Vis more Montis Levitas more Aurae

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Vita militia est
NULLA DIE SINE LINEA

Amo combattere e sono onorato di poter condividere questa passione con individui che provano lo stesso brivido di euforia εὐφορία ed entusiasmo ἐνϑουσιασμός nei loro occhi frementi di Furor e nel loro cuore infiammato dalla mischia fuori dal tempo, viviamo ed incarniamo gli ARCHETIPI insopprimibili senza Tempo
Sono GRATO alla Vita di poter praticare ancora con lo stesso Fuoco Eterno di sempre dalle steppe alle lande desolate, sulle scogliere nei boschi o nel profondo delle foreste…. Grazie fratelli e sorelle d’arme e di sangue
Gli Dei Marziali ierofanie del Tutto vi benedicano
Saldo lo Spirito la mano sia Forte e la Quiete Interiore vi accompagni nella lotta
Ogni colpo che tiraiamo sia forza per vincere le paure che ci spengono
Ogni colpo che prendiamo sia l’ Onore di chi non si arrende fino alla fine
Oggi ogni mio singolo arto e segmento era provato dal dolore ma qualcosa di antico mi ha avvolto in una Magia, ciò mi commuove e mi lascia stupito L’invisibile agisce in modo impensabile.

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ARTI COMBAT 

ARTI OLOTROPICHE

 

 

 

Týr ᛏᛦᚱ Tiwaz Teiwaz

 

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ᛏ Týr er einhendr áss
ok ulfs leifar
ok hofa hilmir.
Mars tiggi.
antico islandese
Týr è un dio con una mano sola,
e gli avanzi del lupo
e il principe dei templi.

ᛏᛦᚱ Entità della stirpe degli Æsir , nella mitologa norrena, guerriero riflessivo e  saggio pronto al sacrificio personale per combattere contro Fenrir, il lupo del Kaos, spesso identificato con Marte , nella cultura romana, si distingue e si sovrappone con  il più impetuoso e giovanile Thor,  descritto come il più forte di tutti gli dèi.

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Tyr sacrifica il braccio, che viene sbranato da Fenrir, per riuscire a farlo avvicinare a sufficienza ed imprigionarlo.

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ODINO

Per due volte il possente lupo riesce a liberarsi, costringendo Odino al ricorso delle arti magiche dei nani  prepara un laccio, solo in apparenza fragile, e sfida nuovamente il lupo , che intuendo  una trappola magica, pretende  una mano tra le sue fauci, come pegno, Týr si sacrifica , perdendo il braccio.

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Sacrificando la mano destra Tyr salvò dalla sciagura il suo popolo minacciato dal  lupo del Kaos sovrannaturale. La runa ᛏ Tyr è simbolo quindi di eroismo e di valore, indispensabili per un “guerriero spirituale”, la disponibilità a sacrificare qualcosa di caro per ristabilire l’equilibrio. Tyr è la runa della volontà, delle motivazioni, della piena abnegazione per qualcosa.

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E’ la forza che ci fa proseguire nonostante le avversità.
In Tyr però la volontà deve essere motivata dalla lealtà e non dal avidità personale, dalla consapevolezza che bisogna assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
Questa consapevolezza rappresenta l’illuminazione spirituale e la fiducia nel giusto ordine dell’universo. 4a5c46c7d7797d8f21388f0c592a457d--asatru-norse-mythology

La più antica testimonianza del dio si trova nel gotico “Tyz” benché il “Teiw” trovato sull’elmo di Negau possa essere un probabile riferimento a Týr, e precede il gotico (e il runico) di molti secoli.Gli elmi sono del tipo Etrusco conosciuti come forma “vetulonica”.Su uno di questi elmi si trova un incisione in alfabeto etrusco che è stata datata 200 a. C. in cui si legge: harigasti teiva\\\ ip

 

Numerosi studiosi si sono occupati di interpretare l’iscrizione. TL Markey legge l’iscrizione come ‘Harigast il sacerdote’ (da teiwaz, “dio”), come anche un altro elmo inciso trovato nello stesso sito e che riporta vari nomi celtici seguiti da titoli religiosi.
L’importanza del reperto è data dal fatto che il nome Harigast rappresenta la prima deviazione verso la parlata germanica finora rinvenuta, perciò l’elmo è una sorta di anello di congiunzione tra Etrusco e Germanico e ne testimonia il contatto.
Fonte RUNEMAL
Il Grande Libro delle Rune
Umberto Carmignani e Giovanna Bellini Edizioni
L’Età dell’Acquario

 

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Rappresentazione di Týr e Fenrir sul bratteato d’oro all’incirca del V secolo, rinvenuto a Trollhättan, Svezia.

