Ymir
«Ár vas alda þars Ymir byggði vasa sandr né sær, né svalar unnir; iörð fansk æva né upphiminn; gap vas ginnunga, en gras hvergi.» |
«Al principio era il tempo: Ymir vi dimorava; non c’era sabbia né mare né gelide onde; terra non si distingueva né cielo in alto: il baratro era spalancato e in nessun luogo erba.» |
Edda poetica – Völuspá – Profezia della Veggente |
Runahild – Seidrunar ᚠᛛᛟᚱᛁᚾ
Le sue composizioni si basano su antichi strumenti folk (lira, cetra, langeleik … ecc.), tamburo, chitarra o talvolta solo una melodia che le arriva mentre canta liberamente.
Alcune canzoni sono improvvisate per canalizzare ed esprimere energie, atmosfera ed emozioni crude; creando un paesaggio sonoro che le dia una sensazione naturale.I ritmi estatici del tamburo trascendono l’anima e il flusso crescente di energia si apre a visioni, come un paesaggio interiore che viene disegnato davanti all’anima, invitando a vagare all’interno del regno etereo.
TRAUST traustaz deru drew drū
* traustaz ” fermo, forte ” Proto-Indo-europeo * deru- , * drew- , * drū- ” essere solido, duro, solido; albero ”
From Old Norse traust (“confidence, trust, security, help, shelter, safe abode”), from Proto-Germanic *traustą (“trust, shelter”), from Proto-Indo-European *deru-, *dreu-, *drū- (“to be firm, be solid”). See also treysta (“to trust”).
Evocazioni benedizioni tratte dal vecchio poema islandese “Grogaldr”.
Un galdr , galdrar plurale , è un antico norreno che indica un incantesimo nell’antica cultura germanica. È associato a determinati riti ed eseguito da donne e uomini.
La parola galdr nell’antico norreno deriva dal vecchio gala alto tedesco che significa “canto, incantesimo”.
Sazun hera duoder
Suma hapt heptidun
Suma heri lezidun
Suma clubodun
Umbi cuoniouuidi
Insprinc haptbandun
Inuar uigandun
- Una volta sedevano le donne,
- Si sedettero qui, poi lì.
- Alcuni legami fissi,
- Alcuni hanno impedito un esercito,
- Alcune catene svelate:
- Sfuggire ai legami,
- fuggire il nemico!
Þann kveða fjölnýtan
Þann gól Rindi Rani
At þú of öxl skjótir
Því er þér atalt þykkir
Sjalfr leið þú sjalfan þik
That Rani taught to Rind;
From the shoulder whate’er | mislikes thee shake,
For helper thyself shalt thou have.
Che Rani insegnò a Rind;
Dalla spalla, più | non ti piace agitare,
Perché tu stesso ti aiuterai.
Ef þú árna skalt
Viljalauss á vegum
Urðar lokur
Haldi þér öllum megum
Er þú á sinnum sér
And wander a purposeless way:
The bolts of Urth | shall on every side
Be thy guards on the road thou goest
E vagare in un modo senza scopo:
Le viti di Urth | deve da ogni parte
Sii la tua guardia sulla strada che vai
Ef þér þjóðáar
Falla at fjörlotum
Horn ok Ruðr
Snúisk til heljar meðan
En þverri æ fyr þér
The danger of death shall bring:
Yet to Hel shall turn | both Horn and Ruth,
And before thee the waters shall fail.
Il pericolo di morte comporta:
Eppure Hel si rivolge | sia Horn che Ruth,
E davanti a te le acque si guasteranno.
Ef þik fjándr standa
Görvir á galgvegi
Hugr þeim hverfi
Til handa þér
Ok snúisk þeim til sátta sefi
On the gallows-way against thee:
Into thine hands | shall their hearts be given,
And peace shall the warriors wish.
Sulla forca contro di te:
Nelle tue mani | i loro cuori saranno dati,
E la pace vorranno i guerrieri.
