Wodhiz Furor Guerriero

Nel De origine et situ Germanorum, comunemente conosciuta come Germania, opera etnografica  Publio Cornelio Tacito ,attorno al 98 d.C., narra delle usanze delle tribù germaniche che vivevano al di fuori dei confini romani.
Tra queste usanze vi era la consuetudine di formare comitatus gruppi di combattenti  legati da giuramento di reciproca fedeltà, che accompagnavano un capo nelle sue imprese  di guerra, questi manipoli erano detti anche manierbunde, bund significa “legare insieme”.

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I Romani rimasero molto colpiti dalla combattività di alcuni guerrieri celto-germani, che si gettavano nella mischia arditamente e quasi sembravano immuni ai colpi, alle ferite, combattendo furiosamente.
Chiamarono questo stato mentale e fisico che portava i guerrieri celti oltre comuni  limiti umani, “Furor”.
 Il mito del guerriero in preda al furor,  è precisamente definito in termini epici e letterari dalla leggenda di Cu Chulainn e dal “Riastrad”, lo stato di furore da cui veniva preso e che gli consentiva di divenire imbattibile ed invulnerabile.
La forza di questa possessione divina era tale da trasfigurarlo trasformandolo in uno spaventoso mostro antropomorfo.

Nelle Saghe norrene si fa riferimento a dei particolari guerrieri che, addestrati con tecniche sciamaniche, formavano gruppi di combattenti particolarmente potenti e temuti dagli avversari.

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Attraverso tali rituali i guerrieri venivano pervasi da una furia sovrumana poiché era lo spirito stesso di Odino-Wotan che scendeva dentro di loro facendoli diventare forti come orsi o lupi o cinghiali , insensibili al ferro e al fuoco, tale stato di wodhiz era definito anche “berserksgangr”.

Berserker(Uomini-Orso)

Ulfedhnar (Uomini-Lupo)

Svinfylking (Uomini-Cinghiale)

Votati a Odino/Wotan, questi Guerrieri Sacri, erano in grado di canalizzare quella potente energia conosciuta come Ond e, tramite particolari rituali, ad entrare nella condizione di “Wodhiz” (furore guerresco ispirato).


Si suppone che i guerrieri totemici scandinavi e germanici, per ottenere questi effetti, assumessero prima della battaglia birra e amanita muscaria, un potente fungo allucinogeno, oltre che un notevole stimolatore dell’attività psico-fisica.

Amanita-Muscaria-

Per quanto alcuni studi abbiano  messo in evidenza il fatto che nel combattimento sia necessario comunque un certo livello di  lucidità e reattività, non tutti gli studiosi concordano perciò sulla teoria dell’uso di sostanze psicotrope, dati gli effetti che risulterebbero quasi annichilenti dell’azione combattiva.
Saxo Grammaticus, inoltre, ci parla della loro assunzione di sangue di orso o lupo, come “droga” per acquisirne la forza: è dunque possibile confinare in una dimensione simbolica le proprietà allucinogene di tale sostanza.
Di fatto i Berserker e gli Ulfhednar erano Guerrieri Sacri ad Odino/Wotan, e secondo il mito era proprio lui ad indurre l’estatico stato di Furia, fino a provocare delle vere e proprie trasformazioni sul piano fisico.

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Per comprendere maggiormente l’aspetto del Wodhiz è necessario innanzitutto analizzare la sfera semantica della radice indoeuropea di Wotan che è “wat” e che sta ad indicare la “furia divina”
(di cui anche l’antico irlandese “faith” cioè “veggente, profeta”).
Wat è la dimensione sovrumana alla quale si apre appunto il Guerriero Sacro e attraverso la quale egli raggiunge lo stato di estasi guerriera chiamato appunto Wodhiz.
Georges Dumézil storico delle religioni, linguista e filologo francese interpretò  la radice Wut come sostantivo che significa “ebbrezza”, “eccitazione”, e “genio poetico”, ma anche come il movimento terribile del mare, del fuoco e del temporale, come aggettivo che significa “violento”, “furioso” e “rapido.
Si narra che per canalizzare questo stato, si effettuasse un rito chiamato “Hamrammr”, “mutamento di forma”.
La “furia dei berserkir” – detta anche berserksgangr – poteva giungere in un qualunque momento della quotidianità. Incominciava con un tremolio, il battere dei denti e una sensazione di freddo nel corpo.
La faccia si gonfiava e cambiava colore.
Seguiva una grande rabbia e il desiderio di assalire il prossimo.

