delle tradizione nordiche germano-celtiche
pratiche e culti di cui resta poca testimonianza.

 

 

Hado 波動 movimento ondulatorio o vibrazione, percezione di ambienti e persone.

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SEITAI Katsugen Undo
Movimento Rigeneratore
Katsugen Undo 活元運動 “movimento dall’interno”
Secondo Itsuo Tsuda:
“Il movimento rigeneratore si pratica mediante la sospensione momentanea del sistema volontario. Non necessita di alcuna conoscenza, né tecnica. Al contrario, bisogna liberarsene. La ricerca di una finalità preliminarmente determinata, non fa che ostacolare l’evoluzione naturale del nostro essere. Il principio che noi abbiamo formulato è dunque: «SENZA CONOSCENZA, SENZA TECNICA, SENZA SCOPO».”

 

Reiki 靈氣  運動  Undo movimenti spontanei generati dalla liberazione di tensioni psicofisiche

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metodo TRE Trauma Releasing Exercises, “esercizi di rilascio del trauma

La vibrazione muscolare è un’esperienza somatica primordiale, che si origina nei processi naturali del sistema di memoria procedurale del cervello.
E’ metodo naturale che l’organismo utilizza per scaricare l’eccessiva eccitazione.
La scarica dell’organismo ha un’origine fisiologica, attraverso l’effetto rilassante sul corpo, il tremore facilita la percezione di sè stessi, rilassando al contempo la mente.

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I Numi CG Jung e Michel Harner

Occasionalmente Jung definiva i poteri numinosi della psiche in termini animistici,
”come certi fattori dinamici che concepiamo come ”poteri’: spiriti, demoni,  dei, leggi, ideali o qualsiasi altro nome l’uomo abbia dato a certi fattori nel proprio mondo per lui tanto potenti , pericolosi o utili da essere osservati con attenzione, oppure tanto grandi belli e significativi da essere devotamente venerati e amati.”
The Collected Works di CG Jung 17 p.8

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Jung trasse ispirazione da Rudolf Otto, nell’opera L’idea del sacro, relativamente al  termine numen inteso come numinosum , qualunque possa esserne la causa è un esperienza del soggetto indipendente dalla sua volontà…è una qualità appartenente a un oggetto visibile o all’influenza di una presenza invisibile che causa un’alterazione peculiare della coscienza.
The Collected Works di CG Jung 11 op. cit, par.6

Fairy Tree In Mystic Forest

 

Per Jung gli archetipi sono dotati di una qualità numinosa e danno origine alle immagini numinose , la fenomenolgia dei numi, delle loro manifestazione empirica come fantasmi,spiriti,demoni ecc… è assodata seppur solamente in una interpretazione psicologica.
Nella visione sciamanica gli spiriti sono una realtà sui generis essi sono semplicemente ciò che sono , non dovrebbero essere ridotti ad altri termini.
L’antropologo Michel Harner  sosteneva che il contatto con gli spiriti , i numi è sperimentato sia in uno stato di coscienza non ordinario sia in stato di coscienza ordinario. Nel così detto stato di coscienza sciamanico gli esseri spirituali sono reali, godono di una condizione ontologica oggettiva esterna  ad ogni ipotetica struttura mentale personale,  mentre in stato ordinario possono apparire come illusioni o come mere proiezioni psicologiche.

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Secondo Harner le strutture mentali dell’immaginazione aprono una porta alla realtà alternativa e a quella non ordinaria, attraverso questa porta si accede al mondo degli spiriti anche essi si manifestano come immagini.

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Lo sciamano tradizionale potrebbe sostenere che tali entità spirituali esistono esternamente alla psiche individuale e occasionalmente la invadono o la possiedono, mentre in Jung , sembrerebbe che essi restino confinati nella psiche e che la loro esistenza sia solo apparente , sono trascendenti l’individuo, la coscienza viaggio sciamanico sarebbe un processo per accedere all’inconscio collettivo da parte dell’emisfero destro, mentre per Harner, Castaneda ed altri erano semplicemente realtà non ordinarie.

