Titani Invisibili  tecnica e persuasione magica, logos e  pathos….

Nonostante le onnipresenti prove di flagrante titanismo che abbiamo intorno, loro, i Titani, sono invisibili, come il nero cielo notturno di Urano, il loro terribile padre, nascosti dalla madre Gaia nella profondità del suo ventre. A volte sono immaginati in forma di fantasmi. Operano invisibilmente nell’oscurità e in impulsi e fantasie che affiorano dal profondo. […] I Titani, poiché sono invisibili, ovvero non hanno immagini, appunto per questo non hanno limiti. Privi di immagine, diventano pura espansione.
J. Hillman, Figure del mito

Perché toccò a Zeus salvare il mondo dai Titani? Non per la sua forza, secondo me, per i suoi fulmini, per la sua intelligenza scaltra né per la sua funzione di legge e ordine, bensì piuttosto per la sua capiente immaginazione. […] La gamma della sua fantasia era inclusiva, ampia, generosa e differenziata. Zeus era davvero un dio del cielo; copriva tutto con l’ampiezza della sua facoltà immaginativa, era pari, nella sua grandiosità articolata, alla enormità titanica. La smisuratezza titanica può essere abbracciata e contenuta soltanto da una capacità altrettanto vasta di creare immagini. […] La coscienza improntata a Zeus è attiva; terragna, aperta, presente. Zeus genera attivismo e militanza, il che ci insegna qualcosa su come far fronte al titanismo: non con il ritiro, la meditazione, la psicoanalisi, né con la speranza nel Regno a venire. (J. Hillman, Figure del mito [2007] 2014, 134)

FONTE confer ENNEAGRAMMA

“IL TRONO OSCURO. MAGIA, POTERE E TECNOLOGIA”, Andrea Venanzoni ci invita a pensare lo sviluppo tecnico come un antico incantesimo…

” La gnosi propugnata dalla Silicon Valley è un illusione di elevazione del singolo individuo, venduta in maniera scintillante secondo i paradigmi della controcultura dell ”ideologia californiana”; è un ombra imposta dall’individualità di altri che si serve del caos per destrutturare l’ordine precedente e sostituirlo con uno nuovo” pag. 79 cap. ” Il culto del Silicio”

Intelligenza artificiale, robot, macchine a guida automatica: tutto fa pensare al progresso tecnologico. Ma non potrebbe trattarsi invece di magia? Andrea Venanzoni ci invita a pensare lo sviluppo tecnico come un antico incantesimo. Sul regno del progresso troneggia un idolo oscuro. I maghi sono tra noi. Politici, imprenditori, amministratori delle più grandi aziende del mondo fanno segretamente ricorso alla potenza degli incantesimi e delle forze esoteriche. In questo libro Andrea Venanzoni sostiene che tutto ciò è consentito proprio dall’esplosione del mondo digitale, in sé profondamente “magico”.
Scienza, tecnologia e magia vengono solitamente considerati concetti escludenti tra loro: l’epoca nata dai lumi e dal trionfo della ragione non può accettare la resistenza in ombrose nicchie culturali del pensiero magico, dell’esoterismo, di incantesimi ed evocazioni, visti tutti come frutto di irrazionali superstizioni.
Eppure, molti dei nostri concetti tecnologici hanno una radice magica, come gli insiemi algoritmici utilizzati per fini predittivi, o come la rete Internet la cui concezione rimanda a idee come quella teologico-esoterica di “noosfera”.
Alla fine di questo libro la Silicon Valley non ci apparirà più soltanto come un luogo di avanguardia tecnologica, innovazione e successo, ma anche come una terra di maghi, oscuri incantesimi, santuari segreti e rituali pagani celebrati nel deserto.

Andrea Venanzoni Costituzionalista e Segretario generale del Forum nazionale delle professioni. Autore di saggi apparsi sulle più rilevanti riviste di diritto pubblico e diritto delle nuove tecnologie, scrive su Il Sole 24Ore, Il Foglio e sulla rivista della Fondazione Leonardo, Civiltà delle Macchine. Collabora con le cattedre di Diritto costituzionale e di Diritto delle tecnologie dell’informazione, presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre.

