”Summum munus homini datum arbores silvaeque intelligebantur ”
”Alberi e foreste deve essere inteso come sommo dono dato all’uomo”
Grande Quercia
Plinio il Vecchio, « Naturalis Historiae », proemio del XII volume
Haec fuere numinum templa, priscoque ritu simplicia rura etiam nunc deo praecellentem arborem dicant. nec magis auro fulgentia atque ebore simulacra quam lucos et in iis silentia ipsa adoramus. arborum genera numinibus suis dicata perpetuo servantur, ut Iovi aesculus, Apollini laurus, Minervae olea, Veneri myrtus, Herculi populus. quin et Silvanos Faunosque et dearum genera silvis ac sua numina tamquam e caelo attributa credimus.
Questi furono i templi dei numi, e secondo l’antico rito i semplici campi anche ora dedicano l’albero più importante a un dio
Non adoriamo le statue splendenti di oro ed avorio più dei boschi e in essi gli stessi silenzi
Le specie di alberi dedicate a divinità proprie sono tramandate in eterno, come la quercia a Giove, il lauro ad Apollo, l’ulivo a Minerva, il mirto a Venere, il pioppo ad Ercole
Anzi crediamo attribuiti alle selve come dal cielo anche i Silvani e i Fauni e le specie di dee e i loro poteri divini
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia
Non meno che le statue divine dove splendono oro e avorio, adoriamo i boschi sacri e, in questi boschi, il silenzio.
La Foresta blu di Halle – Hallerbos
L’albero, sua espressione, rappresentò il sacro, anche se mai venne adorato per sè … ma piuttosto “per quello che si rivelava per suo mezzo”
(Mircea Eliade).
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