Religione e Spiritualità

Spiritualità e religione sono due concetti apparentemente molto simili e spesso confusi tra loro ma, nella realtà, molto diversi. Generalmente sono termini utilizzati in modo analogo e interscambiabile, seppur rilevino aspetti differenti della loro natura. Spesso possono sfociare in un unico grande costrutto, altre volte invece possono essere profondamente differenti e, a tratti, contrastanti. 
Religione e spiritualità condividono l’aspetto della ricerca che tende a qualcosa di profondo, trascendente, oltre il fisico e la natura umana e che rappresenta lo spirito profondo dell’essenza del mondo.

Enrico Baccarini chiaro ed essenziale

si ringrazia Enrico Baccarini ricercatore indipendente giornalista, scrittore e editore.
Ha una laurea in Psicologia e ha conseguito successivamente un Bachelor in Antropologia e uno in Studi Asiatici.
È docente di Orientalistica, come professore emerito, presso l’Università Popolare Maitri.

Marco Maculotti “OLTRE: Ufologia & Esoterismo.” con Società dello Zolfo

Quando oggi si usa il termine «alieno», lo si utilizza sempre nell’accezione di «extraterrestre». Ma l’«alio» latino, da cui deriva l’«alieno» italiano, indica più generalmente una situazione di alterità rispetto all’essere umano, o meglio agli esseri umani viventi. «Alii» erano quindi, per gli antichi Romani, gli spiriti dei morti, nonché tutte quelle entità dell’Altro Mondo che esulavano dalla «norma» umana, e quindi, semplificando, sia gli dèi che i demoni. In questa sede, partendo dall’ipotesi parafisica di John Keel e Jacques Vallée, vogliamo analizzare i numerosi aspetti del moderno fenomeno UFO (e soprattutto delle «abduction») che appaiono correlati con le antiche tradizioni e con il folklore riguardante le entità fatate e “sottili” dell’Altro Mondo, dal rapimento di esseri umani da parte di questi ultimi al «Changeling», dal misterioso fenomeno del «Missing Time» a quello altrettanto enigmatico dei «cerchi nel grano».
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Si ringrazia Marco Maculotti e Società dello Zolfo

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Nan Madol misteri del Pacifico

Nan Madol, oggigiorno, è un cumulo di pietre situate lungo la costa orientale dell'isola di Pohnpei e costituì l’antica capitale della dinastia Saudeleur fino al 1500. Analisi al radiocarbonio ha permesso di datare le costruzioni di Nan Madol al 1200 d.C. ma scavi archeologici effettuati negli ultimi anni hanno retrodatato gli insediamenti umani nella zona almeno al 200 a.C. 
Scopriamo in questo video la sua storia e i suoi misteri.

si ringrazia Enrico Baccarini ricercatore indipendente giornalista, scrittore e editore. Ha una laurea in Psicologia e ha conseguito successivamente un Bachelor in Antropologia e uno in Studi Asiatici. È docente di Orientalistica, come professore emerito, presso l’Università Popolare Maitri.

Neti Neti  नेति नेति Avadhuta Gita अवधूत गीता

तत्त्वमस्यादिवाक्येन स्वात्मा हि प्रतिपादितः।नेति नेति श्रुतिर्ब्रूयादनृतं पाञ्चभौतिकम् ॥ १.२५॥

25 Quando i Veda proclamano: “Tu sei Quello”, “Quello” significa il Sé.
Ciò che i Veda intendono con “non questo, non quello” è che tutto ciò che è fatto dei cinque elementi è irreale.

Avadhûta Gîta Capitolo I

सर्वत्र सर्वदा सर्वमात्मानं सततं ध्रुवम्।
सर्वं शून्यमशून्यं च तन्मां विद्धि न संशयः॥३३॥

33 Il Sé è ogni cosa, ogni luogo, ogni tempo, connesso e stabile visibile e invisibile.
Non dubitare, ricorda “Tu sei Quello”.

Avadhuta Gita: अवधूत गीता

Avadhuta Gita (Devanagari: अवधूत गीता) è un testo sanscrito dell’Induismo il cui titolo significa “Canto dell’anima libera”, quindi trasmette la conoscenza della rinuncia. I versi del testo si basano sui principi delle scuole Advaita e Dvaita della filosofia indù. È attribuito al saggio Dattatreya.

Capitolo I

1 Sri Avadhûta Dattatreya disse: è solo per la grazia del Signore se un’anima o due aspirano all’unione con Lui, sfuggendo a seri pericoli.

2 Come posso prostrarmi di fronte a quel Sé senza forma, il solo immutabile bene, che riempie di sé ogni cosa, attraverso la sua stessa natura e potere?
3 Ogni cosa è fatta di terra, acqua, luce, aria, spazio, come le onde di un miraggio, non ha sostanza; ma io sono senza errore, uno senza un secondo; a chi allora dovrei prostrarmi.
4 Tutto non è altro che il Sé. Non esiste vicinanza né distanza, come posso dire una cosa senza negarne un’altra? 
5 Questa è l’unica sostanza degli insegnamenti Vedici, l’essenza di tutto il conoscere del sentire. Per mia natura io sono il Sé senza forma che vive in ogni cosa.

6 In assoluta verità io sono Dio che vive in tutto perfetto come il cielo, puro e pulito di natura.

7 Io solo sono l’immutabile illimitata pura consapevolezza. Non provo né piacere né dispiacere. Mi domando come queste cose possano accadere ad altri.

8 Non penso mai in termini di bene e male, non parlo mai di bene e male, non lavoro per il bene o il male, io sono conoscenza, eterna pura ed oltre i sensi

9 La mente è come il cielo che fronteggia ogni cosa. Difficile da definire, la mente è ogni cosa, benché non la suprema.

10 Solo io occupo ogni cosa, vivendo senza preferenze, oltre i cieli. Come può l’evidenza o il ragionamento essere d’aiuto perché io possa essere visto come sono?

11 Mi domando come tu non realizzi che tu solo esisti, vivendo egualmente in tutto, vivendo sempre e completamente in ogni cosa, sempre bruciando senza mai declinare. Mi domando come tu, il maestro, pensi al giorno e alla notte.

12 Ricordati che solo tu risiedi sempre in tutte le cose. Quando dici di meditare mediti su qualcos’altro da te stesso dividendo l’indivisibile? Poi tu farlo?

13 Tu non sei mai nato, non sei mai morto, non sei mai stato il corpo. I Veda dichiarano in molti modi che lo spirito nella sua gloria è tutto.

14 Tu sei il bene in ogni luogo, in tutti i tempi dentro e fuori. Perché allora corri qua e là come un’anima illusa?

15 Non c’è unione né disunione tra te e me o qualunque altra cosa. Tu non esisti, io non esisto, il mondo non esiste, solo il Sé esiste ovunque.

16 Il tatto, il gusto, la vista e l’olfatto non sono te; né tu i cinque sensi. Tu solo sei la verità ultima. Perché allora tormentarsi?

17 Vita e morte, legame e liberazione, bene e male appartengono alla mente e non a te. Perché singhiozzare figlio mio? Né tu né io abbiamo nome o forma.

18 Mente perché questa confusione? Perché erri come un fantasma? Pensa solo al Sé, rinuncia al desiderio e sii felice

19 Tu sei il solo principio che redime che rimane stabile e imperturbabile. Non hai desiderio né avversione. Ahimè, perché allora ti tormenti con voglia di cose.

20 I Veda proclamano che il Sé è senza qualità, senza impurità, senza declinazione, incorporeo, retto. Portami senza dubbio a tale Sé.

21 Ciò che è manifesto è irreale, solo ciò che è immanifesto è reale. Chi scopre questa verità non ritorna più.

22 I saggi affermano che la realtà è una, ovunque la stessa. Rinunciando al desiderio, la mente non pensa più all’uno o ai molti.

23 Quando tutto è uno, libertà incarnata, dove è il fascino di meditare sul Sé, dove il fascino sulla meditazione sul Non-Sé, dove il fascino della meditazione quando c’è una disputa tra essere e non essere?

24 Tu sei quel semplice principio, senza corpo, senza inclinazioni, senza nascita, senza morte. Come puoi dunque affermare che conosci il Sé o che non conosci il Sé?

25 Quando i Veda proclamano: “Tu sei Quello”, “Quello” significa il Sé. Ciò che i Veda intendono con “non questo, non quello” è che tutto ciò che è fatto dei cinque elementi è irreale.

26 Tu stesso hai riempito di te stesso ogni cosa dentro te stesso senza una lacuna. La tua mente menzognera non è né il soggetto né l’oggetto della meditazione. Come puoi allora meditare impunemente.

27 Se non conosco il bene come posso servirLo? Poiché io sono il bene non mescolato, la realtà ultima, trascendente come il cielo.

28 La mia personalità non è la realtà. Come può essere che la realtà non frammentata, che è oltre il soggetto e l’oggetto, oltre l’immaginazione e l’intenzione, sia conosciuta solo da se stessa?

29 Nessun oggetto è reale, nessun oggetto è eterno La sola realtà è la bellezza del Sé. Il Sé non conosce né concordia né discordia.

30 Tu sei quella realtà, semplice equanime, immateriale, la realtà che non è mai nata, la realtà che non perirà. Perché allora questa ricerca del Sé? Come fai a confonderti ancora e ancora.

31 Quando un vaso si rompe il suo spazio si fonde nello spazio comune senza possibilità di riconoscimento, quando la mente è ripulita la personalità si dissolve nel bene universale senza possibilità di riconoscimento.

32 In verità non esiste vaso, non esiste spazio nel vaso, non esiste corpo, né anima nel corpo. Ricorda che solo lo spirito esiste, oltre il soggetto che conosce e l’oggetto della percezione.

33 Il Sé è ogni cosa, ogni luogo, ogni tempo, connesso e stabile visibile e invisibile. Non dubitare, ricorda “Tu sei Quello”.

34 Non ci sono sacre scritture, non ci sono sacrifici, Dei, religioni, non ci sono colori, non ci sono livelli, non ci sono classi, non ci sono gruppi, non c’è alcun sentiero oscuro né alcun sentiero luminoso, la realtà ultima è soltanto la bellezza dello spirito.

