Sciamani e sciamanismo: termini che evocano un immaginario fatto di riti atavici, maschere inquietanti, allucinazioni e luoghi esotici. Ma cos’è davvero lo sciamanismo? Chi sono le/gli sciamane/i e cosa fanno? Esistono ancora?
Un viaggio immersivo tra antropologia, etnografia, psicologia, archeologia e arte alla scoperta di luoghi, riti, linguaggi e oggetti delle culture mongole e siberiane che ancora oggi praticano lo sciamanismo.
dal 17 dicembre 2023 fino al 30 giugno 2024 Plazzo delle Albere di Trento
La mostra unisce per la prima volta tre importanti musei della Provincia autonoma di Trento: MUSE – Museo delle Scienze di Trento, MART – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, e METS – Museo etnografico trentino di San Michele all’Adige.
Ricordati che l’egemonico (principio direttivo, sovrano interiore) diventa invincibile, quando si rivolge a sè stesso e si accontenta di sè, e non faccia niente che non voglia, anche se la suo opposizione è irragionevole . Quanto più lo sarà , allora esprimerà un giudizio con razionalità e ponderatezza? per questo la mente libera da passioni è un baluardo: l’uomo non ha niente di più forte dove rifugiarsi ed essere per sempre inespugnabile.
Chi non l’ha inteso è ignorante, chi l’ha inteso e non vi si rifugia, un infelice.
Affrettati a ricorrere alla tua facoltà sovrana, a quello dell’universo, e quello di costui.
Al tuo per farne una mente giusta , a quello dell’Universo , per ricordarti di che cosa tu sei parte, a quello di quest’uomo ,per sapere se la sua ignoranza o ragionata deliberazione, e insieme per tener conto del fatto che è un tuo parente. (IX, 22)
“Penetra pure entro le loro facoltà sovrane e vedrai chi sono i giudici che ti fanno paura; e che genere di giudici sono per sè stessi IX, 18
ἡγεμονικόν EGEMONICON principio sovrano forza interiore cosciente e dominatrice, capacità di calmo autodominio, di equanimità e di distacco, rifugio interiore.
”L’egemonikòn è concepito come un foro interiore, uno spazio interno in cui trovare rifugio e, in analogia, tale rifugio può trovarsi nell’egemonikòn universale.”
”La correlazione fra i due princìpi ha una netta somiglianza con quella vedica e delle Upanishad fra àtman e bràhman, fra scintilla divina individuale e principio spirituale universale. ”
Lacònico dal lat. Laconĭcus, gr. Λακωνικός, di Λάκων «lacedemone, spartano»; laconĭcum. Della Laconia, antica regione della Grecia, dialetto del greco antico, appartenente al gruppo dorico e parlato anticamente nella Laconia e nelle colonie di Taranto
Compiaciuta allusività, lo stile criptico ma asciutto, al contempo oracolare e apodittico
(apodèiknymi = dimostrare, apodeiktikòs = suscettibile di dimostrazione) cui non a caso si usa riferirsi con l’aggettivo “laconico”.
Gli Apoftegmi spartani ( Ἀποφθέγματα Λακωνικά, Apophthégmata Lakoniká) sono un’opera letteraria di Plutarco, catalogata all’interno dei Moralia, strutturata come una silloge di citazione di spartani
“detto”, “sentenza”, “massima”, e si usa per una frase o sentenza di tipo aforistico, che reca in estrema sintesi una verità profonda e al contempo stringente. In particolare, l’apoftegma ha dei tratti in comune con l’aneddoto, con la sentenza e con il proverbio, pur non essendo completamente riconducibile ad alcuno di essi.
