“L’uomo potrebbe sfuggire da ogni cosa, meno che dalle sue intuizioni archetipiche, create nel momento in cui ha preso coscienza della sua posizione nel Cosmo. […] La spiritualità arcaica, così come l’abbiamo decifrata, assetata di ontico, continua fino ai giorni nostri”
Mircea Eliade
ᛏ Týr er einhendr áss
ok ulfs leifar
ok hofa hilmir.
Mars tiggi.
antico islandese
Týr è un dio con una mano sola,
e gli avanzi del lupo
e il principe dei templi.
ᛏᛦᚱ Entità della stirpe degli Æsir , nella mitologa norrena, guerriero riflessivo e saggio pronto al sacrificio personale per combattere contro Fenrir, il lupo del Kaos, spesso identificato con Marte , nella cultura romana, si distingue e si sovrappone con il più impetuoso e giovanile Thor, descritto come il più forte di tutti gli dèi.
Tyr sacrifica il braccio, che viene sbranato da Fenrir, per riuscire a farlo avvicinare a sufficienza ed imprigionarlo.
ODINO
Per due volte il possente lupo riesce a liberarsi, costringendo Odino al ricorso delle arti magiche dei nani prepara un laccio, solo in apparenza fragile, e sfida nuovamente il lupo , che intuendo una trappola magica, pretende una mano tra le sue fauci, come pegno, Týr si sacrifica , perdendo il braccio.
Sacrificando la mano destra Tyr salvò dalla sciagura il suo popolo minacciato dal lupo del Kaos sovrannaturale. La runa ᛏ Tyr è simbolo quindi di eroismo e di valore, indispensabili per un “guerriero spirituale”, la disponibilità a sacrificare qualcosa di caro per ristabilire l’equilibrio. Tyr è la runa della volontà, delle motivazioni, della piena abnegazione per qualcosa.
E’ la forza che ci fa proseguire nonostante le avversità.
In Tyr però la volontà deve essere motivata dalla lealtà e non dal avidità personale, dalla consapevolezza che bisogna assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
Questa consapevolezza rappresenta l’illuminazione spirituale e la fiducia nel giusto ordine dell’universo.
La più antica testimonianza del dio si trova nel gotico “Tyz” benché il “Teiw” trovato sull’elmo di Negau possa essere un probabile riferimento a Týr, e precede il gotico (e il runico) di molti secoli.Gli elmi sono del tipo Etrusco conosciuti come forma “vetulonica”.Su uno di questi elmi si trova un incisione in alfabeto etrusco che è stata datata 200 a. C. in cui si legge: harigasti teiva\\\ ip
Numerosi studiosi si sono occupati di interpretare l’iscrizione. TL Markey legge l’iscrizione come ‘Harigast il sacerdote’ (da teiwaz, “dio”), come anche un altro elmo inciso trovato nello stesso sito e che riporta vari nomi celtici seguiti da titoli religiosi.
L’importanza del reperto è data dal fatto che il nome Harigast rappresenta la prima deviazione verso la parlata germanica finora rinvenuta, perciò l’elmo è una sorta di anello di congiunzione tra Etrusco e Germanico e ne testimonia il contatto.
Fonte RUNEMAL
Il Grande Libro delle Rune
Umberto Carmignani e Giovanna Bellini Edizioni
L’Età dell’Acquario
Rappresentazione di Týr e Fenrir sul bratteato d’oro all’incirca del V secolo, rinvenuto a Trollhättan, Svezia.
Impara le rune della vittoria, se tu desideri vincere, e scrivi le rune sulla tua elsa; alcune nel solco, ed altre nel piatto, e due volte dovrai invocare Týr ᛏ
Sigrúnar skaltu kunna,
ef þú vilt sigr hafa,
ok rísta á hjalti hjörs,
sumar á véttrimum,
sumar á valböstum,
ok nefna tysvar Tý.
Secondo il runologo Lars Magnar Enoksen, la tiwaz è menzionata in una strofa del Sigrdrífumál, un poema dell’Edda poetica.
