Giacomo Boni, geniale archeologo simbolista , Flamen Floralis, ultimo custode degli arcana Urbis

«Uno degli uomini più singolari e affascinanti di questo secolo»
Ugo Ojetti  
scrittore, critico d’arte, giornalista e aforista italiano.

Giacomo Boni. Scavi, misteri e utopie della Terza Roma
Sandro Consolato edito da Alfaforte.

Attraverso una denso saggio, scorrevole come un romanzo storico, come sempre accurato e dettagliato con un poderoso apparato di note , l’autore ci conduce sulle tracce di un personaggio d’eccellenza della nostra storia.
Giacomo Boni ha segnato  la storia dell’archeologia romana con notevoli scoperte nel Foro e sul Palatino che lo resero celebre in tutto il mondo, nonostante  fosse considerato un outsider dal mondo accademico,fu anche letterato e botanico (riorganizzò gli Orti Farnesiani, sul Palatino, dove oggi è sepolto) figura originalissima e poliedrica, nazionalista mistico e nostalgico del paganesimo, inseguì l’utopia di una Terza Roma che ridesse un primato all’Italia nel mondo.
 Sapiente erudito «completo»,  sensitivo degli scavi , geniale archeologo vate e architetto che rinnovò completamente la metodologia di scavo e studio dei siti stabilendo la necessità di tutelare e valorizzare i monumenti archeologici, concepì l’archeologia come 
«una disciplina che può condurre alla scoperta e alla conoscenza delle leggi che regolano la vita umana nel suo complesso».

”Esplorai il centro di irradiazione della civiltà nostra per ricercare la vita nelle stratificazioni più profonde. Nelle antichissime leggi tradizionali vidi luce di vita molto maggiore che nei modernissimi ordinamenti. ”

Era un suo principio rispettare l’integrità dei complessi riportati in luce, considerando importanti tutti i materiali: manufatti, resti antropologici, botanici, faunistici, fu pioniere di operazioni fotografia archeologica dall’alto. Boni implementò l’uso della fotografia aerea su mongolfiera che gli permise di portare alla luce siti straordinari, come il Tempio di Vesta e il complesso della fonte di Giuturna. Introdusse nella metodologia archeologica lo scavo stratigrafico: una rivoluzione per la professione, testimoniata da molti dettagliati disegni esposti nella mostra Giacomo Boni. L’Alba della modernità.

Alle sue ricerche nel Foro Romano si devono la scoperta del Lapis niger, della Regia, del Lacus Curtius, dei cunicoli cesariani nel sottosuolo della piazza, della necropoli arcaica presso il tempio di Antonino e Faustina e della chiesa di Santa Maria Antiqua. Sul Palatino portò alla luce una cisterna arcaica a thòlos, che erroneamente identificò con il Mundus Cereris, i ricchi ambienti della “Casa dei Grifi” e della cosiddetta “Aula isiaca” al di sotto del palazzo imperiale di età flavia, l’Aedes Vestae, il Sepolcreto Arcaico della via Sacra, confutò le teorie, che negavano ogni valore alla tradizione storica sulle origini di Roma.

Foro Romano, sepolcreto presso il Tempio di Antonino e Faustina durante gli scavi Boni (archivio fotografico PA- Colosseo).

Oltre il lato biografico accurato l’autore ritiene rilevante al fine di comprendere appieno la personalità del Boni e la complessità delle sue idee:
‘l’attrazione per la spiritualità dell’India e dell’estremo Oriente e il nesso tra questa attrazione e la su aspirazione ad attingere ” l ‘Originario”,in termini di civiltà come di razza, la presenza, in lui di una forte dimensione mistica che mette in relazione con coeve pulsioni verso un ritorno al paganesimo…”

Tanaka Mazutaro nel Foro Romano.
Il tiro è effettuato nella Basilica di Massenzio.
Giacomo Boni ospitò nella sua casa Tanaka Mazutaro, proveniente da Tokyo, che gli fu presentato dallo scultore suo amico Moriyoshi Naganuma 

