L’arte pura può dirsi il preludio della magia

Il tratto più caratteristico nel dadaismo era anche la sdrammatizzazione di codeste negazioni, cui si voleva togliere ogni pathos traducendole nelle forme del paradosso freddo e della pura contraddizione. “Dada non è serio – diceva ancora lo stesso Tzara. – Non si commuove per le disfatte dell’intelligenza. Con tutte le forze, lavora per l’introduzione, dappertutto, dell’idiozia”. “Il vero dadaismo è contro il dadaismo, si trasforma, afferma, dice nello stesso istante il contrario, senza darvi importanza”. (Si possono trovare tali espressioni nei 7 Manifestes Dada di T. Tzara, raccolti in un volume uscito poi a Parigi nel 1924). Esteriormente, queste posizioni non erano prive di una certa analogia col metodo dell’assurdo usato da alcune scuole esoteriche estremo-orientali – il Ch’an e lo Zen – per far saltare tutte le sovrastrutture del mentale: anche se, naturalmente, in queste lo sfondo è del tutto diverso. Si sarebbe potuto anche riandare alle parole di Rimbaud sul metodo della veggenza ottenuto con uno “sregolamento ragionato di tutti i sensi”.

di Julius Evola

tratta da “Il cammino del Cinabro” (capitolo II)

L’arte astratta e il dadaismo

«si avventurò in terrae incognitae raramente o mai frequentate sia ieri che oggi dagli uomini di cultura del Bel Paese, esplorandole, descrivendole in opere spesso ancora uniche nel loro genere».
Gianfranco de Turris


”espressione pura dello spirito con riferimenti ermetici ed esoterici; infine, gli anni Sessanta con le repliche delle sue opere storiche e alcuni dipinti figurativi che si discostano dalla sua produzione giovanile. Pur dedicandosi alla pittura per un arco di tempo brevissimo, Evola ha attraversato la stagione delle Avanguardie interpretandone con originalità i temi e le istanze. Denominatore comune della sua pratica: la ricerca spirituale”.
Vittorio Sgarbi



Melusina e Sheela na gig

Secondo la leggenda le melusine dovrebbero sposare un cavaliere a condizione di un tabù particolare: non essere viste nella loro vera forma, quella di una fata dell'acqua, con la coda di pesce o di serpente, al posto delle gambe. La rottura del tabù della melusina, fonte dell'autorità e della ricchezza cavalleresca, può condurre il cavaliere alla rovina e condannare la fata a rimanere una sirena per sempre.
Le più antiche notizie sulla natura delle melusine risalgono al XII secolo. Possibili origini si trovano già in saghe pre-cristiane, greche, celtiche, così come nella cultura del Vicino Oriente. In qualità di leggenda storico-genealogica, risale alla famiglia Lusignano della regione francese di Poitou


Parco di Bomarzo Melusina Fata appartenete alla specie delle sirene
La sirena bicaudata all’entrata della Pieve a Corsignano
La Melusina di Sant’Ambrogio, a Milano nell’ambone marmoreo, datato inizi del XII secolo, periodo templare.
Il logo della catena ‘Starbucks’
Como
Il simbolismo della Melusina o sirena bicuadata si riferisce alla natura duale della donna che collega mondi tra loro differenti, unendo la terra con l'acqua, sospesa tra carnalità e spiritualità: la cultura occidentale vede nella donna un passaggio tra più mondi, tra la vita e la morte. 
Per questo la donna nelle società celto-germaniche, come quella longobarda, erano sempre molto rispettate e particolarmente tutelate anche dal diritto germanico (vedi Editto di Rotari).

La melusina è rappresentata come una figura chimerica: una sirena che in entrambe le mani tiene le sue due code, nell’architettura e nella geometria del “sacro” rappresenta la vescica piscis, elemento vulvare per eccellenza, come scaturisce dallo stesso nome, vesica in latino vuol dire proprio vagina.

Sin dalla Preistoria l’uomo ha sempre cercato nei simboli sessuali un qualche elemento per allontanare le forze maligne e assicurare fertilità e procreazione a una famiglia o a una comunità intera.
La fecondità veniva spesso rappresentata da donne formose che mostravano i propri genitali in pose provocanti, simboli di lussuria e attrazione fatale.

