Mattr, megin, might, Macht

Ódhinn kunni thá ithróot , er mestr máttr fylgdhi, ok framdhi sjálfr, er seidhr heitir”

Odino possedeva l’arte da cui scaturisce un grande potere e che egli stesso esercitava, che si chiama magia. 
Saga degli Ynglingar Snorri Sturluson.

27378529287_35acf63a44_b
Fritz_Schaper_-_Altgermanische_Wisentjagd

Mattr, megin ‘ una forza che si manifesta in ogni essere in modo autonomo”
(1)
”un termine che rappresenta forza fisica , con una connotazione magica soprannaturale ”
mqdefault

 

Come sostiene Gianna Chiesa Isnardi nei Miti nordici 
Mattr, megin si trovano unite in un’ espressione allitterante godlausir menn letteralmente uomini senza dio, termine che appare  nell’ultima parte del periodo vichingo, quando alcuni  ”uomini avvertendo la progressiva disgregazione del paganesimo” avendo rigettato la fede negli dei dei loro padri ,si dice in diverse occasioni che credevano ”nella propria forza e nel proprio potere a matt sinn ok megin” (2)

Gianna Chiesa Isnardi sostiene
” eccessivo il giudizio per chi vuole vedere in questo atteggiamento una sorta di ateismo, come pure quello di chi suggerisce che questi uomini fossero tornati ad un credo magico di tipo preteistico (3)
piuttosto si può affermare che in un era di profondi mutamenti quale fu la fase finale del periodo vichingo, costoro, non trovando nell’antica religione il sostegno di cui avevano bisogno… riposero la loro fiducia in quell’unica forza della cui esistenza  avevano certezza, piochè il potere ella magia sta accanto agli dei ed è qualcosa di cui anch’essi hanno bisogno quando debbono compiere azioni straordinarie”

24m0okk5_400x400.jpg

In proposito a matt sinn ok megin  (“la propria forza e potere”)

La filosofia pagana vien ben descritta dal detto:
“ogni uomo ottiene ciò che merita”.
Se si chiede qualcosa di straordinario, qualcosa in più, allora si deve pagarlo, in un modo o nell’altro.
Se non lo si annulla da sé (donando/sacrificando il guadagno extra agli dèi), ciò che è “sbagliato”, l'”ingiustizia” del favore extra verrà in qualche maniera annullata dalla cattiva hamingja – in pieno accordo con la comprensione pagana della giustizia.
Gli dèi restaureranno da sé la giustizia, in un modo o nell’altro, e la cattiva fortuna potrà arrivare quando e dove meno la si aspetta. Ogni uomo ottiene ciò che merita. Non di più, non di meno. Chiedere favori speciali è un affare rischioso. (4)

CONFER
Gianna Chiesa Isnardi nei Miti nordici 

(1) Jan de Vries in Altgermanische Religionsgeschichte

(2) confer Gabriel Turville-professore di letteratura e antichità islandesi  all’Università di Oxford

(3)confer Anton Gerard van Hamel Ođin Hanging on the Tree.
Acta philologica Scandinavica

(4)  V. Vikernes, Guide To The Norse Gods And Their Names, 2001, Cymophane Publishing; trad. it. Breviario degli dèi norreni e dei loro nomi, pag. 10: “Mjørðr” ovvero “Mjød”, “Il nutrimento del guerriero”.

iStock_000023303667Small

 

La disciplina dell’ultimo giorno: Oggi

La Saggezza
non arriva in regalo,
ma deve essere perseguita,
rincorsa,
conquistata.

Decidere consapevolmente le proprie azioni

Agire senza aspettative

Accogliere in serenità qualsiasi risultato

20528419471_0425693c08_b

Se oggi fosse
l’ultimo giorno della mia Vita
vorrei fare
quello che sto per fare oggi ?
mqdefault
Arjuna comincia ad agire, a combattere,
non sa cosa avverrà di lui,
nè dei suoi compagni,
nè dell’esito della battaglia
o del futuro del suo popolo.
Ma sapere questo è il compito del Divino,
del “conoscitore del campo”.
All’essere umano in realtà
compete solo di agire,
cioè di vivere,
all’interno della Straordinaria Manifestazione
in cui si dispiega la sua Vita.