 

 

Impara le rune della vittoria,
se tu desideri vincere,
e scrivi le rune sulla tua elsa;
alcune nel solco,
ed altre nel piatto,
e due volte dovrai invocare Týr ᛏ

Sigrúnar skaltu kunna,
ef þú vilt sigr hafa,
ok rísta á hjalti hjörs,
sumar á véttrimum,
sumar á valböstum,
ok nefna tysvar Tý.

Secondo il runologo Lars Magnar Enoksen, la tiwaz è menzionata in una strofa del Sigrdrífumál, un poema dell’Edda poetica.
Il Sigrdrífumál narra che Sigurðr uccise il drago Fáfnir ed arrivò ad una fortezza sulla vetta di una montagna che bruciava con grandi fuochi
 Nella fortezza trovò una valchiria che dormiva di un sonno magico, e la svegliò aprendole l’armatura del petto con la spada; la valchiria, di nome Sigrdrífa, gli offrì i segreti delle rune per averla liberata dal sonno, a condizione che mostrasse di non avere paura
. La valchiria cominciò ad insegnargli che se avesse voluto ottenere la vittoria in battaglia avrebbe dovuto incidere le “rune della vittoria” sulla spada e dire due volte il nome “Týr” (il nome della tiwaz)

TIWAZᛏ TIYR

 

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Nel futhark le rune Perth e Eihwaz sono scambiate di posto, Ansuz e Berkana sono speculari e infondo troviamo la runa 800px-Stacked_Tiwaz  Teiwaz multipla: probabilmente si tratta di un’invocazione al dio Tyr
La prima pietra con inciso l’intero futhark antico è la pietra di Kilver, ritrovata a Stanga nel Gotland, datata V secolo.

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Berserker , Ulfhednar , Svinfylking

Berserker e Ulfedhnar dojo ruan

Presso le antiche popolazioni la percezione del sovrannaturale e del divino convivevano e si fondevano con la realtà quotidiana e manifesta.
Gli sciamani, dopo una “chiamata” dal mondo sovrannaturale, avvenuta in vari modi, divengono operativi come guaritori, viaggiatori di universi metafisici e piani spirituali, medium, psicopompi, evocatori atmosferici … a volte guerrieri.
Gli sciamani guerrieri sono una realtà rara, di cui troviamo un esempio concreto nei popoli germanici, nati dalla fusione tra popolazione autoctone nord europee di agricoltori relativamente pacifici dediti a culti femminili e naturali con gli invasori e bellicosi indoeuropei che possedevano un pantheon affollato da virili guerrieri.

Lo sciamano così, l’uomo sacro oltre che essere utile alla comunità come “medicine man” e come intermediario presso gli Spiriti era anche un guerriero, e il più temibile.
Secondo lo storico delle religioni Mircea Eliade, lo sciamanesimo è innanzitutto la padronanza delle tecniche dell’estasi.
Lo sciamano non è un posseduto ma domina gli spiriti per l’utilità della tribù usando l’estasi per spostarsi tra i mondi.
Proprio l’estasi è la tecnica sciamanica chiave di cui si servivano i guerrieri totemici germanici.
Gli sciamani guerrieri appartenevano ad una casta a parte e si dividevano in gruppi che prendevano

il nome dal loro animale totemico:

Tra le ipotesi terminologiche

Berserkr(berserker)Berserkir plurale
Berr Nudo (senza armatura)

Ber Orso Bjorn/Bermuz
Sarker veste

Ulfehdinn (plurale ulfehdnar)

Ulfeh Lupo

hedinn mantello ,manto pelliccia

Berserker (uomini orso), Ulfehdnar (lupo), Svinfylking (cinghiale).
Alcuni storici ritengono che non si tratti di differenti gruppi di guerrieri di elitè, bensì di un unico gruppo di combattenti chiamati in modi differenti, in particolare i guerrieri cinghiale si riferirebbero ad una modalità di formazione d’attacco.

Pier Riffard, filosofo francese, specialista di esoterismo nel Dizionario dell’esoterismo, cita tra le grandi organizzazioni iniziatiche, gli uomini lupo Kuros lacedemoni, daci daci, luperci romani, berserkir nordici.


