Divinità Femminile minore della mitologia greca, personificazione del grido di battaglia degli opliti. Figlia di Polemos, Alalà accompagnava in battaglia il dio della guerra Ares: secondo le tradizioni degli Antichi, il grido di battaglia del Dio greco consisteva infatti nel suo nome “Alale alala”, si suppone che l’utilizzo di questa parola sia derivato per onomatopea dall’inquietante gracchiare emesso dai corvi che, all’epoca, sorvolavano a migliaia i campi di battaglia, per cibarsi dei cadaveri insepolti
“Harken! O Alala , figlia di Polemos ! Preludio di lance! A cui i soldati vengono sacrificati per amore della loro città nel santo sacrificio della morte “
Pindaro, frammento di Dithyrambs 78 (trans. Sandys) (lirica greca C5 a.C.)

Gli spiriti Homados, Alala, Proioxis Palioxis Ioke , Alke e Kydoimos erano probabilmente annoverati tra i Makhai.
“Ma aborrendo Eris nuda dolorosa Ponos , Lethe , e Limos , e l’Algea , pieni di pianto, l’Hysminai e il Makhai , il Phonoi e l’Androktasiai , il Neikea , lo Pseudo-Logoi , l’Amphilogiai e Dysnomia e Ate , che condividono la natura dell’altro, e Horkos ”Esiodo, Teogonia 226 segg. (epica greca C8 o C7 a.C.)
Ἄρης, Ares ( Mars Marte nella religione e cultura romana), figlio di Zeus ed Era, dio della guerra. Fratellastro della dea Atena, entrambi sono dei della guerra, Ares predilige della guerra gli aspetti più sanguinari e violenti, Atena è dea della guerra intesa come strategia e scaltrezza,sorella di Ares è Eris, dea della discordia.
Marte nel culto dell’antica Roma assume tratti più temperati e virtuosi (MOS MAIORUM )
Ares nasce in Tracia da Zeus ed Era. In Tracia Ares fugge una volta che viene scoperto da Efesto insieme alla moglie di quest’ultimo, Afrodite.
Secondo alcuni mitografi, Ares viveva in un tempio protetto dalle Amazzoni, e andava in battaglia indossando un’armatura di bronzo ed impugnando una lancia.
Spesso in battaglia era accompagnato da temibili presenze, il demone del frastuono e lo spirito della battaglia e dell’omicidio.
Altri dei suoi compagni di lotta erano , Deimos Δεῖμος, o anche Demo o Dimo la divinizzazione del terrore che suscita la guerra, la Paura, Fobos, e la Discordia Eris (o Epis); talvolta erano anche presenti Polemos Πόλεμος ed anche sua figlia Alalà, personificazione dell’urlo di battaglia.
I MAKHAI (Machae) Μαχη Μαχαι erano gli spiriti personificati ( demoni ) della battaglia e del combattimento.
Le Hysminai ( ὑσμῖναι; singolare: hysmine ὑσμίνη) Discendenti di Eris, Ἔρις, «conflitto, lite, contesa sono personificazioni della battaglia.
Palioxis Παλίωξις era il simbolo della ritirata in battaglia
Proioxis Προΐωξις era la personificazione dell’impeto in battaglia
Cidoimo Κυδοιμός del frastuono della battaglia, della confusione, del trambusto e del tumulto.
Tra i suoi compagni/e di avventura vi era Κῆρα la Morte violenta nata da Nyx (Nύξ, la Notte) per partenogenesi, poi, al verso 217 è menzionata in plurale, le Keres (Κῆρας), sempre figlie di Nyx, da intendersi come inviate del Destino. Queste ultime a volte sono identificate con le Moire.
«Νὺξ δ᾽ ἔτεκεν στυγερόν τε Μόρον καὶ Κῆρα μέλαιναν καὶ Θάνατον, τέκε δ᾽ Ὕπνον, ἔτικτε δὲ φῦλον Ὀνείρων· — οὔ τινι κοιμηθεῖσα θεὰ τέκε Νὺξ ἐρεβεννή, — δεύτερον αὖ Μῶμον καὶ Ὀιζὺν ἀλγινόεσσαν Ἑσπερίδας θ᾽, ᾗς μῆλα πέρην κλυτοῦ Ὠκεανοῖο χρύσεα καλὰ μέλουσι φέροντά τε δένδρεα καρπόν. Καὶ Μοίρας καὶ Κῆρας ἐγείνατο νηλεοποίνους, [Κλωθώ τε Λάχεσίν τε καὶ Ἄτροπον, αἵτε βροτοῖσι γεινομένοισι διδοῦσιν ἔχειν ἀγαθόν τε κακόν τε,] αἵτ᾽ ἀνδρῶν τε θεῶν τε παραιβασίας ἐφέπουσιν· οὐδέ ποτε λήγουσι θεαὶ δεινοῖο χόλοιο, πρίν γ᾽ ἀπὸ τῷ δώωσι κακὴν ὄπιν, ὅς τις ἁμάρτῃ.» |
«La Notte a luce die’ l’odïoso Destino la Parca negra la Morte il Sonno fu madre alla stirpe dei Sogni (né con alcuno giacque per dar loro vita l’Ombrosa). Poi Momo partorí la sempre dogliosa Miseria l’Espèridi che cura di là dall’immenso Oceàno hanno degli aurei pomi degli alberi gravi di frutti e le dogliose Moire che infliggono crudi tormenti.» |
(Teogonia, versi 212-222) |
Nell’Iliade viene raffigurata, assieme a Eris (Ἔρις, la Discordia) e a Cidoimo (Κυδοιμὸς, il Tumulto) nel campo di battaglia, con un lungo mantello macchiato dal sangue degli uomini uccisi che da lei stessa venivano portati al cancello dell’oltretomba.
«ἐν δ’ Ἔρις ἐν δὲ Κυδοιμὸς ὁμίλεον, ἐν δ’ ὀλοὴ Κήρ, ἄλλον ζωὸν ἔχουσα νεούτατον, ἄλλον ἄουτον, ἄλλον τεθνηῶτα κατὰ μόθον ἕλκε ποδοῖιν· εἷμα δ’ ἔχ’ ἀμφ’ ὤμοισι δαφοινεὸν αἵματι φωτῶν. ὡμίλευν δ’ ὥς τε ζωοὶ βροτοὶ ἠδ’ ἐμάχοντο, νεκρούς τ’ ἀλλήλων ἔρυον κατατεθνηῶτας.» |
«Scorrea nel mezzo Eris, e seco era il Kydoimos e la terribil Ker Che un vivo già ferito e un altro illeso Artiglia colla dritta, e un morto afferra Ne’ piè coll’altra, e per la strage il tira. Manto di sangue tutto sozzo e rotto Le ricopre le spalle: i combattenti Parean vivi, e traean de’ loro uccisi I cadaveri in salvo alternamente.» |
Eschilo, nella sua tragedia Ψυχοστασία (La pesatura delle vite) descrive la battaglia tra Achille e Memnone, in cui immediatamente prima Zeus ne pesa le Κῆρας (Kères), intese qui quali fati, geni della morte, o appunto, le vite dei guerrieri
In quest’ultima identificazione, come le anime dei morti, è ripresa talvolta nella tradizione popolare, nelle quali necessitano di sacrifici per essere placate.

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