Mentre insegnavo all’ospite i primi rudimenti di alcune lingue europee, egli mi decifrava i cinquemila ideogrammi del Tao-te-king di Lao-tze, pensatore più antico e più universale di Socrate. Tale puro lavacro intellettuale mi schiuse gli occhi alla Via suprema delle umane cogitazioni e, scendendo, nel 1898, nella valle del Foro, per cercarvi la Via Sacra ed il Sepolcreto Romuleo ed i sacrari di stato ed altri monumenti delle origini nostre, li seppi raggiungere evitando per quanto era possibile di scomporre le pieghe misteriose e permalose al grave involucro patentato della scienza accademica“.
Eva Tea

Sandro Consolato, nato a Bagnara Calabra nel 1959, è laureato in Filosofia e docente di Discipline letterarie e Latino nei licei.Si occupa prevalentemente della presenza del mito di Roma, dell’esoterismo e dell’orientalismo nella storia culturale e politica dell’Italia.In relazione a questi temi ha curato la rivista La Cittadella (2001-2012) e pubblicato i saggi Julius Evola e il buddhismo (1995), Dell’elmo di Scipio. Risorgimento, storia d’Italia e memoria di Roma (2012), Evola e Dante. Ghibellinismo ed esoterismo (2014), Leggere la Tradizione (2018), Quindici-Diciotto. Tra storia e metastoria (2018), Urbs Aeterna. Misteri, figure, rinascite del paganesimo (2019), Le tre soluzioni di Julius Evola (2020)A ovest con René Guénon (2023).

L’arte dell’impossibile Steven Kotler

”Per quanto ne sò più faticoso che sopportare il carico emozionale del perseguire la vera eccellenza è solo il peso emozionale del non perseguire la vera eccellenza….. più ricco di significato non vuol dire più piacevole.’
Steven Kotler

''Nessuna pressione, nessun Diamante ''
Thomas Carlyle

Un testo molto interessante, per chi sia interessato ad accedere alla maestria in un arte o in una disciplina, narra dei passaggi rigorosi per accedere ad un percorso metodico, secondo l’autore, per giungere al flow.

Un analisi metodica di procedure sistemiche quotidiane, basate su un estremo pragmatismo, che spaziano, nelle tematiche più diffuse nell’ambito della motivazione e nella crescita personale, fino ad arrivare al biohacking, tentativo di modificare il proprio stile di vita, attraverso l’utilizzo di diversi metodi che possano in qualche modo, “hackerare” la biologia del proprio corpo per migliorarsi e sentirsi meglio con se stessi sotto ogni profilo, fisico e mentale.

Kotler tenta di ”decodificare” la motivazione, considerando l’impossibile una forma di ”innovazione estrema” , tale percorso si sviluppa da ciò, che è misurabile:
la biologia, dato che la personalità di un individuo è del tutto individuale, e non è misurabile
(fattori genetico, ambientali)

L’intento è proporre una formula, simile alla scienza informatica, l’algoritmo, sequenza di passi per chiunque voglia ottenere risultati coerenti.
Di fatti il linguaggio utilizzato dall’autore sarà improntato ad una terminologia cognitivistico/informatica, con la quale affronterà la questione delle spinte comportamentali, estrinseche ed intrinseche:

Denaro, fama, sesso, curiosità, passione, significato, scopo.
Maestria, autonomia, in relazione alla neurochimica della ricompensa.