35 Quando tu da solo sei tutto, oltre lo spazio da occupare e oltre l’oggetto che potrebbe occuparlo, come puoi pensare che il Sé possa essere trovato direttamente o indirettamente.

36 Alcuni cercano l’uno, alcuni cercano i molti, entrambi falliscono nel trovare la realtà imparziale che trascende sia l’uno sia i molti.

37 Come si può discutere della realtà che è oltre il colore, la qualità, oltre le possibilità della mente e delle parole.

38 Quando trovi ogni cosa compreso il tuo sé fisico effimero come l’orizzonte, comprendi lo Spirito e le tue abitudini dualiste scompaiono nell’aria.

39 Quando so che il mio Sé personale ed il Sé impersonale sono per natura uno e lo stesso cielo, come potrebbe esistere qualcuno che medita e qualcosa su cui meditare.

40 Qualunque cosa io goda, qualunque cosa io offra, qualunque cosa io consacri, qualunque cosa io faccia, nulla mi appartiene. Sono senza macchia, senza nascita né morte.

41 Ricorda che tutto in questo mondo è senza forma, senza trasformazioni, con l’innocenza della natura e la bellezza del solo bene.

42 Senza dubbio tu stesso sei Spirito, come allora vorresti cercare di nuovo lo spirito? Come osi pensare che esso sia da trovare all’interno o che non possa essere trovato per niente.

43 Figlio mio da dove viene quest’illusione, quest’allucinazione, quella luce e quell’ombra? Non esistono. Tutto è solo verità senza errori come la cupola del cielo.

44 Sono fermamente convinto d’essere libero nell’inizio, libero nella fine e libero nel mezzo, con non nata pulizia e semplicità. Non sono mai stato schiavo.

45 Dall’immanifesto seme del Mahat (luce proiettata dalla consapevolezza assoluta), giù sino al mondo manifesto, nulla mi appare, tutto è solo Spirito. Come allora può esserci la condizione d’insegnante, di capofamiglia e di monaco?

46 So assolutamente che solo io sono pieno di significato, vivo ovunque senza un sostegno e senza una lacuna. Aria, acqua, fuoco terra ed etere non hanno un reale significato.

47 Il Sé non è maschile, né femminile né neutro, non è né una proposizione né una supposizione. Come puoi quindi pensare che egli possa avere gioia o non averne.

48 Lo spirito non può essere trovato attraverso il controllo del respiro o il controllo della mente, o attraverso un sermone dal pulpito. Esso può essere trovato quando si rivela secondo il suo stesso volere.

49 Non c’è corpo materiale né corpo spirituale. Quando tutto è soltanto Spirito che cosa è la veglia, il dormire, il sognare, e gli stati ulteriori?

50 Non sono né uno schiavo né un uomo libero. Non separato dallo Spirito, non sono né quello che agisce né quello che gode dell’azione, né l’occupante né l’occupato.

51 Come l’acqua versata nell’acqua diventa inseparabile acqua, così io trovo inseparabili Spirito e materia.

52 Né libero né legato, come puoi pensare al sé come se avesse forma o come se non n’avesse?

53 Io so che il tuo sé superiore è autoevidente come il cielo, il tuo sé inferiore spurio come l’acqua di un miraggio.

54 Non sono un insegnante e non do lezioni, non ho attività da compiere né doveri che mi legano. Io sono per natura semplice e nudo come il cielo senza attributi.

55 Lo Spirito è semplice, il tuo corpo gli appartiene. La tua mente non è lo Spirito supremo che è oltre ogni cosa. Come puoi non vergognarti allora di affermare che la tua personalità è quel sé che è la verità di tutte le verità?

56 Perché soffrire oh mente? Diventa il tuo stesso Sé da te stessa. Figlio mio bevi la pura essenza dell’immortalità, che è senza oscurità senza declinazione.

57 Colui il quale sa che non esiste né conoscenza né ignoranza, né una combinazione delle due, diventa egli stesso conoscenza, null’altro che conoscenza lui stesso.

58 Non c’è luogo né tempo, non c’è apprendimento né discussione, non c’è meditazione, non c’è concentrazione, non ci sono prediche di sacerdoti. Io sono spontanea conoscenza reale, naturale ed immobile come il cielo.

59 Io non sono nato, non morirò; bene e male non mi appartengono. Io sono Spirito senza qualità, senza impurità; come potrebbe allora qualcosa trattenermi o rilasciarmi?

60 Quando Dio è presente ovunque senza perturbazioni uniforme e perfetto, non trovo alcuna distanza tra Lui e me. Come può allora Egli essere all’interno o all’esterno.

61 Ancora il mondo sorge di fronte alla mente, tempo dopo tempo come un tutto indiviso. Osserva quest’illusione, questo travisamento, questa fantasia d’unità e diversità.

62 Quando ogni cosa materiale ed immateriale è negata una volta per tutte, le apparenze scompaiono e solo il bene rimane.

63 Non hai madre, non hai padre, non fratello o benefattore, non hai moglie né figli, non hai né amici né nemici; perché allora questa sofferenza mentale?

64 Mente, non esiste né giorno né notte, non esiste l’alba né il tramonto. Come può il saggio pensare a forme per ciò che non ha dimensioni.

65 Non sono né divisibile né indivisibile, né felice né dispiaciuto, né parziale né completo. Ricorda io sono l’unico Sé.

66 Non sono né il seminatore né il mietitore, non ho mai seminato prima né sto seminando ora. Non ho mai avuto corpo e non ho corpo; come posso dire “questo è mio, questo non è mio”.

67 Non ho brame, non ho sofferenze fisiche o mentali. Credimi io sono solo il Sé, con la grandezza del cielo.

68 Oh amata mente a che serve parlare tanto a vanvera? Tutto quanto è oltre le congetture. Ti ho detto la sostanza: tu solo sei la verità comparabile al cielo.

69 Lo Yoghi può rinunciare al suo corpo in qualunque momento, in qualunque luogo, in qualunque circostanza, egli si dissolve in Spirito, come lo spazio in un vaso si dissolve nello spazio quando il vaso si rompe.

70 Dimenticato da tutti egli può morire in un luogo sacro o in una capanna profana, la sua equanimità gli porterà libertà e diventerà uno con lo spirito.

71 Lo Yoghi osserva le ricchezze e le ambizioni, la religione e la liberazione, gli uomini e gli animali ogni cosa che si muove o immobile come l’acqua di un miraggio.

72 So per certo di non essere responsabile per le mie azioni o godimenti, del passato del presente e del futuro.

73 Santificato dall’acqua dell’equanimità l’Avadhûta vive felicemente da solo, in una capanna deserta o altro senza decorazioni, senza presunzione, si muove a caso trova tutto solo in sé stesso.

74 Nel Sé non c’è presagio, non c’è talismano, nulla da imparare, non c’è prosodia da studiare. Avadhûta Dattatreya, che nuota nell’oceano della non differenziazione, canta nella sua delizia di un cuore puro la grandezza della verità.

76 Ogni cosa né è né non è, ogni cosa non è né vera né falsa. Parlo del Sé come lo trovo in me stesso con piena conoscenza della materia.

Capitolo II

1 Non pensare con leggerezza al maestro per il suo comportamento mondano, considerandolo un fanciullo, un dissoluto, un servo, o un capo famiglia. Qualcuno rinuncia ad un gioiello solo perché lo trova in un angolo sporco?

2 Possono non esserci sprazzi poetici in questo discorso. Un uomo sensibile dovrebbe cercare il suo significato. Una barca può essere priva di decorazioni, senza alcun disegno, fallirà per questo di portare il viaggiatore sull’altra riva?

3-4 Io riconosco Lui come intelligenza, sempre presente come il cielo, che con pazienza e facilità raggiunge ogni luogo e governa ogni cosa, ispira tutte le cose animate ed inanimate , uno solo, senza un rivale.

5 Io sono il bene ultimo che mai va o viene, che è oltre il bene e il male, oltre il tormento e il dubbio.

6 Io sono quello senza parti adorato dagli dei. Non posso vedere come l’Uno perfetto possa essere diviso nei molti.

7 Come bolle d’aria che salgono dall’acqua e si dissolvono nell’acqua, i sentimenti vanno e vengono. Che cosa può realizzare un anima sentimentale che erra?

8 Egli vive sempre nella mente e nel cosmo, vive negli elementi e in tutte le cose, tenere o dure, dolci o amare.

9 Come la freschezza, la salinità e la fluidità sono aspetti dall’acqua, così la materia abita lo spirito.

10 Libero da qualunque attributo, immacolato più bello del più bello, oltre l’immaginazione, oltre il giudizio, oltre la sensazione, Egli dirige ogni cosa senza errore.

11 Poiché Egli è spontaneamente ovunque, quale spazio vi è per me, per te, e per ogni cosa animata ed inanimata?

12 Ho paragonato quell’intelligenza che conosce tutto al cielo; egli infatti è come il cielo, pulito e compatto.

13 Non possiamo colpirlo, l’acqua non può annegarlo, la terra non ha abbastanza spazio per il suo gioco. Pieno di luce egli vive nella luce.

14 Egli riempie l’aria e nulla può riempire Lui. Egli vive completamente e in tutti i tempi all’interno e all’esterno.

15 Poiché egli e sottile, invisibile, senza qualità gli Yoghi suggeriscono un simbolo per la meditazione che conduce l’aspirante a Lui, scalino dopo scalino.

16 Quando con pratica costante l’aspirante può meditare senza il suo aiuto, si perde insieme al simbolo nel Sé e diviene libero dal bene e dal male.

17 L’unico antidoto naturale e infallibile per il veleno orribile del mondo che crea passione e pazzia è la coscienza dell’immortale (Il nettare di Sahaja)

18 Il Sé può essere trovato con l’esperienza, e benché senza forma, può creare forme visibili. Non è né essere, né assenza d’essere, ma si trova in luogo intermedio.

19 Vediamo il mondo dal di fuori, la radice della materia è nascosta all’interno, ma la radice d’ogni radice è ancora dentro come l’acqua in una noce di cocco, ben meritevole di essere conosciuta.

20 La conoscenza esteriore non è conoscenza, la conoscenza interiore è la vera conoscenza, ma la radice della conoscenza è ancora dentro come l’acqua in una noce di cocco, ben meritevole di essere conosciuta.

