ΠΑΛΑΙΣΤΡΑ
Ὁ μὲν χῶρος Ἀρκαδία, τὸ κάλλιστον Ἀρκαδίας καὶ ᾧ μάλιστα ὁ Ζεὺς χαίρει—Ὀλυμπίαν αὐτὸ ὀνομάζομεν—ἆθλον δὲ οὔπω πάλης οὐδὲ τοῦ παλαίειν ἔρως, ἀλλ´ ἔσται. Παλαίστρα γὰρ ἡ Ἑρμοῦ ἡβήσασα νῦν ἐν Ἀρκαδίᾳ πάλην εὕρηκε, καὶ ἡ γῆ χαίρει πως τῷ εὑρήματι, ἐπειδὴ σίδηρος μὲν πολεμιστήριος ἔνσπονδος ἀποκείσεται τοῖς ἀνθρώποις, στάδια δὲ ἡδίω στρατοπέδων δόξει καὶ ἀγωνιοῦνται γυμνοί. Τὰ μὲν δὴ παλαίσματα παιδία. Ταυτὶ γὰρ ἀγέρωχα σκιρτᾷ περὶ τὴν Παλαίστραν ἄλλο ἐπ´ ἄλλῳ ἐς αὐτὴν λυγίζοντα, εἴη δ´ ἂν γηγενῆ· φησὶ γὰρ ὑπ´ ἀνδρείας ἡ κόρη μήτ´ ἂν γήμασθαί τῳ ἑκοῦσα μήτ´ ἂν τεκεῖν. Διαπέφυκε δὲ ἀπ´ ἀλλήλων τὰ παλαίσματα· κράτιστον γὰρ τὸ ξυνημμένον τῇ πάλῃ. Τὸ δὲ εἶδος τῆς Παλαίστρας, εἰ μὲν ἐφήβῳ εἰκάζοιτο, κόρη ἔσται, εἰ δὲ εἰς κόρην λαμβάνοιτο, ἔφηβος δόξει. Κόμη τε γὰρ ὅση μηδ´ ἀναπλέκεσθαι ὄμμα τε ἀμφοτέρῳ τῷ ἤθει καὶ ὀφρὺς οἵα καὶ ἐρώντων ὑπερορᾶν καὶ παλαιόντων· φησὶ γὰρ πρὸς ἄμφω τὰ ἔθνη ἐρρῶσθαι μαζῶν τε οὐδ´ ἂν παλαίοντα θιγεῖν τινα· τοσοῦτον αὐτῇ περιεῖναι τῆς τέχνης. Καὶ αὐτοὶ δὲ οἱ μαζοὶ μικρὰ τῆς ὁρμῆς παραφαίνουσιν ὥσπερ ἐν μειρακίῳ ἁπαλῷ, θῆλύ τε ἐπαινεῖ οὐδέν, ὅθεν οὐδὲ λευκώλενος θέλει εἶναι, οὐδὲ τὰς Δρυάδας ἐπαινεῖν ἔοικεν, ὅτι λευκαίνουσιν ἑαυτὰς ἐν ταῖς σκιαῖς, ἀλλὰ τὸν Ἥλιον ἅτε κοίλην Ἀρκαδίαν οἰκοῦσα αἰτεῖ χρῶμα, ὁ δ´ οἷον ἄνθος τι ἐπάγει αὐτῇ καὶ φοινίττει τὴν κόρην μετρίᾳ τῇ εἵλῃ. Καθῆσθαι δέ, ὦ παῖ, τὴν κόρην πάνσοφόν τι τοῦ ζωγράφου· πλεῖσται γὰρ τοῖς καθημένοις αἱ σκιαὶ καὶ τὸ καθῆσθαι αὐτῇ ἱκανῶς εὔσχημον, πράττει δὲ τοῦτο καὶ ὁ θαλλὸς τῆς ἐλαίας ἐν γυμνῷ τῷ κόλπῳ. Ἀσπάζεται δέ που τὸ φυτὸν τοῦτο ἡ Παλαίστρα, ἐπειδὴ πάλῃ τε ἀρήγει καὶ χαίρουσιν αὐτῷ πάνυ ἄνθρωποι.