”Gli algoritmi delle piattaforme non ci consentono invece di produrre l’evocazione della nostra energia ,la quale origina sempre dal fondo del nostro essere immanente e trascendente, l’autentico Meon, ma piuttosto ci livellano verso una beatificazione digitale e astrale in cui ogni interstizio è connessione verso l’unicità del SILICIO, un MEON PLASTICO, rindondante e fallace.”
pag. 79 cap. il culto del silicio

Asja Heilung

Gá is nurna gangan yng yng pjar
Hang hang gang gang
Hymir ganda skadla hym hym gan
Fold fold Har har
Ou mi galdr maðr áss áss æt
Óm óm gal gal
Fu thork haniast bjamlyr futh fu thork
Futh futh bjam bjam
Hyndla horskr móðr má má kat
Hap hap tak takÁsjá, angan, bjarga
Ást standa ok fár hverfra
Ásjá, anga næ næ næ
Ok þú e er truir truir truirÁsjá, angan, bjarga
Ást standa ok fár hverfra
Ásjá, angan, tjá tjá tjá
Ok þú e er ár ár árÁsjá, angan, bjarga
Ást standa ok fár hverfra
Kann ek galdr at gala
Ønd og heidl sjá er kanÁsjá, angan, bjarga
Ást standa ok fár hverfra
Jafnan sædl órlausn
Friðr, maðr, opt opt optGá is nurna gangan yng yng pjar
Hang hang gang gang
Hymir ganda skadla hym hym gan
Fold fold Har har
Ou mi galdr maðr áss áss æt
Óm óm gal gal
Fu thork haniast bjamlyr futh fu thork
Futh futh bjam bjam
Hyndla horskr móðr má má kat
Hap hap tak takTraduci in italiano


L’officainte Maria Franz narra “Si tratta di amore, recupero e prosperità – e di scacciare il male e accogliere l’amore. 
Contiene una citazione dell’Hávamal, un antico poema islandese. 
Contiene anche molte parole di benedizione che hanno lo scopo di fornire e aiutare l’ascoltatore nei momenti difficili. 
L’inizio della canzone è qualcosa che ho ricevuto in un ritiro dove ho mangiato poco e dove ero tutta sola, dove non ho parlato per un paio di settimane. 
Personalmente credo – e non sono il solo – che troviamo le soluzioni migliori per le nostre sfide quando ci ritiriamo, quando andiamo da soli e ascoltiamo noi stessi”.

Loud speaks the norn, Yngvi walked, Yngvi lovesYou hang hang! Journey journeyHymir enchants, he strikes, he leavesEarth earth, High one high oneOu my spell, man god, divine familySound sound, screaming screamingFu thork haniast bjamlyr, futh fu thorkFuth futh, bjam bjamWise Hyndla, anger is no more, very cheerfulGood luck, good luck to you!Protection, joy, healingThe love stands and the harm goes awayProtection, joy to attain attain attainAnd you believe believe believeProtection, joy, healingThe love stands and the harm goes awayProtection, joy, help help helpAnd you are old old oldProtection, joy, healingThe love stands and the harm goes awayI can chant the spellBreath and health can be seenProtection, joy, healingThe love stands and the harm goes awayAlways a happy solutionPeace, human, often often often





Pietre che sussurrano

Masso del Merlo, Val Tidone
Nei pressi della Rocca d’Olgisio, non lontano da altri siti ricchi di incisioni rupestri e sarcofagi litici, si erge il cosiddetto “Masso del Merlo”, il quale si presenta come una sorta di osservatorio litico, ricco di incisioni a mo’ di coppelle.
Incastonato in un pregevole panorama naturalistico, fornisce sensazioni di uscita dal tempo e dallo spazio, quelle che Zolla direbbe “Uscite dal Mondo”.
megalithicmarvel
Confer DIE HERRSCHAFT Andrea Anselmo

Uscire dallo spazio che su di noi hanno incurvato secoli e secoli è l’atto più bello che si possa compiere.
Elémire Zolla

Simbolismi nelle terre di Toscana Fonte dell’Abbondanza

Interpretazione “apotropaica”, αποτρέπειν, apotrépein  allontanare atto, animale, oggetto, formula monile apotropaico, rito apotropaico o gesto apotropaico, per allontanare  o annullare un’influenza maligna o negativa o di buon augurio per i raccolti affinché fossero sempre abbondanti, di protezione dalla nefasta possibilità di ricorrere alle scorte del magazzino, gli organi maschili simbolo di fertilità ed ancora di protezione apotropaica. Un rito solstiziale nell’Albero della Fecondità?
Nell’antica religione romana il termine fascinum (o fascinus) poteva riferirsi a differenti cose: al Dio Priapo (nominato anche Fascinus da Plinio il Vecchio),alle effigi ed agli amuleti fallici contro il malocchio ed infine agli incantesimi per stregare qualcuno o qualcosa

