“Nulla accade mai per caso.
Qui arrivano solo gli ospiti giusti.
Questo è il Cerchio Ermetico … ”
Hermann Hesse
Un intensa amicizia tra Hermann Hesse, Carl Gustav Jung e Miguel Serrano, tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta espressa con conversazioni e epistolari tra questi tre uomini straordinari su temi fondamentali quali l’Amicizia, l’Amore e la Morte. Il Cerchio Ermetico, appare come lo spazio magico, che si apre talora, in certe misteriose circostanze, nella nostra vita terrestre, aldilà delle barriere spazio-temporali della dimensione puramente terrena, in cui avvengono gli incontri tra persone che appartengono alla stessa Tradizione, perchè tra le stesse esiste un sottile ed in visibile filo, una sincronicità…
In tale spazio magico” le cose vengono a noi desiderose di trasformarsi in simboli”
La qualità, potrebbe realizzarsi solo rivivendo e rivitalizzando i simboli, un compito solitario, non importa quanto tu isolato tu sia e quanto solo ti senta, se realizzi il tuo lavoro secondo coscienza e sinceramente, amici sconosciuti ti cercheranno ed arriveranno a te…
Nel Cerchio Ermetico non vige la legge di causa ed effetto che regola il mondo della materia, ma la legge di sincronicità, delle “coincidenze significative”, dei “casi pieni di destino e significato”, in cui svaniscono la comune concezione del tempo e la dicotomia tra materia e spirito, tra esseri animati ed esseri inanimati ed in cui “le cose vengono a noi desiderose di trasformarsi in simboli”.
Libri come questo hanno una vita autonoma, sono fatti di materia vivente, decidono da soli dove e quando circolare e a quale lettore regalare il loro prezioso messaggio, che essi trasportano, attraverso percorsi misteriosi, da insondabili dimensioni dello spazio e del tempo. Tale messaggio, di fondamentale importanza, può essere compreso solo con l’intelligenza del cuore, ma rimarrà oscuro ed inaccessibile a chi cerchi di decifrarlo con la mente razionale.
«Il tempo è un bambino – giocando come un bambino – giocando un gioco da tavolo – il regno del bambino. Questo è Telesforo, che percorre le regioni oscure di questo cosmo e si illumina come una stella fuori dalle profondità. Lui punta la strada alle porte del sole e alla terra dei sogni”
“Il tempo è un bambino che gioca, gioca d’azzardo, il fanciullo è il re”
Eraclito.
“Egli indica la strada alle porte del sole e nella terra dei sogni” è una citazione dell’Odissea Si riferisce a Ermes, lo psicopompo, che porta via gli spiriti degli spasimanti caduti.
Sulla facciata principale (la pietra è cubica) della famosa Pietra di Bollingen da Jung scolpita nel 1950, nella sua residenza estiva nota come la Torre di Bollingen.
Nella struttura naturale della pietra, vidi un piccolo cerchio, una specie di occhio che mi guardava. Lo scolpii nella pietra e nel centro vi feci un piccolo homunculus”.
La figura centrale è Homunculus-Mercurio-Telesforo, che indossa un mantello con cappuccio e porta una lanterna. Egli è circondato da un Mandala Quaternario di significato alchemico, con il quarto superiore dedicato a Saturno, il quarto inferiore a Marte, il quarto di sinistra al Sole-Giove (“maschio”) e il quarto di destra alla Luna-Venere (“femmina”) .
” Fin dal principio sentii la Torre come un luogo, in un certo senso, di maturazione, un grembo materno o una figura materna nella quale potessi diventare ciò che fui, sono e sarò.”
(C. G. Jung, ‘Ricordi, sogni, riflessioni’)
levandus sum e profundo ad instar piscis…
“Orphanus sum, solus tamen ubique reperior, unus sum sed mihi contrarius, iuvenis et senex simul, nec patrem nec matrem novi, quia levandus sum e profundo ad instar piscis, seu delabor a coelo quasi calculus albus, nemoribus montibusque inerro, in penitissimo autem hominem delitesco, mortalis in unumquodque caput, non tamen tangor temporum mutatione.”