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Pare che i berserkir facessero parte di sette segrete o società di guerrieri. Alcune saghe parlano di gruppi di berserkir con dodici membri dove coloro che desideravano entrare a farne parte dovevano sostenere un combattimento (rituale o reale).
Alcuni berserkr cambiavano i loro nomi in björn o biorn, come riferimento all’orso.
Il soprannome che adottavano e la loro inaudita ferocia in battaglia generò infatti una leggenda secondo la quale essi si trasformavano letteralmente in enormi orsi durante la battaglia e si diceva che non potessero essere sconfitti, in quanto insensibili al dolore e alla paura, senza ricorrere all’asportazione di parti vitali, quali cuore o testa.

Snorri Sturluson parla di berserker nella Saga di Egil, nella Hrólfs saga kraka ok kappa hans e nella Saga degli Ynglingar. Molte saghe descrivono i berserkir come assassini, ladri, saccheggiatori. Erik il Rosso era forse un berserkr.
Harald Bellachioma, fondatore del regno di Norvegia, usava i berserkir come truppe d’élite.

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La Saga di Grettir narra che questi guerrieri erano conosciuti anche come Úlfheðinn o “mantello di lupo”, poiché indossavano le pelli di questo animale.

Nel capitolo VI della Saga degli Ynglingar i compagni di Odino erano così presentati: «Andavano senza corazza, selvaggi come dei cani o dei lupi. Mordevano i loro scudi ed erano forti come degli orsi e dei tori. Massacravano gli uomini e né il ferro né l’acciaio potevano niente contro di loro. Questo si chiamava furore di berserkir»

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Runahild – Seidrunar ᚠᛛᛟᚱᛁᚾ

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Le sue composizioni si basano su antichi strumenti folk (lira, cetra, langeleik … ecc.), tamburo, chitarra o talvolta solo una melodia che le arriva mentre canta liberamente.
Alcune canzoni sono improvvisate per canalizzare ed esprimere energie, atmosfera ed emozioni crude; creando un paesaggio sonoro che le dia una sensazione naturale.

I ritmi estatici del tamburo trascendono l’anima e il flusso crescente di energia si apre a visioni, come un paesaggio interiore che viene disegnato davanti all’anima, invitando a vagare all’interno del regno etereo.

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Runahild – Seidrunar ᚠᛛᛟᚱᛁᚾ

Mattr, megin, might, Macht

Ódhinn kunni thá ithróot , er mestr máttr fylgdhi, ok framdhi sjálfr, er seidhr heitir”

Odino possedeva l’arte da cui scaturisce un grande potere e che egli stesso esercitava, che si chiama magia. 
Saga degli Ynglingar Snorri Sturluson.

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Mattr, megin ‘ una forza che si manifesta in ogni essere in modo autonomo”
(1)
”un termine che rappresenta forza fisica , con una connotazione magica soprannaturale ”
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Come sostiene Gianna Chiesa Isnardi nei Miti nordici 
Mattr, megin si trovano unite in un’ espressione allitterante godlausir menn letteralmente uomini senza dio, termine che appare  nell’ultima parte del periodo vichingo, quando alcuni  ”uomini avvertendo la progressiva disgregazione del paganesimo” avendo rigettato la fede negli dei dei loro padri ,si dice in diverse occasioni che credevano ”nella propria forza e nel proprio potere a matt sinn ok megin” (2)

Gianna Chiesa Isnardi sostiene
” eccessivo il giudizio per chi vuole vedere in questo atteggiamento una sorta di ateismo, come pure quello di chi suggerisce che questi uomini fossero tornati ad un credo magico di tipo preteistico (3)
piuttosto si può affermare che in un era di profondi mutamenti quale fu la fase finale del periodo vichingo, costoro, non trovando nell’antica religione il sostegno di cui avevano bisogno… riposero la loro fiducia in quell’unica forza della cui esistenza  avevano certezza, piochè il potere ella magia sta accanto agli dei ed è qualcosa di cui anch’essi hanno bisogno quando debbono compiere azioni straordinarie”