21 Benché solo una luna brilli in una notte di luna piena, uno strabico nell’illusione ottica, ne vede due esattamente simili .

22 Allo stesso modo per il difetto dell’occhio della mente la gente vede in modo diverso. Il vero devoto è un’eccezione, egli conosce la misericordia di Dio, diventa imperturbabile e rivolge a lui canti di lodi in modi differenti.

23 Attraverso la grazia del maestro, il discepolo sia egli un pandit o un pazzo, conosce la verità e perde il suo attaccamento per questo o quello.

24 Non vuole nulla e non rifiuta nulla, pronto per il bene di tutti, fermo nel suo proposito, temerario, egli ottiene il sommo.

25 Come lo spazio contenuto in un vaso che si rompe si dissolve nello spazio comune, disintegrando l’identificazione con il suo corpo si dissolve nella bellezza del Sé supremo.

26 Nessuno dice che il futuro di uno Yoghi che medita è messo in pericolo dai suoi sui pensieri di morte, tutti sanno che la sua meditazione conduce alla liberazione; ma quando dicono che il futuro di uno Yoghi che lavora è messo in pericolo dai suoi sui pensieri di morte, non sanno che è la dedizione che gli assicura la liberazione.

27 La condizione usuale ottenuta da chi medita o da chi lavora con un occhio alla ricompensa, può essere descritta dalle parole; la condizione specifica ottenuta dallo Yoghi che medita o che lavora senza un occhio alla ricompensa è oltre la descrittibilità.

28 Lo Yoghi conosce la sua strada, conosce come percorrerla, e non alberga dubbi; i poteri occulti lo dirigono secondo la loro stessa volontà.

29 Può morire ovunque, in un tempio o in un tugurio, egli non ritorna più in un ventre; e scompare nello Spirito Supremo.

30 Una volta che ha riconosciuto in suo stesso Sé, naturale, imponderabile, immutabile egli può comportarsi nel modo che gli piace, ed è libero da macchia, e se un santo o un eremita rifiuta di essere coinvolto nell’azione egli non è legato a fare altrettanto.

31 Egli ottiene il Sé, l’immortale monarca d’ogni cosa, senza desiderio, senza malattia, senza forma, senza supporto, senza comparazione senza piacere e dispiacere, incorporeo sempre onnipotente.

32 Quando raggiunge il Sé, l’immortale monarca d’ogni cosa, egli dimentica la sua educazione, dimentica l’iniziazione, dimentica il suo ordine, dimentica il suo maestro dimentica il suo discepolato, dimentica i rituali, e i simboli

33 Quando raggiunge il Sé, l’immortale monarca d’ogni cosa, egli non ha più corpo, non ha volto non ha arti, né spirituali che materiali o mentali; come la giara non ha azione né fine.

34 Egli raggiunge il Sé, l’immortale monarca d’ogni cosa, da cui tutte le cose animate e inanimate vengono alla luce, nel quale si nutrono e nel quale si dissolvono; come le bolle e la schiuma delle acque nutrite dalle acque si dissolvono nelle acque.

35 Quando raggiunge il Sé, l’immortale monarca d’ogni cosa, non ci sono più posizioni dello Yoga, né controllo del respiro, non più interiorizzazione dello sguardo, non più andare a tentoni nell’oscurità, non più fuoco serpentino che risale lungo la colonna

36 Quando raggiunge il Sé, l’immortale monarca d’ogni cosa, non c’é più unità non più dualità, non più differenze, non più confini, non più finezza o ruvidità, non più grandezza o piccolezza, non più pesare, non più misurare, non più bilanciare.

37 Quando raggiunge il Sé, l’immortale monarca d’ogni cosa, egli può essere sotto controllo o senza controllo, può essere inattivo e attivo, può stare con tutto e senza di tutto.

38 Quando raggiunge il Sé, l’immortale monarca d’ogni cosa, bello come il cielo, egli non ha mente, non ha intelletto, non ha corpo, non ha sensi, né sensazioni, né personalità.

39 Quando lo Yoghi vive per Dio, non è legato all’azione, la sua mente non fa differenza tra uomo e donna, piacevole e disgustoso, può fare tutto ciò che gli piace anche se proibito.

40 La mente non può immaginare quella condizione, la lingua non può descriverla. Come può allora un insegnate insegnare ciò?

Comunque la verità brilla luminosa nel cuore del discepolo che si affida agli insegnamenti di maestro tanto competente.

41 Così è scritto nel secondo capitolo sulla Conoscenza del Sé, del sacro Poema Avadhûta Gita di Sri Avadhûta Dattatreya indirizzato a Sri Kartka Swami.

Capitolo III

1 Come posso prostrarmi a quel Bene che abita ogni cosa, il cui viso è la terra, la cui bellezza è il cielo, senza possibilità di qualificazione né positiva né negativa, senza complessità, senza confusione, senza affetto o assenza d’affetto, senza distinzione né declinazione?

2 Caro amico, come posso prostrarmi al mio stesso Sé, vivente in me, poiché io sono quel puro ed eterno bene, senza carnagione, senza cambiamento, oltre la causa e l’effetto.

3 Con o senza combustibile io continuo a bruciare, con o senza fumo, sono sempre radioso, con o senza fiamma sono sempre risplendente, sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

4 Come posso dire che lo spirito abbia un piano o ne sia privo, che è con senza attaccamento, con senza sostanza? Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

5 Come posso dire che le cose sono uniformi o multiformi, come posso dire che ogni cosa è transitoria o eterna? Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

6 Non sono né sostanziale né insostanziale, né superiore né inferiore, io sono senza confusione e senza stagnazione, senza inizio, senza centro e senza fine. Dico la verità, sono la verità ultima Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

7 Ricorda che gli organi di senso sono illusori come l’orizzonte. Ricordati che sono uno libero dalle impurità, oltre i legami e la libertà. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

8 Figlio mio non sono neppure troppo misterioso o troppo difficile da contemplare; non sono misterioso perché vivo tanto vicino; io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

9 Brucio i fardelli dell’azione e dell’inazione; brucio i fardelli del piacere e del dolore, brucio i fardelli del corpo a chi adora il suo corpo, brucio i fardelli del corpo a chi ignora il suo corpo, io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

10 Sono il fuoco che brucia la religiosità e l’irreligiosità, il fuoco che brucia il merito ed il peccato, il fuoco che brucia i legami e i privilegi, sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

11 Figlio mio, non posso restare senza essere né senza non-essere; senza unione né disunione; non posso rimanere privo di pensiero né di non-pensiero; sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

12 Conosco la condizione della tenerezza e del distacco, la condizione della gioia e dell’infelicità, la condizione dell’avarizia e del sacrificio; io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

13 I tentacoli della coscienza terrena non m’imprigionano, i piaceri della carne non mi seducono, gli inganni dell’ignoranza non mi trattengono, sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

14 Non ho alcun sentimento verso la tenerezza della religione, non appetito per i piaceri sensuali, non ho motivo per perdere la calma; io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

15 Dio non crea odio e miseria, non evoca la furia della mente, la tua presunzione crea i tuoi dolori e le tue pene; io rimango libero da presunzione; sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

16 Né decido né esito; sono la morte d’ogni attività e inattività, io non promuovo né distruggo, sono la morte di tutti i progetti e di tutti i sogni; né cerco né mi tiro indietro; sono la morte di tutte le verità e di tutte le falsità; sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

17 Il Sé non è né un tema della conoscenza né un mezzo, è oltre i motivi, oltre l’immaginazione, oltre il sentimento, la parola e le convinzioni. Come posso allora descriverlo? Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

18 Se il principio ultimo non é né il guscio né il mollusco, oltre l’unità e la separazione, che cosa è allora? Non è né il soggetto che gode prima di creare, né l’oggetto che è goduto prima di estinguersi. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

19 Io sono il principio oltre l’attrazione e la repulsione, oltre la buona e cattiva sorte, oltre l’attaccamento e il desiderio. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

20 Non c’è veglia, sogno, sonno, che cosa oltre?

Non c’è passato presente o futuro, est, ovest o nord e sud, io sono pacifico, il grande principio, il goal finale; sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

21 Non ho dimensioni di grande o piccolo, né corto né lungo, né triangolo né cerchio; sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

22 Non ho né madre né padre, né figlio, nessuno è mai nato nessuno è mai morto. Non ho mai avuto una mente per pensare. Io sono l’invulnerabile roccia immobile, la verità ultima. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

23 E’ l’ignoranza che definisce la verità è pulita o sporca, frammentaria o completa; che aderisce a tutto e non aderisce a tutto. Ha un volto senza fine. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

24 Quando il principio ultimo è uno senza complessità, come può esserci un creatore, un sostenitore ed un distruttore. Come possono esistere molti Dei e numerose religioni quante sono le sfere celesti? Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

25 Come posso dire che esso è puro quando non è né questo né quello, quando non è né parte né tutto, quando è oltre gli attributi e l’assenza d’attributi? Sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

26 Io lavoro sempre come se il più grande lavoro non fosse un lavoro, io onoro il mio corpo come se esistesse e con se non esistesse, il mio più grande gioco è quello di rinunciare alla mia rinuncia; sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

27 Gli inganni e gli intrighi del mondo non sono dovuti a me, l’astuzia e l’ipocrisia non sono da attribuirsi a me, né la verità né la falsità. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

28 Io non provo separazione, poiché il Sé è oltre il tempo, oltre il mattino e la sera,. Non sono né sordo né muto, poiché il Sé è oltre la reazione. Il Sé è oltre il dubbio, oltre l’affermazione. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

29 Sono oltre il maestro e l’assenza del maestro, oltre il pensiero e l’assenza di pensiero. Credimi, io sono oltre la sofferenza, oltre a tutto. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

30 Come posso dire che cosa è una casa o una giungla? Come posso dire che una cosa è provata o dubbia? Ogni cosa è ugualmente saldata in me senza sforzo. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

31 Il Sé mi appare come oltre la vita e l’assenza di vita, oltre al seme e all’assenza del seme, oltre la libertà e all’assenza di libertà, sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

32 Sento sempre che nulla è mai stato creato, nulla è mai stato sostenuto e distrutto. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

33 Non possiedi nulla che abbia nome o forma che meritino di essere menzionati, non possiedi nulla che ti sia vicino o lontano. Perché allora quest’ansia o mente che non arrossisce? Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