Abbiamo davanti agli occhi il luogo più bello dell’Arcadia, quello che ha le preferenze di Giove, la piana di Olimpia; lì gli uomini ancora non combattono, non conoscono ancora la passione della lotta, ma questo momento è vicino. Perché Palestra, la figlia di Hermes, è già nel fiore degli anni; ha già inventato la lotta, e la terra si rallegra di questa scoperta che, ponendo tregua alle liti degli uomini, li obbligherà a deporre il ferro bellicoso, che farà loro dimenticare gli accampamenti per gli stadi dove almeno combatteranno nudo. Questi bambini sono le diverse figure della lotta: saltano infatti con petulanza intorno a Palestra e, seguendone le leggi, piegano il corpo in mille posizioni diverse (a); diremmo nati dalla terra, perché la vergine mostra chiaramente col suo aspetto virile che non si sottometterà volentieri al giogo del matrimonio e che non avrà figli. Inoltre queste figure del combattimento sono molto diverse tra loro (b): la migliore è quella che ricorda la boxe (c). Quanto all’aspetto di Palestra, sembrerà una fanciulla se la paragoniamo a un giovane, e un giovane se il pensiero rappresenta una fanciulla. I suoi capelli sono troppo corti per essere raccolti; il suo sguardo 497 non designa un sesso più dell’altro; il suo sopracciglio testimonia il suo disprezzo per gli amanti e anche per i lottatori; sembra dire che si sente forte contro tutti e che nessuno può toccarle il seno mentre combatte, poiché eccelle nella sua arte. Il suo petto, simile a quello di un’adolescente, offre seni appena formati; inoltre non ha nessuno dei gusti femminili; non vuole avere le braccia di un bianco abbagliante; certo non approva le Driadi che, per essere bianche, cercano l’ombra; abitante delle profonde valli dell’Arcadia, chiede al sole il favore di un incarnato abbronzato e il sole colora la giovane di un bagliore leggermente rossastro (d). Palestra è seduta, e questa, figlia mia, è un’idea molto felice della pittrice, perché le ombre così proiettate dal corpo sono più numerose, e questo è d’altronde un atteggiamento che non le è necessariamente di cattiva grazia. Fa bene anche questo ramoscello d’ulivo che Palestra si stringe al seno; la dea ama questa pianta che dona ai combattenti l’olio essenziale ed è la delizia degli uomini.
“Gli esercizi ginnici”, dice Filostrato (1), “si dividono in due specie, quelli che richiedono agilità, come lo stadio, la doliche o corsa lunga, la corsa armata, il doppio stadio, il salto; e quelli che richiedono forza, come il pancrazio, la lotta, il pugilato. » La palestra è, in senso stretto, il luogo dove gli atleti si impegnano in questi ultimi esercizi, e la dea della palestra è la dea dei lottatori e dei pugili. Filostrato è l’unico che cita questa divinità, ma l’arte che ha creato tanti esseri allegorici come Paura, Inseguimento, Impudenza, Opportunità, Indulgenza, non deve aver esitato a personificare lo scenario. In Stazio è una divinità che fa scorrere l’olio sulle sue membra (2); perché il pittore non l’avrebbe rappresentata con un ramoscello d’ulivo in mano? Quanto ai piccoli spiriti che personificano le diverse figure della lotta, sono fratelli di questo Agon (3) che, stando accanto ad Ares, ad Olimpia, rappresentava il combattimento bellicoso; e di quest’altro, che teneva in mano dei manubri, rappresentava l’esercizio del salto. Non è raro, inoltre, incontrare bambini che giocano, lottano, corrono in opere d’arte, e che possono essere presi per i geni della corsa, della lotta o di questo o quel gioco.
