Omne ignotum pro magnifico

Tutto ciò che è sconosciuto è sublime
Tacito, Vita di Agricola, 30

”E’ questo in fondo l’unico coraggio che si richieda a noi: essere coraggiosi verso quanto di più strano, prodigioso e inesplicabile ci possa accadere”
Rainer Maria Rilke

Disciplina cavalcando la Tigre (騎虎難下 È difficile cavalcare una tigre)

A qualunque costo imprimere ad ogni occupazione, anche la più modesta, un carattere di completezza fino a   ” rendere intero il frammento e dritto il curvo”

”il misurare se stessi in una speciale contemplazione della morte, vivere ogni giorno in un presente, come se fosse l’ultimo giorno , la direzione da imprimere al proprio essere come una forza magnetica che potrà anche non manifestarsi in questa esistenza con la rottura completa di livello ontologico propria alla ”iniziazione” ma che non mancherà di scattare al momento giusto, per portare oltre”

Julius Evola Cavalcare la Tigre

Nicholas Roerich

Echi della ”Via stoica” da Marco Aurelio Perficie omnia facta vitae quasi heac postrema essent a Seneca Protinus vive giungendo ad altre imprevedibili sentieri Castaneda

ποριεῖς δέ, ἂν ὡς ἐσχάτην τοῦ βίου ἑκάστην πρᾶξιν ἐνεργῇς,

Τὰ εἰς ἑαυτόν
Συγγραφέας: Μάρκος Αυρήλιος

Perfice Omnia facta vitae quasi haec postrema essent

Te ne affrancherai compiendo ogni singola azione come fosse l’ultima della tua vita, lontano da ogni superficialità e da ogni
avversione passionale alle scelte della ragione e da ogni finzione, egoismo e malcontento per la tua sorte.

Marco Aurelio
A se stesso
(pensieri)
Nicholas Roerich

Don Juan: Non ho detto che devi preoccuparti della morte”
Castaneda: Allora cosa devo fare?
Don Juan : Usala. Metti a fuoco la tua attenzione sul legame tra te e la tua morte, senza rimorsi o tristezza o inquietudine. Metti a fuoco la tua attenzione sul fatto che non hai tempo e lascia che le tue azioni fluiscano di conseguenza.
Fai che ognuna delle tue azioni sia la tua ultima battaglia sulla terra.
Solo a queste condizioni le tue azioni avranno il loro potere legittimo.
Altrimenti per quanto tu possa vivere ,saranno le azioni di un uomo timido.
Castaneda: E’tanto terribile essere un uomo timido?
Don Juan: No, Non lo è se sei immortale, ma se devi morire , non c’è tempo per la timidezza ,semplicemente perchè la timidezza ti fa attaccare a qualcosa che esiste solo nei tuoi pensieri
Ti sostiene finchè c’è bonaccia ,ma poi il mondo terribile e misterioso aprirà la bocca per te, come l’aprirà per ciascuno di noi, e allora tu ti renderai conto che i tuoi modi sicuri non erano sicuri per niente.
Essere timidi ci impedisce di esaminare e approfittare del nostro destino di uomini.

La consapevolezza che si deve morire e che quindi si ha un tempo limitato può tagliar via un enorme quantità di meschinità e di autoindulgenze dalla propria vita. Tutti quei pensieri che la gente ha in punto di morte ,rimpianti per il tempo sprecato e le opportunità perdute, per i rischi non corsi e i cedimenti all’inerzia, tutti quei pensieri ”se potessi rifarlo” ,tutto questo può essere portato al presente ,prima che le opportunità siano passate, finchè le porte sono ancora aperte, e una persona possa essere galvanizzata e spinta a cominciare ad assumersi consapevolmente delle responsabilità per vivere una vita piena.


成語(2):騎虎難下。 Chinese Proverb: He Who Rides a Tiger is Afraid to Dismount.
It is said that the English idiom "Ride a Tiger" comes from a Chinese proverb "He who rides (騎) a tiger (虎) is afraid (難) to dismount (下). " John Ayto in his Oxford Dictionary of English Idioms explains this Chinese proverb very well. It says that "ride a tiger" denotes "take a responsibility or embark a course of action which subsequently cannot be safely abandoned." Why cannot be safely abandoned? Because the responsibility or the course of action has now changed into a 'tiger'--uncontrollable, doesn't listen to you, hard to tell to stop. There was no 'tiger' in the first place, but now you have it. Chinese-speaking people say "now you 騎虎難下了," while English-speaking ones say " Now you are riding a tiger." Pronounce it : 騎(chiˊ)虎(huˇ)難(nanˊ)下(shiaˋ)。By the way, the Chinese word「難」isn't 'afraid,' , but ' difficult, hard.' This Chinese proverb has said nothing about someone 'afraid' of doing something. It says that the dilemma--riding a tiger (騎虎)--is difficult (難)or hard (難) to resolve. 

