Esoterico ἐσωτερικός derivato da ἐσώτερος (esóteros, interiore),in senso lato, le dottrine spirituali segrete o riservate. La verità occulta o i significati nascosti di tali dottrine e simbolismi sono accessibili solo agli adepti, con diversi gradi di iniziazione, all’interno di una cerchia ristretta vi possono essere tuttavia molteplici gradi di iniziazione esoterica, a seconda del livello di conoscenza raggiunto dagli adepti. Questi gradi possono essere rappresentati come una serie di cerchi concentrici che si avvicinano progressivamente al centro, cioè alla prospettiva unitaria e universale.
Divinità arciaca romana, ne fecero menzione molti autori con diverse interpretazioni
Angeronalia ab Angerona, cui sacrificium fit in curia Acculeia et cuius feriae publicae is dies
la festa degli Angeronalia prende il nome da Angerona, il cui sacrificio è compiuto nella curia Acculeia e di cui quel giorno è la festa ufficiale Varrone, nel sesto libro del De lingua Latina
Marco Verrio Flacco nei “Fasti Prenestini”: – Festa pubblica. Divalia. Festa della Dea Angerona, che prese nome dal disagio della fastidiosa angina poichè ella un tempo rivelò un rimedio per essa. Hanno posto la statua di lei con la bocca imbavagliata sull’altare di Volupia, per mettere in guardia la gente a non proferire il nome segreto della città. –
Il nome deriverebbe ab angeronando, ossia dal rivolgersi del sole; Angerona sarebbe stata quindi, una divinità dell’anno nuovo.
La sua festa infatti cadeva appunto nel giorno del solstizio d’inverno. Festo (Epitome, p. 17) e Macrobio (Saturn., I, 10, 9)
“Nel XII giorno (delle calende di gennaio) vi è la festa della diva Angerona, a cui i pontefici fanno un sacrificio nel sacello di Volupia.
Per altri il nome deriverebbe dalla malattia detta angina; la divinità guariva i colpiti da quel morbo, che a lei come supplici si rivolgevano.
La sua immagine era rappresentata con la bocca chiusa, e si venerava sull’ara di Volupia. In un testo frammentario dei celebri Fasti Prenestini, compilati dal grammatico Verrio Flacco, ai tempi dell’imperatore Augusto, Angerona…. ore obligato in ara Volupiae.
Quest’ara si trovava sul lato occidentale del colle Palatino, presso la porta del recinto romuleo che guardava verso il Tevere. Ivi, dinnanzi al simulacro della dea che teneva chiusa la bocca con l’indice della mano destra, nel giorno della sua festa, 21 dicembre, i pontefici immolavano una vittima.
Sia Plinio che Solino, in un più ampio discorso che aveva come tema centrale l’evocatio, scelgono il simulacrum della Dea come simbolo del valore che il silenzio possedeva nella cultura romana, strumento privilegiato per proteggere Roma contro i nemici obligato atque signato, fu interpretata da alcuni autori antichi come dea che intimava il silenzio.
Entrambi inseriscono l’exemplum della raffigurazione della dea trattando lo stesso argomento: la città, per non incorrere nel pericolo di evocatio, rito pubblico romano che consisteva nell’evocare la divinità protettrice della città che si voleva conquistare promettendole asilo a Roma, ci raccontano i due autori, possedeva un secondo nome, tenuto segreto e protetto da un religioso silenzio;
Non alienum videtur inserere hoc loco exemplum religionis antiquae ob hoc maxime silentium institutae. Namque diva Angerona, cui sacrificatur a. d. XII kal. Ian., ore obligato obsignatoque simulacrum habet,
«non mi sembra fuori luogo inserire a questo punto l’esempio di un antico rito religioso istituito proprio per esortare a tale silenzio: la dea Angerona infatti, la cui festa ricorre il 21 dicembre, ha una statua con la bocca chiusa e sigillata
O forse la dea simboleggia la difficoltà del passaggio del solstizio d’inverno, quando il sole, la coscienza, sembra sparire nelle tenebre, in senso iniziatico, il solstizio d’inverno equivale alla Piccola Morte, Morte iniziatica, quando il neofita perdeva le difese della mente esterna morendo al mondo, e prova un senso molto forte di angoscia e di smarrimento.