34 Amico perché singhiozzare? Non c’è nascita, né morte, non c’è malattia né decadimento, non c’è né piacere né dolore; sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

35 Amico perché singhiozzare? Non hai volto, né bellezza, né età, né deformità. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

36 Amico perché singhiozzare? Non hai occhi per vedere, non hai orecchie per sentire, non hai lingua per gustare, non ai pelle per toccare, né naso per annusare, né mente per pensare, né vita da vivere. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

37 Amico perché singhiozzare? Non hai desiderio, non hai attaccamento, non hai illusioni folli. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

38 Perché ricercare la prosperità? Nulla ti trattiene, la tua compagna non ti appartiene, nulla ti appartiene nulla mi appartiene; sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

39 Né tu né io abbiamo nascita, sesso o progenie, questa mente dal viso della vergogna ha creato la separazione. Nulla che conosca separazione e non separazione appartiene a te o a me. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

40 Non hai ambizioni, neppure la più piccola, non hai passioni mai in nessun caso, e anche nessuna avversione. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

41 Dentro di te non c’è nessuno a meditare, né samadhi che debba essere ancora ottenuto. Non esiste meditazione interiore, non esiste meditazione esteriore, non esiste oggetto di meditazione, né gioia nella meditazione. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

42 Ti ho detto tutto, la sostanza di tutto. Non sei tu, io, o il maestro, o il discepolo, o il grande uomo. L’ultima verità è semplice, accordata con la bellezza del Sé. Io sono l’immortalità nella conoscenza, io sono equanimità in essenza, sono come il cielo.

43 Quando sono la sola ultima verità, come l’unico cielo come può ciò essere gioioso o privo di gioia, intellettuale o non intellettuale?

44 Ricordati che io sono solo esperienza; sono la bellezza dell’esperienza, l’esperienza e una sola, senza né vento né fuoco, senza terra, né acqua; imparziale immutabile, illimitata come il cielo.

45 Non sono né vuoto né pieno, né pulito né sporco, io sono la mia stessa forma, io sono l’ultima verità con la bellezza del bello.

46 Rinuncia alla terra. Rinuncia alla terra. Rinuncia alla tua rinuncia. Quando la malattia della rinuncia se ne è andato, rimane la semplice ed inesorabile immortalità.

Così è scritto nel terzo capitolo sulla Conoscenza del Sé, del sacro Poema Avadhûta Gita di Sri Avadhûta Dattatreya indirizzato a Sri Kartka Swami.

* Libera traduzione dall’inglese di F.F.G. dei primi tre capitoli dell’Avadhûta Gita (gli insegnamenti di Dattatreya) antico testo tradotto dal sanscrito da Sri Purohi Swami, edito da S. Mokashi-Punekar Munshiram Manoharilal Pvt. Ltd 1988 New Delhi India.

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अवधूतगीता

अथ प्रथमोऽध्यायः॥

ईश्वरानुग्रहादेव पुंसामद्वैतवासना।
महद्भयपरित्राणाद्विप्राणामुपजायते॥१॥

येनेदं पूरितं सर्वमात्मनैवाअत्मनात्मनि।
निराकारं कथं वन्दे ह्यभिन्नं शिवमव्ययम्॥२॥

पञ्चभूतात्मकं विश्वं मरीचिजलसन्निभम्।
कस्याप्यहो नमस्कुर्यामहमेको निरञ्जनः॥३॥

आत्मैव केवलं सर्वं भेदाभेदो न विद्यते।
अस्ति नास्ति कथं ब्रूयां विस्मयः प्रतिभाति मे॥४॥

वेदान्तसारसर्वस्वं ज्ञानं विज्ञानमेव च।
अहमात्मा निराकारः सर्वव्यापी स्वभावतः॥५॥

यो वै सर्वात्मको देवो निष्कलो गगनोपमः।
स्वभावनिर्मलः शुद्धः स एवायं न संशयः॥६॥

अहमेवाव्ययोऽनन्तः शुद्धविज्ञानविग्रहः।
सुखं दुःखं न जानामि कथं कस्यापि वर्तते॥७॥

न मानसं कर्म शुभाशुभं मे न कायिकं कर्म शुभाशुभं मे।
न वाचिकं कर्म शुभाशुभं मे ज्ञानामृतं शुद्धमतीन्द्रियोऽहम्॥८॥

मनो वै गगनाकारं मनो वै सर्वतोमुखम्।
मनोऽतीतं मनः सर्वं न मनः परमार्थतः॥९॥

अहमेकमिदं सर्वं व्योमातीतं निरन्तरम्।
पश्यामि कथमात्मानं प्रत्यक्षं वा तिरोहितम्॥१०॥

त्वमेवमेकं हि कथं न बुध्यसे समं हि सर्वेषु विमृष्टमव्ययम्।
सदोदितोऽसि त्वमखण्डितः प्रभो दिवा च नक्तं च कथं हि मन्यसे॥११॥

आत्मानं सततं विद्धि सर्वत्रैकं निरन्तरम्।
अहं ध्याता परं ध्येयमखण्डं खण्ड्यते कथम्॥१२॥

न जातो न मृतोऽसि त्वं न ते देहः कदाचन।
सर्वं ब्रह्मेति विख्यातं ब्रवीति बहुधा श्रुतिः॥१३॥

स बाह्याभ्यन्तरोऽसि त्वं शिवः सर्वत्र सर्वदा।
इतस्ततः कथं भ्रान्तः प्रधावसि पिशाचवत्॥१४॥

संयोगश्च वियोगश्च वर्तते न च ते न मे।
न त्वं नाहं जगन्नेदं सर्वमात्मैव केवलम्॥१५॥

शब्दादिपञ्चकस्यास्य नैवासि त्वं न ते पुनः।
त्वमेव परमं तत्त्वमतः किं परितप्यसे॥१६॥

जन्म मृत्युर्न ते चित्तं बन्धमोक्षौ शुभाशुभौ।
कथं रोदिषि रे वत्स नामरूपं न ते न मे॥१७॥

अहो चित्त कथं भ्रान्तः प्रधावसि पिशाचवत्।
अभिन्नं पश्य चात्मानं रागत्यागात्सुखी भव॥१८॥

त्वमेव तत्त्वं हि विकारवर्जितं निष्कम्पमेकं हि विमोक्षविग्रहम्।
न ते च रागो ह्यथवा विरागः कथं हि सन्तप्यसि कामकामतः॥१९॥

वदन्ति श्रुतयः सर्वाः निर्गुणं शुद्धमव्ययम्।
अशरीरं समं तत्त्वं तन्मां विद्धि न संशयः॥२०॥

साकारमनृतं विद्धि निराकारं निरन्तरम्।
एतत्तत्त्वोपदेशेन न पुनर्भवसम्भवः॥२१॥

एकमेव समं तत्त्वं वदन्ति हि विपश्चितः।
रागत्यागात्पुनश्चित्तमेकानेकं न विद्यते॥२२॥

अनात्मरूपं च कथं समाधि- रात्मस्वरूपं च कथं समाधिः।
अस्तीति नास्तीति कथं समाधि- र्मोक्षस्वरूपं यदि सर्वमेकम्॥२३॥

विशुद्धोऽसि समं तत्त्वं विदेहस्त्वमजोऽव्ययः।
जानामीह न जानामीत्यात्मानं मन्यसे कथम्॥२४॥

तत्त्वमस्यादिवाक्येन स्वात्मा हि प्रतिपादितः।
नेति नेति श्रुतिर्ब्रूयादनृतं पाञ्चभौतिकम्॥२५॥

आत्मन्येवात्मना सर्वं त्वया पूर्णं निरन्तरम्।
ध्याता ध्यानं न ते चित्तं निर्लज्जं ध्यायते कथम्॥२६॥

शिवं न जानामि कथं वदामि शिवं न जानामि कथं भजामि।
अहं शिवश्चेत्परमार्थथतत्त्वं समस्वरूपं गगनोपमं च॥२७॥

नाहं तत्त्वं समं तत्त्वं कल्पनाहेतुवर्जितम्।
ग्राह्यग्राहकनिर्मुक्तं स्वसंवेद्यं कथं भवेत्॥२८॥

अनन्तरूपं न हि वस्तु किंचि- त्तत्त्वस्वरूपं न हि वस्तु किंचित्।
आत्मैकरूपं परमार्थतत्त्वं न हिंसको वापि न चाप्यहिंसा॥२९॥

विशुद्धोऽसि समं तत्त्वं विदेहमजमव्ययम्।
विभ्रमं कथमात्मार्थे विभ्रान्तोऽहं कथं पुनः॥३०॥

घटे भिन्ने घटाकाशं सुलीनं भेदवर्जितम्।
शिवेन मनसा शुद्धो न भेदः प्रतिभाति मे॥३१॥

न घटो न घटाकाशो न जीवो न जीवविग्रहः।
केवलं ब्रह्म संविद्धि वेद्यवेदकवर्जितम्॥३२॥

सर्वत्र सर्वदा सर्वमात्मानं सततं ध्रुवम्।
सर्वं शून्यमशून्यं च तन्मां विद्धि न संशयः॥३३॥

वेदा न लोका न सुरा न यज्ञा वर्णाश्रमो नैव कुलं न जातिः।
न धूममार्गो न च दीप्तिमार्गो ब्रह्मैकरूपं परमार्थतत्त्वम्॥३४॥

व्याप्यव्यापकनिर्मुक्तः त्वमेकः सफलं यदि।
प्रत्यक्षं चापरोक्षं च ह्यात्मानं मन्यसे कथम्॥३५॥

अद्वैतं केचिदिच्छन्ति द्वैतमिच्छन्ति चापरे।
समं तत्त्वं न विन्दन्ति द्वैताद्वैतविवर्जितम्॥३६॥

श्वेतादिवर्णरहितं शब्दादिगुणवर्जितम्।
कथयन्ति कथं तत्त्वं मनोवाचामगोचरम्॥३७॥

यदाऽनृतमिदं सर्वं देहादिगगनोपमम्।
तदा हि ब्रह्म संवेत्ति न ते द्वैतपरम्परा॥३८॥

परेण सहजात्मापि ह्यभिन्नः प्रतिभाति मे।
व्योमाकारं तथैवैकं ध्याता ध्यानं कथं भवेत्॥३९॥

