Ritirati in te stesso quanto puoi; stai insieme con quelli che sono destinati a renderti migliore, accogli quelli che tu puoi rendere migliori. Queste cose si fanno reciprocamente e le persone mentre insegnano imparano.
Itaque hoc quod apud Pomponium legi animo mandabitur:
‘quidam adeo in latebras refugerunt ut putent in turbido esse quidquid in luce est’.
Inter se ista miscenda sunt: et quiescenti agendum et agenti quiescendum est. Cum rerum natura delibera: illa dicet tibi et diem fecisse se et noctem.
Vale.
Ti verrà affidata questa frase che ho letto in Pomponio:
“Vi son quelli che tanto rifuggono sotterra che ritengono tempesta tutto ciò che sta sotto il sole”.
Bisogna saper conciliare queste due tendenze, che il flemmatico prenda iniziative
e che chi è sempre in attività sappia apprezzare la quiete.
Consigliati con la natura, ti dirà di aver creato sia il giorno sia la notte. Sta’ bene.
("vi è chi vive così chiuso nel suo guscio da vedere un oscuro pericolo in tutto ciò che sta alla luce del sole" Occorre saper conciliare le due condizioni di vita l'uomo che vive nella quiete sia più operoso e l'uomo d'azione trovi il tempo per riposare. Tu segui l'esempio che ti da madre natura essa ha fatto sia il giorno che la notte.)
Ad Lucilium, III
Così ciò che ho letto in Pomponio sarà mandato a mente: «Certi a tal punto sono rifuggiti nei nascondigli, che credono sia nel torbido tutto ciò che è nella luce». Devono essere mescolate tra loro queste (cose): e da chi riposa si deve agire, e da chi agisce si deve riposare. Delibera con la natura: lei ti dirà che ha fatto e il giorno e la notte.
In ipsa securitate animus ad difficilia se praeparet et contra iniurias fortunae inter beneficia firmetur. Miles in media pace decurrit, sine ullo hoste vallum iacit, et supervacuo labore lassatur ut sufficere necessario possit; quem in ipsa re trepidare nolueris, ante rem exerceas. Hoc secuti sunt qui omnibus mensibus paupertatem imitati prope ad inopiam accesserunt, ne umquam expavescerent quod saepe didicissent.
Anche nei momenti di tranquillità l’animo si prepari ai tempi difficili e quando va tutto bene si rafforzi contro i colpi della sorte. Il soldato fa le esercitazioni in tempo di pace, costruisce trincee quando non ci sono nemici e si sottopone a fatiche inutili per essere in grado di sostenere quelle necessarie; se non vuoi che uno sia in preda al terrore al momento della prova, fallo esercitare prima. Hanno seguito questo metodo quegli uomini che, per un po’ ogni mese, vissero da poveri, quasi fino all’indigenza, così da non temere mai quello stato che avevano conosciuto frequentemente.
L. ANNAEI SENECAE EPISTULARUM MORALIUM AD LUCILIUM II
LETTERE A LUCILIO DI SENECA II LIBER SECUNDUS – LIBRO SECONDO
XIII. SENECA LUCILIO SUO SALUTEM Multum tibi esse animi scio; nam etiam antequam instrueres te praeceptis salutaribus et dura vincentibus, satis adversus fortunam placebas tibi, et multo magis postquam cum illa manum conseruisti viresque expertus es tuas, quae numquam certam dare fiduciam sui possunt nisi cum multae difficultates hinc et illinc apparuerunt, aliquando vero et propius accesserunt. Sic verus ille animus et in alienum non venturus arbitrium probatur; haec eius obrussa est. Non potest athleta magnos spiritus ad certamen afferre qui numquam suggillatus est: ille qui sanguinem suum vidit, cuius dentes crepuere sub pugno, ille qui subplantatus ad versarium toto tulit corpore nec proiecit animum proiectus, qui quotiens cecidit contumacior resurrexit, cum magna spe descendit ad pugnam. Ergo, ut similitudinem istam prosequar, saepe iam fortuna supra te fuit, nec tamen tradidisti te, sed subsiluisti et acrior constitisti; multum enim adicit sibi virtus lacessita.