“Qui sorge una vita nuova, si pone un nuovo inizio, si apre un nuovo ciclo. La «luce della vita», si riaccende. Sorge o nasce dalle acque l’«eroe solare». Di là dall’oscurità e dal gelo mortale viene vissuta una rinascita, una liberazione. Il simbolico albero del mondo e della vita si anima di nuova forza. E’ in relazione a tutti questi significati che già in tempi preistorici anteriori di millenni all’èra volgare una quantità di riti e di feste sacre andarono a celebrate la data del 25 dicembre, come data di nascita o rinascita, nel mondo così come nell’uomo, della forza «solare»” Julius Evola
Immagine Laurent Grasso Studies into the Past olio su legno
‘Nel mito solare un punto ha però avuta sempre una importanza speciale, fin dalla più alta preistoria, fin dalla stessa “civiltà dei dolmen”; il punto in cui la luce solare sembra tramontare ed estingersi, abbandonare la terra desolata su cui ecco che poi, di nuovo, risplende: è il solstizio d’inverno. Qui appare un simbolo fondamentale: l’ascia.’
Julius Evola
“Nel simbolismo primordiale il segno del sole come “Vita”, “Luce delle Terre”, è anche il segno dell’Uomo. E come nel suo corso annuale il sole muore e rinasce, così anche l’uomo ha il suo “anno”, muore e risorge. Questo stesso significato fu suggerito, nelle origini, dal solstizio d’inverno, a conferirgli il carattere di un “mistero”. In esso la forza solare discende nella “Terra”, nelle “Acque”, nel “Monte” (ciò in cui, nel punto più basso del suo corso, il sole sembra immergersi), per ritrovare nuova vita. Nel suo rialzarsi, il suo segno si confonde con quello de “l’Albero” che sorge (“l’Albero della Vita” la cui radice è nell’abisso), sia “dell’Uomo cosmico” con le “braccia alzate”, simbolo di resurrezione. Con ciò prende anche inizio un nuovo ciclo, “l’anno nuovo”, la “nuova luce”. Julius Evola
''Il pensiero magico può essere o la peggiore o la migliore energia dell' ''inconscio umano'':
la migliore quando stimola a esplorare l'ignoto
la peggiore quando offre illusioni che alterano profondamente il suo rapporto con la realtà''
Giorgio Galli
''Le cose che non sono più forti di quelle sono”
Cromwell dopo la battaglia di Naseby
“La’ dove le cose sono prima di essere reali”
Julius Evola
Sheela na gig o forse Atargatide o Melusina entità sirenica bicaudata rappresentante il potere apotropaico femminile evocata in culti arcaici precristiani a lato nodo celtico forse un dara ” quercia” sacra in ambito druidico
Secondo la leggenda le melusine dovrebbero sposare un cavaliere a condizione di un tabù particolare: non essere viste nella loro vera forma, quella di una fata dell'acqua, con la coda di pesce o di serpente, al posto delle gambe. La rottura del tabù della melusina, fonte dell'autorità e della ricchezza cavalleresca, può condurre il cavaliere alla rovina e condannare la fata a rimanere una sirena per sempre.
Le più antiche notizie sulla natura delle melusine risalgono al XII secolo. Possibili origini si trovano già in saghe pre-cristiane, greche, celtiche, così come nella cultura del Vicino Oriente. In qualità di leggenda storico-genealogica, risale alla famiglia Lusignano della regione francese di Poitou
Parco di Bomarzo Melusina Fata appartenete alla specie delle sirene
La sirena bicaudata all’entrata della Pieve a Corsignano
Gargoyle abbazia Sainte Foy, Conques, Francia 1050 i curiosi
La Melusina di Sant’Ambrogio, a Milano nell’ambone marmoreo, datato inizi del XII secolo, periodo templare.
Il logo della catena ‘Starbucks’
Como
Il simbolismo della Melusina o sirena bicuadata si riferisce alla natura duale della donna che collega mondi tra loro differenti, unendo la terra con l'acqua, sospesa tra carnalità e spiritualità: la cultura occidentale vede nella donna un passaggio tra più mondi, tra la vita e la morte.
Per questo la donna nelle società celto-germaniche, come quella longobarda, erano sempre molto rispettate e particolarmente tutelate anche dal diritto germanico (vedi Editto di Rotari).
La melusina è rappresentata come una figura chimerica: una sirena che in entrambe le mani tiene le sue due code, nell’architettura e nella geometria del “sacro” rappresenta la vescica piscis, elemento vulvare per eccellenza, come scaturisce dallo stesso nome, vesica in latino vuol dire proprio vagina.