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In proposito a matt sinn ok megin  (“la propria forza e potere”)

La filosofia pagana vien ben descritta dal detto:
“ogni uomo ottiene ciò che merita”.
Se si chiede qualcosa di straordinario, qualcosa in più, allora si deve pagarlo, in un modo o nell’altro.
Se non lo si annulla da sé (donando/sacrificando il guadagno extra agli dèi), ciò che è “sbagliato”, l'”ingiustizia” del favore extra verrà in qualche maniera annullata dalla cattiva hamingja – in pieno accordo con la comprensione pagana della giustizia.
Gli dèi restaureranno da sé la giustizia, in un modo o nell’altro, e la cattiva fortuna potrà arrivare quando e dove meno la si aspetta. Ogni uomo ottiene ciò che merita. Non di più, non di meno. Chiedere favori speciali è un affare rischioso. (4)

CONFER
Gianna Chiesa Isnardi nei Miti nordici 

(1) Jan de Vries in Altgermanische Religionsgeschichte

(2) confer Gabriel Turville-professore di letteratura e antichità islandesi  all’Università di Oxford

(3)confer Anton Gerard van Hamel Ođin Hanging on the Tree.
Acta philologica Scandinavica

(4)  V. Vikernes, Guide To The Norse Gods And Their Names, 2001, Cymophane Publishing; trad. it. Breviario degli dèi norreni e dei loro nomi, pag. 10: “Mjørðr” ovvero “Mjød”, “Il nutrimento del guerriero”.

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ᚠ Fehu

“L’uomo potrebbe sfuggire da ogni cosa, meno che dalle sue intuizioni archetipiche, create nel momento in cui ha preso coscienza della sua posizione nel Cosmo. […]
La spiritualità arcaica, così come l’abbiamo decifrata, assetata di ontico, continua fino ai giorni nostri” 
Mircea Eliade

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Vichinghi Ribelli predatori del Nord

”Nella società nordica legata alla struttura sociale della Sippe (stirpe, schiatta) il vichingo veniva rappresentare per così dire il ribelle cioè colui che rivoltandosi contro un atteggiamento di totale e passiva sottomissione alle esigenze e al destino della comunità ,tentava ,unendosi ad altri individui come lui,di divenire padrone della propria vita e del proprio futuro.
La banda dei Vichinghi che, legati da giuramento di fedeltà a un solo capo, cercavano nell’avventura e nella guerra uno sfogo alle proprie aspirazioni e ambizioni personali, non era infatti che una forma di comitatus.”

I Miti Nordici Gianna Chiesa Isnardi pag 17 cap I

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comitatus s. m., lat. [der. di comitari «accompagnare»; nel 2° sign., direttamente da comesmĭtis: v. conte] (pl. –us). – 1. Séguito, accompagnamento. Cesare e Tacito così chiamano il séguito di giovani volontarî, legati da giuramento di reciproca fedeltà, che accompagnavano un capo nelle sue imprese di pace e di guerra

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Il Termine comitatus designa secondo Tacito un gruppo ristretto di guerrieri scelti, ribelli alla staticità della società, che unendo i propri sforzi per il conseguimento di un affermazione personale seguivano un condottiero con il quale condividevano il proprio ideale di vita.

Odino Viandante Magico

Georges Dumézil storico delle religioni, linguista e filologo francese interpretò  la radice Wut come sostantivo che significa “ebbrezza”, “eccitazione”, e “genio poetico”, ma anche come il movimento terribile del mare, del fuoco e del temporale, come aggettivo che significa “violento”, “furioso” e “rapido.

corvo sacro ad ODINO

 

Odino ierofania di policrome funzioni Guerriero, Vate, conoscitore delle rune, Sciamano, protettore dei viandanti…

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Rúnar munt þú finna
ok ráðna stafi,
miök stóra stafi,
miök stinna stafi,

er fáði fimbulþulr
ok gerðu ginnregin
ok reist Hroftr rögna. »

« Rune tu troverai
lettere chiare,
lettere grandi,
lettere possenti,
che dipinse il terribile vate,
che crearono i supremi numi,
che incise Hroftr degli dèi. »

Mjöllnir

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Il Martello di Thor, è l’arma di Thor, il dio del fulmine e del tuono della mitologia norrena, il suo significato simbolico, teologico o teorico-sapienziale, è comparabile a quello del Vajra vedico (il “fulmine” o “diamante”, arma di Indra).Esso rappresenta dunque la struttura fondamentale della realtà nella sua scaturigine dal principio divino originante, un significato che è presente negli Axis Mundi Yggdrasill e Irminsul, alberi del cosmo.