Έτσι και ο Λακωνικός λόγος δεν έχει περιττά περιβλήματα… (ΠΛΟΥΤΑΡΧΟΣ)
Così il discorso laconico non ha allegati inutili… (PLUTARCHO)
RIGUARDO ALL’ADOLESCHIA (adoleschia è linguaggio sfrenato (gergo, cenologia), IL DISCORSO) Usare la ragione per quanto riguarda gli effetti di una condotta contraria, ascoltando sempre, ricordando ed essendo pronti a usare le lodi date alla segretezza e al carattere modesto, santo e misterioso del silenzio, senza dimenticare anche che chi dice poche e ben fatte parole e sa condensare in poche parole molti significati è più ammirato e amato e considerato più saggio di quei chiacchieroni dilaganti e parafrasanti. Platone elogia persino queste persone, dicendo che sono come abili lancieri, perché ciò che dicono è pieno, pieno e condensato. Anche Licurgo, costringendo i suoi concittadini fin dalla prima infanzia ad acquisire questa abilità attraverso il silenzio, li rese sobri e parsimoniosi nel parlare. Vale a dire, come i Celtiberi temprano il ferro seppellendolo nella terra e poi ripulendo il grande accumulo di terra, così il discorso laconico non ha involucri superflui, ma, lavorato mediante l’eliminazione di tutto il surplus, viene temprato fino a diventa perfettamente efficace; la loro capacità di citazioni e la prontezza nelle risposte rapide è il frutto di tanto silenzio. Bisogna infatti mostrare ai chiacchieroni esempi di questo genere, affinché vedano quanta grazia e quanta potenza hanno; dicano: “Gli Spartani a Filippo; Dionigi a Corinto”. Così come quando Filippo scrisse loro: “Se invado la Laconia, vi espellerò”, essi risposero: “Se”. Quando il re Demetrio si indignò e gridò: “Un ambasciatore mi è stato inviato dagli Spartani!” l’ambasciatore ha risposto con calma: “Uno contro uno”. Anche tra gli antichi si ammirano i monologhi, e nel santuario dell’Apollo pitico gli Anfizionioni scrissero non l'”Iliade” e l'”Odissea” né i peana di Pindaro, ma gli “Gnothi sauton”, il “Miden agan” e l'”Engya” troppo”, ammirando la densità e la semplicità dell’espressione che racchiude un significato ben forgiato all’interno della brachilogia. Non è forse il dio stesso che ama la brevità e la brevità dei suoi oracoli, e non è forse chiamato Loxia perché rifugge la verbosità piuttosto che l’oscurità? Coloro che si esprimono simbolicamente, senza parlare, non sono molto ammirati e lodati? Allora Eraclito, quando i suoi concittadini gli chiesero un parere sullo Stato, salì sul palco, prese una tazza d’acqua fredda, vi spruzzò farina d’orzo, la mescolò con un’ampolla, la bevve e se ne andò, mostrando così loro come si accontentano di ciò che hanno e non hanno bisogno di lussi mantengono le città in armonia e pace. Sciluro, re degli Sciti, lasciò dietro di sé ottanta figli; quando stava per morire ordinò che gli fosse portato un fascio di lance e ordinò ai suoi figli di prenderle e di spezzarle mentre erano legate insieme. Quando rinunciarono al tentativo, egli stesso prese le lance una ad una e le spezzò facilmente in due, mostrando così loro che la loro unità e unità era una cosa forte e invincibile, mentre la loro divisione era debole e instabile.
