Ombre lunari notturne

La sera, un bel plenilunio chiaro.
Quando, con una luce come questa, si delineano sul terreno i contorni delle siepi, dei recinti, delle fronde e di altre figure, a volte ci assale uno stato d’animo che coniuga la paura all’incanto.
Spesso mi sono chiesto da che cosa dipenda, e credo sia così perché in questi giochi di ombre le forme nel contempo si svelano e si spiritualizzano. Entrano in un ordine più elevato, nell’invulnerabilità che abita le loro sagome.
Le cose appaiono nella loro cifra matematica, immateriali e al tempo stesso possenti.
Entriamo con timore in questa griglia d’ombra e, attraversandola, ci sembra di disporre di una forza spirituale notturna.
Intanto però tratteniamo il respiro – se qualcuno pronunciasse ora una parola magica, saremmo irrimediabilmente banditi dalla materia.

(da Nota di diario del 20 aprile 1940, Friedrichstal, pp. 116-117)
Ernest Jünger

Dove esiste l’immortalità o anche soltanto la fede in essa, sappiamo che ci sono dei punti in cui nessun potere, nessuna potenza terrestre, per grande che sia, può ghermire, colpire o meno che mai distruggere l’uomo. Il bosco è un santuario. Ernest Jünger

Il Ribelle è il singolo, l’uomo concreto che agisce nel caso concreto. Per sapere che cosa sia giusto, non gli servono teorie, né leggi escogitate da qualche giurista di partito. Il Ribelle attinge alle fonti della moralità ancora non disperse nei canali delle istituzioni. Qui, purché in lui sopravviva qualche purezza, tutto diventa più semplice. 

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