Ef þér fjöturr verðr
Borinn at boglimum
Leysigaldr læt ek
Þér fyr legg of kveðinn
Ok stökkr þá láss af af fótum fjöturr
Shall bind thy bending limbs:
O’er thy thighs do I chant | a loosening-charm,
And the lock is burst from the limbs,
And the fetters fall from the feet
Legherà i tuoi arti flettenti:
Io canto le tue cosce | un fascino allentato,
E la serratura è scoppiata dagli arti,
E le catene cadono dai piedi

Ef þú á sjó kemr
Meira en menn viti
Logn ok lögr
Gangi þér í lúðr saman
Ok léi þér æ friðdrjúgrar farar
Ef þik sækja kemr
Frost á fjalli háu
Hræva kulði
Megi-t þínu holdi fara
Ok haldisk æ lík at liðum
Ef þik úti nemr
Nótt á niflvegi
At því firr megi
Þér til meins gera
Kristin dauð kona
Ef þú við inn naddgöfga
Orðum skiptir jötun
Máls ok mannvits
Sé þér á minni ok hjarta
Gnóga of gefit
Sazun hera duoder
Suma hapt heptidun
Suma heri lezidun
Suma clubodun
Umbi cuoniouuidi
Insprinc haptbandun
Inuar uigandun
- Una volta sedevano le donne,
- Si sedettero qui, poi lì.
- Alcuni legami fissi,
- Alcuni hanno impedito un esercito,
- Alcune catene svelate:
- Sfuggire ai legami,
- fuggire il nemico!

Il primo incantesimo è un “Lösesegen” (benedizione della liberazione), che descrive come un certo numero di ” Idisen “liberano loro guerrieri in catene catturati durante la battaglia.
Le ultime due righe contengono le parole magiche
“Salta fuori dalle catene, scappa dai nemici” che hanno lo scopo di liberare i guerrieri.
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Idisen spiriti e le divinità femminili associati alla battaglia sotto la classe di idis, dis, valkyrie e altri nomi come sigewif (donne-vittoria, associate dagli anglosassoni con uno sciame di api) e trovano i punti in comune sia linguisticamente che nei miti sopravvissuti e negli incantesimi magici .
Eir divinità norrena della cura
Eir è una dea della quale si sa che apparteneva alla stirpe degli Asi, ed è abilissima nella medicina. Il nome, in accordo con la sua funzione significa “aiuto”, “grazia”. Eir potrebbe forse trovare una connessione con le divinità femminili dette Alaisiagae , citate su sue iscrizioni sacre del III secolo, che si trovano sul vallo di Adriano presso Housesteads in Gran Bretagna, La seconda parte di questo nome, che può significare “dee soccorrevoli” o “degne di venerazione”, risalirebbe un verbo germanico *aizjan che corrisponde al nordico eira “essere di vantaggio” “aver cura”.

Eir è assimilabile con Igea, figlia di Asclepio, nella mitologia Greca e Romana.
La medicina, scienza sacra.
E’ l’arte di riconoscere e utilizzare tutti gli elementi nei quali agisce la potenza vivificante e risanatrice del dio. E’ la scienza del mondo come capacita di discernere ogni cosa in due principi della vita – bene e male- e il loro equilibrio-contrapposizione indispensabile all’esistenza. Sa perciò richiamare e concentrare le forze vivificanti e indirizza la loro azione verso il ristabilire dell’ equilibrio del corpo. E’ scienza del corpo ma anche dello spirito, piche la globalità della conoscenza dell’essere è necessaria alla sua azione.
Nel mito Nordico è ricordata la dea Eir, abilissima alla medicina alla cui figura si ispirano talune donne-medico ricordate nelle saghe
La qualità sovrannaturale dell’ arte medica risalta sopratutto là dove essa viene messa in relazione con la conoscenza dei canti magici particolari o delle rune, nelle quali è racchiusa e simboleggiata l’essenza segreta della diverse entità del mondo.
CONFER I miti nordici – G. C. Isnardi
Centro Archetipico
Per Jung l’ego andava oltre l’identità e la continuità dell ego cognitivo percettivo discriminativo, l’ego non era l’intera personalità.
Sebbene sia essenziale per la vita e il funzionamento quotidiano esso è solo la punta dell’ iceberg psichico.
Jung credeva che a dispetto della sua tendenza a voler dirigere la vita dell’individuo l’ego dovesse relativizzarsi e subordinarsi a un centro più profondo di ordinamento e di significato all’interno della psiche.