«Sono un orfano, solo; tuttavia sono stato trovato ovunque. Io sono uno, ma sono contrario a me stesso. Io sono gioventù e vecchio allo stesso tempo. Non ho conosciuto né padre né madre, perché ho dovuto essere estratto dal profondo come un pesce, o caduto come una pietra bianca dal cielo. Nei boschi e nelle montagne vagabondo, ma sono nascosto nell’anima più intima dell’uomo. Sono mortale per tutti, ma non sono toccato dal ciclo degli eoni.”
Un lato contiene una citazione presa dal Rosarium philosophorum:
“Rosario dei filosofi”, è un testo alchemico del XIII secolo, tradizionalmente attribuito ad Arnaldo da Villanova (1235-1315), forse di autore anonimo della fine del XIV secolo
«Hic lapis exilis extat, pretio quoque vilis, spernitur a stultis, amatur plus ab edoctis»
«Qui si trova la media, scomoda pietra del filosofo, di prezzo molto economica. Più è disprezzata dagli sciocchi, più amata dai saggi.»
載營魄抱一,能無離乎?專氣致柔,能嬰兒乎?滌除玄覽,能無疵乎?愛民治國,能無知乎?天門開闔,能為雌乎?明白四達,能無知乎?生之、畜之,生而不有,為而不恃,長而不宰,
是謂玄德。
道德經 X, 10 Dao De Jing
載營魄抱一
Portando e nutrendo la tua anima sensibile e abbracciando l’uno , puoi non separartene?
oppure
Puoi nutrire i soffi vitali e abbracciare l’uno senza separazione?
(interpretazione personale ispirata da anni di pratica di QI GONG kiko氣功 )
Concentrando il respiro (soffio vitale, Qi 氣) e sviluppando la morbidezza,柔(ideogramma presente i molte composizioni di termini marziali )
puoi essere come un neonato?
purificando e ripulendo la visione profonda, puoi essere macchia?
Amando il popolo e governando lo stato, puoi restare nel non sapere?
Aprendo e chiudendo le porte del cielo, puoi essere il femminile?
Illuminando i quattro angoli del mondo, puoi attenerti al non agire?
genera e alleva, genera senza possedere, agisci senza contare sui risultati, coltiva senza impadronirti
Secondo l’antica filosofia e secondo le credenze tradizionali antiche cinese vi sono due o forse più tipi diversi di anime:
魄 po è l’anima che non lascia il corpo dopo la morte , è l’anima sensibile, yin, 陰, terrestre, corporea, il fantasma del defunto, vegetativa o animale
魂hún l’anima spirituale, etereo, yang 陽
Esistono alcune controversie sul numero di anime in una persona; per esempio, una delle tradizioni all’interno del Daoismo propone una struttura animica del sanhunqipo 三 魂 七 魄 ; cioè “tre hun e sette po “.
”Quando un feto inizia a svilupparsi, è (a causa di) il [ po ]. (Quando quest’anima gli ha dato una forma) allora arriva la parte Yang, chiamata hun . Le essenze ([ qing ] 情 ) di molte cose ( wu 物 ) danno poi forza a queste (due anime), e così acquisiscono la vitalità, l’animazione e l’allegria ( shuang 爽 ) di queste essenze.
Così alla fine sorgono spiritualità e intelligenza ( shen ming 神明 ). ”
(Needham e Lu )
Gli antichi cinesi credevano generalmente che la vita umana individuale consistesse in una parte corporea e in una parte spirituale. Il corpo fisico fa affidamento per la sua esistenza sul cibo e sulle bevande prodotte dalla terra.
Lo spirito dipende per la sua esistenza dall’invisibile forza vitale chiamata ch’i , che viene nel corpo dal cielo. In altre parole, respirare e mangiare sono le due attività di base con cui un uomo mantiene continuamente la sua vita. Ma il corpo e lo spirito sono governati ciascuno da un’anima, vale a dire il p’o e il hun .
Loewe spiega con una metafora della candela;
lo xing fisico è lo “stoppino e la sostanza di una candela”, il po spirituale e il hun sono la “forza che tiene accesa la candela” e la “luce che emana dalla candela”.
