La cura del movimento è equilibrio psicofisco

” Nell’infanzia poter esplicare un sano e continuativo movimento ha come effetto quello di predisporre il bambino, il piccolo uomo in divenire, a sviluppare nel proseguo della sua esistenza la libertà nella vita dell’anima.”
Rudolf Steiner

”Abbiamo un cervello per produrre movimenti complessi ed adattabili.
Il movimento è l’unico modo di influenzare il mondo intorno a noi e tutto passa attraverso la contrazione dei muscoli. È importante ricordare che i processi sensoriali, mnemonici e cognitivi sono sì importanti, ma sono importanti solo per guidare o sopprimere futuri movimenti. Non ci può essere nessun vantaggio evolutivo nel sopprimere ricordi o percepire il colore di una rosa se non influisce sul modo in cui ci muoveremo più avanti nella vita. Queste percezioni sensoriali rappresentano il “rumore”, ovvero informazioni variabili che il nostro cervello elabora così da modificare la pianificazione del movimento stesso.”
Daniel Wolpert Neuroscienziato

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Piaget definì come punto di partenza di tale processo il cosiddetto stadio sensomotorio, in cui il bambino utilizza i sensi e le abilità motorie, ripetendo comportamenti – prima semplici riflessi – per esplorare il proprio corpo (reazioni circolari primarie) e l’ambiente circostante (reazioni circolari secondarie), adattandosi ed evolvendo gradualmente.

Senza l’abilità di strisciare, rotolare, gattonare, camminare, un bambino non potrebbe assecondare la propria curiosità, non acquisirebbe il significato di lontano e vicino, ruvido e liscio, freddo e caldo, e così via.

Senza la capacità di spostarsi nell’ambiente circostante, lo sviluppo cognitivo e sociale di un bambino sarebbe gravemente compromesso.
Anche le più recenti teorie sullo sviluppo dell’uomo considerano il movimento fulcro dell’evoluzione.
Tra queste, le più conosciute sono la Teoria dei Sistemi Dinamici (DST), sviluppata dall’ex-presidente della Society for Research in Child Development, Esther Thelen (Thelen, 1985; 1995; Thelen, Kelso e Fogel, 1987; Ulrich, 1997; Smith e Thelen, 2003), e la Teoria della Selezione dei Gruppi Neuronali (NGST), sviluppata dal premio nobel Gerald Edelman (Edelman 1989; 1993).
Le due teorie si differenziano da quella Piaget inquanto ritengono che lo sviluppo dell’uomo sia un processo non lineare, caratterizzato da continue fasi di transizione, dipendente sia da fattori di natura genetica e sia di natura ambientale. Diversamente, per Piaget, i fattori ambientali, fondamentali per la costruzione dell’apprendimento, possono favorire o meno lo sviluppo del bambino, ma non ne sono la causa, rappresentata invece dalla genetica.
Dunque, considerare l’ambiente un fattore determinante nell’evoluzione dell’uomo rappresenta una svolta per la comunità scientifica che, fino a circa venticinque anni fa, riteneva lo sviluppo il prodotto di un mero processo di maturazione geneticamente determinato

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Maggiori sono le esperienze vissute dall’individuo per mezzo del movimento,maggiori saranno le connessioni neuronali e, di conseguenza, maggiori saranno i comportamenti che, a seconda della situazione, l’individuo potrà mettere in atto, dove per comportamento s’intende un modo di agire o reagire risultante dalla combinazione di azioni motorie, cognitive e sociali apprese fino a quel momento.

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