成語(2):騎虎難下。 Proverbio cinese: Chi cavalca una tigre ha paura di smontare.
Si dice che l’idioma inglese “Ride a Tiger” derivi da un proverbio cinese “Chi cavalca (騎) una tigre (虎) ha paura (難) di smontare (下). ” John Ayto nel suo Oxford Dictionary of English Idioms spiega molto bene questo proverbio cinese. Dice che “cavalcare una tigre” denota “assumersi una responsabilità o intraprendere una linea d’azione che successivamente non può essere abbandonata in sicurezza”. Perché non può essere abbandonato in sicurezza? Perché la responsabilità o la linea d’azione è ora cambiata in una “tigre” – incontrollabile, non ti ascolta, difficile dire di smettere.
Non c’era nessuna “tigre” in primo luogo, ma ora ce l’hai. Le persone di lingua cinese dicono “ora tu 騎虎難下了”, mentre quelle di lingua inglese dicono “Ora stai cavalcando una tigre”. Pronuncialo: 騎(chiˊ)虎(huˇ)難(nanˊ)下(shiaˋ)。A proposito, la parola cinese「難」non è ‘paura’, ma ‘difficile, difficile.’
Questo proverbio cinese non ha detto nulla su qualcuno che ha “paura” di fare qualcosa.
Dice che il dilemma – cavalcare una tigre (騎虎) – è difficile (難) o difficile (難) da risolvere.

È difficile cavalcare una tigre (idioma cinese) modificare
È difficile scendere a cavallo di una tigre, l'idioma cinese, pinyin, è qí hǔ nán xià, il che significa che è impossibile scendere a dorso di una tigre. La metafora è che è difficile andare avanti con una cosa, ma la situazione non gli permette di fermarsi a metà, ed è in un dilemma

Niō 仁王 Kongōrikishi 金剛力士 Guardiani demoni

In molte culture, sistemi di credenze, discipline e pratiche s’individua ciò che ostacola la consapevolezza con una configurazione e definizione differente, per alcuni è un entità energetica, per altri una proiezione psichica, un archetipo, un’ afflizione della mente , un ‘illusione ipnotica efficace, una forza respingente che ci depotenzia, vampirizzandoci, assorbendo le nostre energie vitali.
spetta all’archetipo del guerriero l’arduo compito di lottare per liberare l’anima che deve ricongiungersi con lo Spirito è tornare Essenza.

 L’ostacolo alla consapevolezza: Lo sfidante

I Kongōrikishi 金剛力士

 feroci guardiani del portone 

門 del tempio, nell'iconografia del buddhismo, sono demoni  guardiani del Buddha

Niōmon 仁王門 i due guardiani irosi della porta 

La statua destra è chiamata Misshaku Kongō 密 迹 金剛  ha la bocca aperta,  rappresenta la vocalizzazione del primo grafema del sanscrito Devanāgarī अ che si pronuncia "a". 
La statua sinistra si chiama Naraen Kongō 那 羅 延 金剛  ha la bocca chiusa,  rappresenta la vocalizzazione dell'ultimo grafema del Devanāgarī ह  pronunciato "hum". 

confer FONTE

Sacrum facere, la perdita come conseguimento

Nel fiume carsico della Tradizione , nel mito, nel simbolismo l’agire sacro ,il sacrum facere, spesso comporta una perdita, un impegno gravoso da rispettare per poter accedere ad un livello diverso da quello orinario conosciuto, un passaggio di dimensione attraverso una strettoia.


Odino sacrifica un occhio per accedere alla Conoscenza di ciò che accede su Yggdrasil ,con un occhio osserva fuori , con l’altro accecato rivolge lo sguardo dentro, e si dovrà impiccare a testa in giù per entrare nei segreti della conoscenza sussurrata, le Rune, Tyr scarifica una mano per lealtà al suo klan nel tentativo di fermare il Lupo del Chaos Fenrir il distruttore…

Centauro mente e corpo integrate L’archetipo del guaritore ferito

Il mito Mircea Eliade

“Il mito non è il contrario della realtà, è prima di tutto un racconto la cui funzione è
ri­velare in che modo qualcosa è avvenuto all’essere. Io studio i miti antichi, le storie vecchie, ma racconto storie nuove nelle quali sono rintracciabili gli archetipi e le collego al mondo dei sogni, alla psicologia del profondo. All’uomo moderno piacciono i miti non perché sono esotici, ma perché, credo, possono fornire un punto di partenza verso una nuova visione del mondo che sostituisce le immagini e i valori oggi scaduti. E ama, l’uomo moderno, sentir raccontare delle storie e raccontarne, perché è un modo per reinserirsi in un mondo articolato e significante”.
Mircea Eliade