Questo centro fu chiamato archetipo del Sè
confer Jung e lo sciamanismo C. Michael Smith
La conquista della Saggezza nella Mitologia Nordica
Odino si cava un occhio e lo offre in pegno a Mímir per attingere un sorso di idromele da Mímisbrunnr, la fonte della saggezza che il gigante custodisce.
L’occhio di Odino rimane, quindi, nella fontana dalla quale lo stesso Mímir ne beve ogni giorno l’idromele.
Da quella mutilazione derivano gli epiteti di Bileygr “guercio” e Báleygr “occhio fiammeggiante”.
Ein sat hon úti,
þás enn aldni kom
yggiungr ása
ok í augu leit.
– Hvers fregnið mik?
hví freistið mín?
Alt veitk, Óðinn,
hvar auga falt
í enum mæra
Mímis brunni -;
drekkr miǫð Mímir
morgin hverian
af veði Valfǫðrs.
Vituð ég enn eða hvat? »
« Sola sedeva di fuori
quando il vecchio giunse
Yggiungr degli Æsir
e la fissò negli occhi.
– Che cosa mi chiedete?
Perché mi mettete alla prova?
Tutto io so, Odino,
dove tu nascondesti l’occhio
nella famosa
Mímisbrunnr! –
Mímir beve idromele
ogni mattino
dal pegno pagato da Valfǫðr.
Che altro tu sai? »(Edda poetica – Vǫluspá – Profezia della Veggente XXVII
Odino Viandante Magico
Georges Dumézil storico delle religioni, linguista e filologo francese interpretò la radice Wut come sostantivo che significa “ebbrezza”, “eccitazione”, e “genio poetico”, ma anche come il movimento terribile del mare, del fuoco e del temporale, come aggettivo che significa “violento”, “furioso” e “rapido.
Odino ierofania di policrome funzioni Guerriero, Vate, conoscitore delle rune, Sciamano, protettore dei viandanti…
Rúnar munt þú finna
ok ráðna stafi,
miök stóra stafi,
miök stinna stafi,er fáði fimbulþulr
ok gerðu ginnregin
ok reist Hroftr rögna. »« Rune tu troverai
lettere chiare,
lettere grandi,
lettere possenti,
che dipinse il terribile vate,
che crearono i supremi numi,
che incise Hroftr degli dèi. »
Vis more Montis Levitas more Aurae
Vita militia est
NULLA DIE SINE LINEAAmo combattere e sono onorato di poter condividere questa passione con individui che provano lo stesso brivido di euforia εὐφορία ed entusiasmo ἐνϑουσιασμός nei loro occhi frementi di Furor e nel loro cuore infiammato dalla mischia fuori dal tempo, viviamo ed incarniamo gli ARCHETIPI insopprimibili senza Tempo
Sono GRATO alla Vita di poter praticare ancora con lo stesso Fuoco Eterno di sempre dalle steppe alle lande desolate, sulle scogliere nei boschi o nel profondo delle foreste…. Grazie fratelli e sorelle d’arme e di sangue
Gli Dei Marziali ierofanie del Tutto vi benedicano
Saldo lo Spirito la mano sia Forte e la Quiete Interiore vi accompagni nella lotta
Ogni colpo che tiraiamo sia forza per vincere le paure che ci spengono
Ogni colpo che prendiamo sia l’ Onore di chi non si arrende fino alla fine
Oggi ogni mio singolo arto e segmento era provato dal dolore ma qualcosa di antico mi ha avvolto in una Magia, ciò mi commuove e mi lascia stupito L’invisibile agisce in modo impensabile.
Danheim
Danheim è un progetto di musica evocativa nordica folk vichinga ispirata dal produttore danese Mike Olsen.
Atmosfere ispirate all’epoca vichinga con una certa autenticità nordica.
La maggior parte della musica di Danheim si basa su temi derivati alla mitologia nordica e dall’antico folklore danese.
Týr ᛏᛦᚱ Tiwaz Teiwaz
ᛏ Týr er einhendr áss
ok ulfs leifar
ok hofa hilmir.