HÁVAMÁL Mansongr Canto degli uomini

At kveldi skal dag leyfa,
konu, er brennd er,
mæki, er reyndr er,
mey, er gefin er,
ís, er yfir kemr,
ǫl, er drukkit er.

15319117_1624452294247174_8620760264805409892_n
A sera si deve il giorno lodare,
la moglie, quando è cremata,
la spada, quando è provata,
la fanciulla, quando è sposata,
il ghiaccio, quando è attraversato,
la birra, quando è bevuta.
Í vindi skal við hǫggva,
veðri á sjó róa,
myrkri við man spjalla,
mǫrg eru dags augu;
á skip skal skriðar orka,
en á skjǫld til hlífar,
mæki hǫggs,
en mey til kossa.

Nel vento si deve il legno spaccare,
col buon tempo in mare remare,
nel buio con una fanciulla parlare:
molti sono gli occhi del giorno.
Una nave serve per viaggiare,
uno scudo per proteggere,
una spada per colpire,
una fanciulla per baciarla.
Við eld skal ǫl drekka,
en á ísi skríða,
magran mar kaupa,
en mæki saurgan,
heima hest feita,
en hund á búi.

Presso il fuoco bevi la birra,
sul ghiaccio pattina,
compra un cavallo magro
e una spada insozzata,
a casa ingrassa il cavallo
ma il cane nel cortile.

Meyjar orðum
skyli manngi trúa
né því, er kveðr kona,
því at á hverfanda hvéli
váru þeim hjǫrtu skǫpuð,
brigð í brjóst of lagið.

Alle parole di una fanciulla
non deve nessun uomo credere,
né a ciò che dice una donna.
Sulla ruota [del vasaio] che gira
sono stati plasmati i loro cuori,
e la mutevolezza nel loro petto.

fb_img_15061731937001510547217.jpg
Brestanda boga,
brennanda loga,
gínanda ulfi,
galandi kráku,
rýtanda svíni,
rótlausum viði,
vaxanda vági,
vellanda katli,

D’un arco che cigola,
d’una fiamma che avvampa,
d’un lupo che spalanca le fauci,
d’un corvo che stride,
d’un maiale che grugnisce,
d’un albero senza radici
del mare che si leva
del calderone che bolle.

Fljúganda fleini,
fallandi báru,
ísi einnættum,
ormi hringlegnum,
brúðar beðmálum
eða brotnu sverði,
bjarnar leiki
eða barni konungs.

D’una lancia che vola,
d’un’onda che si rovescia,
del ghiaccio di una notte,
del serpe che si attorce,
dei discorsi di donne a letto,
d’una spada che si spezza,
dei giochi di un orso,
o del figlio di un re.

odin-t-shirt.jpg
Sjúkum kalfi,
sjalfráða þræli,
vǫlu vilmæli,
val nýfelldum.

D’un vitello malato,
d’un servo intraprendente,
delle confidenze di una veggente,
d’un assassinio recente.
Akri ársánum
trúi engi maðr
né til snemma syni,
veðr ræðr akri
en vit syni;
hætt er þeira hvárt.

Su un campo seminato anzitempo
nessun uomo confidi,
né troppo presto in un figlio.
Il tempo governa il campo
e la saggezza il figlio:
entrambi sono inaffidabili.
Bróðurbana sínum,
þótt á brautu mæti,
húsi hálfbrunnu,
hesti alskjótum,
þá er jór ónýtr,
ef einn fótr brotnar,
verðit maðr svá tryggr
at þessu trúi ǫllu.

Nell’assassino del fratello,
quando lo si incontri sulla via,
in una casa mezzo bruciata,
in un destriero che troppo corre
(è inutile un cavallo
se si rompe una zampa):
nessun uomo sia così ingenuo
da credere in tutto questo.