Sin dalla Preistoria l’uomo ha sempre cercato nei simboli sessuali un qualche elemento per allontanare le forze maligne e assicurare fertilità e procreazione a una famiglia o a una comunità intera. La fecondità veniva spesso rappresentata da donne formose che mostravano i propri genitali in pose provocanti, simboli di lussuria e attrazione fatale.
La doppia natura della melusina di donna e pesce può essere oltretutto interpretata come allegoria della dualità della natura umana: carnale e spirituale.
Duomo di Acerenza
Presente sulla famosa “Tour Melusine” (Torre della Melusina) nella Vandea, Francia. Il complesso fortificato risale al primo quarto del 1200 e la torre è del 1400. impressa sull’ambone longobardo della Pieve romanica di San Pietro a Gropina presso Loro Ciuffenna. Rimanda ad antichissimi culti pagani della Terra-madre della tradizione celto-germanica di cui ci parla lo storico romano Tacito nel suo saggio Germania del I sec. d.C. il culto di Nerthus. descrivendo dettagliatamente il rituale che prevedeva l’immersione della dea nelle acque di una isola del Mar Baltico, dove aveva luogo una misteriosa trasformazione, così segreta che tutti coloro che vi assistevano venivano poi inghiottiti dalle acque.
L’origine di questa storia probabilmente tramandata di padre in figlio fin da epoche primordiali è celtica. Le zone dove sono stati trovati riferimenti culturali a questa leggenda sono tutte aree di cultura celtica, dalla Scozia (Pitti), alla Bretagna, alla Normandia, al Poitou, ai Paesi Bassi. L’iconografia delle sirene bicaudate è particolarmente diffusa in Toscana, in tutte le pievi più antiche del contado tra cui spiccano quelle di San Pietro a Gropina e quella di Corsignano presso Pienza.
Capitello nella navata della chiesa di san Michele a Pavia, anche i cistercensi, pur condannando il bestiario ne riconoscevano l’invincibile attrattiva sui fedeli, la “mira sed perversa delectatio”, il piacere meraviglioso e perverso che esso procurava alla fantasia dei devoti cristiani, culti anteriori con una valenza archetipica non facilmente cancellabili con la repressione.
Sheela na gig
Naga Kanya considerata anche figlia dei Naga, è protettrice dei serpenti, ma come Melusina è anche legata al culto dell’acqua, dei fiumi e della pioggia ed ha un posto d’onore nella religione Indù e Buddista non solo in India. Sheela Na Gig e la divinità indiana della fertilità Lajja Gauri. Sheela Na Gig che si trova nella chiesa di Notre-Dame de Bruyères-et-Montbérault e due sculture di Lajja Gauri in India.
I naga sono divinità minori che abitano in paradisi acquatici, sul fondo di mari, fiumi e laghi, in palazzi di gemme e perle. Sono i guardiani dell’energia vitale che è custodita nelle sorgenti d’acqua, nei pozzi e negli stagni. Sono anche i guardiani delle ricchezze delle profondità della terra e del mare- coralli, conchiglie, perle e pietre dure. Hanno una preziosa gemma incastonata sulla fronte. Le principesse serpenti, famose per l’intelligenza e il fascino, sono le antenate mitologiche di numerose dinastie del sud. Si dice che il Kerala sia una terra così verde e fertile proprio grazie all’intervento dei naga.
In origine il Kerala era una terra sottomarina. Poi un giorno Parasurama, sesta incarnazione terrena del dio Vishnu, scagliò la magica ascia che aveva ricevuto in dono dal dio Shiva e tra i suoi piedi e il punto dove l’arma si inabissò emerse il Kerala.
Misteriosi e discussi (come tutti i testi antichi ) manoscritti esoterici che narrano di una protostoria universale: ”svelavano la storia segreta della Terra e dell’Uomo secondo la più antica tradizione di stampo Shintoista detenuta dalla cultura giapponese: dall’arrivo sul nostro Pianeta milioni di anni or sono di esseri semi-divini, alla creazione dell’Umanità “dei cinque colori”, al peregrinare di queste cinque razze madri umane sino al susseguirsi di Dinastie Celesti antidiluviane sulla Terra per ad arrivare all’investitura della Casa Imperiale Giapponese attuale, alcuni secoli prima di Cristo.’‘
(confer il ricercatore Marco ZagniI documenti Takeuchi e le ricerche dell’Ahnenerbe)
Citati anche nei testi dal noto politologo Giorgio Galli , in relazione alla connessione tra fenomeni di potere politico ed esoterismo. cap X pag 100 Il Giappone e i doccumenti Takeuci (Takenouci) Hitler e L’esoterismo
Il sedicesimo petalo del crisantemo, 菊 kiku simboleggia il mondo e le sue 16 regioni. il Sigillo floreale del crisantemo è lo stemma usato dai membri della famiglia imperiale giapponese.