Lo Yin po e lo Yang hun erano correlati con le credenze spirituali e mediche cinesi. Hun 魂 è associato con shen神 “spirito; dio” e po 魄 con gui鬼 “fantasma; demone; diavolo”
(Michael Carr ) Il testo medico del Lingshu Jing (circa 1 ° secolo a.C.) applica spiritualmente la teoria della “Cinque fasi” di Wu Xing agli “organi” di Zang-fu , associando l’ anima hun al fegato (medicina cinese) e al sangue, e l’ anima po con il polmone ( Medicina cinese) e respiro.
柔 ROU il concetto, che detiene un risvolto nella pratica di alcune discipline 柔 Ju, in giapponese, gentilezza, adattabilità, cedevolezza, morbidezza elemento rilevante nelle discipline quali il judo 柔道 la via della cedevolezza e nel jūjitsu柔術 la tecnica della cedevolezza, anche il termine ruan è caratterizzato da un simile intento, principi fondamentali nel 太極拳tàijíquán nel Qigong kiko氣功 e nell’ aikido合気道
Molti versi si riferiscono alle pratiche dell’arte di nutrire la vita dei seguaci del Dao道導引 DaoYin e QI GONG kiko氣功 pratiche legate alla Alchimia nèidān 內丹 “elisir / alchimia interna” e wàidān 外丹 alchimia esterna內丹 術 le “arti della coltivazione della medicina interna”
Nel segreto del fiore d’oro , 金花的秘密 libro sulla meditazione e l’alchimia cinese, tradotto da Richard Wilhelm e commentato da Carl Jung.
Allude a una metafora secondo la quale ognuno di noi è obbligato a svegliarsi, ad aprire la propria coscienza verso la luce, un’apertura primordiale simbolizzata attraverso il fiore d’oro, un centro di potere dove tutto circola e trascende.
” la dottrina richiede solo la pratica della concentrazione mentale.. i principianti soffrono di due tipi di problema : l’oblio e la distrazione, un modo per superarli è semplicemente lasciar riposare la mente sul respiro, il respiro è la mente, la mente respira…”
Il maestro Zhao Bichen (趙 避 塵) praticante molto noto di “neidan” (内丹)la coltivazione della consapevolezza attraverso “l’interno” del corpo, insieme a una reale consapevolezza del qi così come è distribuito in tutto il sistema. A questo proposito, l’interno del corpo viene percepito (attraverso la meditazione) come un numero di cavità o spazi vuoti. Il meccanismo di respirazione mantiene il gonfiamento e lo sgonfiamento di queste cavità con il qi. La consapevolezza diventa così sottile che anche il più piccolo dei movimenti all’interno del corpo viene chiaramente percepito. Il qi attraversa il corpo attraverso l’azione del respiro interno e del respiro esterno, viaggiando con il sangue attraverso le arterie e le vene. Il Qi viaggia anche simultaneamente intorno e oltre le arterie e le vene e non può essere limitato alle loro strutture fisiche.
”L’uomo vive e muore per questa immateriale vitalità spirituale; vive quando è presente e muore quando si disperde. Quindi si dice:
“Lo spirito senza vitalità non fa vivere un uomo; e la vitalità senza spirito non lo fa morire. ” Lo spirito prenatale nel cuore è la natura e la vitalità prenatale nell’addome inferiore è la vita; solo quando lo spirito e la vitalità si uniscono, si possono ottenere risultati reali. ”
L’idea di agire senza risultati. 為而不恃 l’azione del saggio è conforme solo al Dao
”Tu hai diritto soltanto all’azione, e mai ai frutti che derivano dalle azioni. Non considerarti il produttore dei frutti delle tue azioni, e non permettere a te stesso d’essere attaccato all’inattività.”
।।2.47।।कर्तव्यकर्म करनेमें ही तेरा अधिकार है फलोंमें कभी नहीं। अतः तू कर्मफलका हेतु भी मत बन और तेरी अकर्मण्यतामें भी आसक्ति न हो।
Krishna कृष्ण
Il Beato, II: 47 Bhagavadgītā “Il canto del divino”भगवद्गीता episodio del poema epico Mahābhārata.
Poche righe, squisitamente poetiche , il graffito rinvenuto nel secolo scorso da Matteo della Corte, sito sulla parete della Bottega di Successus in via dell’Abbondanza a Pompei: “Nihil durare potest tempore perpetuo: cum bene sol nituit, redditur Oceano, decrescit Phoebe, quae modo plena fuit, ventorum (alcuni epigrafisti riportano Venerum) feritas saepe fit aura levis…“.