Dei Berserker e Ulfehdnar si parla nella Saga di Egil, nella Saga di Hrolf e nella Saga di Yngling, nella saga di Grettir, nella Saga di Egil, nell’Edda…
anche lo storico latino Tacito ne fa menzione.
Fino alla conversione al cristianesimo i berserker furono truppe d’elitè dei re scandinavi.
Vennero banditi nel 1015, in quanto ultima vestigia del paganesimo irriducibile, e i gruppi organizzati scomparvero nel 1100.
Furono proprio le storie sugli ulfehdnar a contribuire alle leggende popolari ,tra mito e storia, sui lupi mannari, il vescovo Olaus Magnus, ci parla di “Licantropi del Baltico”

Questi guerrieri erano votati al dio Wotan/Odino, il re degli dei di Asgard, il dio che al tempo stesso rappresentava il potere regale, la saggezza, la conoscenza e la forza e naturalmente era il dio sciamano.Attraverso tali rituali i guerrieri venivano pervasi da una furia sovrumana poiché era lo spirito stesso di Odino-Wotan che scendeva dentro di loro facendoli diventare forti come orsi o lupi o cinghiali , insensibili al ferro e al fuoco, tale stato di wodhiz era definito anche “berserksgangr”.
Il dio si accompagna con i suoi animali totemici: i due corvi parlanti Huggin e Munnin (Pensiero e Memoria) i lupi Geri e Freki (Affamato e Divoratore) ed a Sleipnir, il cavallo ad otto zampe (l’otto è il numero più vicino alla perfezione che è il nove, come sono nove i mondi che si diramano da Yggdrasil, il frassino che regge l’universo) che porta incise sui denti le Rune.

Proprio dal dio ricevevano protezione e forza, era Odino stesso ad inviare il furor e una volta morti sarebbero giunti nel paradiso degli eroi, il Walhalla , dove si addestravano accanto agli dei in attesa dell’ultima battaglia alla fine del mondo, il Ragnarok.
Wotan deriva dalla radice indoeuropea WAT, cioè furore guerresco ispirato, che oltre all’ interpretazione di spietatezza e ferocia che usarono i cristiani per condannare queste pratiche, rappresenta una vera e propria rappresentazione dello spirito che si manifesta in tutta la sua potenza nel limitato corpo, veicolo temporale e che può quindi venirne trasformato.
Proprio di questo furore guerresco (che i romani chiamavano furor, soprattutto riferendosi ai guerrieri celti ) questi guerrieri si avvalevano per combattere.

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Un addestramento nelle tecniche sciamaniche infatti permetteva di padroneggiare le tecniche per raggiungere stati di coscienza alterati.
Nello stato di furor i guerrieri divenivano simili alle bestie che li rappresentavano.
Ringhiavano, ululavano, andavano in battaglia incuranti del freddo, della fame, della fatica, delle ferite, sprezzanti della morte che anzi sfidavano e cercavano in battaglia come lasciapassare sicuro verso il Walahalla, il paradiso degli eroi.
In preda alla furia uccidevano chiunque si trovassero davanti.
Si dice che potessero combattere mentre il corpo era addormentato nella tenda (viaggi con il corpo astrale o energetico, peculiarità dello sciamano) e che potessero morire a causa della furia ribollente che innalzava oltre misura la loro temperatura corporea e li consumava dall’interno se non veniva placata.

Lo stato di furia dei berserker era chiamato “berserkergang” e si manifestava prima con una sensazione di freddo e tremori in seguito la temperatura si innalzava tantissimo e il guerriero uccideva e distruggeva indiscriminatamente (si dice me mordessero gli scudi) in seguito alla furia per alcuni giorni il guerriero cadeva in uno stato di torpore e depressione, tanto da avvalorare l’ipotesi che per aiutare la furia si usassero alcolici e piante psicotrope per riuscire a padroneggiare l’Ond, ovvero una potente energia cosmica.

Secondo il mito era proprio Odino a guidare il guerriero nello stato di furia.
Il rituale che portava alla furia era chiamato hamrammar (mutamento di forma) le cui modalità sembrano essere bevute rituali (bragafull) di una birra molto forte, l’uso di un preparato a base di amanita muscaria (fungo che a forti dosi può essere letale ma che opportunamente preparato funziona come allucinogeno e antidolorifico) ed erbe come la Digitale (che aumenta il battito cardiaco e l’adrenalina) e dei rituali di gruppo in cui si ricorreva a danze e canti fino allo sfinimento per raggiungere l’estasi.

Ma resta molto improbabile che un combattente si apprestasse allo scontro senza la lucidità necessaria per combattere

Alcune ipotesi narrano che i berserker combattevano da soli, mentre Uomini-Lupi e Uomini-Cinghiali usavano la forza del branco.
Su una piastra in bronzo rinvenuta a Torslunda in Svezia, si riconosce un Guerriero Ulfehdnar con le proprie armi di appartenenza lancia e spada corta, la loro giacca di pelle era detto Vargstakkar.


Piastre di Torslunda  sull’isola svedese di 
Öland 
periodo Vendel del VI e VII secolo.
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Gli svinfylking combattevano in una particolar e formazione a cuneo dove i migliori due combattenti d’ascia “Rani” (musi) stavano alla punta.
Tracce delle confraternite guerriere (Mannerbunde, in Sassone) restano nei nomi che hanno come radice Bjorn (orso), oppure hanno nel nome Ulf.
Alcuni guerrieri avevano entrambi gli animali nel nome come Bjornulf e anche l’eroe del maggiore poema anglosassone Beowulf (orso-lupo). Lo stesso John Ronald Reuel Tolkien s’ ispirò ai berserker, con il personaggio Beorn, che aveva la capacità di diventare orso a suo piacimento per combattere.

