δαίμων dáimōn Ci motiva. Ci protegge. Inventa e insiste con ostinata fedeltà.. James Hillman  Il codice dell’anima

«Il daimon svolge la sua funzione di ‘promemoria’ in molti modi.
Ci motiva.
Ci protegge.
Inventa e insiste con ostinata fedeltà.
Si oppone alla ragionevolezza facile, ai compromessi e spesso obbliga il suo padrone alla devianza e alla bizzarria, specialmente quando si sente trascurato o contrastato.

Offre conforto e può attirarci nel suo guscio, ma non sopporta l’innocenza

Può far ammalare il corpo.
È incapace di adattarsi al tempo, nel flusso della vita trova errori, salti e nodi –
ed è lì che preferisce stare.»

(James Hillman – Il codice dell’anima, pp.60-61)

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« il daimon che ci costringe, con il bisogno, a imboccare la via:
il piccolo dio individuale, lo Shiva interiore.»

(C.G.Jung – La Psicologia del Kundalini Yoga, Seminario tenuto nel 1932, p.131)

Nel mondo antico, il Daimon era una figura proveniente da un altrove, né umana né divina, una via di mezzo tra le due cose, abitante di una regione mediana (metaxu), la stessa dell’anima.Più che un dio, il daimon era una realtà psichica che aveva intimità con noi: una figura che poteva apparire in sogno, inviare messaggi, come un cattivo auspicio, un presentimento o un impulso erotico. Anche Eros, infatti, abitava quella regione mediana non del tutto divina e tuttavia sempre un pò inumana.

I Greci, perciò, sapevano bene come mai i fenomeni erotici sono sempre di difficile collocazione, celestiali e al tempo stesso crudeli.»

(James Hillman il codice dell’anima)

«Nasciamo con un carattere; ci viene dato, è un dono dei guardiani della nostra nascita, come dicono le vecchie storie…
ognuno entra nel mondo con una vocazione.»
(James Hillman)

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Non sarà il dèmone a scegliere voi, ma voi il dèmone […].
La virtù non ha padroni; quanto più ciascuno di voi la onora, tanto più ne avrà;
quanto meno la onora, tanto meno ne avrà.
La responsabilità, pertanto, è di chi sceglie.
Il dio non ne ha colpa.
(Platone – il mito di Er)

“Anime dell’effimera esistenza corporea, incomincia per voi un altro periodo di generazione mortale, preludio a nuova morte.
Non sarà un demone a ricevervi in sorte, ma sarete voi a scegliervi il demone.
Il primo che la sorte designi scelga per primo la vita cui sarà irrevocabilmente legato.

La virtù non ha padrone; secondo che la onori o la spregi, ciascuno ne avrà più o meno.
La responsabilità è di chi sceglie, il dio non è responsabile.

(…) Anche chi si presenta ultimo, purché scelga con senno e viva con regola, può disporre di una vita amabile, non cattiva.
Il primo cerchi di scegliere con cura e l’ultimo non si scoraggi.”
(Platone, La Repubblica, X, 617d-e, 619b)

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