
Riccardo Bertani, contadino poliglotta 86 anni, dopo le elementari ha studiato da autodidatta idiomi dimenticati: dal mongolo alle lingue siberiane, pubblicando oltre 1000 volumi.
La sua casa è diventata un Fondo e lui invita gli appassionati di lingue scomparse ad andarlo a trovare in 70 anni di studi e traduzioni ha scritto e realizzato più di 1000 volumi, arrivando a conoscere da autodidatta oltre 100 lingue,
È un uomo lucido, visionario, estremamente appassionato.
“Non so l’inglese, né il tedesco – racconta seduto alla sua scrivania – non ho la patente e a parte per i documentari di animali e scienza, non guardo la televisione.
Internet? Ma va là”.
È difficile parlare di web o connessioni a un uomo che scriveva sulla carta del mangime per le vacche e ha provato a battere a macchina “ma riuscivo solo con un dito”, un uomo che viaggia tantissimo ma solo con la mente.
Osserva e traduce come le correnti migratorie mescolano e spostano le lingue.
Scrive libri che vanno da Verso l’estremo mattino – Antologia epica dei popoli siberiani a Lo sciamano ci parla, uno dei suoi ultimi testi, convinto che “ci sia un ritorno allo sciamanismo, soprattutto fra i giovani”.
Nel corso della sua lunga storia è stato invitato a parlare in diverse Università Italiane, ha discusso di lingue con Franco Battiato, è stato insignito di premi di vario genere appesi fra la polvere sul muro dietro alla sua poltrona,continua a sentirsi “un ribelle, in tante cose” e non accetta filosofie e religioni: “Finché potrò continuerò a scrivere e tradurre.
Poi ho capito che il tutto è niente e sono certo che non ci sia una fine: c’è l’infinito”