Il Pugile a riposo e la Vittoria

“L’esposizione congiunta di questi due straordinari bronzi permetterà di dar vita a un dialogo ‘impossibile’ tra il mondo ellenistico e il mondo romano, offrendoci una preziosa narrazione sul polimorfo simbolismo della Vittoria, da Nike sportiva ad emblema della pax latina, qui rappresentate da due capolavori dell’arte universale. Il Pugilatore in riposo, incarna alcuni dei valori nei quali il mondo romano affondò le proprie radici culturali”, commenta la Presidente Fondazione Brescia Musei Francesca Bazoli. “Il Pugile e la Vittoria, visitabile sino al 29 Ottobre 2023 nel Parco Archeologico di Brescia Romana con uno spettacolare allestimento curato dall’architetto Juan Navarro Baldeweg, sarà l’occasione per ridurre la distanza cronologica, che ha separato le due opere in antico, traendo forza dalla relazione che intercorre tra esse. Nello spazio dell’aula del tempio romano di Brescia, con contrappunti armonici, si dipanerà una narrazione concettuale e poetica sui valori assoluti che queste sculture rappresentano e che mantengono ancora intatti nel nostro tempo”.

Dum loquimur, fugerit invida aetas:carpe diem, quam minimum, credula postero

Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros.
Ut melius, quicquid erit, pati.
seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi
spem longam reseces.
Dum loquimur, fugerit invida
aetas:carpe diem, quam minimum, credula postero

Non chiedere, è peccato saperlo, quale fine a
me, a te gli dei abbiano assegnato, o Leuconoe, e non affidarti ai calcoli caldei.

Com’è meglio sopportare tutto quello che sarà, sia
che Giove ci abbia concesso più anni sia come ultimo questo che ora sfianca il mare
Tirreno contro le opposte scogliere; sii saggia, filtra il vino, e per la brevità del tempo
tronca una speranza (troppo) lunga.


Mentre parliamo, sarà fuggito via il tempo invidioso:
cogli il giorno, il meno possibile fidandoti del domani

Odi I, 11Orazio

  1. Tu: enfatico in posizione iniziale, a dar rilievo al divieto seg. – ne quæsieris: “non chiedere”; forma sincopata;
    normale l’imperativo negativo così espresso – scire nefas: ”Saperlo (è) peccato”; il sostantivo cerca di rendere il
    concetto latino, che ha connotazione religiosa, denotando violazione di una norma divina, mentre ius allude alla sfera umana; posizione analoga a Carm. 3,29,29 sgg. – quem: “quale”, aggettivo interrogativo, attributo di finem, ripetuto in
    anafora – mihi… tibi: può essere accenno discreto al legame sentimentale tra i due, con la donna che, più insicura,
    cerca di sapere in ogni modo cosa le riserba il futuro, preoccupandosi per prima cosa dell’innamorato; si osservi l’asindeto
  2. finem: termine generico, può oscillare tra la “fine” della vita e anche quella del loro amore, se i due pronomi precedenti si riferiscono all’attualità di una liaison sentimentale – Leuconoe: grecismo, è vocativo – nec: coordina il
    seg. temptaris (= temptaveris, forma sincopata) al prec. quaesi(v)eris, ed è irregolare (ci vorrebbe neve/neu) – Babylonios: tradizionale riferimento all’astrologia caldea, diffusa in Roma, come tante altre pratiche e culti di provenienza orientale.
  3. numeros: “i calcoli”, necessari in astrologia per conoscere corso e posizione degli astri e procedere quindi alla stesura degli oroscopi – ut: con valore avverbiale, “quanto” – melius: sottinteso est, con significato analogo in italiano, regge l’infinito pati “sopportare”, con l’idea dell’accettazione cosciente e consapevole: eco certa in Ov. Her. 18,
    51 – quicquid erit: “tutto quel che sarà”, così anche Virgilio (Aen. 5,710).
  4. pluris (=es): “parecchi”, in aggiunta all’attuale, da contrapporre ad ultimam hiemem. ‘Inverni’ per ‘ann’, in una sineddoche che è suggerita dalla stagione, alludendo però, con ogni probabilità, anche all’inverno della vita, la vecchiaia
    – tribuit: (sott. nobis), “(ci) ha assegnato, concesso”; preferibile considerarlo un perfetto, pur pensando taluni ad un
    presente; ha per soggetto Iuppiter.
  5. nunc: “adesso”, precisazione cronologica di Ovidio – debilitat: “sfianca”, ha per oggetto mare Tyrrhenum; nel verbo
    l’idea di sfinimento umanizza il mare, Virgilio (Aen. 10,304 usa fatigat) – oppositis pumicibus: “contro le opposte scogliere”; il sostantivo allude più propriamente a rocce di origine lavica.
  6. sapias: congiuntivo del linguaggio colloquiale, come i seguenti liques e reseces; è più efficace dell’imperativo; verbo
    non casuale (lett. “aver sapore”), è un invito esplicito ad avere “sale in zucca”, con metafora che la traduzione, “sii saggia”, banalizza – vina liques: “filtra il vino”, per evitare residui ed impurità sgradevoli, frequenti nei vini antichi, a
    causa della loro densità – spatio brevi: ablativo causale “per la brevità dello spazio”, ove il vocabolo allude alla
    brevità dell’esistenza. Ma si suggeriscono altre interpretazioni, legando più strettamente l’espressione a quella seguente
    (“recidi entro il breve spazio una lunga speranza”).
    Florilegium
    11
  7. reseces: nel prefisso l’invito a rendere abituale, scontata l’azione (quasi un: “abituati a troncare”) – dum loquimur: “mentre stiamo parlando” – fugerit: futuro anteriore, ad accrescere l’enfasi e a sancire conclusione inevitabile
    ed irreparabile, di cui invida (“invidioso”) è spia eloquente, mentre aetas, in enjambement, è “il tempo”, inteso come durata della vita, come il greco aijwvn.
  8. carpe diem: “cogli il giorno”, come un frutto prezioso, da assaporare e gustare appieno, nell’incertezza totale del futuro; evidente eco epicurea (cfr. EPIC. Ep. ad Men. 126) – quam minimum: “il meno possibile”, forma rafforzata di
    superlativo avverbiale – credula: “fidando, fiduciosa”, ma è riduttivo perché richiama con garbo, condannandola,
    l’inutilità dei tentativi iniziali, dovuti ad una credulità che non ha senso né giustificazione – postero: attributo di un
    sottinteso diei, “il giorno dopo”; nell’incertezza del futuro, anche il solo “domani” può essere rischioso (cfr. Epist. 1,4,
    13-14).

Dum loquimur, fugerit invida aetas:carpe diem, quam minimum, credula postero

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