«Trasparente visione» die durchsichtige Bildung”in cui risaltano a un tempo, intelligibili al nostro sguardo, la profondità e la superfici”È possibile osservarla nel cristallo che potremmo definire un essere capace diformare una superficie interiore, e, nello stesso tempo, di esternare la propria profondità…Esistono segni rivelatori: ognuno, certo, ha sperimentato almeno una volta come in circostanze decisive gli uomini si illuminino, e magari a tal punto da suscitare in chi li guarda un senso di vertigine o addirittura un brivido di spavento.
E ciò avviene in presenza della morte, ma in ogni altra forza densa di significato, la bellezza per esempio, provoca simili effetti; in particolare la forza capace di suscitarliè la verità

Se attraverso la bellezza si rivela il senso e la necessità che reggono il ritmico respiro del mondo è grazie alla levità con cui il bello si manifesta all’osservatore sulla superficie delle cose: la leggerezza, l’istantaneità del manifestarsi della bellezza corrispondono alla rapidità con cui il contemplatore libera il velo dell’apparenza da ciò che gli è estraneo senza che esso sia strappato o rimosso: questo è il kairos
Καιρός(“momento giusto o opportuno” o “momento supremo”)
l’Unvergängliches, imperituro,
poiché nella sua «perfetta chiarità, chiude in sé la somma dei colori».
«trasparente visione» è quella immagine in cui risultano istantaneamente comprensibili al nostro sguardo profondità e superficie.
Per questa ragione Jünger parla non solo di «trasparente visione»,ma anche di «immagine stereoscopica»: con questa espressione si intende com’è noto il tipo di visione binoculare capace di dare l’effetto di profondità alle immagini.
Ma Jünger utilizza questa espressione in un senso particolare, come emerge nello scritto intitolato
«Percepire in maniera stereoscopica (stereoskopisch wahrnehmen)significa acquisire contemporaneamente, nella medesima sfumatura o gradazione e mediante un organo di senso, due qualità sensorie.Ciò è possibile solo in quanto un senso, oltre alla sua propria facoltà, assume in più le attitudini di un altro senso».
Il piacere stereoscopico rappresenta il culmine della sapienza sensibile e analogamente a livello di conoscenza scientifica o di riflessione filosofica esiste una dimensione stereoscopica, una «trasparente visione» che si configura come il limite della conoscenza umana.
Come davanti alla bellezza si arresta per un attimo il viaggio dell’esperienza umana, così nella sfera teoretica è possibile rintracciare un evento analogo.

A tal proposito Jünger cita esplicitamente la scoperta della
Così, se vogliamo riferirci a qualcosa di assai noto, l’intuizione della pianta originaria altro non è se non la percezione di quel carattere propriamente cristallino.
In questo passo emerge quale tipo di relazione sia istituita da Jünger tra l’intuizione del fenomeno originario e l’esperienza della bellezza quale fenomeno trasparente o stereoscopico.
Jünger definisce la
(La metamorfosi delle piante (1790) e riguardanti le riflessioni sul rapporto che l’uomo stabilisce con la natura. Goethe, infatti durante i suoi studi botanici scopre che all’interno dell’infinita varietà e molteplicità della natura è presente un elemento unitario, primigenio; egli si convince che tutte le forme delle piante si possono far derivare da una pianta sola, una pianta originaria, formata da pochi elementi infinitamente mutabili e duplicabili.
La pianta primordiale, la Urpflanze (così la chiama Goethe), ci consente di creare una sintesi tra il singolo e l’universo, tra il sensibile e l’ideale e ci premette di cogliere la legge interna al manifestarsi dei fenomeni.)
come il paradigma della «percezione al momento giusto» di quel
«carattere propriamente cristallino»
durchsichtige Bildung
Per quanto concerne il fenomeno originario esso è inteso da Jünger come lo svelarsi al contemplatore di un fenomeno che, come il cristallo, è in grado di formare
«una superficie interiore, e, nello stesso tempo di esternare la propria profondità».
«Il diamante ci dà il simbolo più alto della luce che, in perfetta chiarezza, chiude in sé la somma dei colori».
Jünger ipotizza
«l’esistenza di punti in cui questa sorta di acuta visione non nasca da un inconsueto stato di grazia, ma sia parte essenziale di una mirabile vita perenne».
”Quando il fenomeno originario suscita nell’uomo questo senso di meraviglia si dichiari soddisfatto. Non gli può essere concesso nulla di più alto e oltre questo fenomeno originario non deve cercare altro: qui è illimite.”
«L’ordine planetario, così nel tipo come nella strumentazione, s’è già compiuto. Attende solo di essere riconosciuto e denunciato come tale […]. Il progressivo estendersi dei grandi spazi fino a configurare un ordine globale, il confluire degli Stati mondiali nello Stato mondiale, o per meglio dire nell’impero mondiale, si connette al timore che d’ora in avanti la perfezione attinga le sue forme definitive a spese della libera volontà»
Ernst Jünger
La libertà dell’uomo – è un tema che attraversa per intero l’opera di Jünger – è eterna, mutano però le forme attraverso cui è possibile che essa si realizzi, perché mutala necessità con la quale l’azione libera si deve rapportare.
La necessità in cui oggi è inserito l’essere umano è l’«impero mondiale», una macchina planetaria del lavoro e dell’amministrazione dei popoli che penetra fin dentro alla vita del singolo e della specie; in questo senso la dimensione della libertà e della lotta per essa, tende a spostarsi oltre la linea descritta dal confine della politica classica e della storia: su questo terreno sconfinato «al muro del tempo» è dato oggi all’uomo un bene e un male, qui l’uomo deve trovare anche la forma della propria libertà.
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