 

 

 

L’Edda di Snorri descrive le qualità del Mjöllnir dicendo che, possedendolo, il dio Thor «sarebbe stato in grado di colpire quanto fermamente volesse, qualsiasi fosse il suo bersaglio, e il martello non avrebbe mai fallito, e se lanciato a qualcosa, non l’avrebbe mai mancato e non sarebbe mai volato tanto lontano dalla sua mano da non poter tornare indietro, e, quando lo avesse voluto, esso sarebbe diventato tanto piccolo da poter essere custodito sotto la tunica».

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Per maneggiare quest’arma formidabile,  Thor  utilizzava  speciali guanti in ferro forgiati dai nani, possedeva una speciale cintura magica che raddoppiava la sua potenza divina quando indossata. L’impatto di Mjöllnir causava potenti rombi di tuono, e dal nome di questa divinità deriva la parola “tuono” in molte lingue germaniche (norreno Þórr, islandese Þór, tedesco antico e nederlandese Donar, inglese antico Þūnor, faroese Tórur, svedese, norvegese e danese Tor, frisone Tonger)  dio del tuono, del fulmine e della tempesta. La mitologia norrena è ricca di racconti sulle gesta di Thor e sulla sua perenne lotta contro gli Jǫtnar. La lettera runica Þ si pronuncia “Th”.

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Il nome “Thor” e le sue varianti derivano tutte dal proto-germanico Thunraz, cioè “fulmine”, “tuono” (nelle lingue germaniche odierne: inglese thunder, olandese donder, tedesco Donner).

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Thor rappresenta teologicamente il dio (e l’uomo) che possiede, oppure è totalmente identificato, con l'”arma” divina, la “virtù”, ossia la “vista” del principio cosmico (il Martello di Thor, comparato al Vajra vedico-tibetano). È il protettore dell’umanità.

Confer Georges Dumézil. Gli dèi dei germani. Adelphi, 1974. p. 121

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amuleto vichingo del X secolo scoperto a Købelev, sull’isola danese di Lolland, ha fornito una risposta definitiva. Le rune inscritte sul piccolo amuleto recitano “Hmar x is”. Tradotte, significano: “Questo è un martello”.

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Thurisaz Affrontare  il Nemico

   LA DIFESA, LA NON-AZIONE, IL GIGANTE, IL DIO THOR

 

Völuspá La profezia della veggente

 

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Vǫluspá  La profezia della veggente una delle fonti primarie per lo studio della mitologia norrena e più famoso poema dell’Edda poetica.
Narra la storia della creazione del mondo e la sua fine narrata da una vǫlva o veggente che parla ad Odino. Kampf_der_untergehenden_Götter_by_F._W._Heine-800x500.jpg

La veggente inizia a narrare la storia della creazione del mondo in una forma ridotta. Spiega come abbia ottenuto la sua conoscenza, infatti conosce l’origine dell’onniscienza di Odino, ed altri segreti degli dèi di Ásgarðr.

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La veggente parla di avvenimenti passati e futuri, toccando la maggior parte dei miti norreni, come la morte di Baldr avvenuta per mano di Hǫðr, architettata con l’inganno da Loki. Alla fine racconta la fine del mondo, il Ragnarǫk, e la sua seconda venuta.Medival_scand_lit.jpg

Il poema è interamente conservato nel Codex Regius (1270 circa) e nei manoscritti dell’Hauksbók (1334 circa), mentre buone parti di esso vengono citate nell’Edda in prosa di Snorri Sturluson (del 1220 circa). Il codex Regius è composto da 63 strofe fornyrðislag.