यत्करोमि यदश्नामि यज्जुहोमि ददामि यत्।
एतत्सर्वं न मे किंचिद्विशुद्धोऽहमजोऽव्ययः॥४०॥

सर्वं जगद्विद्धि निराकृतीदं सर्वं जगद्विद्धि विकारहीनम्।
सर्वं जगद्विद्धि विशुद्धदेहं सर्वं जगद्विद्धि शिवैकरूपम्॥४१॥

तत्त्वं त्वं न हि सन्देहः किं जानाम्यथवा पुनः।
असंवेद्यं स्वसंवेद्यमात्मानं मन्यसे कथम्॥४२॥

मायाऽमाया कथं तात छायाऽछाया न विद्यते।
तत्त्वमेकमिदं सर्वं व्योमाकारं निरञ्जनम्॥४३॥

आदिमध्यान्तमुक्तोऽहं न बद्धोऽहं कदाचन।
स्वभावनिर्मलः शुद्ध इति मे निश्चिता मतिः॥४४॥

महदादि जगत्सर्वं न किंचित्प्रतिभाति मे।
ब्रह्मैव केवलं सर्वं कथं वर्णाश्रमस्थितिः॥४५॥

जानामि सर्वथा सर्वमहमेको निरन्तरम्।
निरालम्बमशून्यं च शून्यं व्योमादिपञ्चकम्॥४६॥

न षण्ढो न पुमान्न स्त्री न बोधो नैव कल्पना।
सानन्दो वा निरानन्दमात्मानं मन्यसे कथम्॥४७॥

षडङ्गयोगान्न तु नैव शुद्धं मनोविनाशान्न तु नैव शुद्धम्।
गुरूपदेशान्न तु नैव शुद्धं स्वयं च तत्त्वं स्वयमेव बुद्धम्॥४८॥

न हि पञ्चात्मको देहो विदेहो वर्तते न हि।
आत्मैव केवलं सर्वं तुरीयं च त्रयं कथम्॥४९॥

न बद्धो नैव मुक्तोऽहं न चाहं ब्रह्मणः पृथक्।
न कर्ता न च भोक्ताहं व्याप्यव्यापकवर्जितः॥५०॥

यथा जलं जले न्यस्तं सलिलं भेदवर्जितम्।
प्रकृतिं पुरुषं तद्वदभिन्नं प्रतिभाति मे॥५१॥

यदि नाम न मुक्तोऽसि न बद्धोऽसि कदाचन।
साकारं च निराकारमात्मानं मन्यसे कथम्॥५२॥

जानामि ते परं रूपं प्रत्यक्षं गगनोपमम्।
यथा परं हि रूपं यन्मरीचिजलसन्निभम्॥५३॥

न गुरुर्नोपदेशश्च न चोपाधिर्न मे क्रिया।
विदेहं गगनं विद्धि विशुद्धोऽहं स्वभावतः॥५४॥

विशुद्धोऽस्य शरीरोऽसि न ते चित्तं परात्परम्।
अहं चात्मा परं तत्त्वमिति वक्तुं न लज्जसे॥५५॥

कथं रोदिषि रे चित्त ह्यात्मैवात्मात्मना भव।
पिब वत्स कलातीतमद्वैतं परमामृतम्॥५६॥

नैव बोधो न चाबोधो न बोधाबोध एव च।
यस्येदृशः सदा बोधः स बोधो नान्यथा भवेत्॥५७॥

ज्ञानं न तर्को न समाधियोगो न देशकालौ न गुरूपदेशः।
स्वभावसंवित्तरहं च तत्त्व- माकाशकल्पं सहजं ध्रुवं च॥५८॥

न जातोऽहं मृतो वापि न मे कर्म शुभाशुभम्।
विशुद्धं निर्गुणं ब्रह्म बन्धो मुक्तिः कथं मम॥५९॥

यदि सर्वगतो देवः स्थिरः पूर्णो निरन्तरः।
अन्तरं हि न पश्यामि स बाह्याभ्यन्तरः कथम्॥६०॥

स्फुरत्येव जगत्कृत्स्नमखण्डितनिरन्तरम्।
अहो मायामहामोहो द्वैताद्वैतविकल्पना॥६१॥

साकारं च निराकारं नेति नेतीति सर्वदा।
भेदाभेदविनिर्मुक्तो वर्तते केवलः शिवः॥६२॥

न ते च माता च पिता च बन्धुः न ते च पत्नी न सुतश्च मित्रम्।
न पक्षपाती न विपक्षपातः कथं हि संतप्तिरियं हि चित्ते॥६३॥

दिवा नक्तं न ते चित्तं उदयास्तमयौ न हि।
विदेहस्य शरीरत्वं कल्पयन्ति कथं बुधाः॥६४॥

नाविभक्तं विभक्तं च न हि दुःखसुखादि च।
न हि सर्वमसर्वं च विद्धि चात्मानमव्ययम्॥६५॥

नाहं कर्ता न भोक्ता च न मे कर्म पुराऽधुना।
न मे देहो विदेहो वा निर्ममेति ममेति किम्॥६६॥

न मे रागादिको दोषो दुःखं देहादिकं न मे।
आत्मानं विद्धि मामेकं विशालं गगनोपमम्॥६७॥

सखे मनः किं बहुजल्पितेन सखे मनः सर्वमिदं वितर्क्यम्।
यत्सारभूतं कथितं मया ते त्वमेव तत्त्वं गगनोपमोऽसि॥६८॥

येन केनापि भावेन यत्र कुत्र मृता अपि।
योगिनस्तत्र लीयन्ते घटाकाशमिवाम्बरे॥६९॥

तीर्थे चान्त्यजगेहे वा नष्टस्मृतिरपि त्यजन्।
समकाले तनुं मुक्तः कैवल्यव्यापको भवेत्॥७०॥

धर्मार्थकाममोक्षांश्च द्विपदादिचराचरम्।
मन्यन्ते योगिनः सर्वं मरीचिजलसन्निभम्॥७१॥

अतीतानागतं कर्म वर्तमानं तथैव च।
न करोमि न भुञ्जामि इति मे निश्चला मतिः॥७२॥

शून्यागारे समरसपूत- स्तिष्ठन्नेकः सुखमवधूतः।
चरति हि नग्नस्त्यक्त्वा गर्वं विन्दति केवलमात्मनि सर्वम्॥७३॥

त्रितयतुरीयं नहि नहि यत्र विन्दति केवलमात्मनि तत्र।
धर्माधर्मौ नहि नहि यत्र बद्धो मुक्तः कथमिह तत्र॥७४॥

विन्दति विन्दति नहि नहि मन्त्रं छन्दोलक्षणं नहि नहि तन्त्रम्।
समरसमग्नो भावितपूतः प्रलपितमेतत्परमवधूतः॥७५॥

सर्वशून्यमशून्यं च सत्यासत्यं न विद्यते।
स्वभावभावतः प्रोक्तं शास्त्रसंवित्तिपूर्वकम्॥७६॥

इति प्रथमोऽध्यायः॥१॥
 

अथ द्वितीयोऽध्यायः॥

बालस्य वा विषयभोगरतस्य वापि मूर्खस्य सेवकजनस्य गृहस्थितस्य।
एतद्गुरोः किमपि नैव न चिन्तनीयं रत्नं कथं त्यजति कोऽप्यशुचौ प्रविष्टम्॥१॥

नैवात्र काव्यगुण एव तु चिन्तनीयो ग्राह्यः परं गुणवता खलु सार एव।
सिन्दूरचित्ररहिता भुवि रूपशून्या पारं न किं नयति नौरिह गन्तुकामान्॥२॥

प्रयत्नेन विना येन निश्चलेन चलाचलम्।
ग्रस्तं स्वभावतः शान्तं चैतन्यं गगनोपमम्॥३॥

अयत्नाछालयेद्यस्तु एकमेव चराचरम्।
सर्वगं तत्कथं भिन्नमद्वैतं वर्तते मम॥४॥

अहमेव परं यस्मात्सारात्सारतरं शिवम्।
गमागमविनिर्मुक्तं निर्विकल्पं निराकुलम्॥५॥

सर्वावयवनिर्मुक्तं तथाहं त्रिदशार्चितम्।
संपूर्णत्वान्न गृह्णामि विभागं त्रिदशादिकम्॥६॥

प्रमादेन न सन्देहः किं करिष्यामि वृत्तिमान्।
उत्पद्यन्ते विलीयन्ते बुद्बुदाश्च यथा जले॥७॥

महदादीनि भूतानि समाप्यैवं सदैव हि।
मृदुद्रव्येषु तीक्ष्णेषु गुडेषु कटुकेषु च॥८॥

कटुत्वं चैव शैत्यत्वं मृदुत्वं च यथा जले।
प्रकृतिः पुरुषस्तद्वदभिन्नं प्रतिभाति मे॥९॥

सर्वाख्यारहितं यद्यत्सूक्ष्मात्सूक्ष्मतरं परम्।
मनोबुद्धीन्द्रियातीतमकलङ्कं जगत्पतिम्॥१०॥

ईदृशं सहजं यत्र अहं तत्र कथं भवेत्।
त्वमेव हि कथं तत्र कथं तत्र चराचरम्॥११॥

गगनोपमं तु यत्प्रोक्तं तदेव गगनोपमम्।
चैतन्यं दोषहीनं च सर्वज्ञं पूर्णमेव च॥१२॥

पृथिव्यां चरितं नैव मारुतेन च वाहितम्।
वरिणा पिहितं नैव तेजोमध्ये व्यवस्थितम्॥१३॥

आकाशं तेन संव्याप्तं न तद्व्याप्तं च केनचित्।
स बाह्याभ्यन्तरं तिष्ठत्यवच्छिन्नं निरन्तरम्॥१४॥

सूक्ष्मत्वात्तददृश्यत्वान्निर्गुणत्वाच्च योगिभिः।
आलम्बनादि यत्प्रोक्तं क्रमादालम्बनं भवेत्॥१५॥

सतताऽभ्यासयुक्तस्तु निरालम्बो यदा भवेत्।
तल्लयाल्लीयते नान्तर्गुणदोषविवर्जितः॥१६॥