Svá er friðr kvenna,
þeira er flátt hyggja,
sem aki jó óbryddum
á ísi hálum,
teitum, tvévetrum
ok sé tamr illa,
eða í byr óðum
beiti stjórnlausu,
eða skyli haltr henda
hrein í þáfjalli.

d518c9ccff11da3e69ee522808cbae06.jpg

Così è l’amore delle donne
che sono false di pensiero:
come condurre un cavallo non ferrato
sul ghiaccio scivoloso,
irruento [puledro] di due anni
e non del tutto domato;
o nel vento turbinante
una nave senza timone;
o uno zoppo che cerchi di catturare
una renna su un monte in disgelo.

Bert ek nú mæli,
því at ek bæði veit,
brigðr er karla hugr konum;
þá vér fegrst mælum,
er vér flást hyggjum:
þat tælir horska hugi.

Apertamente ora parlo
perché l’uno e l’altro conosco,
insidioso è alle donne il cuore degli uomini.
Quanto più dolcemente parliamo,
tanto più falsamente pensiamo:
così s’inganna il sentimento dell’avveduta.
Fagurt skal mæla
ok fé bjóða
sá er vill fljóðs ást fá,
líki leyfa
ins ljósa mans:
Sá fær er fríar.

Con dolcezza deve parlare
e donare ricchezze
chi vuole ottenere l’amore di una donna.
Loda il sembiante
della splendida fanciulla:
la conquista chi la lusinga.
Ástar firna
skyli engi maðr
annan aldregi;
oft fá á horskan,
er á heimskan né fá,
lostfagrir litir.

Amore rimproverare
non deve nessun uomo
ad un altro mai.
Spesso imbrigliano il saggio
laddove lo stolto non imbrigliano
le radiose apparenze d’amore.

 

Eyvitar firna
er maðr annan skal,
þess er um margan gengr guma;
heimska ór horskum
gerir hǫlða sonu
sá inn máttki munr.

spada vikinga

In nessun modo rimproverare
un uomo a un altro deve
di quel che accade alla gente.
Stolti da saggi
son fatti i figli degli uomini:
questo il potere del desiderio.

Hugr einn þat veit
er býr hjarta nær,
einn er hann sér um sefa;
ǫng er sótt verri
hveim snotrum manni
en sér engu að una.

jlsphotography-alaska.900x600

Unica la mente sa
quel che dimora accanto al cuore;
ognuno è solo con i suoi sentimenti.
Non c’è malattia peggiore
per l’uomo saggio
di non avere nulla da amare.

Spinte ancestrali, istinti atavici Il duello archetipo del Rischio

Cosa veramente spinga un individuo a combattere,duellare,contendere, rischiare,
Resta un mistero.
A pochissimi è dato guadagnare cifre considerevoli
A pochi è dato il prestigio
Ma  molti sentono un spinta interiore irrefrenabile e continuano a praticare….
a volte il limite viene raggiunto e la Dama Nera si presenta…
Rispetto a tutti coloro che osano anche se a volte è una corsa nel baratro…

img_20180325_233216_3411807110478.jpg

Arti Combat

Cuore guerriero     

Il professore sul ring. Perché gli uomini combattono e a noi piace guardarli

L’archetipo del guerriero

 

Vichinghi Ribelli predatori del Nord

”Nella società nordica legata alla struttura sociale della Sippe (stirpe, schiatta) il vichingo veniva rappresentare per così dire il ribelle cioè colui che rivoltandosi contro un atteggiamento di totale e passiva sottomissione alle esigenze e al destino della comunità ,tentava ,unendosi ad altri individui come lui,di divenire padrone della propria vita e del proprio futuro.
La banda dei Vichinghi che, legati da giuramento di fedeltà a un solo capo, cercavano nell’avventura e nella guerra uno sfogo alle proprie aspirazioni e ambizioni personali, non era infatti che una forma di comitatus.”

I Miti Nordici Gianna Chiesa Isnardi pag 17 cap I

25550177_1702803183104141_5235734521684753026_n

comitatus s. m., lat. [der. di comitari «accompagnare»; nel 2° sign., direttamente da comesmĭtis: v. conte] (pl. –us). – 1. Séguito, accompagnamento. Cesare e Tacito così chiamano il séguito di giovani volontarî, legati da giuramento di reciproca fedeltà, che accompagnavano un capo nelle sue imprese di pace e di guerra

1936109_1115642688486863_5103837666172635926_n

Il Termine comitatus designa secondo Tacito un gruppo ristretto di guerrieri scelti, ribelli alla staticità della società, che unendo i propri sforzi per il conseguimento di un affermazione personale seguivano un condottiero con il quale condividevano il proprio ideale di vita.