Nihil durare potest tempore perpetuo.
Cum bene Sol nituit redditur Oceano;
Decrescita Phoebe quae modo plena fuit.
(Sic) Venerum feritas saepe fit aura levis.
[CIL IV 9123].
X.13.4 Pompei. 1913. Poema di graffiti trovato sulla sinistra della porta.
Secondo Della Corte, trovata sull’intonaco esterno a sinistra della porta, c’era un bel poema triste ma profetico.Questo è stato trovato il 25 febbraio 1913, scritto in rosso. Nell’inverno del 1915, a seguito di piogge torrenziali prolungate, l’originale morì quando cadde il muro.
Vedi Notizie degli Scavi di Antichità, 1927, p. 116, fig. 11.
Vedi Della Corte, M., 1965. Case ed Abitanti di Pompei. Napoli: Fausto Fiorentino. (p.335)
Secondo Garcia y Garcia, questo fu scoperto nel 1913, ma purtroppo presto perso.
Ha anche citato l’ultima parola latina come “l (e) vis”, e nella nota 28, ha affermato che l’interpretazione era stata fortemente contestata (con riferimenti).
La sua traduzione del latino era:
“Niente può durare per sempre: il sole, quando il suo corso è completo, si nasconde dietro il mare; la luna, una volta piena, ora svanisce.
Pertanto, le ferite dell’amore guariranno e le fresche brezze soffieranno ancora una volta ”
CONFER
Garcia y Garcia, L., 2005. Alunni, insegnanti e scuole a Pompei. Roma: Bardi editore. (p.155)
Cooley ha una traduzione simile –
“Niente può durare per sempre:
Quando il Sole ha brillato brillantemente, ritorna sull’Oceano;
La luna cala, che recentemente era piena.
Anche così la ferocia di Venere diventa spesso un soffio di vento ”
Vedi Cooley, A. e MGL, 2004. Pompei: A Sourcebook. Londra: Routledge. (p.72)
ulteriore versione…
NIHIL DURARE POTEST TEMPORE PERPETUO CUM BENE SOL NITUIT REDDITUR OCEANO DECRESCIT PHOEBE QUAE MODO PLENA FUIT VEN[TO]RUM FERITAS SAEPE FIT AURA L[E]VIS
Nulla può durare in eterno: il sole dopo aver ben brillato si getta nell’Oceano, decresce la luna che poco fa era piena, la violenza dei venti spesso diventa brezza leggera
nota:
Phoebe deriva dal greco antico Φοίβη (Phoibe), latinizzato in Phoebe, da φοῖβος (phoibos) che significa “brillante”, “puro”, “luminoso”
E’ uno dei titanidi originata dall’unione di Urano e Gea, è sorella dell’Oceano Titano, Ceo, Kronos, Rea, Tè, Temis, Mnemosina e Teti, era associata alla Luna.
Artemide era spesso chiamata Febe nel suo ruolo di dea della luna e come una coppia femminile del suo fratello gemello Apollo, che si chiamava Foebo (quello splendente).
”Natura autem utrumque facere me uoluit, et agere et contemplationi uacare: utrumque facio, quoniam ne contemplatio quidem sine actione est”
«Del resto la natura volle facessi l’una e l’altra cosa, e agire e dedicarmi alla contemplazione: l’una cosa e l’altra faccio, dal momento che neppure la contemplazione è senza azione»
Seneca de otio
L’otium è cura di sé e della propria saggezza, contemplazione e studio.
Graeci non solum ingenio atque doctrina, sed etiam otio studioque plentyantes
“I Greci sono ricchi non solo di doti e dottrine innate, ma anche di Otium e applicazione”
Cicerone
Nunquam se meno otiosum esse quam cum otiosus esset, aut minus solum esse quam cum solus esset
Scipione il Vecchio
“Non fu mai stato così nell’otium come quando permaneva nell’Otium, e mai così solo come quando ha goduto della solitudine ”
Ombra profonda siamo. Non tormentateci, voi che non siete degni : non voi richiede un’opera così importante, ma coloro che sono idonei
”Ad internam scripturam, et non vulgares per memoriam operationes explicatis”.