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Note : Licurgo il legislatore di Sparta deriva dall’antico nome greco Λυκοῦργος (Lykoûrgos), poi contratto in Λυκῦργος (Lykûrgos) e assunto in latino come Lycurgus. L’etimologia è dibattuta: il primo elemento del nome potrebbe essere λυκο- (lyko-), variante di λευκός (leukòs, “luminoso”) oppure λύκος (lýkos, “lupo”, al genitivo λυκου, lykou), mentre il secondo potrebbe essere ἔργον (érgon, “lavoro”) oppure εἴργω (eirgo, “tenere lontano”, “cacciare”) il nome viene quindi interpretato in varie maniere, come “creatore di luce” “opera dei lupi”, “lavoro dei lupi”, “che tiene lontani i lupi”, “che protegge dai lupi”, “cacciatore di lupi” o anche “colui che agisce come un lupo”

Presso ROMA

Tertia post Idus nudos aurora Lupercos
aspicit, et Fauni sacra bicornis eunt.

«L’alba del 15 febbraio scorge i nudi Luperci, e si svolgono le cerimonie di Fauno bicorne»
i Luperci, come «lupi», servivano un dio «lupo», rappresentandolo cultualmente.
Nella festa dei Lupercalia a questo scopo servivano da fruste cinghie usate e fatte della pelle della capra sacrificata. I Luperci, correndo in giro nudi, cinti soltanto di un grembiule fatto della stessa pelle, picchiavano con quelle cinghie coloro che incontravano, purificandoli in questo modo.
Questo loro atto si chiamava februare: un verbo che con Februus sta nei medesimi rapporti in cui il verbo greco φοιβάζειν (phoibazein = purificare) sta con l’appellativo di Apollo: Φοίβος (Febo).
L’analogia più stretta citata per questo caso è quella degli hirpi Sorani, sacerdoti del dio del monte Soratte. Servio traduce il nome di questi sacerdoti – che certamente costituivano ugualmente una fera sodalitia – con la parola «lupo» e definisce il loro dio come il grande dio degli inferi […]

Fieri Nemici i Romani e i Daci entarmbi utilizzavano come elemento apotropaico il lupo

il significato di tutte le tecniche di «potere sul fuoco»
e di «calore magico» è più profondo: indicano l’accesso a un certo stato estatico o a uno stato
non condizionato di libertà spirituale. Ma il POTERE SACRO sperimentato come calore
intensissimo non è ottenuto unicamente con tecniche sciamaniche e mistiche, è anche
conquistato con le esperienze delle iniziazioni militari.
Parecchi termini del vocabolario
«eroico» indoeuropeo – “furor”, “ferg”, “wut”, “menos” – esprimono proprio il «calore
intensissimo» e la «collera» che caratterizzano, sugli altri piani della sacralità,
l’incorporazione della POTENZA.
Proprio come uno “yogi” o uno sciamano, il giovane
eroe si «scalda» durante il combattimento iniziatico. L’eroe celtico Cuchulinn esce dalla sua
prima impresa (che d’altronde equivale, come ha dimostrato Georges Dumézil, a
un’iniziazione di tipo guerriero) talmente «riscaldato» da dover essere immerso
successivamente in tre orci di acqua fredda.
Eliade Miti Sogni e Misteri

 Saxo Grammaticus, capitolo XV, in Gesta Danorum, libro X.
«Cuiusdam patrisfamilias in agro Suetico filiam, liberalis formae, cum ancillulis lusum egressam, eximiae granditatis ursus, deturbatis comitibus, complexus rapuit exceptamque unguibus prae se leniter ferens ad notam nemoris latebram deportavit. [2] Cuius egregios artus novo genere cupiditatis aggressus, amplectendi magis quam absumendi studium egit petitamque laniatui praedam in usum nefariae libidinis verti […]
[1] Ut ergo duplicis materiae benigna artifex natura nuptiarum deformitatem seminis aptitudine coloraret, generationis monstrum usitato partu edidit silvestremque sanguinem humani corporis lineamentis excepit. [2] Nato itaque filio paternum a necessariis nomen imponitur. [3] Qui tandem, agnita suae veritate propaginis, a patris interfectoribus funesta supplicia exegit. [4] Cuius filius Thrugillus, cognomine Sprakeleg, nullo probitatis vestigio a paternae virtutis imitatione defecit. [5] A quo Ulfo genitus originem ingenio declaravit, avitum animo sanguinem repraesentans.»

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