La doppia natura della melusina di donna e pesce può essere oltretutto interpretata come allegoria della dualità della natura umana: carnale e spirituale.

impressa sull’ambone longobardo della Pieve romanica di San Pietro a Gropina presso Loro Ciuffenna. Rimanda ad antichissimi culti pagani della Terra-madre della tradizione celto-germanica di cui ci parla lo storico romano Tacito nel suo saggio Germania del I sec. d.C. il culto di Nerthus.
descrivendo dettagliatamente il rituale che prevedeva l’immersione della dea nelle acque di una isola del Mar Baltico, dove aveva luogo una misteriosa trasformazione, così segreta che tutti coloro che vi assistevano venivano poi inghiottiti dalle acque.

L’origine di questa storia probabilmente tramandata di padre in figlio fin da epoche primordiali è celtica. Le zone dove sono stati trovati riferimenti culturali a questa leggenda sono tutte aree di cultura celtica, dalla Scozia (Pitti), alla Bretagna, alla Normandia, al Poitou, ai Paesi Bassi. L’iconografia delle sirene bicaudate è particolarmente diffusa in Toscana, in tutte le pievi più antiche del contado tra cui spiccano quelle di San Pietro a Gropina e quella di Corsignano presso Pienza.

Capitello nella navata della chiesa di san Michele a Pavia, anche i cistercensi, pur condannando il bestiario ne riconoscevano l’invincibile attrattiva sui fedeli, la “mira sed perversa delectatio”, il piacere meraviglioso e perverso che esso procurava alla fantasia dei devoti cristiani, culti anteriori con una valenza archetipica non facilmente cancellabili con la repressione.
Sheela na gig
Naga Kanya considerata anche figlia dei Naga, è protettrice dei serpenti, ma come Melusina è anche legata al culto dell’acqua, dei fiumi e della pioggia ed ha un posto d’onore nella religione Indù e Buddista non solo in India. Sheela Na Gig e la divinità indiana della fertilità Lajja Gauri. Sheela Na Gig che si trova nella chiesa di Notre-Dame de Bruyères-et-Montbérault e due sculture di Lajja Gauri in India. 
I naga sono divinità minori che abitano in paradisi acquatici, sul fondo di mari, fiumi e laghi, in palazzi di gemme e perle. Sono i guardiani dell’energia vitale che è custodita nelle sorgenti d’acqua, nei pozzi e negli stagni. Sono anche i guardiani delle ricchezze delle profondità della terra e del mare- coralli, conchiglie, perle e pietre dure. Hanno una preziosa gemma incastonata sulla fronte. Le principesse serpenti, famose per l’intelligenza e il fascino, sono le antenate mitologiche di numerose dinastie del sud. Si dice che il Kerala sia una terra così verde e fertile proprio grazie all’intervento dei naga.
In origine il Kerala era una terra sottomarina. Poi un giorno Parasurama, sesta incarnazione terrena del dio Vishnu, scagliò la magica ascia che aveva ricevuto in dono dal dio Shiva e tra i suoi piedi e il punto dove l’arma si inabissò emerse il Kerala.


Visioni estatiche

Impossibile stabilire quanto un ” impatto”estetico sia foriero di essenza ontologica ,scavalcando l’ovvieta’ si slanci “oltre il visibile… trascendendolo

Disciplina cavalcando la Tigre (騎虎難下 È difficile cavalcare una tigre)

A qualunque costo imprimere ad ogni occupazione, anche la più modesta, un carattere di completezza fino a   ” rendere intero il frammento e dritto il curvo”

”il misurare se stessi in una speciale contemplazione della morte, vivere ogni giorno in un presente, come se fosse l’ultimo giorno , la direzione da imprimere al proprio essere come una forza magnetica che potrà anche non manifestarsi in questa esistenza con la rottura completa di livello ontologico propria alla ”iniziazione” ma che non mancherà di scattare al momento giusto, per portare oltre”

Julius Evola Cavalcare la Tigre

Nicholas Roerich

Echi della ”Via stoica” da Marco Aurelio Perficie omnia facta vitae quasi heac postrema essent a Seneca Protinus vive giungendo ad altre imprevedibili sentieri Castaneda