Týr ᛏᛦᚱ Tiwaz Teiwaz

 

Bauer-Fenrir-2P-Fenrir_Tyr.JPG

ᛏ Týr er einhendr áss
ok ulfs leifar
ok hofa hilmir.
Mars tiggi.
antico islandese
Týr è un dio con una mano sola,
e gli avanzi del lupo
e il principe dei templi.

ᛏᛦᚱ Entità della stirpe degli Æsir , nella mitologa norrena, guerriero riflessivo e  saggio pronto al sacrificio personale per combattere contro Fenrir, il lupo del Kaos, spesso identificato con Marte , nella cultura romana, si distingue e si sovrappone con  il più impetuoso e giovanile Thor,  descritto come il più forte di tutti gli dèi.

ff183a8ccdf866d9bb35349b36ac6b18

Tyr sacrifica il braccio, che viene sbranato da Fenrir, per riuscire a farlo avvicinare a sufficienza ed imprigionarlo.

23754920_1983653175213879_7643362091704153438_n
ODINO

Per due volte il possente lupo riesce a liberarsi, costringendo Odino al ricorso delle arti magiche dei nani  prepara un laccio, solo in apparenza fragile, e sfida nuovamente il lupo , che intuendo  una trappola magica, pretende  una mano tra le sue fauci, come pegno, Týr si sacrifica , perdendo il braccio.

24845545_384290435356059_4195805735315046400_n
Sacrificando la mano destra Tyr salvò dalla sciagura il suo popolo minacciato dal  lupo del Kaos sovrannaturale. La runa ᛏ Tyr è simbolo quindi di eroismo e di valore, indispensabili per un “guerriero spirituale”, la disponibilità a sacrificare qualcosa di caro per ristabilire l’equilibrio. Tyr è la runa della volontà, delle motivazioni, della piena abnegazione per qualcosa.

75f761fbd418e964d0a69d5ce308779e--viking-runes-viking-s
E’ la forza che ci fa proseguire nonostante le avversità.
In Tyr però la volontà deve essere motivata dalla lealtà e non dal avidità personale, dalla consapevolezza che bisogna assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
Questa consapevolezza rappresenta l’illuminazione spirituale e la fiducia nel giusto ordine dell’universo. 4a5c46c7d7797d8f21388f0c592a457d--asatru-norse-mythology

La più antica testimonianza del dio si trova nel gotico “Tyz” benché il “Teiw” trovato sull’elmo di Negau possa essere un probabile riferimento a Týr, e precede il gotico (e il runico) di molti secoli.Gli elmi sono del tipo Etrusco conosciuti come forma “vetulonica”.Su uno di questi elmi si trova un incisione in alfabeto etrusco che è stata datata 200 a. C. in cui si legge: harigasti teiva\\\ ip

 

Numerosi studiosi si sono occupati di interpretare l’iscrizione. TL Markey legge l’iscrizione come ‘Harigast il sacerdote’ (da teiwaz, “dio”), come anche un altro elmo inciso trovato nello stesso sito e che riporta vari nomi celtici seguiti da titoli religiosi.
L’importanza del reperto è data dal fatto che il nome Harigast rappresenta la prima deviazione verso la parlata germanica finora rinvenuta, perciò l’elmo è una sorta di anello di congiunzione tra Etrusco e Germanico e ne testimonia il contatto.
Fonte RUNEMAL
Il Grande Libro delle Rune
Umberto Carmignani e Giovanna Bellini Edizioni
L’Età dell’Acquario

 

20258224_1930563743856156_7710920507165038554_n

9c585df5a699134264593f23491633e9
Rappresentazione di Týr e Fenrir sul bratteato d’oro all’incirca del V secolo, rinvenuto a Trollhättan, Svezia.