VOLUME DI ETICA 13 PLUTARCH
ΠΕΡΙ ΑΔΟΛΕΣΧΙΑΣ (αδολεσχία είναι η ακατάσχετη ομιλία (αργολογία, κενολογία), Η ΦΛΥΑΡΙΑ) Να χρησιμοποιήσουμε τη λογική μας ως προς τα αποτελέσματα της αντίθετης συμπεριφοράς, ακούγοντας πάντα, ενθυμούμενοι και έχοντας έτοιμα να χρησιμοποιήσουμε τα εγκώμια που αποδίδονται στην εχεμύθεια και τον σεμνό, ιερό και μυστηριακό χαρακτήρα της σιωπής, και χωρίς να ξεχνάμε επίσης ότι εκείνοι που λένε λίγα και καλοδουλεμένα λόγια και που μπορούν σε λίγες λέξεις να συμπυκνώσουν πολλά νοήματα θαυμάζονται και αγαπιούνται περισσότερο και θεωρούνται σοφότεροι από αυτούς τους αχαλίνωτους και παραφερόμενους φλύαρους. Ο Πλάτων μάλιστα επαινεί τους τέτοιου είδους ανθρώπους, λέγοντας πως μοιάζουν με τους επιδέξιους ακοντιστές, γιατί αυτά που λένε είναι πλήρη, μεστά και συμπυκνωμένα. Ο Λυκούργος, επίσης, αναγκάζοντας τους συμπολίτες του από τα πρώτα παιδικά τους χρόνια ν’ αποκτήσουν αυτή τη δεινότητα μέσω της σιωπής, τους έκανε περιεκτικούς και λιτούς στην ομιλία. Όπως, δηλαδή, οι Κελτίβηρες ατσαλώνουν το σίδερο θάβοντάς το στη γη και μετά καθαρίζοντας τη μεγάλη συσσώρευση του χώματος, έτσι και ο Λακωνικός λόγος δεν έχει περιττά περιβλήματα, αλλά, δουλεμένος με την αφαίρεση όλων των περισσευούμενων, ατσαλώνεται μέχρι που γίνεται απόλυτα αποτελεσματικός· αυτή τους η ικανότητα για αποφθέγματα και η ταχύτητα προς εύστροφες απαντήσεις είναι καρπός της πολλής σιωπής. Πρέπει μάλιστα να προβάλλουμε στους φλύαρους τα τέτοιου είδους υποδείγματα, ώστε να μπορέσουν να δουν πόση χάρη και δύναμη έχουν· φερ’ ειπείν: “Οι Λακεδαιμόνιοι στον Φίλιππο· ο Διονύσιος στην Κόρινθο”. Όπως επίσης όταν ο Φίλιππος τους έγραψε: “Αν εισβάλω στην Λακωνική, θα σας διώξω”, εκείνοι του απάντησαν: “Αν”. Όταν ο βασιλιάς Δημήτριος αγανάκτησε και φώναξε: “Έναν πρεσβευτή έστειλαν σε μένα οι Σπαρτιάτες!” ο πρεσβευτής απάντησε ατάραχος: “Έναν σε έναν”. Από τους παλαιούς, επίσης, θαυμάζονται οι ολιγόλογοι, και στο ιερό του Πυθίου Απόλλωνος οι Αμφικτύονες έγραψαν όχι την “Ιλιάδα” και την “Οδύσσεια” ούτε τους παιάνες του Πίνδαρου αλλά το “Γνώθι σαυτόν”, το “Μηδέν άγαν” και το “Εγγύα πάρα δ’ άτα”, θαυμάζοντας την πυκνότητα και τη λιτότητα της έκφρασης που περιέχει μέσα στη βραχυλογία ένα καλά σφυρηλατημένο νόημα. Μήπως δεν αγαπάει και ο θεός ο ίδιος την περιεκτικότητα και τη συντομία στους χρησμούς του και δεν ονομάζεται Λοξίας επειδή αποφεύγει περισσότερο την πολυλογία απ’ ό,τι την ασάφεια; Δεν θαυμάζονται και επαινούνται εξαιρετικά όσοι εκφράζονται συμβολικά, χωρίς να μιλήσουν; Έτσι ο Ηράκλειτος, όταν οι συμπολίτες του τού ζήτησαν να εκφέρει γνώμη για την ομόνοια, ανέβηκε στο βήμα, πήρε ένα κύπελλο με κρύο νερό, πασπάλισε μέσα κρίθινο αλεύρι, το ανακάτεψε με φλισκούνι, το ήπιε κι έφυγε, δείχνοντάς τους έτσι πως το ν’ αρκούνται σ’ αυτό που τους βρίσκεται και το να μη χρειάζονται πολυτέλειες διατηρεί τις πόλεις σε ομόνοια και ειρήνη. Ο Σκίλουρος, ο βασιλιάς των Σκυθών, άφησε πίσω του ογδόντα γιους· όταν πέθαινε πρόσταξε να του φέρουν δέσμη δοράτων και ζήτησε από τους γιους του να τα πάρουν και να τα σπάσουν έτσι όπως ήταν δεμένα όλα μαζί. Όταν εκείνοι παραιτήθηκαν από την προσπάθεια, πήρε ο ίδιος ένα ένα τα δόρατα και τα έσπασε εύκολα στα δύο, δείχνοντάς τους έτσι ότι η ενότητα και η ομόνοιά τους ήταν ισχυρό και ανίκητο πράγμα, ενώ η διάσπασή τους ασθενές και ασταθές.