I manoscritti di Takenouchi sono una serie di misteriosi documenti trascritti 1.500 anni fa, da testi ancora più antichi, da Takenouchi Matori in un misto di caratterie sigilli.
Secondo la leggenda, i documenti originali sono stati redatti in caratteri divini molti millenni fa dagli stessi dei, testi raccontano che il Giappone, in un epoca protostorica, era diventato il centro del mondo, gli dei crearono razze ( cinque colori )che si sono disperse verso l’esterno. Il Koto era stato il grembo della creazione di un governo mondiale unificato sotto il regno del primo imperatore dio, la Sumera-Mikoto che aveva diviso il mondo in 16 regioni con il Giappone al centro.
I documenti Takenouchi sarebbero stati custoditi dai discendenti di Takenouchi Matori, figlio dell’eroe leggendario giapponese Takenouchi no Sukune 武内宿禰
Takenouchi no Sukune 武内宿禰 leale vassallo che si dice abbia servito i cinque imperatori Keiko, Seimu, Chuai, Ojin e Nintoku. È una figura leggendaria e si dice che abbia bevuto ogni giorno da un pozzo sacro, e questo lo ha aiutato a vivere fino a 280 anni, è consacrato come Kami della longevità, delle arti marziali nel santuario di Ube
竹内巨麿 Komaro Takeuchi
Si narra che i manoscritti originali sono stati tramandati di generazione in generazione e mantenuti nel Santuario Koso kotai jingu.皇祖皇太神宮
Nel 1893 (Meiji 26), si trasferì a Tokyo con i tesori ei documenti che suo nonno gli diede come testamento , “Apri quando il mondo diventa pacifico”. Lascia i tesori e i documenti a un conoscente e raggiungi il quartier generale di Tokyo Mitakekyo Mi sono allenato per mille giorni sul monte Kurama e sul monte . Imparò il taoismo shintoista e il moji Jindai dagli spiriti e dai praticanti come ” Okuninushi no Mikoto” , subì un processo per lesa maestà relativamente ai contenuti di questi testi , sin quando fu scagionato .
L’espressione “anima” è una combinazione delle parole “spirito” e “anima”.
Spirito 靈 (rei, tama) ha vari significati come cose eccellenti e misteriose, dèi, cuori e vite, atmosfera spirituale. Inoltre è sentito come un senso che trascende i cinque sensi (sesto senso), ma può anche riferirsi a un fenomeno o esistenza come puro spirito che non può essere colto come entità materiale.
L'” anima ” si riferisce allo spirito che controlla lo spirito, ed è in contrasto con PO l'”魄” che controlla il corpo . [4] ]
Inoltre, al momento della morte umana, si pensava che “l’anima” sarebbe sorta e sarebbe tornata in cielo, e la “魄” sarebbe tornata sulla terra mentre il cadavere veniva sepolto sottoterra.
Pertanto, la parola “anima” è usata per riferirsi a un concetto che include sia “spirito” che “anima”. Tuttavia, è solitamente la realtà personale che governa le attività fisiche e mentali di un individuo, intendendo un’esistenza eterna e immortale che trascende la percezione dei cinque sensi . E può essere utilizzato non solo per gli esseri umani, ma anche per animali, piante e minerali
无极生有极, 有极是太极, 太极生两仪, 即阴阳; 两仪生四象: 即少阳、太阳、少阴、太阴, 四象演八卦, 八八六十四卦 Il senza-limiti Wuji 有极 produce il limitato, e questo è l’Assoluto 太极 Taiji Il Taiji produce due forme, chiamate yin e yang. Le due forme producono quattro fenomeni: piccolo Yang, grande Yang, piccolo Yin e grande Yin. I fenomeni sono rappresentati dagli otto trigrammi (ba gua), otto serie di otto sono sessantaquattro esagrammi.
Tutto ciò che è sconosciuto è sublime Tacito, Vita di Agricola, 30
”E’ questo in fondo l’unico coraggio che si richieda a noi: essere coraggiosi verso quanto di più strano, prodigioso e inesplicabile ci possa accadere” Rainer Maria Rilke