ποριεῖς δέ, ἂν ὡς ἐσχάτην τοῦ βίου ἑκάστην πρᾶξιν ἐνεργῇς,

Τὰ εἰς ἑαυτόν
Συγγραφέας: Μάρκος Αυρήλιος

Perfice Omnia facta vitae quasi haec postrema essent

Te ne affrancherai compiendo ogni singola azione come fosse l’ultima della tua vita, lontano da ogni superficialità e da ogni
avversione passionale alle scelte della ragione e da ogni finzione, egoismo e malcontento per la tua sorte.

Marco Aurelio
A se stesso
(pensieri)
Nicholas Roerich

Don Juan: Non ho detto che devi preoccuparti della morte”
Castaneda: Allora cosa devo fare?
Don Juan : Usala. Metti a fuoco la tua attenzione sul legame tra te e la tua morte, senza rimorsi o tristezza o inquietudine. Metti a fuoco la tua attenzione sul fatto che non hai tempo e lascia che le tue azioni fluiscano di conseguenza.
Fai che ognuna delle tue azioni sia la tua ultima battaglia sulla terra.
Solo a queste condizioni le tue azioni avranno il loro potere legittimo.
Altrimenti per quanto tu possa vivere ,saranno le azioni di un uomo timido.
Castaneda: E’tanto terribile essere un uomo timido?
Don Juan: No, Non lo è se sei immortale, ma se devi morire , non c’è tempo per la timidezza ,semplicemente perchè la timidezza ti fa attaccare a qualcosa che esiste solo nei tuoi pensieri
Ti sostiene finchè c’è bonaccia ,ma poi il mondo terribile e misterioso aprirà la bocca per te, come l’aprirà per ciascuno di noi, e allora tu ti renderai conto che i tuoi modi sicuri non erano sicuri per niente.
Essere timidi ci impedisce di esaminare e approfittare del nostro destino di uomini.

La consapevolezza che si deve morire e che quindi si ha un tempo limitato può tagliar via un enorme quantità di meschinità e di autoindulgenze dalla propria vita. Tutti quei pensieri che la gente ha in punto di morte ,rimpianti per il tempo sprecato e le opportunità perdute, per i rischi non corsi e i cedimenti all’inerzia, tutti quei pensieri ”se potessi rifarlo” ,tutto questo può essere portato al presente ,prima che le opportunità siano passate, finchè le porte sono ancora aperte, e una persona possa essere galvanizzata e spinta a cominciare ad assumersi consapevolmente delle responsabilità per vivere una vita piena.


成語(2):騎虎難下。 Chinese Proverb: He Who Rides a Tiger is Afraid to Dismount.
It is said that the English idiom "Ride a Tiger" comes from a Chinese proverb "He who rides (騎) a tiger (虎) is afraid (難) to dismount (下). " John Ayto in his Oxford Dictionary of English Idioms explains this Chinese proverb very well. It says that "ride a tiger" denotes "take a responsibility or embark a course of action which subsequently cannot be safely abandoned." Why cannot be safely abandoned? Because the responsibility or the course of action has now changed into a 'tiger'--uncontrollable, doesn't listen to you, hard to tell to stop. There was no 'tiger' in the first place, but now you have it. Chinese-speaking people say "now you 騎虎難下了," while English-speaking ones say " Now you are riding a tiger." Pronounce it : 騎(chiˊ)虎(huˇ)難(nanˊ)下(shiaˋ)。By the way, the Chinese word「難」isn't 'afraid,' , but ' difficult, hard.' This Chinese proverb has said nothing about someone 'afraid' of doing something. It says that the dilemma--riding a tiger (騎虎)--is difficult (難)or hard (難) to resolve. 