Secondo il suo nome, la Palestra doveva essere una donna; per la natura degli esercizi ai quali presiede doveva avere un aspetto virile. Da qui questo sforzo dell’artista di unire grazia e forza nello stesso personaggio; sappiamo 498 inoltre che questi esseri, partecipando di una duplice natura, hanno un fascino particolare; ancor più che una figura ideale di eroe o di eroina, sembrano discostarsi dalla realtà; alle bellezze che prendono in prestito da sessi diversi, aggiungono una grazia in più, una grazia strana, risultante dalla fusione di due elementi contrari. Talvolta, come nel centauro, il contrasto resta totale; sarebbe scioccante se l’arte non gestisse abilmente la transizione tra una groppa che non ha nulla dell’uomo e un busto che non ha nulla del cavallo; talvolta, come nell’ermafrodita, la transizione è ovunque, ma il contrasto, benché localizzato, è così marcato da sembrare brutale.
in certe figure, come le Amazzoni, come Atena, come Artemide, come la stessa nostra Palestra, c’è ancora un contrasto, ma un contrasto che risulta più dall’accentuazione che dall’alterazione di certe forme, contrasto che non sembra pertinente. opposizione alle leggi della natura, contrasto che sembra ordinato dalla natura stessa dei personaggi rappresentati e che, per questo, si risolve francamente in un accordo per la mente. Non è inutile, inoltre, sottolineare che Palestra non presenta, come riteneva un critico, i seni atrofizzati o rudimentali, che avrebbero presentato agli occhi un’immagine sgraziata. È una giovane ragazza nel fiore degli anni; in quanto tale e anche perché nella sua veste di palestra è meno donna che un’altra dea, ha i seni poco sviluppati. Brunn la paragona, non senza ragione, ad una statua del Museo Pio Clementino (4), che rappresenta una giovane fanciulla che corre; la struttura del torace, le ossa e i muscoli, dice, annunciano forza, ma la convessità dei seni è marcata solo discretamente; questa statua ha inoltre altri caratteri in comune con Palestra; se i capelli cadono indietro sulle spalle, sono, come quelli dei lottatori e dei corridori, molto corti sulla fronte. Palestra, disse Filostrato, le premette un ramoscello d’ulivo sul petto. Il relatore spiega questo attributo dicendo che l’olivo fornisce servizi ai lottatori.
Brunn preferisce credere che l’olivo rappresenti il prezzo della vittoria. Siamo tentati di dare ragione al sofista contro il dotto archeologo. Sui monumenti che rappresentano lotte, la Pedotribe o qualsiasi altro personaggio porta spesso un ramo di palma; si tratta infatti di un premio riservato ai vincitori, la foglia di palma non può essere utilizzata per nessun altro scopo. Gli antichi parlano bene delle corone di ulivo assegnate ai 500 vincitori delle Olimpiadi (5), ma quasi sempre l’idea della lotta e dello scenario è legata nella loro mente al ricordo dell’olio con cui venivano unti. i lottatori. La lotta è chiamata da Stace uncta impallidisce. In Teocrito Delfi deve scaturire dalla ricca palestra (6): in Ovidio (7), la splendente palestra è l’esercizio caro alla gioventù. Comunque sia, un attributo che può essere spiegato in modo abbastanza plausibile in due modi non può essere spostato; non c’è quindi motivo di rimproverare alla Palestra, come fa Friederichs, di non tenere in mano lo strigile o il vaso d’olio dei lottatori.