“Lei ricorda la guerra
prima nel mondo,
quando loro tessevano enigmi
e la bruciavano per tre volte,
Gullveig stringeva la lancia
quando la bruciavano per la terza volta
ma lei continuava a vivere.
Nella sala di Har,
spesso la chiamavano Heith
una völva abile nell’uso della spà
lavorava come seithr quando poteva
e ne era sempre lieta:
in ogni casa che visitava
lei incantava i pali;
per mezzo della magia seithr lei giocava
con le menti delle donne malvagie.”
Voluspà

Berserker , Ulfhednar , Svinfylking

Berserker e Ulfedhnar dojo ruan

Presso le antiche popolazioni la percezione del sovrannaturale e del divino convivevano e si fondevano con la realtà quotidiana e manifesta.
Gli sciamani, dopo una “chiamata” dal mondo sovrannaturale, avvenuta in vari modi, divengono operativi come guaritori, viaggiatori di universi metafisici e piani spirituali, medium, psicopompi, evocatori atmosferici … a volte guerrieri.
Gli sciamani guerrieri sono una realtà rara, di cui troviamo un esempio concreto nei popoli germanici, nati dalla fusione tra popolazione autoctone nord europee di agricoltori relativamente pacifici dediti a culti femminili e naturali con gli invasori e bellicosi indoeuropei che possedevano un pantheon affollato da virili guerrieri.

Lo sciamano così, l’uomo sacro oltre che essere utile alla comunità come “medicine man” e come intermediario presso gli Spiriti era anche un guerriero, e il più temibile.
Secondo lo storico delle religioni Mircea Eliade, lo sciamanesimo è innanzitutto la padronanza delle tecniche dell’estasi.
Lo sciamano non è un posseduto ma domina gli spiriti per l’utilità della tribù usando l’estasi per spostarsi tra i mondi.
Proprio l’estasi è la tecnica sciamanica chiave di cui si servivano i guerrieri totemici germanici.
Gli sciamani guerrieri appartenevano ad una casta a parte e si dividevano in gruppi che prendevano

il nome dal loro animale totemico:

Tra le ipotesi terminologiche

Berserkr(berserker)Berserkir plurale
Berr Nudo (senza armatura)

Ber Orso Bjorn/Bermuz
Sarker veste

Ulfehdinn (plurale ulfehdnar)

Ulfeh Lupo

hedinn mantello ,manto pelliccia

Berserker (uomini orso), Ulfehdnar (lupo), Svinfylking (cinghiale).
Alcuni storici ritengono che non si tratti di differenti gruppi di guerrieri di elitè, bensì di un unico gruppo di combattenti chiamati in modi differenti, in particolare i guerrieri cinghiale si riferirebbero ad una modalità di formazione d’attacco.

Pier Riffard, filosofo francese, specialista di esoterismo. Dizionario dell’esoterismo, cita tra le grandi organizzazioni iniziatiche, gli uomini lupo Kuros lacedemoni, daci daci, luperci romani, berserkir nordici.


Dei Berserker e Ulfehdnar si parla nella Saga di Egil, nella Saga di Hrolf e nella Saga di Yngling, nella saga di Grettir, nella Saga di Egil, nell’Edda…
anche lo storico latino Tacito ne fa menzione.
Fino alla conversione al cristianesimo i berserker furono truppe d’elitè dei re scandinavi.
Vennero banditi nel 1015, in quanto ultima vestigia del paganesimo irriducibile, e i gruppi organizzati scomparvero nel 1100.
Furono proprio le storie sugli ulfehdnar a contribuire alle leggende popolari ,tra mito e storia, sui lupi mannari, il vescovo Olaus Magnus, ci parla di “Licantropi del Baltico”

Questi guerrieri erano votati al dio Wotan/Odino, il re degli dei di Asgard, il dio che al tempo stesso rappresentava il potere regale, la saggezza, la conoscenza e la forza e naturalmente era il dio sciamano.Attraverso tali rituali i guerrieri venivano pervasi da una furia sovrumana poiché era lo spirito stesso di Odino-Wotan che scendeva dentro di loro facendoli diventare forti come orsi o lupi o cinghiali , insensibili al ferro e al fuoco, tale stato di wodhiz era definito anche “berserksgangr”.
Il dio si accompagna con i suoi animali totemici: i due corvi parlanti Huggin e Munnin (Pensiero e Memoria) i lupi Geri e Freki (Affamato e Divoratore) ed a Sleipnir, il cavallo ad otto zampe (l’otto è il numero più vicino alla perfezione che è il nove, come sono nove i mondi che si diramano da Yggdrasil, il frassino che regge l’universo) che porta incise sui denti le Rune.

