Con mitologia norrena, mitologia nordica o mitologia scandinava ci si riferisce all’insieme dei miti appartenenti alla religione tradizionale pre-cristiana dei popoli scandinavi, inclusi quelli che colonizzarono l’Islanda e le Isole Fær Øer, dove le fonti scritte della mitologia norrena furono assemblate. È da ritenersi un ramo della mitologia germanica (che include anche la mitologia anglosassone o inglese), che è il nucleo mitematico più antico. La mitologia germanica ha radici nella mitologia indoeuropea.
Per la maggior parte dell’età vichinga venne trasmessa oralmente e le nostre conoscenze al suo riguardo sono principalmente basate su testi medievali (in particolare le due versioni dell’Edda), compilati successivamente all’introduzione del Cristianesimo tra i popoli germanici.
Eg songane søkte Eg songane sende då den djupaste brunni gav meg dråpar så ramme av Valfaders pant
Alt veit eg, Odin kvar du auge løynde
Kven skal synge meg i daudsvevna slynge meg når eg helvegen går og dei spora eg trår er kalde, så kalde
Årle ell i dagars hell enn veit ravnen om eg fell
Når du ved helgrindi står og når du laus deg må rive skal eg fylgje deg yver gjallarbrui med min song
Du blir løyst frå banda som bind deg Du er løyst frå banda som batt deg
La via degl’Inferi
Chi canterà per me?
Chi mi getterà nel sonno eterno?
Quando percorrerò la via degl’Inferi
E seguirò quei passi
Freddi, tanto freddi
Cercai i canti
Mandai i canti
Allora il più profondo dei pozzi
Mi diede gocce tanto rancide
Dal pegno del Padre dei Caduti
Io so tutto, Odino
Dove tu nascondesti l’occhio
Chi canterà per me?
Chi mi getterà nel sonno eterno?
Quando percorrerò la via degl’Inferi
E seguirò quei passi
Freddi, tanto freddi
Presto o sul finire dei giorni
Soltanto il corvo sa se cadrò
Quando ti trovarai alle porte dell’inferno
E dovrai strapparti alla vita
Io ti seguirò
Sul Gjallarbrú col mio canto
Sarai sciolto dalle catene che ti incatenano
Sei sciolto dalle catene che ti incatenavano
Muore il bestiame
Muoiono gli amici
E così morirai anche tu
Ma non morirà mai
La fama
Di chi se n’è costruita una buona
Muore il bestiame
Muoiono gli amici
E così morirai anche tu
Ma io conosco qualcosa
Che non morirà mai:
Il giudizio che i morti si lasciano alle spalle
Uno degli epiteti di Odino, mentre il pegno di cui parla è l’occhio che Odino si cavò e lasciò nella fonte (o pozzo) dell’onniscenza di Mímir (vd. versi successivi), affinché quest’ultimo gli permettesse di potervisi abbeverare. Dunque le gocce di cui sopra sono le lacrime di Odino.
Traduzione in norvegese di due versi tratti dalla strofa 28 della Vǫluspá (“La profezia della veggente”), primo e più famoso poema tratto dall’Edda poetica.
Ponte che attraversa il fiume Gjöll, che separa il mondo dei vivi dal regno di Hel: gli inferi della mitologia norrena.
Mentre la prima parte della canzone è in norvegese nynorsk, la parte in corsivo è in norreno: si tratta delle strofe 76 e 77 dell’Hávamál (“Il discorso di Hár”), seconda composizione dell’Edda Poetica.
Sei skal rísa sá er annars vill fé eða fjör hafa sjaldan liggjandi úlfr lær um getr né sofandi maðr sigr
Alzati presto e combatti per quello che vuoi prima che gli altri lo prendano. Un lupo pigro non mangia carne che il sonno non ottiene vittoria Hávamál – verso 58
Sheela na gig o forse Atargatide o Melusina entità sirenica bicaudata rappresentante il potere apotropaico femminile evocata in culti arcaici precristiani a lato nodo celtico forse un dara ” quercia” sacra in ambito druidico
Secondo la leggenda le melusine dovrebbero sposare un cavaliere a condizione di un tabù particolare: non essere viste nella loro vera forma, quella di una fata dell'acqua, con la coda di pesce o di serpente, al posto delle gambe. La rottura del tabù della melusina, fonte dell'autorità e della ricchezza cavalleresca, può condurre il cavaliere alla rovina e condannare la fata a rimanere una sirena per sempre.
Le più antiche notizie sulla natura delle melusine risalgono al XII secolo. Possibili origini si trovano già in saghe pre-cristiane, greche, celtiche, così come nella cultura del Vicino Oriente. In qualità di leggenda storico-genealogica, risale alla famiglia Lusignano della regione francese di Poitou
Parco di Bomarzo Melusina Fata appartenete alla specie delle sirene
La sirena bicaudata all’entrata della Pieve a Corsignano
Gargoyle abbazia Sainte Foy, Conques, Francia 1050 i curiosi
La Melusina di Sant’Ambrogio, a Milano nell’ambone marmoreo, datato inizi del XII secolo, periodo templare.
