Ecce, manus iuvenem interea post terga revinctum pastores magno ad regem clamore trahebant Dardanidae, qui se ignotum venientibus ultro, hoc ipsum ut strueret Troiamque aperiret Achivis, obtulerat, fidens animi atque ad utrumque paratus, seu versare dolos seu certae occumbere morti. deciso a condurre l’inganno a termine oppure a subire con animo fermo la morte (Virgilio, Eneide, II, 61-62). |
Ecco frattanto i pastori dardanidi trascinavano, legato le mani alla schiena, un giovane davanti al re con gran chiasso, che s’era offerto sconosciuto volontariamente a loro che passavano, per ordir proprio questo e aprir Troia agli Achei, sicuro di spirito e preparato ad entrambi i casi, sia a tentare gli imbrogli sia ad affrontare morte sicura.
Virgilio, opera Eneide parte Libro II Sinone il greco 61-62
Sinone ha un ruolo di primo piano nelle vicende che portarono alla caduta della città: egli infatti si fece appositamente prendere prigioniero dai Troiani, e una volta catturato riuscì a convincerli ad introdurre dentro le mura il famoso cavallo di legno che i Greci avevano costruito simulando l’intenzione di volerlo offrire in segno di riconciliazione e di espiazione.
I Troiani, anche se avvertiti da Laocoonte si lasciarono convincere e accolsero il cavallo entro le mura; ma nel cuore della notte lo stesso Sinone fece uscire i Greci che si erano nascosti nel ventre della statua dando inizio alla conquista della città.

Il frammento virgiliano ad utrumque paratus è stato utilizzato come motto dai sovrani spagnoli (XVII sec.) ed è tuttora il motto delle forze submarine spagnole. Inoltre, è riportato sullo stemma del Comune francese Monistrol-sur-Loire.