 

 

Impara le rune della vittoria,
se tu desideri vincere,
e scrivi le rune sulla tua elsa;
alcune nel solco,
ed altre nel piatto,
e due volte dovrai invocare Týr ᛏ

Sigrúnar skaltu kunna,
ef þú vilt sigr hafa,
ok rísta á hjalti hjörs,
sumar á véttrimum,
sumar á valböstum,
ok nefna tysvar Tý.

Secondo il runologo Lars Magnar Enoksen, la tiwaz è menzionata in una strofa del Sigrdrífumál, un poema dell’Edda poetica.
Il Sigrdrífumál narra che Sigurðr uccise il drago Fáfnir ed arrivò ad una fortezza sulla vetta di una montagna che bruciava con grandi fuochi
 Nella fortezza trovò una valchiria che dormiva di un sonno magico, e la svegliò aprendole l’armatura del petto con la spada; la valchiria, di nome Sigrdrífa, gli offrì i segreti delle rune per averla liberata dal sonno, a condizione che mostrasse di non avere paura
. La valchiria cominciò ad insegnargli che se avesse voluto ottenere la vittoria in battaglia avrebbe dovuto incidere le “rune della vittoria” sulla spada e dire due volte il nome “Týr” (il nome della tiwaz)

TIWAZᛏ TIYR

 

Questo slideshow richiede JavaScript.

Nel futhark le rune Perth e Eihwaz sono scambiate di posto, Ansuz e Berkana sono speculari e infondo troviamo la runa 800px-Stacked_Tiwaz  Teiwaz multipla: probabilmente si tratta di un’invocazione al dio Tyr
La prima pietra con inciso l’intero futhark antico è la pietra di Kilver, ritrovata a Stanga nel Gotland, datata V secolo.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Geri e Freki i Lupi di Odino

386px-Odhin_thron
« Gera ok Freka
seðr gunntamiðr,
hróðigr Heriaföðr;
en við vín eitt
vápngöfugr
Óðinn æ lifir. »

« Geri e Freki
nutre, avvezzo alla guerra,
Heriaföðr glorioso.
Ma soltanto col vino
fiero nell’armatura,
Odino vive per sempre. »

(Edda poetica – Grímnismál – Il discorso di Grímnir XIX)

dollman-skoll_hati.jpg

Geri e Freki dal norreno spesso tradotti come “avaro” e “ingordo”, talvolta chiamati anche Gere e Freke  sono lupi della mitologia norrena, compagni del dio Odino,  tali figure potrebbero rappresentare  la manifestazione e la rilevanza relativa ai culti delle “bande dei guerrieri lupo”  gli  Úlfhéðnar. 

12274771_1649984215270475_5425712729239114474_n

Si narra di loro nella  raccolta del  XIII secolo basata  a fonti orali precedenti, e nella prima parte della Edda in prosa dello scrittore Snorri Sturluson.

160323_16cdc6cfd4
Il Gylfaginning  (L’Inganno di Gylfi), è la prima parte dell’Edda in prosa di Snorri Sturluson, una narrazione completa ed organica dei miti norreni, e in particolare tratta della creazione e della distruzione del mondo da parte degli dei e molti altri aspetti della mitologia norrena, si racconta che Odino dia da mangiare ai due lupi la carne quando egli si trova nel Valhalla, giacché la sua alimentazione consiste solo nell’idromele.

odin-sleipnir1
Altri animali di chiara derivazione legata a culti sciamanici sono  presenti nella mitologia greca, romana e vedica.

Vedi anche i corvi di Odino 

i Corvi ierofania

 

Berserker , Ulfhednar , Svinfylking

Berserker e Ulfedhnar dojo ruan

Presso le antiche popolazioni la percezione del sovrannaturale e del divino convivevano e si fondevano con la realtà quotidiana e manifesta.
Gli sciamani, dopo una “chiamata” dal mondo sovrannaturale, avvenuta in vari modi, divengono operativi come guaritori, viaggiatori di universi metafisici e piani spirituali, medium, psicopompi, evocatori atmosferici … a volte guerrieri.
Gli sciamani guerrieri sono una realtà rara, di cui troviamo un esempio concreto nei popoli germanici, nati dalla fusione tra popolazione autoctone nord europee di agricoltori relativamente pacifici dediti a culti femminili e naturali con gli invasori e bellicosi indoeuropei che possedevano un pantheon affollato da virili guerrieri.