La metodica copre ogni singolo passaggio individuando l’equipaggiamento necessario per giungere ad attuare i propri obbiettivi, quando essi saranno identificati con chiarezza, tramite, idonei fattori come la grinta per ottenere una prestazione di eccellenza , peak performance espressa in tutte le sue sfaccettature dalla forza di volontà al mindset, sino alla passione, il self talking, il dialogo interiore, la gratitudine, la mindfulness, per finire con la paura, come elemento motivatore, come sfida da affrontare e non minaccia da evitare

La seconda parte del libro è dedicata all’apprendimento, la mentalità di crescita, i filtri di verità, passando al metodo per imparare ad acquisire nuove competenze, l’intelligenza emotiva, la creatività, e l’hackeraggio della creatività, come far lavorare la neurobiologia a nostro vantaggio anzichè contro di noi, il tempo e il Flow creativo.

L’analisi rigorosa sfocia nella ricerca della creatività,
” una competenza invisibile nascosta all’interno della nostra abilità più antica: la capacità di esplorare e di mettere in atto piani d’azione…”
”essere disposti a correre rischi.. la creatività è sempre un po’ pericolosa.. ma è sostenuta dalla
“passione” del fare, o dal ”piacere” dalla pratica quotidiana’


l’allenamento è la chiave”:
gratitudine, esercizio fisico, mindfulness, giusto sonno.


Diciamo che la lunga serie metodologica, in sintesi, si risolve in un’operatività ampliamente nota agli appassionati di motivazione, che possono trovare in molti autori, tali temi, proposti ,già, molti anni or sono, anche nell’ambito della criticata, in quanto ”non scientifica” new age.

Anche se la rilevanza delle reazioni neurofisiologiche, talvolta, in chiave un pò riduzionista, sembra escludere l’intuito situazionale non riducibile a schemi e protocolli, insomma pur parlando di entusiasmo , c’è poco di approccio ”poetico” o se si vuole poco emisfero destro e molto sinistro, c’è un insistenza sul fatto biologico pur chiamando in causa il flow, come ” uno stato di coscienza in cui ci sentiamo al meglio e diamo il meglio di noi”, come ben formulato da Mihaly Csikszentmihalyi, indubbiamente l’autore , nella sua ottima esposizione, assolutamente consigliabile , delinea un processo programmatico per giungere alla prestazione massima , abbracciando, prevalentemente il pensiero di William James, come molti altri autori, considera gli essere umani , prevalentemente, come”macchine di abitudini”.

Kotler, nel capitolo la scienza del flow, si lancia in un elaborazione seducente ma assai discutibile sugli accostamenti , tra la ”filosofia della prestazione d’eccellenza” nella sua espressione massima di flusso, e il concetto di ‘Übermensch di Nietzsche, tralasciando la poca simpatia del filosofo tedesco nei riguardi dell’evoluzionismo e del positivismo, connette al darwinismo la ”volontà di potenza” come battaglia di realizzazione del sè, dando per scontato una visione assai contrastante tra forza primordiale non riducibile a rigidi schemi razionalistici, probabilmente per Nietzsche la lotta per la volontà di potenza non è adattamento della specie migliore ma rifiuto eroico o titanismo romantico.

Riduzionismo : il comportamento di un sistema complesso può essere completamente descritto come somma dei componenti di tutte le parti

Su cosa sia Coscienza il dibattito è assai ampio ed aperto, ci piace di più ,come sostiene Federico Faggin’ ritenere la coscienza ‘ una dimensione «privata non riducibile ad algoritmi», pensare che sia la capacità di conoscere attraverso un esperienza fatta di qualia, , cioè mediante la sensazione e i sentimenti che portano il significato di ciò che si conosce.”

Confer I qualia  plurale neutro latino di qualis, qualità, attributo, modo sono, nella filosofia della mente, gli aspetti qualitativi delle esperienze coscienti. Ogni esperienza cosciente ha una sensazione qualitativa diversa da un’altra.
Ad esempio, l’esperienza che proviamo annusare una rosa è qualitativamente diversa da quella che cogliamo quando contempliamo La Gioconda di Leonardo. I qualia sono estremamente specifici e caratterizzano essenzialmente le singole esperienze coscienti.

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