成語(2):騎虎難下。 Proverbio cinese: Chi cavalca una tigre ha paura di smontare.
Si dice che l’idioma inglese “Ride a Tiger” derivi da un proverbio cinese “Chi cavalca (騎) una tigre (虎) ha paura (難) di smontare (下). ” John Ayto nel suo Oxford Dictionary of English Idioms spiega molto bene questo proverbio cinese. Dice che “cavalcare una tigre” denota “assumersi una responsabilità o intraprendere una linea d’azione che successivamente non può essere abbandonata in sicurezza”. Perché non può essere abbandonato in sicurezza? Perché la responsabilità o la linea d’azione è ora cambiata in una “tigre” – incontrollabile, non ti ascolta, difficile dire di smettere.
Non c’era nessuna “tigre” in primo luogo, ma ora ce l’hai. Le persone di lingua cinese dicono “ora tu 騎虎難下了”, mentre quelle di lingua inglese dicono “Ora stai cavalcando una tigre”. Pronuncialo: 騎(chiˊ)虎(huˇ)難(nanˊ)下(shiaˋ)。A proposito, la parola cinese「難」non è ‘paura’, ma ‘difficile, difficile.’
Questo proverbio cinese non ha detto nulla su qualcuno che ha “paura” di fare qualcosa.
Dice che il dilemma – cavalcare una tigre (騎虎) – è difficile (難) o difficile (難) da risolvere.

È difficile cavalcare una tigre (idioma cinese) modificare
È difficile scendere a cavallo di una tigre, l'idioma cinese, pinyin, è qí hǔ nán xià, il che significa che è impossibile scendere a dorso di una tigre. La metafora è che è difficile andare avanti con una cosa, ma la situazione non gli permette di fermarsi a metà, ed è in un dilemma

Il cerchio Ermetico Herman Hesse carl Gustav Jung

“Nulla accade mai per caso.
Qui arrivano solo gli ospiti giusti.
Questo è il Cerchio Ermetico … ”
Hermann Hesse

Un  intensa amicizia tra Hermann Hesse, Carl Gustav Jung e Miguel Serrano, tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta  espressa con  conversazioni e epistolari tra questi tre uomini straordinari su temi fondamentali quali l’Amicizia, l’Amore e la Morte.
Il Cerchio Ermetico,  appare come  lo spazio magico, che si apre talora, in certe misteriose circostanze, nella nostra vita terrestre, aldilà delle barriere spazio-temporali della dimensione puramente terrena, in cui avvengono gli incontri tra persone che appartengono alla stessa Tradizione, perchè tra le stesse esiste un sottile ed in visibile filo, una sincronicità…

In tale spazio magico” le cose vengono a noi desiderose di trasformarsi in simboli”

La qualità, potrebbe realizzarsi solo rivivendo e rivitalizzando  i simboli, un compito solitario, non importa quanto tu isolato tu sia e quanto solo ti senta, se realizzi il tuo lavoro secondo coscienza e sinceramente, amici sconosciuti ti cercheranno ed arriveranno a te…

Nel Cerchio Ermetico non vige la legge di causa ed effetto che regola il mondo della materia, ma la legge di sincronicità, delle “coincidenze significative”, dei “casi pieni di destino e significato”, in cui svaniscono la comune concezione del tempo e la dicotomia tra materia e spirito, tra esseri animati ed esseri inanimati ed in cui “le cose vengono a noi desiderose di trasformarsi in simboli”.
Libri come questo hanno una vita autonoma, sono fatti di materia vivente, decidono da soli dove e quando circolare e a quale lettore regalare il loro prezioso messaggio, che essi trasportano, attraverso percorsi misteriosi, da insondabili dimensioni dello spazio e del tempo. Tale messaggio, di fondamentale importanza, può essere compreso solo con l’intelligenza del cuore, ma rimarrà oscuro ed inaccessibile a chi cerchi di decifrarlo con la mente razionale.

” Il tempo è un fanciullo che gioca a dadi ” C.G Jung

«Ὁ Αἰὼν παῖς ἐστι παίζων, πεττεύων· παιδὸς ἡ βασιληίη» · Τελεσφόρος διελαύνων τοὺς σκοτεινοὺς τοῦ κόσμου τόπους, καὶ ὡς ἀστὴρ ἀναλάμπων ἐκ τοῦ βάθους, ὁδηγεῖ «παρ’ Ἠελίοιο πύλας καὶ δῆμον ὀνείρων».