Giordano Bruno
Ombre che sono state “estese” (explicatis), o che si sono “allungate”, oltre la superficie, costituita dalle “solite operazioni mnemoniche” (vulgares per memoriam operationes), fino ad una “scrittura interna” (ad internam scripturam), fino a comprendere il senso “riposto” delle cose.
“tutto ciò che si conosce, si conosce via anima, cioè viene trasmesso attraverso immagini psichiche che sono la nostra realtà prima” Carl Gustav Jung
(Collected Works, 11 par. 769).
”Ogni processo psichico è un’immagine e un «immaginare» senza cui non esisterebbe alcuna coscienza.” Carl Gustav Jung
CW, 11 par. 889)
Gli ermetisti neoplatonici come Marsilio Ficino e Pico della Mirandola credevano che le idee fossero modelli eterni ed immutabili.
Il mondo reale secondo tale dottrina è frutto di una “progressiva emanazione”: le idee dell’Iperuranio (dal greco hyper, “sopra, al di sopra di”, e ouranòs, “celeste”) si riverberano nelle corrispondenti immagini e forme nello spirito del mondo, e da questo esse sono di nuovo riflesse nelle forme materiali.
Questo pensiero comporta una “visione”, cioè una rappresentazione mentale dello sviluppo ideale.
Giordano Bruno conosceva tali principi e li fece suoi uniformandoli con l’arte di cui era maestro: la mnemotecnica.
L’esperienza ermetica della riflessione dell’universo nella mente è, infatti, alla base di tale tecnica “magica”, che rispetto alla mnemotecnica classica, basata su luoghi e immagini, viene concepita come un sistema per conseguire l’esperienza spirituale, attraverso l’impressione nella memoria di immagini archetipe, “magicamente” attivate.
Servendosi di immagini archetipe come di immagini mnemoniche,l’iniziato a tale tecnica mirava a conseguire la conoscenza e poteri universali sulla materia, che derivavano dalla comprensione e dalla sintonia con le sfere più elevate del cosmo.
Fissando indelebilmente nella mente tali immagini, secondo Bruno, si otteneva il riflesso mentale dell’intero cosmo, acquisendo un enorme potenziamento della memoria e dell’intelletto.
Il lavoro dell’iniziato alla mnemotecnica consiste nel sentire tali figurazioni come simboli-ponte per raggiungere la comprensione delle idee divine seguendo un processo di elevazione verso L’Assoluto
Le idee creano il mondo, se l’uomo riesce ad arrivare all’“iperuranio” dove sono le idee e da li all’origine di queste, li da dove Tutto emana da Uno, allora egli potrà essere partecipe della forza creativa dell’Assoluto.
L’archetipo è un agente psichico da intendere come principio attivo. Pare che per Jung, non esistano immagini innate bensì una «facoltà» – ‘facultas praeformandi’ – umana in grado di cogliere gli archetipi, e che rende possibile il loro emergere e sorgere come immagini . Ciò significa inequivocabilmente che, nella psicologia di Jung, la psiche di ogni individuo – la cui modalità è fatta d’immagini – partecipa, sottilmente, alla vita archetipica; ciò significa pure che le collettività ne sono un catalizzatore potente.
«Egli [Simonide], pertanto, a quanti esercitino questa facoltà dello spirito, consiglia di fissare nel cervello dei luoghi e di disporvi quindi le immagini delle cose che vogliono ricordare. Con questo sistema l’ordine dei luoghi conserverà l’ordine delle idee, le immagini delle cose richiameranno le cose stesse, i luoghi fungeranno da tavolette per scriverci sopra e le immagini serviranno da lettere con cui scrivere.»
(M. T. Cicerone, Dell’oratore, a cura di A. Pacitti, 3 voll., Zanichelli, Bologna 1974, vol. II, libro II, LXXXVI, 354.)