Le figure femminili tentano di cogliere i “frutti” e si accapigliano per strapparli una all’altra, ancora simbolismi di fecondità esplicita, o rappresentazione del potere magico dell’erotismo, sin dalla preistoria l’uomo ha sempre cercato nei simboli sessuali un qualche elemento per allontanare le forze maligne e assicurare fertilità e procreazione a una famiglia o a una comunità intera.
La fecondità veniva spesso rappresentata da donne formose che mostravano i propri genitali in pose provocanti, simboli di lussuria e attrazione fatale.

Altre teorie si legano al conflitto tra guelfi e ghibellini, I guelfi avvertivano i frequentatori della fonte, che nel caso in cui i Ghibellini fossero tornati al potere, questi ultimi avrebbero diffuso idee eretiche, stregoneria e perversioni sessuali oppure, non vi è certezza, i ghibellini mostravano il loro” potere esoterico” con la Fascinazione dell’abbondanza.
Lo studioso britannico George Ferzoco identificai come streghe le donne sotto l’albero, una delle più antiche rappresentazioni di streghe di tutta l’arte occidentale.
Una di loro, inoltre, è nell’atto di aggiungere con un bastone un fallo a un ramo dell’albero.
«All’epoca in Toscana era diffusa una leggenda secondo la quale le streghe tagliavano gli organi sessuali agli uomini e li mettevano nei nidi degli uccelli, dove avrebbero preso vita e si sarebbero moltiplicati». 

definisce l’immagine addirittura come simbolo di sterilità, ne attribuisce la realizzazione al governo guelfo, che ha governato Massa Marittima tra il 1267 e il 1335, e addirittura mette in connessione le scene raffigurate nel dipinto con i riti celebrati dalle streghe e descritti nel Malleus maleficarum (1487).
Nella sua lettura le donne ai piedi dell’albero sarebbero infatti delle streghe: quella a sinistra vestita di giallo e con la verga in mano starebbe cercando di raggiungere un nido di uccello dove ci sono due uccellini.
Una cerimonia del genere è descritta nel Malleus dove si dice che le streghe praticano riti usando falli umani: dopo aver evirato gli uomini, collocano i loro attributi in nidi di uccello sugli alberi, in numero tra 20 e 30, li fanno crescere, infine li rimuovono e li usano per sortilegi vari.

Angerona dea silente dalle molte interpretazioni

Divinità arciaca romana, ne fecero menzione molti autori con diverse interpretazioni

Angeronalia ab Angerona, cui sacrificium fit in curia Acculeia et cuius feriae publicae is dies


la festa degli Angeronalia prende il nome da Angerona, il cui sacrificio è compiuto nella curia Acculeia e di cui quel giorno è la festa ufficiale
Varrone, nel sesto libro del De lingua Latina

 Marco Verrio Flacco nei “Fasti Prenestini”:
– Festa pubblica. Divalia. Festa della Dea Angerona, che prese nome dal disagio della fastidiosa angina poichè ella un tempo rivelò un rimedio per essa.
Hanno posto la statua di lei con la bocca imbavagliata sull’altare di Volupia, per mettere in guardia la gente a non proferire il nome segreto della città. –


Il nome deriverebbe ab angeronando, ossia dal rivolgersi del sole; Angerona sarebbe stata quindi, una divinità dell’anno nuovo.


La sua festa infatti cadeva appunto nel giorno del solstizio d’inverno.
Festo (Epitome, p. 17) e Macrobio (Saturn., I, 10, 9)



“Nel XII giorno (delle calende di gennaio) vi è la festa della diva Angerona, a cui i pontefici fanno un sacrificio nel sacello di Volupia.

Per altri il nome deriverebbe dalla malattia detta angina; la divinità guariva i colpiti da quel morbo, che a lei come supplici si rivolgevano.