Ὁ.ΑΙΩΝ.Π               ΑΙΣ.ΕΣΤΙ.ΠΑΙΖΩ               Ν.ΠΕΤΤΕΥΩΝ.Π               ΑΙΔΟΣ.Ἡ.ΒΑΣΙ                  ΛΗ [♄] ΙΗ   ΤΕΛΕΣ                             ΦΟΡΟΣ   ΔΙΕΛΑΥ                           ΝΩΝ.ΤΟ     ΥΣ.ΣΚ                           ΟΤΕΙΝ      [☉ ♃]            [☿]            [♀ ☾] ΟΥΣ                                               ΤΟΥ  ΚΟΣΜΟΥ.                         ΤΟΠΟΥ  Σ.ΚΑΙ.ὩΣ.                          ΑΣΤΗΡ.  ΑΝΑΛ              ΑΜΠΩ         Ν.ΕΚ.ΤΟ   Υ.ΒΑ             ΘΟ [♂] ΥΣ.      ὉΔ                     ΗΓΕΙ   ΠΑΡ᾽                  ΗΕΛΙΟΙΟ.ΠΥΛΑΣ.Κ                    ΑΙ.ΔΗΜΟΝ.Ο                       ΝΕΙΡΩΝ
Ὁ.ΑΙΩΝ.Π ΑΙΣ.ΕΣΤΙ.ΠΑΙΖΩ Ν.ΠΕΤΤΕΥΩΝ.Π ΑΙΔΟΣ.Ἡ.ΒΑΣΙ ΛΗ [♄] ΙΗ ΤΕΛΕΣ ΦΟΡΟΣ ΔΙΕΛΑΥ ΝΩΝ.ΤΟ ΥΣ.ΣΚ ΟΤΕΙΝ [☉ ♃] [☿] [♀ ☾] ΟΥΣ ΤΟΥ ΚΟΣΜΟΥ. ΤΟΠΟΥ Σ.ΚΑΙ.ὩΣ. ΑΣΤΗΡ. ΑΝΑΛ ΑΜΠΩ Ν.ΕΚ.ΤΟ Υ.ΒΑ ΘΟ [♂] ΥΣ. ὉΔ ΗΓΕΙ ΠΑΡ᾽ ΗΕΛΙΟΙΟ.ΠΥΛΑΣ.Κ ΑΙ.ΔΗΜΟΝ.Ο ΝΕΙΡΩΝ

«Il tempo è un bambino – giocando come un bambino – giocando un gioco da tavolo – il regno del bambino. Questo è Telesforo, che percorre le regioni oscure di questo cosmo e si illumina come una stella fuori dalle profondità. Lui punta la strada alle porte del sole e alla terra dei sogni”

“Il tempo è un bambino che gioca, gioca d’azzardo, il fanciullo è il re”

 Eraclito.

“Egli indica la strada alle porte del sole e nella terra dei sogni” è una citazione dell’Odissea
 Si riferisce a Ermes, lo psicopompo, che porta via gli spiriti degli spasimanti caduti.

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Sulla  facciata principale (la pietra è cubica) della famosa Pietra di Bollingen  da Jung scolpita nel 1950, nella sua residenza estiva nota come la Torre di Bollingen.

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Nella struttura naturale della pietra, vidi un piccolo cerchio, una specie di occhio che mi guardava. Lo scolpii nella pietra e nel centro vi feci un piccolo homunculus”.

La figura centrale è Homunculus-Mercurio-Telesforo, che indossa un mantello con cappuccio e porta una lanterna. Egli è circondato da un Mandala Quaternario di significato alchemico, con il quarto superiore dedicato a Saturno, il quarto inferiore a Marte, il quarto di sinistra al Sole-Giove (“maschio”) e il quarto di destra alla Luna-Venere (“femmina”) .


”  Fin dal principio sentii la Torre come un luogo, in un certo senso, di maturazione, un grembo materno o una figura materna nella quale potessi diventare ciò che fui, sono e sarò.”
(C. G. Jung, ‘Ricordi, sogni, riflessioni’)

levandus sum e profundo ad instar piscis…

Orphanus sum, solus tamen ubique reperior, unus sum sed mihi contrarius, iuvenis et senex simul, nec patrem nec matrem novi, quia levandus sum e profundo ad instar piscis, seu delabor a coelo quasi calculus albus, nemoribus montibusque inerro, in penitissimo autem hominem delitesco, mortalis in unumquodque caput, non tamen tangor temporum mutatione.

