«Il presente è inafferrabile a tutti gli esseri della Terra, perché essi non vivono nella realtà. Se fossero in grado di sentire il presente, avrebbero accesso all’eternità, dato che il presente non è nient’altro che l’eternità, nella quale c’è la vera vita». Gustav Meyrink

«Il presente è inafferrabile a tutti gli esseri della Terra, perché essi non vivono nella realtà. Se fossero in grado di sentire il presente, avrebbero accesso all’eternità, dato che il presente non è nient’altro che l’eternità, nella quale c’è la vera vita». 

G. Meyrink, La casa dell’alchimista

«Voglio usare una metafora: l’uomo interiore nascosto, separato da noi, che ci è estraneo, arciestraneo (!) nella coscienza di veglia, il velato, in un certo senso, giace dentro di noi verticalmente; è il midollo spinale — la Sushumma — di cui parla lo Yoga. L’uomo esteriore è separato, “obliquo” rispetto ad esso! Ecco perché i due non coincidono! Per l’uomo che “respira” a destra e a sinistra, quello interiore è un estraneo invisibile, nemmeno senziente […] ogni persona, infatti, è “malata” e scissa coscienzialmente in maniera diversa».
 Meyrink, Metamorfosi

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« Il perno è nel  sonno profondo: lì è il punto d’appoggio dell’universo, sul quale può essere poggiata la leva di Archimede per far uscire le stelle dalle loro orbite. »

” E di visione in visione, di pensiero in pensiero, si sbocca nella percezione netta di una saggezza unica nel tempo, in cui traspare la realtà di un’esperienza sovrannaturale e si intende il senso della preparazione catartica quale introduzione alla “Via” che… dischiude all’uomo la pura, luminosa, potenza”

Gustav Meyrink abbandona questo mondo la sera del 4 dicembre 1932. Dopo aver salutato i familiari, si ritira nella propria camera e si siede, a torso nudo nonostante il gelo, sulla poltrona dirimpetto alla finestra. Rimane così tutta la notte, contemplando il cielo stellato, l’alba e il sole nascente; quindi, ancora con lo sguardo in adorazione, spira serenamente. La moglie Mena definisce l’esperienza del trapasso del marito «una messa solenne di religione e nobiltà»  e racconta, in una missiva raccolta in questa edizione Arktos 

« I suoi occhi divennero sempre più splendenti e alle sei e trenta del mattino di domenica 4 dicembre esalò l’ultimo respiro. C’era in noi una gioia sgomenta nel vedere come il suo grande Spirito si era distaccato armonicamente. 
È rimasto il suo corpo, come una larva: la farfalla si è librata verso l’alto. »
Fonte
Axis Mundi

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