Esercizi contemplativi/meditativi secondo Rudolf Steiner “La Scienza Occulta”



CONCENTRAZIONE
Consiste nel riattivare le forze originarie della coscienza. mediante la convergenza volitiva del pensiero su un unico tema.
Si rivolge il pensiero ad un determinato oggetto, il più semplice possibile: si pone questo al centro dell’attenzione cosciente, richiamando altri pensieri che abbiano un nesso logico con esso.
La semplicità dell’oggetto, o del tema, è richiesta dal senso pratico dell’esercizio: che tende a potenziare, piuttosto che la coscienza dell‘oggetto, la forza-pensiero messa in atto mediante esso.
L’esercizio conduce all’esperienza del potenziale sintetico del pensiero, indipendente dal significato dell’oggetto.
E’ importante, per la riuscita di esso, l’illimitata attenzione, ossia l’evitare qualsiasi distrazione riguardo al tema che deve permanere al centro della coscienza almeno cinque minuti.
In seguito, questo tempo può essere aumentato, allorché si noterà un beneficio generale della vita interiore e di quella corporea, in conseguenza dell’esercizio. E’ importante che questo sia compiuto senza sforzo cerebrale, ma solo per intensificato moto di pensiero.

Rilasciamento-Silenzio
seduto con la schiena dritta, le mani poggiate a piatto sulle ginocchia, il capo lievemente inclinato, gli occhi chiusi o semichiusi, la lingua appoggiata sulla parte superiore del palato.
Il meditante inizia dunque a prendere coscienza del respiro, ovvero si limita ad osservare, a prendere coscienza, del respiro, ovvero dell’aria che entra ed esce dalle narici.
Quindi, iniziando dal capo, egli immagina che tutti i suoi muscoli siano rilassati e distesi.
Il meditante immagina di sottrarre ogni forza dai suoi muscoli, dall’alto (capo) verso il basso, fino a giungere ai piedi.
Per rafforzare tale processo egli può utilizzare l’immagine di un blocco di ghiaccio che posto su una stufa arroventata si scioglie in acqua. (neve che si scioglie)
Quindi egli dice a se stesso:
“tutti i miei muscoli sono distesi.
Io sono completamente disteso, io sono calmo, disteso, profondamente in me
Tutto in me è calma, pace infinita
Io sono libero, sono calmo.”
Il meditante percepirà in tal modo uno stato di profonda quiete corporea ed animica e tale sensazione di quiete potrà essere ulteriormente rafforzata con alcune immagini plastiche e viventi
calma, come in una tomba lontana, profonda, abbandonata calma,
come sul fondo di un trasparente lago alpino calma,
come in una notte siderea calma,
come in una città addormentata e deserta in un caldo e assolato pomeriggio estivo.


Fase Due:
Il meditante concentra tutta la propria attenzione su un oggetto piccolo e costruito dall’uomo
come ad esempio, uno spillo, una matita, un bottone, un cucchiaio….
L’oggetto deve essere NON simultaneamente percepito ma ESCLUSIVAMENTE evocato.
Esso deve rimanere al centro della coscienza del meditante per almeno 5 minuti.
Si considerino tutte le proprietà, caratteristiche, etc. dell’oggetto evocato: il peso, le dimensioni, il colore, il materiale da cui è costituito, l’uso che ne viene fatto, etc.
La funzione dell’esercizio è quello di consentire al meditante la ricostruzione del pensiero sintetico originario, attraverso le diverse rappresentazioni che si verificano nell’esercizio di concentrazione dell’oggetto.
Ogni pensiero estraneo all’oggetto, ogni altra immagine che dovesse sorgere, deve essere con decisione allontanata, riprendendo ad effettuare la concentrazione sull’oggetto.