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«Sono un orfano, solo; tuttavia sono stato trovato ovunque. Io sono uno, ma sono contrario a me stesso. Io sono gioventù e vecchio allo stesso tempo. Non ho conosciuto né padre né madre, perché ho dovuto essere estratto dal profondo come un pesce, o caduto come una pietra bianca dal cielo. Nei boschi e nelle montagne vagabondo, ma sono nascosto nell’anima più intima dell’uomo. Sono mortale per tutti, ma non sono toccato dal ciclo degli eoni.”

Un lato contiene una citazione presa dal Rosarium philosophorum:

“Rosario dei filosofi”, è un testo alchemico del XIII secolo, tradizionalmente attribuito ad Arnaldo da Villanova (1235-1315), forse di autore anonimo della fine del XIV secolo

«Hic lapis exilis extat, pretio quoque vilis, spernitur a stultis, amatur plus ab edoctis» «Qui si trova la media, scomoda pietra del filosofo, di prezzo molto economica. Più è disprezzata dagli sciocchi, più amata dai saggi.»

 

為而不恃 Agisci senza contare sui risultati 道德經 X, 10 Dao De Jing

載營魄抱一,能無離乎?專氣致柔,能嬰兒乎?滌除玄覽,能無疵乎?愛民治國,能無知乎?天門開闔,能為雌乎?明白四達,能無知乎?生之、畜之,生而不有,為而不恃,長而不宰,
是謂玄德。
道德經 X, 10 Dao De Jing

載營魄抱一

Portando e nutrendo la tua anima sensibile  e abbracciando l’uno , puoi non separartene?

oppure

Puoi nutrire i soffi vitali e abbracciare l’uno senza separazione?

(interpretazione personale ispirata da anni di pratica di QI GONG kiko氣功 )

Concentrando il respiro  (soffio vitale, Qi 氣) e sviluppando la morbidezza,柔(ideogramma presente i molte composizioni di termini marziali )
puoi essere come un neonato?

purificando e ripulendo la visione profonda, puoi essere macchia?

Amando il popolo e governando lo stato, puoi restare nel non sapere?

Aprendo e chiudendo le porte del cielo, puoi essere il femminile?
Illuminando i quattro angoli del mondo, puoi attenerti al non agire?

genera e alleva, genera senza possedere, agisci senza contare sui risultati, coltiva senza impadronirti

questa è detta ”la virtù nascosta”

confer Augusto Shantena Sabbadini 

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Note

PO E HUN

Secondo l’antica filosofia e secondo le credenze tradizionali antiche cinese vi sono due o forse più tipi diversi di anime:

  po è l’anima che non lascia il corpo dopo la morte , è l’anima sensibile, yin, 陰, terrestre, corporea, il fantasma del defunto, vegetativa o animale

hún  l’anima spirituale, etereo, yang
Esistono alcune controversie sul numero di anime in una persona; per esempio, una delle tradizioni all’interno del Daoismo propone una struttura animica del sanhunqipo 三 魂 七 魄 ; cioè “tre hun e sette po “.

”Quando un feto inizia a svilupparsi, è (a causa di) il [ po ]. (Quando quest’anima gli ha dato una forma) allora arriva la parte Yang, chiamata hun . Le essenze ([ qing ]  ) di molte cose ( wu  ) danno poi forza a queste (due anime), e così acquisiscono la vitalità, l’animazione e l’allegria ( shuang  ) di queste essenze.
Così alla fine sorgono spiritualità e intelligenza
( shen ming 神明 ). ”

(Needham e Lu )

Gli antichi cinesi credevano generalmente che la vita umana individuale consistesse in una parte corporea e in una parte spirituale. Il corpo fisico fa affidamento per la sua esistenza sul cibo e sulle bevande prodotte dalla terra.
Lo spirito dipende per la sua esistenza dall’invisibile forza vitale chiamata ch’i , che viene nel corpo dal cielo. In altre parole, respirare e mangiare sono le due attività di base con cui un uomo mantiene continuamente la sua vita. Ma il corpo e lo spirito sono governati ciascuno da un’anima, vale a dire il p’o e il hun .