«Ben vide Simonide o chiunque ne sia stato l’inventore che le impressioni trasmesse dai nostri sensi rimangono scolpite nelle nostre menti e che di tutti i sensi il più acuto è quello della vista. Per cui dedusse che la memoria conserva molto più facilmente il possesso di quanto si ascolta o si pensa quando le loro sensazioni entrano nel cervello con l’aiuto della vista. In questo modo la rappresentazione con immagini e simboli concretizza le cose astratte ed invisibili con tanta efficacia, che riusciamo quasi a vedere realmente mediante immagini concrete quel che non siano capaci di percepire col pensiero.»
(M. T. Cicerone, Dell’oratore, cit., II, LXXXVII, 357)
Lo sparring è un arte nell’arte richiede un ampia gamma di attitudini e di abilità da acquisire.
Davide Passaretti, Simona Monteverdi Vissia Trovato, M. Alfredo Farace ,Francesco Dal Pino
Francesco Dal Pino
Silvia La Notte , Francesco Dal Pino, Davide Passaretti , Cecilia Attalla dojo ruan
Combat Dojo Ruan
Necessita di tempo di maturazione, dedizione, resilienza, coraggio, tempismo, lucidità , pacatezza, e nello stesso tempo grinta e aggressività agonistica, e distacco emotivo.
Spirito di osservazione (neuroni specchio) e di auto osservazione la capacità di essere adattabili e disponibili all’apprendimento
non tutti hanno cuore di osare l’avventura…
“Avere un cuore da temerari ha a che fare con il conoscere se stessi e il non avere paura della sconfitta. È così che diventi una versione migliore di te stesso. La nobiltà è una conseguenza di questo atteggiamento.”
Dove si dirige l’attenzione/intenzione si dirige il Qi/KI
(un certo tipo particolare di energia)
導引 DaoYin e QI GONG kiko氣功
Il daoyin導引dǎoyǐn è un metodo ginnico cinese per la cura della salute basato sull’integrazione di esercizio respiratorio, mentale, fisico e automassaggio.
Il termine daoyin è composto dalle parole dǎo 導 – “guidare, condurre” – e yǐn 引 – “tirare, tendere”. Secondo Li Yi 李頤, commentatore del Zhuangzi d’epoca Jin (265-420), il termine è da intendere come “guidare l’energia vitale per armonizzarla” e “tirare il corpo per ammorbidirlo”
Nell’antichità il qìgōng lo si chiamava dǎoyǐn (lett. “condurre e attirare”), 彭祖 Péng Zǔ (leggendario personaggio taoista che secondo la tradizione visse 800 anni) era noto come “il maestro del dǎoyǐn”, il Zhuāngzǐ di ciò scrisse: “condurre il qì induce all’armonia, attirare/guidare il corpo induce alla cedevolezza”.
Il simbolo nell’illustrazione in basso nr. 33 rappresenta il carattere 導 in epoca 商 Shāng, allora 導 dǎo e 道 dào avevano lo stesso significato.
Conduire; guider (p. ex. : les souffles, en thérapeutique); rétablir ou maintenir les circulations vitales. 導 invece “condurre, guidare”, ma anche “istruire”, “nutrire”… l’immagine suggerita dall’insieme di semantoforo e fonoforo rimanda a una mano con il pollice che indica la via da seguire. In 導引 dǎo yǐn l’idea è di guidare/attirare il qì, ristabilendo o mantenendo la circolazione dell’energia vitale.
Confer consulenza
dr. Daniele Cologna sinologo
esercizi statici (jinggong 静功), che consistono nel mantenere una posizione immobile del corpo guidando mente e respiro secondo metodi particolari;
esercizi dinamici (donggong 动功), che consistono nell’esecuzione di gesti atti a favorire e migliorare lo scorrimento dell’energia vitale (qi 氣 ) e del sangue nel corpo, mantenere attivi muscoli, tendini e ossa;
esercizi di concentrazione tramite la focalizzazione su punti specifici del corpo o la visualizzazione di particolari percorsi interni o esterni al corpo: esercizi di respirazione (tuna 吐纳), tecniche di automassaggio (zimo 自磨), esercizi di allungamento (yinti 引体), ecc
氣功
Il termine Qi gong /kiko si riferisce a una serie di pratiche e di esercizi collegati alla medicina tradizionale cinese e in parte alle arti marziali che prevedono la meditazione, la concentrazione mentale, il controllo della respirazione e particolari movimenti di esercizio fisico. Tale disciplina si pratica generalmente per il mantenimento della buona salute e del benessere sia fisici sia psicologici, tramite la cura e l’accrescimento della propria energia interna 氣 qi ki.