Proprio dal dio ricevevano protezione e forza, era Odino stesso ad inviare il furor e una volta morti sarebbero giunti nel paradiso degli eroi, il Walhalla , dove si addestravano accanto agli dei in attesa dell’ultima battaglia alla fine del mondo, il Ragnarok.
Wotan deriva dalla radice indoeuropea WAT, cioè furore guerresco ispirato, che oltre all’ interpretazione di spietatezza e ferocia che usarono i cristiani per condannare queste pratiche, rappresenta una vera e propria rappresentazione dello spirito che si manifesta in tutta la sua potenza nel limitato corpo, veicolo temporale e che può quindi venirne trasformato.
Proprio di questo furore guerresco (che i romani chiamavano furor, soprattutto riferendosi ai guerrieri celti ) questi guerrieri si avvalevano per combattere.

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Un addestramento nelle tecniche sciamaniche infatti permetteva di padroneggiare le tecniche per raggiungere stati di coscienza alterati.
Nello stato di furor i guerrieri divenivano simili alle bestie che li rappresentavano.
Ringhiavano, ululavano, andavano in battaglia incuranti del freddo, della fame, della fatica, delle ferite, sprezzanti della morte che anzi sfidavano e cercavano in battaglia come lasciapassare sicuro verso il Walahalla, il paradiso degli eroi.
In preda alla furia uccidevano chiunque si trovassero davanti.
Si dice che potessero combattere mentre il corpo era addormentato nella tenda (viaggi con il corpo astrale o energetico, peculiarità dello sciamano) e che potessero morire a causa della furia ribollente che innalzava oltre misura la loro temperatura corporea e li consumava dall’interno se non veniva placata.

Lo stato di furia dei berserker era chiamato “berserkergang” e si manifestava prima con una sensazione di freddo e tremori in seguito la temperatura si innalzava tantissimo e il guerriero uccideva e distruggeva indiscriminatamente (si dice me mordessero gli scudi) in seguito alla furia per alcuni giorni il guerriero cadeva in uno stato di torpore e depressione, tanto da avvalorare l’ipotesi che per aiutare la furia si usassero alcolici e piante psicotrope per riuscire a padroneggiare l’Ond, ovvero una potente energia cosmica.

Secondo il mito era proprio Odino a guidare il guerriero nello stato di furia.
Il rituale che portava alla furia era chiamato hamrammar (mutamento di forma) le cui modalità sembrano essere bevute rituali (bragafull) di una birra molto forte, l’uso di un preparato a base di amanita muscaria (fungo che a forti dosi può essere letale ma che opportunamente preparato funziona come allucinogeno e antidolorifico) ed erbe come la Digitale (che aumenta il battito cardiaco e l’adrenalina) e dei rituali di gruppo in cui si ricorreva a danze e canti fino allo sfinimento per raggiungere l’estasi.

Ma resta molto improbabile che un combattente si apprestasse allo scontro senza la lucidità necessaria per combattere

Alcune ipotesi narrano che i berserker combattevano da soli, mentre Uomini-Lupi e Uomini-Cinghiali usavano la forza del branco.
Su una piastra in bronzo rinvenuta a Torslunda in Svezia, si riconosce un Guerriero Ulfehdnar con le proprie armi di appartenenza lancia e spada corta, la loro giacca di pelle era detto Vargstakkar.


Piastre di Torslunda  sull’isola svedese di 
Öland 
periodo Vendel del VI e VII secolo.
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Gli svinfylking combattevano in una particolar e formazione a cuneo dove i migliori due combattenti d’ascia “Rani” (musi) stavano alla punta.
Tracce delle confraternite guerriere (Mannerbunde, in Sassone) restano nei nomi che hanno come radice Bjorn (orso), oppure hanno nel nome Ulf.
Alcuni guerrieri avevano entrambi gli animali nel nome come Bjornulf e anche l’eroe del maggiore poema anglosassone Beowulf (orso-lupo). Lo stesso John Ronald Reuel Tolkien s’ ispirò ai berserker, con il personaggio Beorn, che aveva la capacità di diventare orso a suo piacimento per combattere.