È un peccato che Filostrato non abbia descritto gli atteggiamenti dei geni che si scatenavano intorno a Palestra. I monumenti antichi che rappresentano uomini o bambini in difficoltà possono in una certa misura compensare questo silenzio. A volte i due avversari tendono le braccia l’uno verso l’altro e sembrano volersi toccare solo con le dita; è il preludio al combattimento (8). A volte inizia la lotta: uno degli atleti ha la mano dietro il collo dell’avversario che si piega sotto la presa (9); talvolta uno dei lottatori costringe l’altro a mettere entrambe le ginocchia a terra, lo prende per il collo e lo stringe per soffocarlo (10); talvolta il più abile riesce ad afferrare il piede o la gamba dell’avversario facendogli così perdere l’equilibrio (11); talvolta, afferrato per la metà del corpo, sollevato da terra e girando su se stesso, lo sconfitto colpirà il suolo della terra, a meno che il vincitore non si inginocchi, come per metterlo a terra e fargli toccare la terra delle spalle ( 12); talvolta i due giostratori si intrecciano, e l’uno grava tutto il suo peso sul corpo dell’altro che viene abbattuto e minaccia ancora con il pugno (13). Queste sono le principali figure della lotta; ma quanti altri erano ancora classificati, avevano il loro nome, senza contare quelli che potevano nascere dalle probabilità del combattimento e dalla duttilità dei combattenti (14)! Per tornare alla nostra tavola, i geni che circondavano Palestra non erano senza dubbio né numerosi né raggruppati in tante deformazioni, perché Filostrato suppone che riproducessero queste figure una dopo l’altra. Non ci sarebbe stato motivo di fare una simile supposizione se ciascuna figura della lotta fosse stata rappresentata da una coppia di geni combattenti. L’artista si era indubbiamente schierato dalla parte dell’autore di un bassorilievo conservato nella Galleria di Firenze (15). Sulla destra della composizione, due amori preludono al combattimento: altri due, posti a sinistra, preludono la scazzottata; 501 raggruppato con ciascuna di queste coppie, un terzo amore, che tiene una palma in mano, sembra agire come un pedotribù. Al centro, un amorino in piedi alza la mano verso la corona che ha già ricevuto come vincitore, l’avversario sconfitto si alza su un braccio; a destra e a sinistra di questo gruppo, due amorini, uno che porta una foglia di palma, l’altro che suona una tromba, formano un pendente. In questo bassorilievo sono stati evitati tutti gli atteggiamenti violenti. Il wrestling è disponibile solo in due forme, il wrestling vero e proprio e la boxe; e per questi due esercizi l’artista non ci mostra che una figura, per così dire, quella iniziale, la meno dotta e la meno complicata. Per la composizione avvicineremmo volentieri il nostro dipinto al bassorilievo: la Palestra prenderebbe il posto del gruppo centrale; due o tre coppie di amori, raggruppate in atteggiamenti più o meno semplici, avrebbero rappresentato in sé le innumerevoli palahmata o figure della lotta.
(1) Sulla ginnastica, tradotto. Ina minoide, pag. 62 (testo, c. IV).
(2) San Th., VI, 827.
(3) Pausania, V, 20, 3; V, 26, 3.
(4) Mus. Pio Cl., III, 27. Cfr. Krause, Die Gymnast. e Agon. der Hellenen, pl. VII, f 15,
(5) Plinio, XV, 5.
(6) Id., 2, 51.
(7) Met., VI, 41.
(8) Hamilton, vasi antichi (di Tischbein), IV, 44; Krause, Die Gymn., pl. X, n. 28.
(9) Clarac, H, 228; Krause, Die Gymn.9 X, 26 bis.
(10) Gal. de Flor., II, 23, 3; Krause, XI, 32.
(11) Krause, 39 e 40; Mio. dell lnst.91,22. Vedi anche Krause, f. 38.
(12) Krause, D.G., XI, f. 35 bis, 31 bis, 39c.
(13) Krause, f. 30, 31, 31a.
(14) Cfr. Pollux, III, 155 e le spiegazioni di Krause, Gym. Lui, Ag.,l, p. 415 e segg.
(15) Gal. di Firenze, ser. IV, vol. III, t. 120; Mull, Wies. D.d. ha. K.Taf. LII, n.653.