विषविश्वस्य रौद्रस्य मोहमूर्च्छाप्रदस्य च।
एकमेव विनाशाय ह्यमोघं सहजामृतम्॥१७॥

भावगम्यं निराकारं साकारं दृष्टिगोचरम्।
भावाभावविनिर्मुक्तमन्तरालं तदुच्यते॥१८॥

बाह्यभावं भवेद्विश्वमन्तः प्रकृतिरुच्यते।
अन्तरादन्तरं ज्ञेयं नारिकेलफलाम्बुवत्॥१९॥

भ्रान्तिज्ञानं स्थितं बाह्यं सम्यग्ज्ञानं च मध्यगम्।
मध्यान्मध्यतरं ज्ञेयं नारिकेलफलाम्बुवत्॥२०॥

पौर्णमास्यां यथा चन्द्र एक एवातिनिर्मलः।
तेन तत्सदृशं पश्येद्द्विधादृष्टिर्विपर्ययः॥२१॥

अनेनैव प्रकारेण बुद्धिभेदो न सर्वगः।
दाता च धीरतामेति गीयते नामकोटिभिः॥२२॥

गुरुप्रज्ञाप्रसादेन मूर्खो वा यदि पण्डितः।
यस्तु संबुध्यते तत्त्वं विरक्तो भवसागरात्॥२३॥

रागद्वेषविनिर्मुक्तः सर्वभूतहिते रतः।
दृढबोधश्च धीरश्च स गच्छेत्परमं पदम्॥२४॥

घटे भिन्ने घटाकाश आकाशे लीयते यथा।
देहाभावे तथा योगी स्वरूपे परमात्मनि॥२५॥

उक्तेयं कर्मयुक्तानां मतिर्यान्तेऽपि सा गतिः।
न चोक्ता योगयुक्तानां मतिर्यान्तेऽपि सा गतिः॥२६॥

या गतिः कर्मयुक्तानां सा च वागिन्द्रियाद्वदेत्।
योगिनां या गतिः क्वापि ह्यकथ्या भवतोर्जिता॥२७॥

एवं ज्ञात्वा त्वमुं मार्गं योगिनां नैव कल्पितम्।
विकल्पवर्जनं तेषां स्वयं सिद्धिः प्रवर्तते॥२८॥

तीर्थे वान्त्यजगेहे वा यत्र कुत्र मृतोऽपि वा।
न योगी पश्यते गर्भं परे ब्रह्मणि लीयते॥२९॥

सहजमजमचिन्त्यं यस्तु पश्येत्स्वरूपं घटति यदि यथेष्टं लिप्यते नैव दोषैः।
सकृदपि तदभावात्कर्म किंचिन्नकुर्यात् तदपि न च विबद्धः संयमी वा तपस्वी॥३०॥

निरामयं निष्प्रतिमं निराकृतिं निराश्रयं निर्वपुषं निराशिषम्।
निर्द्वन्द्वनिर्मोहमलुप्तशक्तिकं तमीशमात्मानमुपैति शाश्वतम्॥३१॥

वेदो न दीक्षा न च मुण्डनक्रिया गुरुर्न शिष्यो न च यन्त्रसम्पदः।
मुद्रादिकं चापि न यत्र भासते तमीशमात्मानमुपैति शाश्वतम्॥३२॥

न शाम्भवं शाक्तिकमानवं न वा पिण्डं च रूपं च पदादिकं न वा।
आरम्भनिष्पत्तिघटादिकं च नो तमीशमात्मानमुपैति शाश्वतम्॥३३॥

यस्य स्वरूपात्सचराचरं जग- दुत्पद्यते तिष्ठति लीयतेऽपि वा।
पयोविकारादिव फेनबुद्बुदा- स्तमीशमात्मानमुपैति शाश्वतम्॥३४॥

नासानिरोधो न च दृष्टिरासनं बोधोऽप्यबोधोऽपि न यत्र भासते।
नाडीप्रचारोऽपि न यत्र किञ्चि- त्तमीशमात्मानमुपैति शाश्वतम्॥३५॥

नानात्वमेकत्वमुभत्वमन्यता अणुत्वदीर्घत्वमहत्त्वशून्यता।
मानत्वमेयत्वसमत्ववर्जितं तमीशमात्मानमुपैति शाश्वतम्॥३६॥

सुसंयमी वा यदि वा न संयमी सुसंग्रही वा यदि वा न संग्रही।
निष्कर्मको वा यदि वा सकर्मक- स्तमीशमात्मानमुपैति शाश्वतम्॥३७॥

मनो न बुद्धिर्न शरीरमिन्द्रियं तन्मात्रभूतानि न भूतपञ्चकम्।
अहंकृतिश्चापि वियत्स्वरूपकं तमीशमात्मानमुपैति शाश्वतम्॥३८॥

विधौ निरोधे परमात्मतां गते न योगिनश्चेतसि भेदवर्जिते।
शौचं न वाशौचमलिङ्गभावना सर्वं विधेयं यदि वा निषिध्यते॥३९॥

मनो वचो यत्र न शक्तमीरितुं नूनं कथं तत्र गुरूपदेशता।
इमां कथामुक्तवतो गुरोस्त- द्युक्तस्य तत्त्वं हि समं प्रकाशते॥४०॥

इति द्वितीयोऽध्यायः॥२॥
 

अथ तृतीयोऽध्यायः॥

गुणविगुणविभागो वर्तते नैव किञ्चित् रतिविरतिविहीनं निर्मलं निष्प्रपञ्चम्।
गुणविगुणविहीनं व्यापकं विश्वरूपं कथमहमिह वन्दे व्योमरूपं शिवं वै॥१॥

श्वेतादिवर्णरहितो नियतं शिवश्च कार्यं हि कारणमिदं हि परं शिवश्च।
एवं विकल्परहितोऽहमलं शिवश्च स्वात्मानमात्मनि सुमित्र कथं नमामि॥२॥

निर्मूलमूलरहितो हि सदोदितोऽहं निर्धूमधूमरहितो हि सदोदितोऽहम्।
निर्दीपदीपरहितो हि सदोदितोऽहं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥३॥

निष्कामकाममिह नाम कथं वदामि निःसङ्गसङ्गमिह नाम कथं वदामि।
निःसारसाररहितं च कथं वदामि ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥४॥

अद्वैतरूपमखिलं हि कथं वदामि द्वैतस्वरूपमखिलं हि कथं वदामि।
नित्यं त्वनित्यमखिलं हि कथं वदामि ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥५॥

स्थूलं हि नो नहि कृशं न गतागतं हि आद्यन्तमध्यरहितं न परापरं हि।
सत्यं वदामि खलु वै परमार्थतत्त्वं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥६॥

संविद्धि सर्वकरणानि नभोनिभानि संविद्धि सर्वविषयांश्च नभोनिभांश्च।
संविद्धि चैकममलं न हि बन्धमुक्तं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥७॥

दुर्बोधबोधगहनो न भवामि तात दुर्लक्ष्यलक्ष्यगहनो न भवामि तात।
आसन्नरूपगहनो न भवामि तात ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥८॥

निष्कर्मदहनो ज्वलनो भवामि निर्दुःखदुःखदहनो ज्वलनो भवामि।
निर्देहदेहदहनो ज्वलनो भवामि ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥९॥

निष्पापपापदहनो हि हुताशनोऽहं निर्धर्मधर्मदहनो हि हुताशनोऽहम्।
निर्बन्धबन्धदहनो हि हुताशनोऽहं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥१०॥

निर्भावभावरहितो न भवामि वत्स निर्योगयोगरहितो न भवामि वत्स।
निश्चित्तचित्तरहितो न भवामि वत्स ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥११॥

निर्मोहमोहपदवीति न मे विकल्पो निःशोकशोकपदवीति न मे विकल्पः।
निर्लोभलोभपदवीति न मे विकल्पो ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥१२॥

संसारसन्ततिलता न च मे कदाचित् सन्तोषसन्ततिसुखो न च मे कदाचित्।
अज्ञानबन्धनमिदं न च मे कदाचित् ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥१३॥

संसारसन्ततिरजो न च मे विकारः सन्तापसन्ततितमो न च मे विकारः।
सत्त्वं स्वधर्मजनकं न च मे विकारो ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥१४॥

सन्तापदुःखजनको न विधिः कदाचित् सन्तापयोगजनितं न मनः कदाचित्।
यस्मादहङ्कृतिरियं न च मे कदाचित् ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥१५॥

निष्कम्पकम्पनिधनं न विकल्पकल्पं स्वप्नप्रबोधनिधनं न हिताहितं हि।
निःसारसारनिधनं न चराचरं हि ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥१६॥

नो वेद्यवेदकमिदं न च हेतुतर्क्यं वाचामगोचरमिदं न मनो न बुद्धिः।
एवं कथं हि भवतः कथयामि तत्त्वं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥१७॥

निर्भिन्नभिन्नरहितं परमार्थतत्त्व- मन्तर्बहिर्न हि कथं परमार्थतत्त्वम्।
प्राक्सम्भवं न च रतं नहि वस्तु किञ्चित् ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥१८॥

रागादिदोषरहितं त्वहमेव तत्त्वं दैवादिदोषरहितं त्वहमेव तत्त्वम्।
संसारशोकरहितं त्वहमेव तत्त्वं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥१९॥

स्थानत्रयं यदि च नेति कथं तुरीयं कालत्रयं यदि च नेति कथं दिशश्च।
शान्तं पदं हि परमं परमार्थतत्त्वं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥२०॥

दीर्घो लघुः पुनरितीह नमे विभागो विस्तारसंकटमितीह न मे विभागः।
कोणं हि वर्तुलमितीह न मे विभागो ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥२१॥

मातापितादि तनयादि न मे कदाचित् जातं मृतं न च मनो न च मे कदाचित्।
निर्व्याकुलं स्थिरमिदं परमार्थतत्त्वं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥२२॥

शुद्धं विशुद्धमविचारमनन्तरूपं निर्लेपलेपमविचारमनन्तरूपम्।
निष्खण्डखण्डमविचारमनन्तरूपं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥२३॥

ब्रह्मादयः सुरगणाः कथमत्र सन्ति स्वर्गादयो वसतयः कथमत्र सन्ति।
यद्येकरूपममलं परमार्थतत्त्वं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥२४॥