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Note : Licurgo il legislatore di Sparta deriva dall’antico nome greco Λυκοῦργος (Lykoûrgos), poi contratto in Λυκῦργος (Lykûrgos) e assunto in latino come Lycurgus. L’etimologia è dibattuta: il primo elemento del nome potrebbe essere λυκο- (lyko-), variante di λευκός (leukòs, “luminoso”) oppure λύκος (lýkos, “lupo”, al genitivo λυκου, lykou), mentre il secondo potrebbe essere ἔργον (érgon, “lavoro”) oppure εἴργω (eirgo, “tenere lontano”, “cacciare”) il nome viene quindi interpretato in varie maniere, come “creatore di luce” “opera dei lupi”, “lavoro dei lupi”, “che tiene lontani i lupi”, “che protegge dai lupi”, “cacciatore di lupi” o anche “colui che agisce come un lupo”

Presso ROMA

Tertia post Idus nudos aurora Lupercos
aspicit, et Fauni sacra bicornis eunt.

«L’alba del 15 febbraio scorge i nudi Luperci, e si svolgono le cerimonie di Fauno bicorne»
i Luperci, come «lupi», servivano un dio «lupo», rappresentandolo cultualmente.
Nella festa dei Lupercalia a questo scopo servivano da fruste cinghie usate e fatte della pelle della capra sacrificata. I Luperci, correndo in giro nudi, cinti soltanto di un grembiule fatto della stessa pelle, picchiavano con quelle cinghie coloro che incontravano, purificandoli in questo modo.
Questo loro atto si chiamava februare: un verbo che con Februus sta nei medesimi rapporti in cui il verbo greco φοιβάζειν (phoibazein = purificare) sta con l’appellativo di Apollo: Φοίβος (Febo).
L’analogia più stretta citata per questo caso è quella degli hirpi Sorani, sacerdoti del dio del monte Soratte. Servio traduce il nome di questi sacerdoti – che certamente costituivano ugualmente una fera sodalitia – con la parola «lupo» e definisce il loro dio come il grande dio degli inferi […]

Fieri Nemici i Romani e i Daci entarmbi utilizzavano come elemento apotropaico il lupo

il significato di tutte le tecniche di «potere sul fuoco»
e di «calore magico» è più profondo: indicano l’accesso a un certo stato estatico o a uno stato
non condizionato di libertà spirituale. Ma il POTERE SACRO sperimentato come calore
intensissimo non è ottenuto unicamente con tecniche sciamaniche e mistiche, è anche
conquistato con le esperienze delle iniziazioni militari.
Parecchi termini del vocabolario
«eroico» indoeuropeo – “furor”, “ferg”, “wut”, “menos” – esprimono proprio il «calore
intensissimo» e la «collera» che caratterizzano, sugli altri piani della sacralità,
l’incorporazione della POTENZA.
Proprio come uno “yogi” o uno sciamano, il giovane
eroe si «scalda» durante il combattimento iniziatico. L’eroe celtico Cuchulinn esce dalla sua
prima impresa (che d’altronde equivale, come ha dimostrato Georges Dumézil, a
un’iniziazione di tipo guerriero) talmente «riscaldato» da dover essere immerso
successivamente in tre orci di acqua fredda.
Eliade Miti Sogni e Misteri

 Saxo Grammaticus, capitolo XV, in Gesta Danorum, libro X.
«Cuiusdam patrisfamilias in agro Suetico filiam, liberalis formae, cum ancillulis lusum egressam, eximiae granditatis ursus, deturbatis comitibus, complexus rapuit exceptamque unguibus prae se leniter ferens ad notam nemoris latebram deportavit. [2] Cuius egregios artus novo genere cupiditatis aggressus, amplectendi magis quam absumendi studium egit petitamque laniatui praedam in usum nefariae libidinis verti […]
[1] Ut ergo duplicis materiae benigna artifex natura nuptiarum deformitatem seminis aptitudine coloraret, generationis monstrum usitato partu edidit silvestremque sanguinem humani corporis lineamentis excepit. [2] Nato itaque filio paternum a necessariis nomen imponitur. [3] Qui tandem, agnita suae veritate propaginis, a patris interfectoribus funesta supplicia exegit. [4] Cuius filius Thrugillus, cognomine Sprakeleg, nullo probitatis vestigio a paternae virtutis imitatione defecit. [5] A quo Ulfo genitus originem ingenio declaravit, avitum animo sanguinem repraesentans.»

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