Lo sciamano così, l’uomo sacro oltre che essere utile alla comunità come “medicine man” e come intermediario presso gli Spiriti era anche un guerriero, e il più temibile.
Secondo lo storico delle religioni Mircea Eliade, lo sciamanesimo è innanzitutto la padronanza delle tecniche dell’estasi.
Lo sciamano non è un posseduto ma domina gli spiriti per l’utilità della tribù usando l’estasi per spostarsi tra i mondi.
Proprio l’estasi è la tecnica sciamanica chiave di cui si servivano i guerrieri totemici germanici.
Gli sciamani guerrieri appartenevano ad una casta a parte e si dividevano in gruppi che prendevano

il nome dal loro animale totemico:

Tra le ipotesi terminologiche

Berserkr(berserker)Berserkir plurale
Berr Nudo (senza armatura)

Ber Orso Bjorn/Bermuz
Sarker veste

Ulfehdinn (plurale ulfehdnar)

Ulfeh Lupo

hedinn mantello ,manto pelliccia

Berserker (uomini orso), Ulfehdnar (lupo), Svinfylking (cinghiale).
Alcuni storici ritengono che non si tratti di differenti gruppi di guerrieri di elitè, bensì di un unico gruppo di combattenti chiamati in modi differenti, in particolare i guerrieri cinghiale si riferirebbero ad una modalità di formazione d’attacco.

Pier Riffard, filosofo francese, specialista di esoterismo. Dizionario dell’esoterismo, cita tra le grandi organizzazioni iniziatiche, gli uomini lupo Kuros lacedemoni, daci daci, luperci romani, berserkir nordici.


Dei Berserker e Ulfehdnar si parla nella Saga di Egil, nella Saga di Hrolf e nella Saga di Yngling, nella saga di Grettir, nella Saga di Egil, nell’Edda…
anche lo storico latino Tacito ne fa menzione.
Fino alla conversione al cristianesimo i berserker furono truppe d’elitè dei re scandinavi.
Vennero banditi nel 1015, in quanto ultima vestigia del paganesimo irriducibile, e i gruppi organizzati scomparvero nel 1100.
Furono proprio le storie sugli ulfehdnar a contribuire alle leggende popolari ,tra mito e storia, sui lupi mannari, il vescovo Olaus Magnus, ci parla di “Licantropi del Baltico”

Questi guerrieri erano votati al dio Wotan/Odino, il re degli dei di Asgard, il dio che al tempo stesso rappresentava il potere regale, la saggezza, la conoscenza e la forza e naturalmente era il dio sciamano.Attraverso tali rituali i guerrieri venivano pervasi da una furia sovrumana poiché era lo spirito stesso di Odino-Wotan che scendeva dentro di loro facendoli diventare forti come orsi o lupi o cinghiali , insensibili al ferro e al fuoco, tale stato di wodhiz era definito anche “berserksgangr”.
Il dio si accompagna con i suoi animali totemici: i due corvi parlanti Huggin e Munnin (Pensiero e Memoria) i lupi Geri e Freki (Affamato e Divoratore) ed a Sleipnir, il cavallo ad otto zampe (l’otto è il numero più vicino alla perfezione che è il nove, come sono nove i mondi che si diramano da Yggdrasil, il frassino che regge l’universo) che porta incise sui denti le Rune.

