Il freddo ci mostra solo se il nostro potere innato è presente e se siamo in grado di controllarlo perchè lo facciamo consapevolmente
Possiamo considerare il freddo uno specchio che riflette le reazioni del nostro corpo (….) il risultato che otterrai impegnandoti ,sacrificando il confort sotto la doccia, (in un lago, in mare od altrove) è straodinario (…) una vita migliore perchè l’energia (scaturita dagli effetti sul sistema vascolare) sarà accopagnata dall’elettricità e tutto il corpo (ne sarà coinvolto)… la chimica perfetta funge da conduttore della nostra mente, nei processi neurologici nel nostro cervello.
il respiro è una porta , che ci conduce in corridoi che ci fanno entrare
nelle profondità di noi stessi
La mente segue il respiro ma non cerca di trattenerlo, lascia stare la mente il respiro è più grande e ti porta più lontano, nella parte più profonda di te stesso , dunque segui il flusso, segui l’onda ….
L'uomo in natura originariamente era vigile , pienamente presente, impegnato solo a esistere
”La terra vuole la pioggia, e la vuole anche l’etere venerabile” E L’universo vuole ciò che è destino avvenga. Perciò dico all’universo:” Io voglio insieme con te ” Non si dice infatti che tal cosa vuole accadere?
O continui a vivere in questo modo, e ti ci sei abituato , o te ne vai, e la tua missione è conclusa Non V’è altro, all’infuori di questo. Coraggio, quindi!
Questa iscrizione è stata incisa sopra la porta d’ingresso della casa che Carl Gustav Jung a Küsnacht, in Svizzera vicino Zurigo. E’ tratta dall’Oracolo di Delfi e costituisce la risposta che ottennero gli spartani, quando consultarono l’oracolo, prima di portare la guerra ad Atene, chiesero al dio Apollo presso Delphi “se fosse meglio entrare in guerra” e ricevettero la risposta:
”..che se avessero messo tutta la loro forza nella guerra, la vittoria sarebbe stata loro e la promessa che lui stesso sarebbe stato con loro, sia invocato che non invocato.”
La versione latina “Vocatus atque invocatus deus aderit” pare si diffuse grazie a Erasmo da Rotterdam
“per esprimere qualcosa, che anche se non lo si chiede e non si è intenzionati a farlo, si verificherà comunque, che ci piaccia o no. Si dice che , Jung sostenesse che questa frase volesse esprimere ”il mio senso di precarietà, la sensazione di trovarmi sempre immerso in possibilità che trascendono la mia volontà“
ma anche che fosse un promemoria per se stesso e per i suoi pazienti, l’inizio della saggezza è il timore del Divino: “timor dei initium sapientiae”.
E sebbene i Lacedemoni avessero deciso sul fatto della violazione del trattato e della colpa degli ateniesi, tuttavia inviarono a Delphi per chiedere al dio se avrebbe avuto un buon esito se fossero andati in guerra; e, come si dice, ricevettero da lui la risposta che se avessero messo tutta la loro forza nella guerra, la vittoria sarebbe stata loro e la promessa che lui stesso sarebbe stato con loro, sia invocato che non invocato.
Tra i Lacedemoniani (Spartani) e Thespiani, l’uomo migliore fu chiamato lo Spartano Dienekes., prima dell’inizio della battaglia, i medi (persiani) mandarono un emissario al fianco di Dienekes (Trichinion), per vantarsi delle frecce dei barbari, dicendo che sarebbero stati così tanti, che avrebbero oscurato il sole. Ma i messaggeri stranieri furono sorpresi nel sentire Dienekes rispondere, che sarebbe stato bello se i persiani avessero cancellato il sole, perché avrebbero condotto la battaglia all’ombra .
Questo è in terza persona plurale. Quindi, se vuoi dire “combatteremo all’ombra”:
υπό σκιή εσοίμην προς ημάς η μάχη (και ουκ εν ήλιω)
Il modo laconico di dire che sarebbe probabilmente:
υπό σκιή η μάχη (la battaglia sarà all’ombra) o υπό σκιή μαχόμεσθα
(combatteremo all’ombra)
La ” frase laconica “ “allora noi combatteremo all’ombra” è stato citato , da Cicerone ( in umbra igitur pugnabimus , tuscolani Dispute I.42) e Valerio Massimo ( in umbra enim proeliabimur , III.7, ext. 8).
I cinque colori rendono ciechi gli occhi dell’uomo;
Le cinque note rendono le orecchie sorde;
I cinque gusti feriscono il suo palato;
inseguire e galoppare nella caccia
Fanno si che il cuore si lanci nella furia
i beni difficile da ottenere
spingono l’uomo alla disputa
Quindi il saggio è
per la pancia, (ventre)
non per l’occhio.
oppure
il saggio agisce dall’interno non considera la vista…
oppure
il saggio si cura dall’interno
non si cura dell’occhio.