La sua immagine era rappresentata con la bocca chiusa, e si venerava sull’ara di Volupia.
In un testo frammentario dei celebri Fasti Prenestini, compilati dal grammatico Verrio Flacco, ai tempi dell’imperatore Augusto,
Angerona…. ore obligato in ara Volupiae.

Quest’ara si trovava sul lato occidentale del colle Palatino, presso la porta del recinto romuleo che guardava verso il Tevere. Ivi, dinnanzi al simulacro della dea che teneva chiusa la bocca con l’indice della mano destra, nel giorno della sua festa, 21 dicembre, i pontefici immolavano una vittima.


Sia Plinio che Solino, in un più ampio discorso che aveva come tema centrale l’evocatio, scelgono il simulacrum della Dea come simbolo del valore che il silenzio possedeva nella cultura romana, strumento privilegiato per proteggere Roma contro i nemici obligato atque signato, fu interpretata da alcuni autori antichi come dea che intimava il silenzio.

Entrambi inseriscono l’exemplum della raffigurazione della dea trattando lo stesso argomento: la città, per non incorrere nel pericolo di evocatio, rito pubblico romano che consisteva nell’evocare la divinità protettrice della città che si voleva conquistare promettendole asilo a Roma, ci raccontano i due autori, possedeva un secondo nome, tenuto segreto e protetto da un religioso silenzio;


 Non alienum videtur inserere hoc loco exemplum religionis antiquae ob hoc maxime silentium institutae. Namque diva Angerona, cui sacrificatur a. d. XII kal. Ian., ore obligato obsignatoque simulacrum habet,


«non mi sembra fuori luogo inserire a questo punto l’esempio di un antico rito religioso istituito proprio per esortare a tale silenzio: la dea Angerona infatti, la cui festa ricorre il 21 dicembre, ha una statua con la bocca chiusa e sigillata

O forse la dea simboleggia la difficoltà del passaggio del solstizio d’inverno, quando il sole, la coscienza, sembra sparire nelle tenebre, in senso iniziatico, il solstizio d’inverno equivale alla Piccola Morte, Morte iniziatica, quando il neofita perdeva le difese della mente esterna morendo al mondo, e prova un senso molto forte di angoscia e di smarrimento.

Solstitium

“Qui sorge una vita nuova, si pone un nuovo inizio, si apre un nuovo ciclo. La «luce della vita», si riaccende. Sorge o nasce dalle acque l’«eroe solare». Di là dall’oscurità e dal gelo mortale viene vissuta una rinascita, una liberazione. Il simbolico albero del mondo e della vita si anima di nuova forza. E’ in relazione a tutti questi significati che già in tempi preistorici anteriori di millenni all’èra volgare una quantità di riti e di feste sacre andarono a celebrate la data del 25 dicembre, come data di nascita o rinascita, nel mondo così come nell’uomo, della forza «solare»”
Julius Evola

Immagine Laurent Grasso Studies into the Past olio su legno

‘Nel mito solare un punto ha però avuta sempre una importanza speciale, fin dalla più alta preistoria, fin dalla stessa “civiltà dei dolmen”; il punto in cui la luce solare sembra tramontare ed estingersi, abbandonare la terra desolata su cui ecco che poi, di nuovo, risplende: è il solstizio d’inverno. Qui appare un simbolo fondamentale: l’ascia.’

Julius Evola


“Nel simbolismo primordiale il segno del sole come “Vita”, “Luce delle Terre”, è anche il segno dell’Uomo. E come nel suo corso annuale il sole muore e rinasce, così anche l’uomo ha il suo “anno”, muore e risorge. Questo stesso significato fu suggerito, nelle origini, dal solstizio d’inverno, a conferirgli il carattere di un “mistero”. In esso la forza solare discende nella “Terra”, nelle “Acque”, nel “Monte” (ciò in cui, nel punto più basso del suo corso, il sole sembra immergersi), per ritrovare nuova vita. Nel suo rialzarsi, il suo segno si confonde con quello de “l’Albero” che sorge (“l’Albero della Vita” la cui radice è nell’abisso), sia “dell’Uomo cosmico” con le “braccia alzate”, simbolo di resurrezione. Con ciò prende anche inizio un nuovo ciclo, “l’anno nuovo”, la “nuova luce”.
Julius Evola
RITO MARZIALE SOLSTIZIALE shootboxing 30 minuti

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