Proprio dal dio ricevevano protezione e forza, era Odino stesso ad inviare il furor e una volta morti sarebbero giunti nel paradiso degli eroi, il Walhalla , dove si addestravano accanto agli dei in attesa dell’ultima battaglia alla fine del mondo, il Ragnarok.
Wotan deriva dalla radice indoeuropea WAT, cioè furore guerresco ispirato, che oltre all’ interpretazione di spietatezza e ferocia che usarono i cristiani per condannare queste pratiche, rappresenta una vera e propria rappresentazione dello spirito che si manifesta in tutta la sua potenza nel limitato corpo, veicolo temporale e che può quindi venirne trasformato.
Proprio di questo furore guerresco (che i romani chiamavano furor, soprattutto riferendosi ai guerrieri celti ) questi guerrieri si avvalevano per combattere.

iStock_000023303667Small

Un addestramento nelle tecniche sciamaniche infatti permetteva di padroneggiare le tecniche per raggiungere stati di coscienza alterati.
Nello stato di furor i guerrieri divenivano simili alle bestie che li rappresentavano.
Ringhiavano, ululavano, andavano in battaglia incuranti del freddo, della fame, della fatica, delle ferite, sprezzanti della morte che anzi sfidavano e cercavano in battaglia come lasciapassare sicuro verso il Walahalla, il paradiso degli eroi.
In preda alla furia uccidevano chiunque si trovassero davanti.
Si dice che potessero combattere mentre il corpo era addormentato nella tenda (viaggi con il corpo astrale o energetico, peculiarità dello sciamano) e che potessero morire a causa della furia ribollente che innalzava oltre misura la loro temperatura corporea e li consumava dall’interno se non veniva placata.

Lo stato di furia dei berserker era chiamato “berserkergang” e si manifestava prima con una sensazione di freddo e tremori in seguito la temperatura si innalzava tantissimo e il guerriero uccideva e distruggeva indiscriminatamente (si dice me mordessero gli scudi) in seguito alla furia per alcuni giorni il guerriero cadeva in uno stato di torpore e depressione, tanto da avvalorare l’ipotesi che per aiutare la furia si usassero alcolici e piante psicotrope per riuscire a padroneggiare l’Ond, ovvero una potente energia cosmica.

Secondo il mito era proprio Odino a guidare il guerriero nello stato di furia.
Il rituale che portava alla furia era chiamato hamrammar (mutamento di forma) le cui modalità sembrano essere bevute rituali (bragafull) di una birra molto forte, l’uso di un preparato a base di amanita muscaria (fungo che a forti dosi può essere letale ma che opportunamente preparato funziona come allucinogeno e antidolorifico) ed erbe come la Digitale (che aumenta il battito cardiaco e l’adrenalina) e dei rituali di gruppo in cui si ricorreva a danze e canti fino allo sfinimento per raggiungere l’estasi.

Ma resta molto improbabile che un combattente si apprestasse allo scontro senza la lucidità necessaria per combattere

Alcune ipotesi narrano che i berserker combattevano da soli, mentre Uomini-Lupi e Uomini-Cinghiali usavano la forza del branco.
Su una piastra in bronzo rinvenuta a Torslunda in Svezia, si riconosce un Guerriero Ulfehdnar con le proprie armi di appartenenza lancia e spada corta, la loro giacca di pelle era detto Vargstakkar.


Piastre di Torslunda  sull’isola svedese di 
Öland 
periodo Vendel del VI e VII secolo.
lup2-2

Gli svinfylking combattevano in una particolar e formazione a cuneo dove i migliori due combattenti d’ascia “Rani” (musi) stavano alla punta.
Tracce delle confraternite guerriere (Mannerbunde, in Sassone) restano nei nomi che hanno come radice Bjorn (orso), oppure hanno nel nome Ulf.
Alcuni guerrieri avevano entrambi gli animali nel nome come Bjornulf e anche l’eroe del maggiore poema anglosassone Beowulf (orso-lupo). Lo stesso John Ronald Reuel Tolkien s’ ispirò ai berserker, con il personaggio Beorn, che aveva la capacità di diventare orso a suo piacimento per combattere.