“Fino alla fine del paganesimo, il culto privato—diretto dal pater familias—mantenne la sua autonomia e la sua importanza a fianco del culto pubblico … A differenza del culto pubblico, che subì continue modifiche, il culto domestico, compiuto attorno al focolare, non pare aver subìto sensibili cambiamenti durante i dodici secoli della storia romana.
Si tratta, senza dubbio, di un sistema cultuale arcaico, in quanto esso è attestato presso altri popoli indoeuropei.
Proprio come nell’India aria, anche a Roma il fuoco domestico costituiva il centro del culto …
il culto si rivolgeva ai Penati e ai Lari, personificazioni mitico-rituali degli antenati, e al genius, una specie di ‘doppio’ che proteggeva l’individuo.
Mircea Eliade riguardo il culto privato nell’antica Roma
[Storia delle credenze e delle idee religiose v.II, p.120]:
Lares da lar(es), “focolare”, derivato dall’etrusco lar, “padre” sono figure della religione romana che rappresentano gli spiriti protettori degli antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia, della proprietà o delle attività in generale. Sono posti in una nicchia della casa chiamato Larario, vengono rappresentati da statuette chiamate Sigillium (da signum, segno, immagine) e onorati con incensi ed una fiamma accesa.
Insieme a Vesta, la dea del focolare, e ai Penati, gli dei della dispensa. L’origine del culto dei Lari non è però da ricercarsi presso il focolare della famiglia; per quanto incerta sia l’etimologia del loro nome, è abbastanza sicuro che la religione dei Lari ebbe sua prima sede in fundo villaeque in conspectu (Cicerone)
sala dei Misteri (riti iniziatici)
I penati sono gli spiriti protettori di una famiglia e della sua casa onorate nel culto privato in modo esclusivo, gli antenati e spiriti protettori, deriva dal latino penas, ovvero “tutto quello di cui gli uomini si nutrono“, quindi in origine proteggevano il cibo custodito in casa, e il loro posto era il Penitus, ovvero il luogo della casa dove si custodisce il cibo (oggi la cucina o la dispensa).
In seguito divennero più genericamente i protettori della famiglia, sovrapponendosi quindi con la funzione dei Lari.
Ogni famiglia aveva i propri Penati che venivano trasmessi in eredità insieme ai beni patrimoniali. Ai Penati, che risiedevano nel Larario insieme ai Lari, si occupava il capofamiglia (pater familias) che puliva regolarmente l’edicola e ad ogni pasto veniva offerto loro del cibo : il sale, che purifica e conserva il cibo, e del farro, il primo cereale coltivato dai romani.
i Mani ( Manes) erano le anime dei defunti, a volte in pace e benevolenti altre volte inquiete ed ostili, talvolta venivano identificate con le divinità dell’oltretomba.
sala dei Misteri (riti iniziatici) Particolare del grande affresco dionisiaco della Villa dei Misteri, Pompei (Napoli), I° sec. a.C. – I° sec. d.C.
“Genius loci” si potrebbe intendere come “lo spirito, il nume tutelare”
di un determinato luogo.
Tale credenza è riconducibile ad un approccio animistico per cui tutto è permeato da un’energia e da un’intelligenza, compresi i luoghi, o gli animali ma anche e lo stesso uomo
( in oriente un esempio esplicito si ritrova nel termine kami 神spiriti ancestrali e divinità dello Shito 神道 )
La parola Genius deriva dal latino gignere che significa “generare, creare”, era utilizzata per identificare il nume che costituiva una forza creatrice.
Al Genius venivano offerti fiori, piante odorose, incensi, profumi, vino ed altro.
Nell’antica Roma si riteneva che vi fosse una divinità minore protettrice di un luogo, di chi vi abitava o transitava.
Ogni luogo aveva un suo genius che poteva essere ostile o benevolo a seconda dell’atteggiamento dell’individuo verso il luogo.
Dissacrare un luogo, o appropriate delle sue risorse in modo indiscriminato poteva inimicare Genius Loci, mentre pregarlo, rispettarlo e fargli offerte poteva renderlo propizio.