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Loewe spiega con una metafora della candela;
lo xing fisico è lo “stoppino e la sostanza di una candela”, il po spirituale e il hun sono la “forza che tiene accesa la candela” e la “luce che emana dalla candela”.

Lo Yin po e lo Yang hun erano correlati con le credenze spirituali e mediche cinesi.
Hun  è associato con shen  “spirito; dio” e po  con gui  “fantasma; demone; diavolo”
(Michael Carr )
Il testo medico del Lingshu Jing (circa 1 ° secolo a.C.) applica spiritualmente la teoria della “Cinque fasi” di Wu Xing agli “organi” di Zang-fu , associando l’ anima hun al fegato (medicina cinese) e al sangue, e l’ anima po con il polmone ( Medicina cinese) e respiro.

柔 ROU il concetto, che detiene un risvolto nella pratica di alcune discipline  柔 Ju, in giapponese, gentilezza, adattabilità, cedevolezza, morbidezza elemento rilevante nelle discipline quali il judo 柔道 la via della cedevolezza e nel jūjitsu 柔術 la tecnica della cedevolezza, anche il termine ruan8582-b è caratterizzato da un simile intento, principi fondamentali nel 太極拳 tàijíquán nel Qigong kiko氣功 e nell’ aikido合気道

Molti versi si riferiscono alle pratiche dell’arte di nutrire la vita dei seguaci del Dao道   導引 DaoYin e QI GONG kiko氣功    pratiche legate alla  Alchimia nèidān 內丹 “elisir / alchimia interna” e wàidān 外丹 alchimia esterna內丹 術 le “arti della coltivazione della medicina interna”

Nel  segreto del fiore d’oro , 金花的秘密 libro sulla meditazione e l’alchimia cinese, tradotto da Richard Wilhelm e commentato da Carl Jung.
Allude a una metafora secondo la quale ognuno di noi è obbligato a svegliarsi, ad aprire la propria coscienza verso la luce, un’apertura primordiale simbolizzata attraverso il fiore d’oro, un centro di potere dove tutto circola e trascende.

la dottrina richiede solo la pratica della concentrazione mentale.. i principianti soffrono di due tipi di problema : l’oblio e la distrazione, un modo per superarli  è semplicemente lasciar riposare la mente sul respiro, il respiro è la mente, la mente respira…”

”Quando mantieni la presenza mentale solo allora hai libertà….”

Il maestro Zhao Bichen (趙 避 塵) praticante molto noto di “neidan” (内丹)la coltivazione della consapevolezza attraverso “l’interno” del corpo, insieme a una reale consapevolezza del qi così come è distribuito in tutto il sistema. A questo proposito, l’interno del corpo viene percepito (attraverso la meditazione) come un numero di cavità o spazi vuoti. Il meccanismo di respirazione mantiene il gonfiamento e lo sgonfiamento di queste cavità con il qi. La consapevolezza diventa così sottile che anche il più piccolo dei movimenti all’interno del corpo viene chiaramente percepito. Il qi attraversa il corpo attraverso l’azione del respiro interno e del respiro esterno, viaggiando con il sangue attraverso le arterie e le vene. Il Qi viaggia anche simultaneamente intorno e oltre le arterie e le vene e non può essere limitato alle loro strutture fisiche.

”L’uomo vive e muore per questa immateriale vitalità spirituale; vive quando è presente e muore quando si disperde. Quindi si dice:

“Lo spirito senza vitalità non fa vivere un uomo; e la vitalità senza spirito non lo fa morire. ” Lo spirito prenatale nel cuore è la natura e la vitalità prenatale nell’addome inferiore è la vita; solo quando lo spirito e la vitalità si uniscono, si possono ottenere risultati reali. ”    

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L’idea di agire senza risultati. 為而不恃 l’azione del saggio è conforme solo al Dao 

Tu hai diritto soltanto all’azione, e mai ai frutti che derivano dalle azioni. Non considerarti il produttore dei frutti delle tue azioni, e non permettere a te stesso d’essere attaccato all’inattività.”

