
Misterioso avventuriero bergamasco, poco conosciuto ai più, audace ricercatore dell’ignoto, straordinario viaggiatore ed esploratore, si dice che alla sua figura si sia ispirato James Fenimore Cooper per il romanzo “L’ultimo dei Moihicani”.
Era uno dei diciassette figli di un funzionario doganale della Repubblica Serenissima e nacque a Bergamo nel 1779, il padre pensò di avviarlo agli studi di giurisprudenza per una tranquilla e sicura carriera di funzionario come lui, ma il giovane Giacomo manifestò ben presto la sua insofferenza a quel mondo vecchio e noioso, spirito ribelle come tanti giovani spiriti libertari dell’epoca, voleva cambiare il mondo e andò a combattere per la Repubblica Cisalpina, fondata da Napoleone.

Prese parte ai primi moti libertari italiani, imprigionato più volte, nel 1818 fu accusato di cospirazione contro lo Stato Pontificio ed evitò il patibolo riuscendo a farsi assolvere.
Uomo sia d’azione che di pensiero, si dice, che come molti spiriti inquieti dell’epoca fosse un carbonaro, iniziato alla Massoneria, e che in qualità di giudice operò nei Tribunali napoleonici, prima a Udine e poi a Macerata.Fu inseguito dai gendarmi pontifici per essere un libero pensatore, e forse l’idea illuministica del mito del buon selvaggio lo spinse ad atteggiamento amichevole verso i nativi pellerossa o “forse libero e deluso dal peso delle ideologie apparentemente tolleranti e falsamente egualitarie si abbandonò alla passione naturale dell’avventura e visse come un guerriero indiano.”
Nel 1821 si trasferì in Francia, poi a Londra: anche qui la situazione era angusta per il suo spirito libertario.
Nel novembre 1822 s’imbarcò, con un curioso ombrellino rosso, che lo caratterizzerà in tutta la sua avventura, da Liverpool per Philadelfia negli Stati Uniti d’America, e a St. Louis, affascinato dal nuovo mondo e dalle grandi praterie, si unì alla spedizione di Clark, il cui compito era di ispezionare i forti del corso superiore del Mississipi.
A cavallo o in canoa esplorò le terre dei Siuox e dei Chippewa, dove si fece conoscere e apprezzare per il coraggio.

Mostrò un grande interesse e rispetto verso le tradizioni culturali e sociali degli indiani d’America, compilando anche la stesura di un dizionario inglese-sioux e interessanti scritti di etnografia e geografia.
Tra essi “La decouverte des sources du Mississipi e de la Rivière sanglante” basate sui diari di viaggio.
Raccolse numerosi manufatti indiani, inviandoli in varie riprese in Italia, i reperti da lui raccolti costituiscono la parte più cospicua della Sezione di Etnografia del Museo Caffi di Bergamo.



Quindi partecipò alla spedizione del maggiore Long verso i confini del Canada, fino all’area del Red River, proseguendo da solo verso il Red Lake, in una avventurosa “risalita”, svelò il segreto delle origini del terzo fiume al mondo per lunghezza, giungendo, dove i pionieri americani non avevano osato per il desiderio di scoprire le origini del Mississipi, Il “Padre dei Fiumi” nella lingua degli indiani Algonchini, scoprì un piccolo lago che battezzò lago Giulia in onore dell’amata Giulia De Medici Spada.

La figura di Beltrami, in Italia, non è stata ancora sufficientemente studiata, non sono stati ancora attentamente valutati i meriti di geografo e di antropologo.
Nella sua impressionante corrispondenza si trovano missive di Jefferson, La Fayette, Chateaubriand e Constant, alcune delle quali finora inedite.
Come non di rado accade nella storia, si presentano vicende paradossali ,il framassone italico Beltrami raccoglie testimonianze del popolo dei nativi ,mentre i suoi “cugini “yankee si adoperano alla distruzione sistematica, di questo popolo e la sua cultura.
Nel Minnesota portano il suo nome la contea più estesa dello Stato (Beltrami County) e i monti con le sorgenti del Mississipi. La Biblioteca di Bergamo custodisce la “Raccolta Giacomo Costantino Beltrami”: un fondo misto distribuito in sette faldoni che contengono documenti, note e appunti di viaggio, ritagli di stampa, lettere e miscellanee varie; di notevole interesse i manoscritti per le ricche osservazioni geografiche ed etnografiche su località e popoli visitati. Gli straordinari oggetti raccolti da Beltrami sono divisi oggi fra la collezione raccolta al Museo di Scienze Naturali Ettore Caffi di Bergamo, del Museo Beltrami a Filottrano (Ancona).

Collezione Costantino Beltrami
Giunta in Museo nel 1917, dopo essere stata ceduta al Comune di Bergamo nel 1855 da Giobatta Beltrami, nipote dell’esploratore, la collezione Giacomo Costantino Beltrami è di elevatissimo valore storico in quanto gli oggetti in essa presenti sono stati a lui donati dai nativi Americani conosciuti durante il viaggio nella regione dell’alto corso del fiume Mississippi nella prima metà dell’800.
Sono presenti armi, oggetti rituali e di uso quotidiano degli indiani Chippewa e Sioux e interessanti reperti che Beltrami portò con sé dal Messico e da Haiti dove si recò dopo aver scoperto le sorgenti del Mississippi.
La presenza dei diari che l’esploratore redasse durante i suoi viaggi ed oggi conservati presso la Biblioteca Civica Angelo Mai , ha permesso di meglio comprendere significati ed usi dei reperti e di valorizzarne il significato storico grazie a studi approfonditi condotti da studiosi italiani ed americani.
Parte dei reperti che Beltrami collezionò durante i suoi viaggi in America sono custoditi al Museo Beltrami di Filottrano, dove l’esploratore trascorse parte della sua vita. Si tratta di una raccolta privata di proprietà della famiglia Lucchetti. Invitato a Bergamo nel 1973, in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario della scoperta delle sorgenti del Mississippi, Glauco Luchetti donò al Museo tre reperti di notevole pregio.
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