太上 I governanti supremi. 道德經 XVII,17 Dao de Jing

太上,下知有之;其次,親而譽之;其次,畏之;其次,侮之。信不足,焉有不信焉。悠兮,其貴言。功成事遂,百姓皆謂我自然。
道德經 XVII,17 Dao de Jing
Ogni traduzione è solo una possibile interpretazione

 

太上

I governanti supremi
下知有之

 non si sapeva neppure che vene fossero
其次

I successivi
親而譽之

li hanno amati e li hanno elogiati.
其次

i successivi
畏之 li temevano
其次 i successivi
侮之 li disprezzavano.
信不足 Fu così che quando la fiducia era carente
焉有不信焉

la fiducia viene a mancare
悠兮

gravi
其貴言

mostrando l’importanza che hanno posto sulle loro parole!
功成事遂

 

Il loro lavoro è stato fatto e le loro imprese hanno avuto successo,
百姓皆謂我自然

i cento clan tutti insieme spontaneamente da noi stessi abbiamo fatto questo

Nel governo dei saggi agisce ” il non agire” Wu wei 無爲  
il governo migliore è quello la cui azione è quasi impercettibile, i governo dei saggi affonda nel mito perduto di un epoca, età aurea,  un tempo mitico di prosperità e abbondanza( aurea aetas) 

«Aurea prima sata est aetas, quae vindice nullo, sponte sua, sine lege fidem rectumque colebat.» «Fiorì per prima l’età dell’oro; spontaneamente, senza bisogno di giustizieri, senza bisogno di leggi, si onoravano la lealtà e la rettitudine.»
(Ovidio, Metamorfosi, I 89-90)

nelle Opere e i Giorni è proprio il composto αὐτόματος a rendere l’idea dello spontaneismo, vv. 117-118:

… καρπὸν δ’ἔφερε ζείδωρος ἄρουρα

αὐτόματος πολλόν τε καὶ ἄφθονον

‘La terra che dona le messi portava frutto

da sé (automaticamente), molto e abbondante’.

Antico islandese dello Upphaf (Danakonungasǫgur, ed. Guðnason 1982, 40), in cui del tempo felice di Frǫði si dice:

var ár svá mikit, at akrar urðu sjálfsáðir, ok þurfti eigi við vetri at buásk

‘Il raccolto era così copioso che i campi si seminavano da sé e non c’era bisogno di prepararli per l’inverno’.

Baron Arild Rosenkrantz, “The Temple”, 1931.
Baron Arild Rosenkrantz, “The Temple”, 1931.

« La superficie terrestre, chiamata «Vera Terra», è per noi irraggiungibile, ma anche se non lo fosse, non potremmo sopportare questa esperienza, trovandoci come pesci che tentano di respirare aria. Infatti l’etere — l’elemento che sta sulla testa degli abitanti della Vera Terra — sta all’aria come l’aria sta all’acqua. Di conseguenza, coloro che vivono in questo paradiso aereo, che in realtà corrisponde al paese degli Iperborei o alle Isole dei Beati, con l’unica differenza di non trovarsi sulla nostra friabile terra ma al di sopra, camminano sull’aria e respirano etere.

Il fondo delle profonde fenditure della terra in cui viviamo è composto da materia di bassa qualità. La Vera Terra ha invece un suolo di pietre preziose, di gran lunga più pregiate delle nostre; è ricca d’oro e d’argento, di piante e animali meravigliosi. Nel Gorgia (523a e seg.), Platone definisce la Vera Terra come le Isole dei Beati; esse sono popolate da una razza di navigatori dell’aria che godono di un clima mite, non sono soggetti a malattie o decadimento e, nei templi, s’incontrano faccia a faccia con gli dèi: gli dèi infatti non sono altro che i radiosi abitanti dell’etere superiore. »

Ioan Petru Culianu, allievo di Mircea Eliade
tratto dalla sua opera “I viaggi dell’anima”

confer axis mundi 

” Il tempo è un fanciullo che gioca a dadi ” C.G Jung

«Ὁ Αἰὼν παῖς ἐστι παίζων, πεττεύων· παιδὸς ἡ βασιληίη» · Τελεσφόρος διελαύνων τοὺς σκοτεινοὺς τοῦ κόσμου τόπους, καὶ ὡς ἀστὴρ ἀναλάμπων ἐκ τοῦ βάθους, ὁδηγεῖ «παρ’ Ἠελίοιο πύλας καὶ δῆμον ὀνείρων».