Il logo della catena ‘Starbucks’
Como
Il simbolismo della Melusina o sirena bicuadata si riferisce alla natura duale della donna che collega mondi tra loro differenti, unendo la terra con l'acqua, sospesa tra carnalità e spiritualità: la cultura occidentale vede nella donna un passaggio tra più mondi, tra la vita e la morte.
Per questo la donna nelle società celto-germaniche, come quella longobarda, erano sempre molto rispettate e particolarmente tutelate anche dal diritto germanico (vedi Editto di Rotari).
La melusina è rappresentata come una figura chimerica: una sirena che in entrambe le mani tiene le sue due code, nell’architettura e nella geometria del “sacro” rappresenta la vescica piscis, elemento vulvare per eccellenza, come scaturisce dallo stesso nome, vesica in latino vuol dire proprio vagina.
Sin dalla Preistoria l’uomo ha sempre cercato nei simboli sessuali un qualche elemento per allontanare le forze maligne e assicurare fertilità e procreazione a una famiglia o a una comunità intera. La fecondità veniva spesso rappresentata da donne formose che mostravano i propri genitali in pose provocanti, simboli di lussuria e attrazione fatale.
La doppia natura della melusina di donna e pesce può essere oltretutto interpretata come allegoria della dualità della natura umana: carnale e spirituale.
Duomo di Acerenza
Presente sulla famosa “Tour Melusine” (Torre della Melusina) nella Vandea, Francia. Il complesso fortificato risale al primo quarto del 1200 e la torre è del 1400. impressa sull’ambone longobardo della Pieve romanica di San Pietro a Gropina presso Loro Ciuffenna. Rimanda ad antichissimi culti pagani della Terra-madre della tradizione celto-germanica di cui ci parla lo storico romano Tacito nel suo saggio Germania del I sec. d.C. il culto di Nerthus. descrivendo dettagliatamente il rituale che prevedeva l’immersione della dea nelle acque di una isola del Mar Baltico, dove aveva luogo una misteriosa trasformazione, così segreta che tutti coloro che vi assistevano venivano poi inghiottiti dalle acque.
L’origine di questa storia probabilmente tramandata di padre in figlio fin da epoche primordiali è celtica. Le zone dove sono stati trovati riferimenti culturali a questa leggenda sono tutte aree di cultura celtica, dalla Scozia (Pitti), alla Bretagna, alla Normandia, al Poitou, ai Paesi Bassi. L’iconografia delle sirene bicaudate è particolarmente diffusa in Toscana, in tutte le pievi più antiche del contado tra cui spiccano quelle di San Pietro a Gropina e quella di Corsignano presso Pienza.
Capitello nella navata della chiesa di san Michele a Pavia, anche i cistercensi, pur condannando il bestiario ne riconoscevano l’invincibile attrattiva sui fedeli, la “mira sed perversa delectatio”, il piacere meraviglioso e perverso che esso procurava alla fantasia dei devoti cristiani, culti anteriori con una valenza archetipica non facilmente cancellabili con la repressione.
Sheela na gig
Naga Kanya considerata anche figlia dei Naga, è protettrice dei serpenti, ma come Melusina è anche legata al culto dell’acqua, dei fiumi e della pioggia ed ha un posto d’onore nella religione Indù e Buddista non solo in India. Sheela Na Gig e la divinità indiana della fertilità Lajja Gauri. Sheela Na Gig che si trova nella chiesa di Notre-Dame de Bruyères-et-Montbérault e due sculture di Lajja Gauri in India.
I naga sono divinità minori che abitano in paradisi acquatici, sul fondo di mari, fiumi e laghi, in palazzi di gemme e perle. Sono i guardiani dell’energia vitale che è custodita nelle sorgenti d’acqua, nei pozzi e negli stagni. Sono anche i guardiani delle ricchezze delle profondità della terra e del mare- coralli, conchiglie, perle e pietre dure. Hanno una preziosa gemma incastonata sulla fronte. Le principesse serpenti, famose per l’intelligenza e il fascino, sono le antenate mitologiche di numerose dinastie del sud. Si dice che il Kerala sia una terra così verde e fertile proprio grazie all’intervento dei naga.
In origine il Kerala era una terra sottomarina. Poi un giorno Parasurama, sesta incarnazione terrena del dio Vishnu, scagliò la magica ascia che aveva ricevuto in dono dal dio Shiva e tra i suoi piedi e il punto dove l’arma si inabissò emerse il Kerala.
