“L’uomo potrebbe sfuggire da ogni cosa, meno che dalle sue intuizioni archetipiche, create nel momento in cui ha preso coscienza della sua posizione nel Cosmo…” Mircea Eliade
“Il mito non è il contrario della realtà, è prima di tutto un racconto la cui funzione è rivelare in che modo qualcosa è avvenuto all’essere. Io studio i miti antichi, le storie vecchie, ma racconto storie nuove nelle quali sono rintracciabili gli archetipi e le collego al mondo dei sogni, alla psicologia del profondo. All’uomo moderno piacciono i miti non perché sono esotici, ma perché, credo, possono fornire un punto di partenza verso una nuova visione del mondo che sostituisce le immagini e i valori oggi scaduti. E ama, l’uomo moderno, sentir raccontare delle storie e raccontarne, perché è un modo per reinserirsi in un mondo articolato e significante”. Mircea Eliade
La bontà dell’acqua
benefica ai diecimila esseri e non compete.
水善利萬物而不爭
dimora nei luoghi che gli esseri umani detestano
處衆人之所惡
perciò è simile al dao
故幾於道
Nell’abitare bene è la terra
居善地
nel cuore bene è la profondità
心善淵
nell’associarsi bene è l’umanità
與善仁
nel parlare bene è la sincerità
言善信
nel governare bene è la buona amministrazione
正善治
nel gestire gli affari bene è la competenza
事善能
nell’agire bene è la tempestività
動善時。
se solo non competi, nessun biasimo.
夫唯不爭,故無尤。
oppure
Il sommo bene è come l’acqua che benefica ogni cosa e non contende con nessuno. Si sofferma nei posti bassi che gli altri disdegnano e cosi è vicina al Tao.
Per abitare, scegli un buon terreno. Nel pensare, sii profondo. nei rapporti, sii generoso. Nel parlare, sii leale. Nel comandare, sii organizzato. Nelle faccende , fà del tuo meglio. Nell’azione, sii tempestivo.
Se non competi nessun sbaglio(risentimento)
心 xin cuore ,mente, riflessione, attenzione, volontà, intenzione, coscienza, sede del pensiero, dell’intelligenza , delle emozioni, centro della vita affettiva e morale
“Le acque simboleggiano la totalità delle virtualità; sono fons et origo, la matrice di tutte le possibilità di esistenza” Mircea Eliade
E ancora: “Le acque sono il fondamento del mondo intero; sono l’essenza della vegetazione, l’elisir di immortalità, simili all’amrta; assicurano lunga vita, forza creatrice, e sono il principio di ogni guarigione, ecc.”
L’acqua è il simbolo, ma anche l’espressione effettiva sul piano della natura naturata, della materialità dei quattro elementi esperita dall’uomo, del principio materno, della sostanza universale, indifferenziata e virtuale, generatrice di forme e punto di ritorno all’indifferenziato di queste stesse forme. Il culto delle acque è antico quanto l’umanità.
Se, come dice sempre Eliade, “il ‘luogo sacro’ è un microcosmo perché ripete il paesaggio cosmico, perché è un riflesso del Tutto”, nei luoghi sacri centrati sull’acqua l’immersione in essa “simboleggia la regressione nel preformale, la rigenerazione totale, la nuova nascita, perché l’immersione equivale a una dissoluzione delle forme, a una reintegrazione nel mondo indifferenziato della preesistenza. E l’uscita dalle acque ripete il gesto cosmogonico della manifestazione formale”
L’acqua è un elemento fondamentale nelle iniziazioni: “Il contatto con l’acqua implica sempre rigenerazione; da una parte perché la dissoluzione è seguita da una ‘nuova nascita’, e dall’altra perché l’immersione fertilizza e aumenta il potenziale di vita e di creazione. L’acqua conferisce una ‘nuova nascita’ per mezzo del rituale iniziatico; guarisce col rituale magico…..
Confer
METAFISICA E SIMBOLICA DEI LUOGHI SACRI Sandro Consolato (in “ATRIUM”, anno XX (2018), n. 1, pp. 135-151)
M. Eliade, Trattato di storia delle religioni, tr. it., Boringhieri, Torino 1976, p. 193.
Note L’Amrita (in sanscrito «immortale, non morto») nella mitologia induista è l’acqua della vita eterna. Equivalente dell’Haoma dell’antico Iran, l’Amrita era il premio più ambito da demoni e dèi. Essa è etimologicamente assimilabile all’ambrosia del mondo greco e romano
“L’uomo potrebbe sfuggire da ogni cosa, meno che dalle sue intuizioni archetipiche, create nel momento in cui ha preso coscienza della sua posizione nel Cosmo. […] La spiritualità arcaica, così come l’abbiamo decifrata, assetata di ontico,continuafino ai giorni nostri” I riti del costruire, Mircea Eliade
”Summum munus homini datum arbores silvaeque intelligebantur ”
”Alberi e foreste deve essere inteso come sommo dono dato all’uomo”
Grande Quercia
Plinio il Vecchio, « Naturalis Historiae », proemio del XII volume
Haec fuere numinum templa, priscoque ritu simplicia rura etiam nunc deo praecellentem arborem dicant. nec magis auro fulgentia atque ebore simulacra quam lucos et in iis silentia ipsa adoramus. arborum genera numinibus suis dicata perpetuo servantur, ut Iovi aesculus, Apollini laurus, Minervae olea, Veneri myrtus, Herculi populus. quin et Silvanos Faunosque et dearum genera silvis ac sua numina tamquam e caelo attributa credimus.