Quindi scarta l’uno e prende l’altro.
Un ulteriore invito a portare l’attenzione all’interno , lo stato ordinario della mente di superficieè personell’attenzione e repulsione degli stimoli esterni.
Nella mitologia norrena, una fylgja è un essere o uno spirito soprannaturale che accompagna una persona in relazione al proprio destino o fortuna, si ritiene che fosse uno spirito custode, entità tutelare, che si riteneva seguisse ogni persona o famiglia e la relazione fosse apposta o legata al processo o alla cerimonia della nomina.
Fylgjur può anche “contrassegnare le trasformazioni tra uomo e animale” o cambiare forma. Nella saga di Egil, ci sono riferimenti sia a Egil che a Skallagrim che si trasformano in lupi o orsi, e ci sono esempi di cambiamento di forma nella saga del re Hrolf Kraki, dove Bodvar Bjarki si trasforma in un orso durante l’ultima battaglia.
Queste trasformazioni sono probabilmente implicite nelle descrizioni di saga di berserker che si trasformano in animali o mostrano abilità bestiali.
In altre versioni Fylgja è un’ entità femminile della mitologia settentrionale, una specie di spirito protettivo che accompagna una persona. Questi esseri sono paragonabili agli elfi e ai nori.
Il Fylguur non sono normalmente visibili nella loro forma umana, ma sono presenti in qualsiasi forma quando il loro bambino è nato.
Quando appaiono, appaiono come un volto da sogno a forma di donna, o in forma di animale che assomiglia all’anima di una persona.
Così un uomo guerriero potrebbe avere un lupo, un orso, un cavallo o un uccello a Fylgja.
Si mostra a suo protettore solo al momento della morte. Nella sua forma femminile, poi, arriva alla sua tomba, lo ravviva per il suo amore e la sua vitalità, e poi lo porta fino alle porte del Valhalla.
Le tre soluzioni di Julius Evola (Arya edizioni Genova) è il terzo libro dedicato dall’autore al filosofo oltre Evola e il Buddhismo (1995) e Evola e Dante (2014).
Nikolaj Konstantinovič Roerich
Una raccolta di scritti imprescindibile per gli appassionati ed i cultori del ‘‘magico barone”, con una velata nostalgia, ed un distacco critico maturo, sempre rispettoso del percorso del dialogo con ”il maestro immaginario’‘ ricco di spunti di riflessione ”in un mondo di agitazione e di nebbia”. Ogni passaggio affrontato nella raccolta, lascia aperte riflessioni pur essendo accuratissimo nelle puntualizzazioni.
Una narrazione che oscilla tra la dimensione verticale,‘‘l’esistenzialismo esoterico” del filosofo, ed una dimensione orizzontale, le soluzioni rivolte agli anarca ribelli. Le tre soluzioni rivolte ai tipi umani archetipali : il “Ribelle ascetico” che segue una via dove si “mantengono sotterraneamente le linee di vetta. non appartengono a questo mondo. Pur essendo sparsi sulla terra e spesso ignorandosi a vicenda sono uniti invisibilmente e formano una catena infrangibile nello spirito tradizionale” , vi e poi chi necessita di essere orientato a “prepararsi allo slancio che porti oltre l’onda ultima”,una sorta di nichilismo attivo , un attivismo teso a forzare i tempi della decadenza, ed in fine, il tipo umano che “cavalca la tigre”, colui che sceglie di ”opporsi lentamente, tenacemente ” e che con alacre sforzo, tenda di far rivivere la Sapienza. L’autore si spinge poi in altri territori delineando, altri racconti dalle riflessioni sul rapporto di libertà, tra l’individuo e le comunità umane, in relazione ‘‘al divenire cosmico, e storico’‘ , passando , alla visione di Evola e le donne, scivolando sull’operatività alchemica, dove la metafisca è vista come ‘‘stato dell’essere non legato allo spazio e al tempo…. dimensione in cui l’esperienza può realizzare una coscienza…” fino ad approdare all”’ Evola mithraico ”e procedere trattando, altri temi giungendo a narrazioni molto personali…. sincronicità inaspettate, intravvedendo ”una chiave ermetica”di interpretazione dei fatti, e mostrandoci come il ”maestro immaginario” abbia seminato influenze, anche su personaggi, impensabili della cultura e del cinema, lontani da ambienti più accoglienti.
Confidando che l’autore non mantenga le sue premesse della raccolta
” Con questo libro si chiude un ciclo”
‘‘Colui che appare anormale rispetto all’ambiente esterno è probabile che sia lui il ”normale”, che in lui esista un resto di energia vitale integra….”
L’arco e la Clava