So che hai molto coraggio; anche prima che temprassi il tuo spirito con insegnamenti salutari e utili per superare le avversità della vita, eri già piuttosto soddisfatto del tuo atteggiamento di fronte alla sorte e ancor più lo sei ora dopo averla affrontata con decisione e aver provato le tue forze; in queste non si può mai confidare con sicurezza finché non si presentino numerose, e talvolta incalzanti, difficoltà da ogni parte. Così si sperimenta il coraggio vero, che non è sottoposto all’arbitrio altrui: è la prova del fuoco. Un atleta non può combattere con accanimento se non è già livido per le percosse: chi ha visto il proprio sangue e ha sentito i denti scricchiolare sotto i pugni, chi è stato messo a terra e schiacciato dall’avversario e, umiliato, non si è perso d’animo, chi si è rialzato più fiero, dopo ogni caduta, va a combattere con buone speranze di vittoria. Quindi, per continuare con questo paragone, molte volte ormai hai subito l’assalto del destino; tu, però non ti sei arreso, ma sei balzato in piedi e hai resistito con maggior fermezza: il valore, quando è sfidato, si moltiplica.
Sono più le cose che ci spaventano di quelle che ci minacciano effettivamente, Lucilio mio, e spesso soffriamo più per le nostre paure che per la realtà
Tamen, si tibi videtur, accipe a me auxilia quibus munire te possis.
Plura sunt, Lucili, quae nos terrent quam quae premunt, et saepius opinione quam re laboramus.
Non loquor tecum Stoica lingua, sed hac summissiore; nos enim dicimus omnia ista quae gemitus mugitusque exprimunt levia esse et contemnenda. Omittamus haec magna verba, sed, di boni, vera: illud tibi praecipio, ne sis miser ante tempus, cum illa quae velut imminentia expavisti fortasse numquam ventura sint, certe non venerint.
Quaedam ergo nos magis torquent quam debent, quaedam ante torquent quam debent, quaedam torquent cum omnino non debeant; aut augemus dolorem aut praecipimus aut fingimus.
Tuttavia, se credi, accetta le armi di difesa che ti offro.
Sono più le cose che ci spaventano di quelle che ci minacciano effettivamente, Lucilio mio, e spesso soffriamo più per le nostre paure che per la realtà.
Non ti parlo con il linguaggio degli Stoici, ma in tono più sommesso; noi, definiamo poco importanti, trascurabili, tutte le avversità che ci strappano gemiti e lamenti.
Tralasciamo queste parole magnanime, ma, buon dio, vere; ti raccomando solo di non essere infelice anzitempo: le disgrazie che hai temuto imminenti, forse non arriveranno mai, o almeno non sono ancora arrivate.
Certe cose ci tormentano più del dovuto, certe prima del dovuto, certe assolutamente senza motivo; quindi, o accresciamo la nostra pena o la anticipiamo o addirittura ce la creiamo
Vitam brevem esse, longam artem La vita è breve, l’arte lunga Seneca cita Ippocrate De Brevitate vitae Libro I.2
La vita secondo Seneca è breve per coloro che non sanno fare uso del tempo , oltrepassando la sfera biologica, viene valutato attraverso la dimensione della meditazione e dell’otium ,la vita diviene lunga se solo la durata di questa esistenza si trasforma in un respiro dello spirito.
confer pag.60 note De brevitate vitae (oscar Mondadori a cura di Tommaso Gazzarri)
Lo stesso Zenone riprende Ippocrate (ὁ βίος βραχύς, ἡ δὲ τέχνη μακρή la vita è breve, l’arte lunga ) sostenendo che ”di nulla ci diamo pena come del tempo, breve è infatti la vita, lunga l’arte soprattutto quella che è in grado di curare le malattie dell’anima.”
Vita brevis, ars longa, occasio praeceps, experimentum periculosum, iudicium difficile
"la vita è breve, l'arte è lunga, l'occasione fuggevole, l'esperimento pericoloso,(l'esperienza è ingannevole) il giudizio difficile.
Bisogna che non solo il medico compia lui stesso ciò che è necessario, ma che partecipi anche il malato, gli assistenti, le circostanze esterne.
aforisma di Ippocrate
Ὁ βίος βραχύς, ἡ δὲ τέχνη μακρή, ὁ δὲ καιρὸς ὀξύς, ἡ δὲ πεῖρα σφαλερή, ἡ δὲ κρίσις χαλεπή. δεῖ δὲ οὐ μόνον ἑωυτὸν παρέχειν τὰ δέοντα ποιέοντα, ἀλλὰ καὶ τὸν νοσέοντα καὶ τοὺς παρεόντας καὶ τὰ ἔξωθεν.
Nota Essenza di saggezza morale che riunisce in un aforisma la visione cardine sia della filosofia che della metodologia ippocratea (sempre attenta a ribadire l’importanza dello studio e la difficoltà dell’analisi diagnostica) sia, più in generale, dell’antichità (la brevità della vita e la fugacità del tempo).
In tutte le arti, la vita di un uomo è insufficiente per raggiungere la perfezione.