“Esso è un potere dinamico che anche nelle più improvvise e inaspettate situazioni ci rende capaci di agire istantaneamente, senza bisogno di raccogliere il nostro spirito, e in modo del tutto pertinente alle circostanze”. Il Maestro Zen Yasutani Hakuun Roshi
” Nella lingua italiana c’è una differenza di significato notevole tra sapere e conoscere, anche se nell’uso comune le due parole sono spesso usate come sinonimi. Nella lingua inglese (ndr la neolingua dominante) c’è solo il verbo to know ed è difficile discriminare il sapere informatico (knowledge) dalla conoscenza esperienziale (Knowing) perchè la radice della parola è la stessa.
sapere si riferisce all’informazione, mentre conoscere si riferisce al significato dell’informazione ,che può venire soltanto da un’esperienza cosciente.
Il computer può sapere, ma non può conoscere. Noi possiamo sapere e conoscere. Dunque l’informazione non è cosciente, così come il simbolo non è il significato che esso può rilevare a un ente cosciente.
Quando dico a mio figlio ”ti voglio un bene dell’anima” esprimo un sentimento reale. L’amore che sento dentro di me è vivo ed esiste Quando un robot dice ”ti voglio un bene dell’anima ”imitando ciò che dico, si limita a copiare l’informazione che manifesto fuori di me , senza provare nessun sentimento perchè dentro non ha un ”dentro”
L’ontologia è presente non nell’informazione senza significato, ma nella conoscenza che vive se stessa”
Negli esercizi fisici, un tale può averci graffiato con le unghie o, nel suo slancio, dato un colpo con la testa, ma noi non ci mostriamo indignati, nè ci offendiamo , nè sospettiamo che da quel momento voglia tenderci qualche insidia, stiamo in guardia ,certo, non però come se fosse un nemico ,e neppure con diffidenza, ma lo evitiamo garbatamente. così dobbiamo comportarci anche in tutte le circostanze della vita: sorvoliamo su molti guai che ci vengono da chi è come un compagno d’allenamento, giacchè è possibile, come dicevo, schivarlo senza diffidenza nè odio.
L’Huainanzi (II secolo a.C.) in un giocoso passaggio sintattico riferisce che un saggio può qiong wuqiong 窮無窮 “esaurire l’inesauribile” (come usato nello Xunzi) e ji wuji 極無極 “[andare al]l’estremo [del] senza estremi”.
Sono solamente questi uomini che sanno come preservare la radice da cui tutta la creazione germoglia, e le cause, o antecedenti, di tutti gli affari della vita. Perciò possono perseguire investigazioni senza limite, e raggiungere ciò che non ha fine; capiscono tutte le cose in profondità, senza malintesi o delusioni; rispondono a tutti i requisiti come l’eco a un suono, e senza fatica; e quest’abilità può essere chiamata la dote del paradiso.
La Disciplina è il primo ed ultimo baluardo in questa dimensione Ekpito
”A qualunque costo imprimere ad ogni occupazione, anche quella più modesta, un carattere di completezza fino a rendere intero il frammento e dritto il curvo..” Julius Evola