Confer

Jung e lo sciamanesimo L’anima fra psicanalisi e sciamanesimo

Vajrabhairava

The Buddhist meditational deity Vajrabhairava, conqueror of death, embraces his female partner, Vajravetali. Trampling birds, animals, and Hindu gods that personify the worldly attachments and delusions that one must overcome, he breaks down barriers to spiritual liberation. Tibet ~ 18th century. Walters Museum

“Wolf Within” National Garden Park di Ulaanbaatar, Mongolia

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Il lupo è, come sempre, un simbolo potente, una rappresentazione del feroce potere della natura e un promemoria che il nostro ambiente e le nostre tradizioni non possono essere dimenticate.

October of 2012, New York artists FAILE unveiled their sculpture Wolf Within at the site of the National Garden Park in Ulaanbaatar, Mongolia. The figure—a man cloaked in a wolf pelt, tearing away the remnants of a two piece suit in revelation—is a familiar one for those acquainted with FAILE’s work. Wolf Within was conceived on the brink of the 2008 financial crisis for a series of paintings that fused a decadent capitalist landscape with a lost but resurgent past. Images of native warriors set amidst gleaming skyscrapers opened the question of what we lose and gain in our pursuit for ever greater wealth, and figured the dangers of our entrenched political and economic systems.

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For Western audiences, Wolf Within was a vivid illustration that the bull-market couldn’t last forever, and a world out of balance can only sustain itself for so long. Realized in 2012, in three dimensions, Wolf Within is a timely work for a Mongolian context. The figure’s suit invokes the influx of investors from around the world, and the wolf is, as ever, a potent symbol, a depiction of nature’s ferocious power and a reminder our environment and traditions cannot be forgotten.

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FAILE collaborated on this project with the Mongolian Arts Council, the National Garden Park and the Tiger Translate program, which aims to bridge East and West through creative projects. The Mongolian Arts Council and Tiger Translate invited local sculptor and craftsman Batmunkh to realize a concept created by FAILE and add his personal interpretation to their sculpture, originally created with Charlie Becker. Wolf Within embodies the similarity of the challenges faced by fast-modernizing places around the world. It also calls to mind the incredible changes Mongolia now faces, as a mineral rich and quickly urbanizing country. Afterall, the fortunes of Ulaanbaatar, Mongolia’s capital, increase as steadily as the mining of gold, copper, and uranium from sites like Oyu Tolgoi, shaking up a historically pastoral society. The consequences of this change are, of course, unknown, but Wolf Within is a reminder of nature’s strength, and its ambivalent dance with big money.

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La via del Dharmachakra धर्मचक्र la via del Tamburo e le arti di combattimento

Le sintesi e le comparazioni sono sempre ardue quando non impossibili , molteplici sono i rivoli di distinguo necessari tra diverse visioni ,Weltanschauung , sia a livello di sistemi di credenze filosofiche, pratiche , nonchè di periodi e contesti storici.
Qualcosa origina e accomuna queste diverse vie:

LA PRESENZA MENTALE 

Sia i seguaci del Buddha sia i seguaci dello sciamanismo che i praticanti di arti di combattimento non possono prescindere dalla presenza mentale

Nel buddismo la  Retta presenza mentale in pali Sammā sati सति  sanscrito smrti स्मृति  正念 Zhèngniàn  (cinese) Shōnen (giapponese) consapevolezza, attenzione, attenzione sollecita, presenza mentale, è una qualità dell’essere coltivabile attraverso la meditazione, la samma sati retta consapevolezza è una delle vie del Nobile Ottuplice Sentiero, l’ultima delle Quattro Nobili Verità.

In tal senso vi è un chiaro riferimento ai guerrieri d’oriente dai bushi (武士), ai combattenti Thai boxing…

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Lo sciamanismo come sostiene Eliade  è una delle tecniche primordiali dell’estasi in cui il praticante mantiene il controllo e la lucidità dell’esperienza che compie.

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Nelle arti di combattimento la presenza mentale è un elemento necessario e indispensabile per non essere preda di stress, panico, paura e poter esprimere lucidamente le proprie azioni combattive.

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Storicamente le arti marziali e le arti di combattimento come nello sciamanismo hanno ricercato l’identificazione nella forza degli animali e nel mana dei propri antenati.

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