।।2.47।।कर्तव्यकर्म करनेमें ही तेरा अधिकार है फलोंमें कभी नहीं। अतः तू कर्मफलका हेतु भी मत बन और तेरी अकर्मण्यतामें भी आसक्ति न हो।

Krishna कृष्ण

Il Beato, II: 47 Bhagavadgītā “Il canto del divino”भगवद्गीता  episodio del poema epico  Mahābhārata.

Nihil durare potest tempore perpetuo… poesia lieve tra le rovine

Poche righe, squisitamente poetiche , il graffito rinvenuto nel secolo scorso da Matteo della Corte, sito sulla parete della Bottega di Successus in via dell’Abbondanza a Pompei: “Nihil durare potest tempore perpetuo: cum bene sol nituit, redditur Oceano, decrescit Phoebe, quae modo plena fuit, ventorum (alcuni epigrafisti riportano Venerum) feritas saepe fit aura levis…“.

Nihil durare potest tempore perpetuo. Cum bene Sol nituit redditur Oceano; Decrescita Phoebe quae modo plena fuit. (Sic) Venerum feritas saepe fit aura levis.

Nihil durare potest tempore perpetuo.

Cum bene Sol nituit redditur Oceano;

Decrescita Phoebe quae modo plena fuit.

(Sic) Venerum feritas saepe fit aura levis.
[CIL IV 9123].

X.13.4 Pompei. 1913. Poema di graffiti trovato sulla sinistra della porta.

Secondo Della Corte, trovata sull’intonaco esterno a sinistra della porta, c’era un bel poema triste ma profetico.Questo è stato trovato il 25 febbraio 1913, scritto in rosso.
Nell’inverno del 1915, a seguito di piogge torrenziali prolungate, l’originale morì quando cadde il muro.

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Vedi Notizie degli Scavi di Antichità, 1927, p. 116, fig. 11.
Vedi Della Corte, M., 1965. Case ed Abitanti di Pompei. Napoli: Fausto Fiorentino. (p.335)
Secondo Garcia y Garcia, questo fu scoperto nel 1913, ma purtroppo presto perso.

Ha anche citato l’ultima parola latina come “l (e) vis”, e nella nota 28, ha affermato che l’interpretazione era stata fortemente contestata (con riferimenti).

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La sua traduzione del latino era:

“Niente può durare per sempre: il sole, quando il suo corso è completo, si nasconde dietro il mare; la luna, una volta piena, ora svanisce.
Pertanto, le ferite dell’amore guariranno e le fresche brezze soffieranno ancora una volta ”

CONFER
Garcia y Garcia, L., 2005. Alunni, insegnanti e scuole a Pompei. Roma: Bardi editore. (p.155)

Cooley ha una traduzione simile –

“Niente può durare per sempre:

Quando il Sole ha brillato brillantemente, ritorna sull’Oceano;

La luna cala, che recentemente era piena.

Anche così la ferocia di Venere diventa spesso un soffio di vento ”

Vedi Cooley, A. e MGL, 2004. Pompei: A Sourcebook. Londra: Routledge. (p.72)

 

ulteriore versione…

NIHIL DURARE POTEST TEMPORE PERPETUO
CUM BENE SOL NITUIT REDDITUR OCEANO
DECRESCIT PHOEBE QUAE MODO PLENA FUIT
VEN[TO]RUM FERITAS SAEPE FIT AURA L[E]VIS

Nulla può durare in eterno:
il sole dopo aver ben brillato si getta nell’Oceano,
decresce la luna che poco fa era piena,
la violenza dei venti spesso diventa brezza leggera

 

nota:
Phoebe deriva dal greco antico Φοίβη (Phoibe), latinizzato in Phoebe, da φοῖβος (phoibos) che significa “brillante”, “puro”, “luminoso”
E’ uno dei titanidi originata dall’unione di Urano e Gea, è sorella dell’Oceano Titano, Ceo, Kronos, Rea, Tè, Temis, Mnemosina e Teti,  era associata alla Luna.
Artemide era spesso chiamata Febe nel suo ruolo di dea della luna e come una coppia femminile del suo fratello gemello Apollo, che si chiamava Foebo (quello splendente).

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