Mars tiggi.
antico islandese
Týr è un dio con una mano sola,
e gli avanzi del lupo
e il principe dei templi.ᛏᛦᚱ Entità della stirpe degli Æsir , nella mitologa norrena, guerriero riflessivo e saggio pronto al sacrificio personale per combattere contro Fenrir, il lupo del Kaos, spesso identificato con Marte , nella cultura romana, si distingue e si sovrappone con il più impetuoso e giovanile Thor, descritto come il più forte di tutti gli dèi.
Tyr sacrifica il braccio, che viene sbranato da Fenrir, per riuscire a farlo avvicinare a sufficienza ed imprigionarlo.

Per due volte il possente lupo riesce a liberarsi, costringendo Odino al ricorso delle arti magiche dei nani prepara un laccio, solo in apparenza fragile, e sfida nuovamente il lupo , che intuendo una trappola magica, pretende una mano tra le sue fauci, come pegno, Týr si sacrifica , perdendo il braccio.
Sacrificando la mano destra Tyr salvò dalla sciagura il suo popolo minacciato dal lupo del Kaos sovrannaturale. La runa ᛏ Tyr è simbolo quindi di eroismo e di valore, indispensabili per un “guerriero spirituale”, la disponibilità a sacrificare qualcosa di caro per ristabilire l’equilibrio. Tyr è la runa della volontà, delle motivazioni, della piena abnegazione per qualcosa.
E’ la forza che ci fa proseguire nonostante le avversità.
In Tyr però la volontà deve essere motivata dalla lealtà e non dal avidità personale, dalla consapevolezza che bisogna assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
Questa consapevolezza rappresenta l’illuminazione spirituale e la fiducia nel giusto ordine dell’universo.
La più antica testimonianza del dio si trova nel gotico “Tyz” benché il “Teiw” trovato sull’elmo di Negau possa essere un probabile riferimento a Týr, e precede il gotico (e il runico) di molti secoli.Gli elmi sono del tipo Etrusco conosciuti come forma “vetulonica”.Su uno di questi elmi si trova un incisione in alfabeto etrusco che è stata datata 200 a. C. in cui si legge: harigasti teiva\\\ ip
Numerosi studiosi si sono occupati di interpretare l’iscrizione. TL Markey legge l’iscrizione come ‘Harigast il sacerdote’ (da teiwaz, “dio”), come anche un altro elmo inciso trovato nello stesso sito e che riporta vari nomi celtici seguiti da titoli religiosi.
L’importanza del reperto è data dal fatto che il nome Harigast rappresenta la prima deviazione verso la parlata germanica finora rinvenuta, perciò l’elmo è una sorta di anello di congiunzione tra Etrusco e Germanico e ne testimonia il contatto.
Fonte RUNEMAL
Il Grande Libro delle Rune
Umberto Carmignani e Giovanna Bellini Edizioni
L’Età dell’Acquario

Impara le rune della vittoria,
se tu desideri vincere,
e scrivi le rune sulla tua elsa;
alcune nel solco,
ed altre nel piatto,
e due volte dovrai invocare Týr ᛏSigrúnar skaltu kunna,
ef þú vilt sigr hafa,
ok rísta á hjalti hjörs,
sumar á véttrimum,
sumar á valböstum,
ok nefna tysvar Tý.Secondo il runologo Lars Magnar Enoksen, la tiwaz è menzionata in una strofa del Sigrdrífumál, un poema dell’Edda poetica.
Il Sigrdrífumál narra che Sigurðr uccise il drago Fáfnir ed arrivò ad una fortezza sulla vetta di una montagna che bruciava con grandi fuochi
Nella fortezza trovò una valchiria che dormiva di un sonno magico, e la svegliò aprendole l’armatura del petto con la spada; la valchiria, di nome Sigrdrífa, gli offrì i segreti delle rune per averla liberata dal sonno, a condizione che mostrasse di non avere paura
. La valchiria cominciò ad insegnargli che se avesse voluto ottenere la vittoria in battaglia avrebbe dovuto incidere le “rune della vittoria” sulla spada e dire due volte il nome “Týr” (il nome della tiwaz)
Nel futhark le rune Perth e Eihwaz sono scambiate di posto, Ansuz e Berkana sono speculari e infondo troviamo la runa Teiwaz multipla: probabilmente si tratta di un’invocazione al dio Tyr
La prima pietra con inciso l’intero futhark antico è la pietra di Kilver, ritrovata a Stanga nel Gotland, datata V secolo.