24m0okk5_400x400

Note : Licurgo il legislatore di Sparta deriva dall’antico nome greco Λυκοῦργος (Lykoûrgos), poi contratto in Λυκῦργος (Lykûrgos) e assunto in latino come Lycurgus. L’etimologia è dibattuta: il primo elemento del nome potrebbe essere λυκο- (lyko-), variante di λευκός (leukòs, “luminoso”) oppure λύκος (lýkos, “lupo”, al genitivo λυκου, lykou), mentre il secondo potrebbe essere ἔργον (érgon, “lavoro”) oppure εἴργω (eirgo, “tenere lontano”, “cacciare”) il nome viene quindi interpretato in varie maniere, come “creatore di luce” “opera dei lupi”, “lavoro dei lupi”, “che tiene lontani i lupi”, “che protegge dai lupi”, “cacciatore di lupi” o anche “colui che agisce come un lupo”

Presso ROMA

Tertia post Idus nudos aurora Lupercos
aspicit, et Fauni sacra bicornis eunt.

«L’alba del 15 febbraio scorge i nudi Luperci, e si svolgono le cerimonie di Fauno bicorne»
i Luperci, come «lupi», servivano un dio «lupo», rappresentandolo cultualmente.
Nella festa dei Lupercalia a questo scopo servivano da fruste cinghie usate e fatte della pelle della capra sacrificata. I Luperci, correndo in giro nudi, cinti soltanto di un grembiule fatto della stessa pelle, picchiavano con quelle cinghie coloro che incontravano, purificandoli in questo modo.
Questo loro atto si chiamava februare: un verbo che con Februus sta nei medesimi rapporti in cui il verbo greco φοιβάζειν (phoibazein = purificare) sta con l’appellativo di Apollo: Φοίβος (Febo).
L’analogia più stretta citata per questo caso è quella degli hirpi Sorani, sacerdoti del dio del monte Soratte. Servio traduce il nome di questi sacerdoti – che certamente costituivano ugualmente una fera sodalitia – con la parola «lupo» e definisce il loro dio come il grande dio degli inferi […]

Fieri Nemici i Romani e i Daci entarmbi utilizzavano come elemento apotropaico il lupo

il significato di tutte le tecniche di «potere sul fuoco»
e di «calore magico» è più profondo: indicano l’accesso a un certo stato estatico o a uno stato
non condizionato di libertà spirituale. Ma il POTERE SACRO sperimentato come calore
intensissimo non è ottenuto unicamente con tecniche sciamaniche e mistiche, è anche
conquistato con le esperienze delle iniziazioni militari.
Parecchi termini del vocabolario
«eroico» indoeuropeo – “furor”, “ferg”, “wut”, “menos” – esprimono proprio il «calore
intensissimo» e la «collera» che caratterizzano, sugli altri piani della sacralità,
l’incorporazione della POTENZA.
Proprio come uno “yogi” o uno sciamano, il giovane
eroe si «scalda» durante il combattimento iniziatico. L’eroe celtico Cuchulinn esce dalla sua
prima impresa (che d’altronde equivale, come ha dimostrato Georges Dumézil, a
un’iniziazione di tipo guerriero) talmente «riscaldato» da dover essere immerso
successivamente in tre orci di acqua fredda.
Eliade Miti Sogni e Misteri

 Saxo Grammaticus, capitolo XV, in Gesta Danorum, libro X.
«Cuiusdam patrisfamilias in agro Suetico filiam, liberalis formae, cum ancillulis lusum egressam, eximiae granditatis ursus, deturbatis comitibus, complexus rapuit exceptamque unguibus prae se leniter ferens ad notam nemoris latebram deportavit. [2] Cuius egregios artus novo genere cupiditatis aggressus, amplectendi magis quam absumendi studium egit petitamque laniatui praedam in usum nefariae libidinis verti […]
[1] Ut ergo duplicis materiae benigna artifex natura nuptiarum deformitatem seminis aptitudine coloraret, generationis monstrum usitato partu edidit silvestremque sanguinem humani corporis lineamentis excepit. [2] Nato itaque filio paternum a necessariis nomen imponitur. [3] Qui tandem, agnita suae veritate propaginis, a patris interfectoribus funesta supplicia exegit. [4] Cuius filius Thrugillus, cognomine Sprakeleg, nullo probitatis vestigio a paternae virtutis imitatione defecit. [5] A quo Ulfo genitus originem ingenio declaravit, avitum animo sanguinem repraesentans.»

Powered by WordPress.com.

Up ↑