Ὁ.ΑΙΩΝ.Π               ΑΙΣ.ΕΣΤΙ.ΠΑΙΖΩ               Ν.ΠΕΤΤΕΥΩΝ.Π               ΑΙΔΟΣ.Ἡ.ΒΑΣΙ                  ΛΗ [♄] ΙΗ   ΤΕΛΕΣ                             ΦΟΡΟΣ   ΔΙΕΛΑΥ                           ΝΩΝ.ΤΟ     ΥΣ.ΣΚ                           ΟΤΕΙΝ      [☉ ♃]            [☿]            [♀ ☾] ΟΥΣ                                               ΤΟΥ  ΚΟΣΜΟΥ.                         ΤΟΠΟΥ  Σ.ΚΑΙ.ὩΣ.                          ΑΣΤΗΡ.  ΑΝΑΛ              ΑΜΠΩ         Ν.ΕΚ.ΤΟ   Υ.ΒΑ             ΘΟ [♂] ΥΣ.      ὉΔ                     ΗΓΕΙ   ΠΑΡ᾽                  ΗΕΛΙΟΙΟ.ΠΥΛΑΣ.Κ                    ΑΙ.ΔΗΜΟΝ.Ο                       ΝΕΙΡΩΝ
Ὁ.ΑΙΩΝ.Π ΑΙΣ.ΕΣΤΙ.ΠΑΙΖΩ Ν.ΠΕΤΤΕΥΩΝ.Π ΑΙΔΟΣ.Ἡ.ΒΑΣΙ ΛΗ [♄] ΙΗ ΤΕΛΕΣ ΦΟΡΟΣ ΔΙΕΛΑΥ ΝΩΝ.ΤΟ ΥΣ.ΣΚ ΟΤΕΙΝ [☉ ♃] [☿] [♀ ☾] ΟΥΣ ΤΟΥ ΚΟΣΜΟΥ. ΤΟΠΟΥ Σ.ΚΑΙ.ὩΣ. ΑΣΤΗΡ. ΑΝΑΛ ΑΜΠΩ Ν.ΕΚ.ΤΟ Υ.ΒΑ ΘΟ [♂] ΥΣ. ὉΔ ΗΓΕΙ ΠΑΡ᾽ ΗΕΛΙΟΙΟ.ΠΥΛΑΣ.Κ ΑΙ.ΔΗΜΟΝ.Ο ΝΕΙΡΩΝ

«Il tempo è un bambino – giocando come un bambino – giocando un gioco da tavolo – il regno del bambino. Questo è Telesforo, che percorre le regioni oscure di questo cosmo e si illumina come una stella fuori dalle profondità. Lui punta la strada alle porte del sole e alla terra dei sogni”

“Il tempo è un bambino che gioca, gioca d’azzardo, il fanciullo è il re”

 Eraclito.

“Egli indica la strada alle porte del sole e nella terra dei sogni” è una citazione dell’Odissea
 Si riferisce a Ermes, lo psicopompo, che porta via gli spiriti degli spasimanti caduti.

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Sulla  facciata principale (la pietra è cubica) della famosa Pietra di Bollingen  da Jung scolpita nel 1950, nella sua residenza estiva nota come la Torre di Bollingen.

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Nella struttura naturale della pietra, vidi un piccolo cerchio, una specie di occhio che mi guardava. Lo scolpii nella pietra e nel centro vi feci un piccolo homunculus”.

La figura centrale è Homunculus-Mercurio-Telesforo, che indossa un mantello con cappuccio e porta una lanterna. Egli è circondato da un Mandala Quaternario di significato alchemico, con il quarto superiore dedicato a Saturno, il quarto inferiore a Marte, il quarto di sinistra al Sole-Giove (“maschio”) e il quarto di destra alla Luna-Venere (“femmina”) .


”  Fin dal principio sentii la Torre come un luogo, in un certo senso, di maturazione, un grembo materno o una figura materna nella quale potessi diventare ciò che fui, sono e sarò.”
(C. G. Jung, ‘Ricordi, sogni, riflessioni’)

levandus sum e profundo ad instar piscis…

Orphanus sum, solus tamen ubique reperior, unus sum sed mihi contrarius, iuvenis et senex simul, nec patrem nec matrem novi, quia levandus sum e profundo ad instar piscis, seu delabor a coelo quasi calculus albus, nemoribus montibusque inerro, in penitissimo autem hominem delitesco, mortalis in unumquodque caput, non tamen tangor temporum mutatione.