निर्नेति नेति विमलो हि कथं वदामि निःशेषशेषविमलो हि कथं वदामि।
निर्लिङ्गलिङ्गविमलो हि कथं वदामि ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥२५॥

निष्कर्मकर्मपरमं सततं करोमि निःसङ्गसङ्गरहितं परमं विनोदम्।
निर्देहदेहरहितं सततं विनोदं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥२६॥

मायाप्रपञ्चरचना न च मे विकारः। कौटिल्यदम्भरचना न च मे विकारः।
सत्यानृतेति रचना न च मे विकारो ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥२७॥

सन्ध्यादिकालरहितं न च मे वियोगो- ह्यन्तः प्रबोधरहितं बधिरो न मूकः।
एवं विकल्परहितं न च भावशुद्धं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥२८॥

निर्नाथनाथरहितं हि निराकुलं वै निश्चित्तचित्तविगतं हि निराकुलं वै।
संविद्धि सर्वविगतं हि निराकुअलं वै ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥२९॥

कान्तारमन्दिरमिदं हि कथं वदामि संसिद्धसंशयमिदं हि कथं वदामि।
एवं निरन्तरसमं हि निराकुलं वै ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥३०॥

निर्जीवजीवरहितं सततं विभाति निर्बीजबीजरहितं सततं विभाति।
निर्वाणबन्धरहितं सततं विभाति ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥३१॥

सम्भूतिवर्जितमिदं सततं विभाति संसारवर्जितमिदं सततं विभाति।
संहारवर्जितमिअदं सततं विभाति ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥३२॥

उल्लेखमात्रमपि ते न च नामरूपं निर्भिन्नभिन्नमपि ते न हि वस्तु किञ्चित्।
निर्लज्जमानस करोषि कथं विषादं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥३३॥

किं नाम रोदिषि सखे न जरा न मृत्युः किं नाम रोदिषि सखे न च जन्म दुःखम्।
किं नाम रोदिषि सखे न च ते विकारो ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥३४॥

किं नाम रोदिषि सखे न च ते स्वरूपं किं नाम रोदिषि सखे न च ते विरूपम्।
किं नाम रोदिषि सखे न च ते वयांसि ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥३५॥

किं नाम रोदिषि सखे न च ते वयांसि किं नाम रोदिषि सखे न च ते मनांसि।
किं नाम रोदिषि सखे न तवेन्द्रियाणि ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥३६॥

किं नाम रोदिषि सखे न च तेऽस्ति कामः किं नाम रोदिषि सखे न च ते प्रलोभः।
किं नाम रोदिषि सखे न च ते विमोहो ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥३७॥

ऐश्वर्यमिच्छसि कथं न च ते धनानि ऐश्वर्यमिच्छसि कथं न च ते हि पत्नी।
ऐश्वर्यमिच्छसि कथं न च ते ममेति ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥३८॥

लिङ्गप्रपञ्चजनुषी न च ते न मे च निर्लज्जमानसमिदं च विभाति भिन्नम्।
निर्भेदभेदरहितं न च ते न मे च ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥३९॥

नो वाणुमात्रमपि ते हि विरागरूपं नो वाणुमात्रमपि ते हि सरागरूपम्।
नो वाणुमात्रमपि ते हि सकामरूपं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥४०॥

ध्याता न ते हि हृदये न च ते समाधि- र्ध्यानं न ते हि हृदये न बहिः प्रदेशः।
ध्येयं न चेति हृदये न हि वस्तु कालो ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥४१॥

यत्सारभूतमखिलं कथितं मया ते न त्वं न मे न महतो न गुरुर्न न शिष्यः।
स्वच्छन्दरूपसहजं परमार्थतत्त्वं ज्ञानामृतं समरसं गगनोपमोऽहम्॥४२॥

कथमिह परमार्थं तत्त्वमानन्दरूपं कथमिह परमार्थं नैवमानन्दरूपम्।
कथमिह परमार्थं ज्ञानविज्ञानरूपं यदि परमहमेकं वर्तते व्योमरूपम्॥४३॥

दहनपवनहीनं विद्धि विज्ञानमेक- मवनिजलविहीनं विद्धि विज्ञानरूपम्।
समगमनविहीनं विद्धि विज्ञानमेकं गगनमिव विशालं विद्धि विज्ञानमेकम्॥४४॥

न शून्यरूपं न विशून्यरूपं न शुद्धरूपं न विशुद्धरूपम्।
रूपं विरूपं न भवामि किञ्चित् स्वरूपरूपं परमार्थतत्त्वम्॥४५॥

मुञ्च मुञ्च हि संसारं त्यागं मुञ्च हि सर्वथा।
त्यागात्यागविषं शुद्धममृतं सहजं ध्रुवम्॥४६॥

SCIAMANI comunicare con l’invisibile

Sciamani e sciamanismo: termini che evocano un immaginario fatto di riti atavici, maschere inquietanti, allucinazioni e luoghi esotici. Ma cos’è davvero lo sciamanismo? Chi sono le/gli sciamane/i e cosa fanno? Esistono ancora?

Un viaggio immersivo tra antropologia, etnografia, psicologia, archeologia e arte alla scoperta di luoghi, riti, linguaggi e oggetti delle culture mongole e siberiane che ancora oggi praticano lo sciamanismo.

dal 17 dicembre 2023 fino al 30 giugno 2024 Plazzo delle Albere di Trento

La mostra unisce per la prima volta tre importanti musei della Provincia autonoma di Trento: MUSE – Museo delle Scienze di TrentoMART – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, e METS – Museo etnografico trentino di San Michele all’Adige.

Maggiori informazioni

‘Ηγεμονικόν EGEMONICON ”Sovrano Interiore, Rifugio, Principio Direttivo” Marco Aurelio

 Μέμνησο ὅτι ἀκαταμάχητον γίνεται τὸ ἡγεμονικόν, ὅταν εἰς ἑαυτὸ συστραφὲν ἀρκεσθῇ ἑαυτῷ, μὴ ποιοῦν τι ὃ μὴ θέλει, κἂν ἀλόγως παρατάξηται. τί οὖν, ὅταν καὶ μετὰ λόγου καὶ περιεσκεμμένως κρίνῃ περί τινος; διὰ τοῦτο ἀκρόπολίς ἐστιν ἡ ἐλευθέρα παθῶν διάνοια· οὐδὲν γὰρ ὀχυρώτερον ἔχει ἄνθρωπος, ἐφ’ ὃ καταφυγὼν ἀνάλωτος λοιπὸν ἂν εἴη. ὁ μὲν οὖν μὴ ἑωρακὼς τοῦτο ἀμαθής, ὁ δὲ ἑωρακὼς καὶ μὴ καταφεύγων ἀτυχής.

MARCUS AURELIUS – Τὰ εἰς ἑαυτόν VIII, 48

  Ricordati che l’egemonico (principio direttivo, sovrano interiore) diventa invincibile, quando si rivolge a sè stesso e si accontenta di sè, e non faccia niente che non voglia, anche se la suo opposizione è irragionevole . 
Quanto più lo sarà , allora esprimerà un giudizio con razionalità e ponderatezza? 
per questo la mente libera da passioni è un baluardo:
l’uomo non ha niente di più forte dove rifugiarsi ed essere per sempre inespugnabile.

Chi non l’ha inteso è ignorante, chi l’ha inteso e non vi si rifugia, un infelice.

Τρέχε ἐπὶ τὸ σεαυτοῦ ἡγεμονικὸν καὶ τὸ τοῦ ὅλου καὶ τὸ τούτου.τὸ μὲν σεαυτοῦ, ἵνα νοῦν δικαϊκὸν αὐτὸ ποιήσῃς˙ τὸ δὲ τοῦ ὅλου,ἵνα συμμνημονεύσῃς τίνος μέρος εἶ˙ τὸ δὲ τούτου, ἵνα ἐπιστήσῃςπότερον ἄγνοια ἢ γνώμη, καὶ ἅμα λογίσῃ ὅτι συγγενές.

Τὰ εἰς ἑαυτόν Μάρκος Αυρήλιος IX,22

Affrettati a ricorrere alla tua facoltà sovrana, a quello dell’universo, e quello di costui.

Al tuo per farne una mente giusta , a quello dell’Universo , per ricordarti di che cosa tu sei parte, a quello di quest’uomo ,per sapere se la sua ignoranza o ragionata deliberazione, e insieme per tener conto del fatto che è un tuo parente.
(IX, 22)

“Penetra pure entro le loro facoltà sovrane e vedrai chi sono i giudici che ti fanno paura; e che genere di giudici sono per sè stessi
IX, 18

Δίελθε ἔσω εἰς τὰ ἡγεμονικὰ αὐτῶν καὶ ὄψει τίνας κριτὰςφοβῇ, οἵους καὶ περὶ αὑτῶν ὄντας κριτάς.

ἡγεμονικόν EGEMONICON principio sovrano forza interiore cosciente e dominatrice, capacità di calmo autodominio, di equanimità e di distacco, rifugio interiore.

Legemonikòn è concepito come un foro interiore, uno spazio interno in cui trovare rifugio e, in analogia, tale rifugio può trovarsi nell’egemonikòn universale.

”La correlazione fra i due princìpi ha una netta somiglianza con quella vedica e delle Upanishad fra àtman bràhman, fra scintilla divina individuale e principio spirituale universale. ”

confer  Stefano Arcella Cittadella n. 19. vedi “Sovrano interiore” e “visione del mondo” nel pensiero stoico di Marco Aurelio

Λακωνικός Laconico

Lacònico dal lat. Laconĭcus, gr. Λακωνικός, di Λάκων «lacedemone, spartano»; laconĭcum.
Della Laconia, antica regione della Grecia, dialetto del greco antico, appartenente al gruppo dorico e parlato anticamente nella Laconia e nelle colonie di Taranto

Compiaciuta allusività, lo stile criptico ma asciutto, al contempo oracolare e apodittico

(apodèiknymi = dimostrare, apodeiktikòs = suscettibile di dimostrazione) cui non a caso si usa riferirsi con l’aggettivo “laconico”.