Il Sigrdrífumál narra che Sigurðr uccise il drago Fáfnir ed arrivò ad una fortezza sulla vetta di una montagna che bruciava con grandi fuochi Nella fortezza trovò una valchiria che dormiva di un sonno magico, e la svegliò aprendole l’armatura del petto con la spada; la valchiria, di nome Sigrdrífa, gli offrì i segreti delle rune per averla liberata dal sonno, a condizione che mostrasse di non avere paura . La valchiria cominciò ad insegnargli che se avesse voluto ottenere la vittoria in battaglia avrebbe dovuto incidere le “rune della vittoria” sulla spada e dire due volte il nome “Týr” (il nome della tiwaz)
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Nel futhark le rune Perth e Eihwaz sono scambiate di posto, Ansuz e Berkana sono speculari e infondo troviamo la runa Teiwaz multipla: probabilmente si tratta di un’invocazione al dio Tyr
La prima pietra con inciso l’intero futhark antico è la pietra di Kilver, ritrovata a Stanga nel Gotland, datata V secolo.
Oltre aGeri e Freki compagni del dio Odino, si narra di Sköll un lupo, forse colui che incombe, che nella mitologia norrena insegue costantemente Sól (il Sole, divinità femminile), con l’intenzione di divorarla( nel Gylfaginning nel Grímnismál)
e di suo fratello Hati che insegue Máni (la Luna); entrambi sono indicati con il patronimico Hróðvitnisson, alludendo che il loro padre fosse il lupo Fenrir.
« Skǫll heitir úlfr, er fylgir eno skirleita goði til varna viðar; en annarr Hati, hann er Hróðvitnis sonr, sá skal fyr heiða brúði himins »
« Skǫll si chiama il lupo che insegue la divinità splendente al riparo tra i boschi; ma un secondo, Hati; (lui è di Hróðvitnir il figlio) precederà la chiara sposa del cielo »
Durante il Ragnarǫk riuscirà a divorare Sól (mentre suo fratello Hati divorerà Máni), oscurando Cielo e Terra.
Inoltre si narra di Fenrir “Lupo della brughiera”, o “Lupo della palude” un gigantesco lupo nato dall’unione tra il dio Loki e la gigantessa Angrboða, assieme alla regina degli inferi Hel e al Miðgarðsormr.
Fenrir viene generato nella Járnviðr (“foresta di ferro”), luogo da cui provengono anche i due lupi Sköll e Hati, possiede un’intelligenza fuori dal comune e è in grado di parlare è un potente avversario degli dei dell’Ordine.
Stando alla narrazione durante il Ragnarök, posto nel futuro, ma alcune ipotesi potrebbero dare origine ad altre teorie, considerando tale datazione una modificazione postuma, forse influenzata dall’avvento del cristianesimo, le comparazioni effettuate da Georges Dumézil, noto studioso dei miti, hanno messo in luce le forti somiglianze tra i Ragnarǫk e la mitologia hindu, nella battaglia tra Pāndava e Kaurava, narrata nel Mahābhārata, e in area mediterranea la gigantomachia o la titanomachia, in cui si vedono contrapposti, gli dei olimpici guidati da Zeus contro le creature del Caos, in un passato remoto ancestrale.
Nell’era del Caos i legami si spezzano, la magica catena che lega Fenrir si scioglie,
è nuovamente libero, e attaccherà gli Dèi, assieme alle altre forze del disordine e dell’oscurità. Crescerà si tanto, che spalancando la bocca la mascella inferiore toccherà il suolo e quella superiore il cielo,Fenrir attaccherà Odino , uccidendolo, ingaggerà lotta mortale con , figlio di Odino, destinato a vendicare il padre.
Víðarr fermerà la mascella inferiore di Fenrir con un piede, e quella superiore con una mano, spezzandogliele e lo ucciderà riportando il Kosmos
La rinascita del mondo resterà adombrata dal volo, alto nel cielo, di Níðhǫggr, la serpe di Niðafjoll, misteriosa creatura tra le cui piume trasporterà cadaveri.