Questi furono i templi dei numi, e secondo l’antico rito i semplici campi anche ora dedicano l’albero più importante a un dio
Non adoriamo le statue splendenti di oro ed avorio più dei boschi e in essi gli stessi silenzi
Le specie di alberi dedicate a divinità proprie sono tramandate in eterno, come la quercia a Giove, il lauro ad Apollo, l’ulivo a Minerva, il mirto a Venere, il pioppo ad Ercole
Anzi crediamo attribuiti alle selve come dal cielo anche i Silvani e i Fauni e le specie di dee e i loro poteri divini
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia
Non meno che le statue divine dove splendono oro e avorio, adoriamo i boschi sacri e, in questi boschi, il silenzio.
La Foresta blu di Halle – Hallerbos
L’albero, sua espressione, rappresentò il sacro, anche se mai venne adorato per sè … ma piuttosto “per quello che si rivelava per suo mezzo”
(Mircea Eliade).
« Tutto ciò che c’è di maestoso e solenne, che possiede le qualità dell’eccellenza e della virtù ed ispira un sentimento di meraviglia, è considerato kami » Motoori Norinaga 本居 宣長 scrittore, erudito e intellettuale Periodo Edo
”Nei miti e nelle leggende sull’Albero della Vita abbiamo spesso trovato implicita l’idea che esso si trova nel centro dell’Universo e collega Cielo, Terra e Inferno. Questo dettaglio di topografia mitica ha valore particolarissimo nelle credenze dei popoli nordici, sia altaici che germanici e centro-asiatici..” Mircea Eliade, Albero – “Axis Mundi”, in Trattato di storia delle religioni
Sin dai tempi antichi certi alberi o addirittura interi boschi erano considerati sacri. Gli alberi sacri sono visti frequentemente in Giappone e sono circondati da sacre corde di paglia shimenawa 標 縄 · 注 連 縄 · 七五 三 縄 corda di paglia appesa all’ingresso o attorno al perimetro di un’area per delinearlo come uno spazio sacro o puro, interno ad santuario, o un sito rituale. Nella Tradizione d’Occidente troviamo boschi ed alberi sacri nei Nemeton luoghi sacri naturali, o Lucus e Nemus , ed alberi archetipici AXIS MUNDI come Yggdrasill.
Il keidai 境内, spazio sacro dove un kami 神 deve essere onorato, è circondato dallo shimenawa per indicare che a nessuno è permesso entrare, umani o spiriti e fantasmi ribelli.
大 銀杏 Il grande Ichō Ginko
Il grande ginkgo invecchiato si trova all’interno dei confini del tempio buddista di 1.300 anni Shōbōji nella prefettura di Saitama. Situato in cima a una collina, l’albero si affaccia sulle montagne ondulate della regione di Chichibu e sulla vasta pianura di Kantō che comprende Tokyo, accanto a una sala di legno dedicata a Kannon, 観音 dea della misericordia.
Il grande Ichō a Shōbōji (Prefettura di Saitama)Circonferenza del tronco: 10,9 m; altezza: 31 m; Età: 700 anni
Hōryō Ichō (Prefettura di Aomori)
Aza-ichōnoki, Hōryō, Towada, Prefettura di Aomori, Circonferenza del tronco: 13,48 m; altezza: 31 m; Età: 1.100 anni
Secondo la leggenda questo grande ichō fu piantato qualche tempo durante il primo periodo Heian (794-1185) per commemorare la fondazione del tempio buddista Zenshōji Nel 1926 divenne uno dei primi ginkgo designato come monumento naturale nazionale.
“Il mito non è il contrario della realtà, è prima di tutto un racconto la cui funzione è
rivelare in che modo qualcosa è avvenuto all’essere. Io studio i miti antichi, le storie vecchie, ma racconto storie nuove nelle quali sono rintracciabili gli archetipi e le collego al mondo dei sogni, alla psicologia del profondo. All’uomo moderno piacciono i miti non perché sono esotici, ma perché, credo, possono fornire un punto di partenza verso una nuova visione del mondo che sostituisce le immagini e i valori oggi scaduti. E ama, l’uomo moderno, sentir raccontare delle storie e raccontarne, perché è un modo per reinserirsi in un mondo articolato e significante”.