Gli Apoftegmi spartani ( Ἀποφθέγματα Λακωνικά, Apophthégmata Lakoniká) sono un’opera letteraria di Plutarco, catalogata all’interno dei Moralia, strutturata come una silloge di citazione di spartani

“detto”, “sentenza”, “massima”, e si usa per una frase o sentenza di tipo aforistico, che reca in estrema sintesi una verità profonda e al contempo stringente. In particolare, l’apoftegma ha dei tratti in comune con l’aneddoto, con la sentenza e con il proverbio, pur non essendo completamente riconducibile ad alcuno di essi.

 Έτσι και ο Λακωνικός λόγος δεν έχει περιττά περιβλήματα… (ΠΛΟΥΤΑΡΧΟΣ)

 Così il discorso laconico non ha allegati inutili… (PLUTARCHO)

RIGUARDO ALL’ADOLESCHIA
(adoleschia è linguaggio sfrenato (gergo, cenologia), IL DISCORSO)
Usare la ragione per quanto riguarda gli effetti di una condotta contraria, ascoltando sempre, ricordando ed essendo pronti a usare le lodi date alla segretezza e al carattere modesto, santo e misterioso del silenzio, senza dimenticare anche che chi dice poche e ben fatte parole e sa condensare in poche parole molti significati è più ammirato e amato e considerato più saggio di quei chiacchieroni dilaganti e parafrasanti.
Platone elogia persino queste persone, dicendo che sono come abili lancieri, perché ciò che dicono è pieno, pieno e condensato.
Anche Licurgo, costringendo i suoi concittadini fin dalla prima infanzia ad acquisire questa abilità attraverso il silenzio, li rese sobri e parsimoniosi nel parlare.
Vale a dire, come i Celtiberi temprano il ferro seppellendolo nella terra e poi ripulendo il grande accumulo di terra, così il discorso laconico non ha involucri superflui, ma, lavorato mediante l’eliminazione di tutto il surplus, viene temprato fino a diventa perfettamente efficace; la loro capacità di citazioni e la prontezza nelle risposte rapide è il frutto di tanto silenzio. Bisogna infatti mostrare ai chiacchieroni esempi di questo genere, affinché vedano quanta grazia e quanta potenza hanno; dicano: “Gli Spartani a Filippo; Dionigi a Corinto”. Così come quando Filippo scrisse loro: “Se invado la Laconia, vi espellerò”, essi risposero: “Se”.
Quando il re Demetrio si indignò e gridò: “Un ambasciatore mi è stato inviato dagli Spartani!” l’ambasciatore ha risposto con calma: “Uno contro uno”.
Anche tra gli antichi si ammirano i monologhi, e nel santuario dell’Apollo pitico gli Anfizionioni scrissero non l'”Iliade” e l'”Odissea” né i peana di Pindaro, ma gli “Gnothi sauton”, il “Miden agan” e l'”Engya” troppo”, ammirando la densità e la semplicità dell’espressione che racchiude un significato ben forgiato all’interno della brachilogia.
Non è forse il dio stesso che ama la brevità e la brevità dei suoi oracoli, e non è forse chiamato Loxia perché rifugge la verbosità piuttosto che l’oscurità?
Coloro che si esprimono simbolicamente, senza parlare, non sono molto ammirati e lodati?
Allora Eraclito, quando i suoi concittadini gli chiesero un parere sullo Stato, salì sul palco, prese una tazza d’acqua fredda, vi spruzzò farina d’orzo, la mescolò con un’ampolla, la bevve e se ne andò, mostrando così loro come si accontentano di ciò che hanno e non hanno bisogno di lussi mantengono le città in armonia e pace.
Sciluro, re degli Sciti, lasciò dietro di sé ottanta figli; quando stava per morire ordinò che gli fosse portato un fascio di lance e ordinò ai suoi figli di prenderle e di spezzarle mentre erano legate insieme.
Quando rinunciarono al tentativo, egli stesso prese le lance una ad una e le spezzò facilmente in due, mostrando così loro che la loro unità e unità era una cosa forte e invincibile, mentre la loro divisione era debole e instabile.

VOLUME DI ETICA
13
PLUTARCH

ΠΕΡΙ ΑΔΟΛΕΣΧΙΑΣ
(αδολεσχία είναι η ακατάσχετη ομιλία (αργολογία, κενολογία), Η ΦΛΥΑΡΙΑ)
Να χρησιμοποιήσουμε τη λογική μας ως προς τα αποτελέσματα της αντίθετης συμπεριφοράς, ακούγοντας πάντα, ενθυμούμενοι και έχοντας έτοιμα να χρησιμοποιήσουμε τα εγκώμια που αποδίδονται στην εχεμύθεια και τον σεμνό, ιερό και μυστηριακό χαρακτήρα της σιωπής, και χωρίς να ξεχνάμε επίσης ότι εκείνοι που λένε λίγα και καλοδουλεμένα λόγια και που μπορούν σε λίγες λέξεις να συμπυκνώσουν πολλά νοήματα θαυμάζονται και αγαπιούνται περισσότερο και θεωρούνται σοφότεροι από αυτούς τους αχαλίνωτους και παραφερόμενους φλύαρους.
Ο Πλάτων μάλιστα επαινεί τους τέτοιου είδους ανθρώπους, λέγοντας πως μοιάζουν με τους επιδέξιους ακοντιστές, γιατί αυτά που λένε είναι πλήρη, μεστά και συμπυκνωμένα.
Ο Λυκούργος, επίσης, αναγκάζοντας τους συμπολίτες του από τα πρώτα παιδικά τους χρόνια ν’ αποκτήσουν αυτή τη δεινότητα μέσω της σιωπής, τους έκανε περιεκτικούς και λιτούς στην ομιλία.
Όπως, δηλαδή, οι Κελτίβηρες ατσαλώνουν το σίδερο θάβοντάς το στη γη και μετά καθαρίζοντας τη μεγάλη συσσώρευση του χώματος, έτσι και ο Λακωνικός λόγος δεν έχει περιττά περιβλήματα, αλλά, δουλεμένος με την αφαίρεση όλων των περισσευούμενων, ατσαλώνεται μέχρι που γίνεται απόλυτα αποτελεσματικός· αυτή τους η ικανότητα για αποφθέγματα και η ταχύτητα προς εύστροφες απαντήσεις είναι καρπός της πολλής σιωπής. Πρέπει μάλιστα να προβάλλουμε στους φλύαρους τα τέτοιου είδους υποδείγματα, ώστε να μπορέσουν να δουν πόση χάρη και δύναμη έχουν· φερ’ ειπείν: “Οι Λακεδαιμόνιοι στον Φίλιππο· ο Διονύσιος στην Κόρινθο”. Όπως επίσης όταν ο Φίλιππος τους έγραψε: “Αν εισβάλω στην Λακωνική, θα σας διώξω”, εκείνοι του απάντησαν: “Αν”.
Όταν ο βασιλιάς Δημήτριος αγανάκτησε και φώναξε: “Έναν πρεσβευτή έστειλαν σε μένα οι Σπαρτιάτες!” ο πρεσβευτής απάντησε ατάραχος: “Έναν σε έναν”.
Από τους παλαιούς, επίσης, θαυμάζονται οι ολιγόλογοι, και στο ιερό του Πυθίου Απόλλωνος οι Αμφικτύονες έγραψαν όχι την “Ιλιάδα” και την “Οδύσσεια” ούτε τους παιάνες του Πίνδαρου αλλά το “Γνώθι σαυτόν”, το “Μηδέν άγαν” και το “Εγγύα πάρα δ’ άτα”, θαυμάζοντας την πυκνότητα και τη λιτότητα της έκφρασης που περιέχει μέσα στη βραχυλογία ένα καλά σφυρηλατημένο νόημα.
Μήπως δεν αγαπάει και ο θεός ο ίδιος την περιεκτικότητα και τη συντομία στους χρησμούς του και δεν ονομάζεται Λοξίας επειδή αποφεύγει περισσότερο την πολυλογία απ’ ό,τι την ασάφεια;
Δεν θαυμάζονται και επαινούνται εξαιρετικά όσοι εκφράζονται συμβολικά, χωρίς να μιλήσουν;
Έτσι ο Ηράκλειτος, όταν οι συμπολίτες του τού ζήτησαν να εκφέρει γνώμη για την ομόνοια, ανέβηκε στο βήμα, πήρε ένα κύπελλο με κρύο νερό, πασπάλισε μέσα κρίθινο αλεύρι, το ανακάτεψε με φλισκούνι, το ήπιε κι έφυγε, δείχνοντάς τους έτσι πως το ν’ αρκούνται σ’ αυτό που τους βρίσκεται και το να μη χρειάζονται πολυτέλειες διατηρεί τις πόλεις σε ομόνοια και ειρήνη.
Ο Σκίλουρος, ο βασιλιάς των Σκυθών, άφησε πίσω του ογδόντα γιους· όταν πέθαινε πρόσταξε να του φέρουν δέσμη δοράτων και ζήτησε από τους γιους του να τα πάρουν και να τα σπάσουν έτσι όπως ήταν δεμένα όλα μαζί.
Όταν εκείνοι παραιτήθηκαν από την προσπάθεια, πήρε ο ίδιος ένα ένα τα δόρατα και τα έσπασε εύκολα στα δύο, δείχνοντάς τους έτσι ότι η ενότητα και η ομόνοιά τους ήταν ισχυρό και ανίκητο πράγμα, ενώ η διάσπασή τους ασθενές και ασταθές.

ΗΘΙΚΑ

Milano Sport Da Ring discipline di combattimento

Milano sempre di più si distingue come metropoli con una predilezione per gli sport da ring…
Sembrano riemergere  da un lontano e atavico  passato carico di  simbolismi  ed  archetipi , o forse sono  rimaste sempre vive  galleggiando  nell’immaginario  collettivo, se pur    retaggio di pochi audaci…
Sono le disciplina da combattimento o più comunemente dette sport da ring, come la nobile arte pugilisticaBoxe, la Boxe thailandese ( il cui nome originale Muay Thai) o la più diffusa Kick-boxing, con le sue varianti, eredi di antiche pratiche marziali millenarie sia occidentali che orientali.. se insegnate da personale competente e qualificato, permettono di acquisire consapevolezza di sé e delle proprie abilità, consapevolezza della propria corporeità, permettono di instaurare un significativo ed equilibrato rapporto tra mente e corpo.

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