Fase Tre: Concentrazione Profonda
ll meditante consegue la sintesi finale dell’esercizio di concentrazione che gli starà davanti obbiettivamente.
Si tratta, in realtà, di vedere davanti a se un “quid” che simboleggia la Forza- Pensiero evocata dal meditante cogliendo così e di conseguenza percependolo, il Pensiero nell’atto precedente, pre-dialettico, al suo formarsi.
Tale “quid”, tale “segno-simbolo” può essere utilmente rappresentato da un punto luminoso localizzato internamente, all’altezza della radice del naso, nel punto in cui le sopracciglia si avvicinano tra loro.
A tale immagine va simultaneamente evocata la sensazione interiore di FERMEZZA.
Quindi da tale punto luminoso si diparte una corrente luminosa che percorre la colonna vertebrale arrestandosi a livello del coccige: a tale immagine va accompagnata la sensazione interiore di SICUREZZA.
Il meditante mantiene la contemplazione del segno-simbolo in uno stato di purità silenziosa: purità che simboleggia l’assoluta indipendenza dell’Io dall’anima.

Fase Quattro: Silenzio Mentale
La Forza-Pensiero viene contemplata dal meditante nella sua immobile unità.
Egli percepisce il senso di verticalità di tale Forza-Pensiero e perciò egli percepirà anche il senso di verticalità dell’Io.

L’Io del meditante, identificandosi con la Forza-Pensiero si identificherà con il proprio originario silenzio generando il silenzio mentale.
Tale silenzio è un silenzio radicale, ove ogni cosa viene portata ad uno stato di assoluta quiete fino a quando il meditante sentirà risuonare in se il silenzio originario dell’universo:
oltre il discepolo sperimenterà quello che le antiche scuole zen ( e non solo) definivano con il termine di “vuoto”.

Confer Massimo Scaligero in “Manuale Pratico della Meditazione”

concentrazione = liberazione del pensare
azione pura= liberazione del volere
equanimita' = liberazione del sentire
 positività = liberazione del giudizio 
spregiudicatezza = liberazione della memoria. 


AZIONE PURA
E’ l’esercizio che dinamizza direttamente la volontà, attuando la ascesi dell’agire per l’agire.
Consiste nell’imporre a se stessi doveri quotidiani di poca nessuna importanza, per es. spostare una sedia, spolverare un mobile, predeterminandone il momento. anche 24 ore prima.
I moventi ordinari delle azioni scaturiscono per lo più dalle relazioni sociali, dall’educazione, dalla professione, ecc. raramente da iniziativa pura.
Si deve trovare nella giornata un minimo di tempo, pochi secondi, per compiere azioni volute di propria iniziativa.
In quanto insignificanti, esse conseguono un fine più profondo che le significanti: sollecitano direttamente il potenziale della volontà.

EQUANIMITA’

Consiste nel servirsi delle emozioni, per un intervento della volontà cosciente: questa, sia pure per attimi, sospende la reazione istintiva dovuta all’emozione.
Si tratta di evitare all‘anima la continua oscillazione tra il tripudio e l’abbattimento. (esaltazione e desolazione)
Chi crede che la propria spontaneità emotiva o il proprio sentimento artistico ne abbiano a soffrire, ignora la potenza interiore che consegue dal chiaro equilibrio del sentimento.
Dapprima non è possibile evitare gli intensi stati d’animo, quando sopraggiungono, ma è possibile esercitarsi a sospenderne per attimi la travolgenza, ritrovando al centro se stessi
lasciarli esprimere secondo la loro necessità.
Tale minimo controllo, con il tempo, conduce a una positiva autonomia rispetto ad essi: dà modo di assumere la loro forza senza esserne travolti.

Guardiamo noi stessi e quell’evento, come se guardassimo un film, come se quell’episodio non ci riguardasse, realizzando che la parte profonda del nostro essere non ha in realtà nulla a che vedere con il nostro passato coinvolgimento emotivo


SPREGIUDICATEZZA
Proseguendo nella disciplina, il discepolo si educa a non fondare il proprio giudizio esclusivamente sul passato.
Deve poter trascurare, in talune circostanze, ciò che ha acquisito con l’esperienza: aprirsi senza pregiudizi a nuove esperienze o ad un diverso giudizio riguardo a cose già interpretate.
Egli si esercita a tale attitudine coscientemente.
Il cercatore deve poter essere ricettivo verso l’inaspettato: disponibile a ciò che è oltre il limite dell’ordinario conoscere.
Occorre rendersi indipendenti dai giudizi già formati, per poter accogliere l’ignoto.

Tra gli esercizi è presente anche la positività, da noi non citata, per ulteriori informazioni sulla pratica consigliamo di rivolgersi ad esperti di area antroposofica confer ekatlos

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