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«Sono un orfano, solo; tuttavia sono stato trovato ovunque. Io sono uno, ma sono contrario a me stesso. Io sono gioventù e vecchio allo stesso tempo. Non ho conosciuto né padre né madre, perché ho dovuto essere estratto dal profondo come un pesce, o caduto come una pietra bianca dal cielo. Nei boschi e nelle montagne vagabondo, ma sono nascosto nell’anima più intima dell’uomo. Sono mortale per tutti, ma non sono toccato dal ciclo degli eoni.”

Un lato contiene una citazione presa dal Rosarium philosophorum:

“Rosario dei filosofi”, è un testo alchemico del XIII secolo, tradizionalmente attribuito ad Arnaldo da Villanova (1235-1315), forse di autore anonimo della fine del XIV secolo

«Hic lapis exilis extat, pretio quoque vilis, spernitur a stultis, amatur plus ab edoctis» «Qui si trova la media, scomoda pietra del filosofo, di prezzo molto economica. Più è disprezzata dagli sciocchi, più amata dai saggi.»

 

Ὀρφεύς Orpheus Orfeo

Artista per eccellenza, ”sciamano, capace di incantare animali e di compiere il viaggio dell’anima lungo gli oscuri sentieri della morte”, fondatore dell’Orfismo, foriero di  Mito Amore, Arte, riti misterici …

misteri orfici

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Pindaro che per primo riporta l’idea della natura divina della vita umana è un frammento, il 131 b, che così recita:

«Il corpo di tutti obbedisce alla morte possente,
e poi rimane ancora vivente un’immagine della vita, poiché solo questa
viene dagli dèi: essa dorme mentre le membra agiscono, ma in molti sogni
mostra ai dormienti ciò che è furtivamente destinato di piacere e sofferenza.»
Traduzione di Giorgio Colli, in La sapienza greca vol.1. Milano, Adelphi, 2005, p.127

Platone su riti Orfici

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Nell’Orfismo si riscontra per la prima volta un inequivocabile riferimento a un'”anima” ψυχή, psyché, contrapposta al corpo σῶμα sōma e di natura divina.

Eric R. Dodds,  filologo classico, antropologo e grecista irlandese, ritiene di individuare questa origine nella colonizzazione greca del Mar Nero avvenuta intorno al VII secolo a.C. che consentì alla cultura greca di venire a contatto con le culture sciamaniche proprie dell’Asia centrale, in particolar modo con quella scita.

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Tale sciamanesimo fondava le proprie credenza sulle pratiche estatiche laddove però non era il dio a “possedere” lo sciamano quanto piuttosto era l'”anima” dello sciamano che aveva esperienze straordinarie separate dal suo corpo.

IPERBOREI

Dodds pone mette in evidenza la rilevanza  degli ἰατρόμαντες (“iatromanti”), veggenti e guide religiose, che, come Abari, giunsero dal Nord in Grecia trasferendo il culto di Apollo Iperboreo; o anche di alcuni Greci come Aristea, il quale, originario dell’Ellesponto, si trasferì, almeno idealmente, nel Nord, sede delle sue percezioni sciamaniche.

«τοῦ καὶ ὰπειρέσιοι ποτῶντο ὄρνιζες ὑπὲρ κεφαλᾶς, ἀνὰ δ’ἰχθύες ὀρθοὶ κνανέου ἐξ ὓδατος ἃλλοντο καλᾶι σὺν ἀοιδᾷι» «Sul suo capo volavano anche innumerevoli uccelli e diritti dalla profondità dell’acqua cerulea i pesci guizzavano in alto al suo bel canto.»
(Simonides fr. 40; PLG III p. 408)

Confer Eric R. Dodds, I Greci e l’irrazionale, Milano, Rizzoli, 2009,
«Ho tentato fin qui di delineare il percorso di un’eredità spirituale, che muove dalla Scizia attraverso l’Ellesponto e passa per la Grecia d’Asia, si combina probabilmente con qualche residuo di tradizione minoica sopravvissuta a Creta, emigra verso il lontano Occidente con Pitagora e trova il suo ultimo autorevole rappresentante nel siciliano Empedocle. Questi uomini diffusero la credenza in un io separabile, che mediante tecniche adatte può staccarsi dal corpo anche durante la vita; in un io più antico del corpo, al quale esso sopravviverà.».

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GIiorgio COLLI ORFICHESchermata 2020-04-18 alle 00.35.32

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Confer Giorgio Colli  La Sapienza Greca Dioniso Apollo Eleusi Orfeo

giorgio colli la sapienza greca

 

Sugli Iperborei CONFER Giorgio ColliIPERBOREI

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