«Þaðan koma meyiar margs vitandi þríar ór þeim sæ, es und þolli stendr; Urð hétu eina, aðra Verðandi, skáru á skíði, Skuld ena þriðiu. Þær lög lögðu, þær líf köru, alda börnum, örlög seggia.»
«Da quel luogo vengono fanciulle di molta saggezza, tre, da quelle acque che sotto l’albero si stendono. Ha nome Urðr la prima, Verðandi l’altra (sopra una tavola incidono rune), Skuld quella ch’è terza. Queste decidono la legge, queste scelgono la vita per i viventi nati, le sorti degli uomini.»(Edda poetica – Völuspá – Profezia della Veggente XX)
Sin dagli albori più ancestrali i cacciatori raccoglitori, guerrieri tentarono di impossessarsi di una “speciale forza esclusiva” mattr,megin might,Macht, Furor, Freg, Wut,lyssa Λύσσα menos μένος,manteia μαντεία…. forse in queste antiche pratiche si cela un insegnamento eterno…
Valentissimas nominasse sufficiet, Harios, Helveconas, Manimos, Helisios, Nahanarvalos. Apud Nahanarvalos antiquae religionis lucus ostenditur. Praesidet sacerdos muliebri ornatu, sed deos interpretatione Romana Castorem Pollucemque memorant. Ea vis numini, nomen Alcis. Nulla simulacra, nullum peregrinae superstitionis vestigium; ut fratres tamen, ut iuvenes venerantur. Ceterum Harii super vires, quibus enumeratos paulo ante populos antecedunt, truces insitae feritati arte ac tempore lenocinantur: nigra scuta, tincta corpora; atras ad proelia noctes legunt ipsaque formidine atque umbra feralis exercitus terrorem inferunt, nullo hostium sustinente novum ac velut infernum adspectum; nam primi in omnibus proeliis oculi vincuntur.
XLIII De origine et situ Germanorum(Germania) Tacito
Basti ricordare le più forti: gli Arii, gli Elveconi, i Manimi, gli Elisii, i Naanarvali. Presso questi ultimi viene indicato un bosco, sede di un antico culto: vi presiede un sacerdote in abbigliamento muliebre, e gli dèi, secondo le corrispondenze romane, sono identificati con Castore e Polluce. Le caratteristiche divine sono le stesse; il nome è Alci.
Non esistono statue, né tracce che indichino la provenienza straniera del culto; li venerano però come fratelli e come giovani.
Quanto agli Arii, a parte la forza che li fa emergere fra i popoli or ora enumerati, con artifici e scelta di tempo esaltano la ferocia, già insita nel loro aspetto truce: hanno scudi neri e il corpo tinto di scuro; per combattere scelgono notti tenebrose, e la sola raccapricciante comparsa di questo esercito di fantasmi semina panico, poiché nessun nemico sa reggere a quella stupefacente e quasi infernale visione; infatti in ogni battaglia i primi a essere vinti sono appunto gli occhi.
anche…
Gli Harii, a parte la forza in cui superano i popoli appena elencati, sono di natura feroce e ingannano questa ferocia naturale con l’aiuto dell’arte e della scelta del tempo: anneriscono i loro scudi e tingono i loro corpi; scelgono notti pungenti per le loro battaglie; per puro panico ed effetto oscuro colpiscono il terrore come un esercito di fantasmi…
Nella mitologia norrena, una fylgja è un essere o uno spirito soprannaturale che accompagna una persona in relazione al proprio destino o fortuna, si ritiene che fosse uno spirito custode, entità tutelare, che si riteneva seguisse ogni persona o famiglia e la relazione fosse apposta o legata al processo o alla cerimonia della nomina.
Fylgjur può anche “contrassegnare le trasformazioni tra uomo e animale” o cambiare forma. Nella saga di Egil, ci sono riferimenti sia a Egil che a Skallagrim che si trasformano in lupi o orsi, e ci sono esempi di cambiamento di forma nella saga del re Hrolf Kraki, dove Bodvar Bjarki si trasforma in un orso durante l’ultima battaglia.
Queste trasformazioni sono probabilmente implicite nelle descrizioni di saga di berserker che si trasformano in animali o mostrano abilità bestiali.
In altre versioni Fylgja è un’ entità femminile della mitologia settentrionale, una specie di spirito protettivo che accompagna una persona. Questi esseri sono paragonabili agli elfi e ai nori.
Il Fylguur non sono normalmente visibili nella loro forma umana, ma sono presenti in qualsiasi forma quando il loro bambino è nato.
Quando appaiono, appaiono come un volto da sogno a forma di donna, o in forma di animale che assomiglia all’anima di una persona.
Così un uomo guerriero potrebbe avere un lupo, un orso, un cavallo o un uccello a Fylgja.
Si mostra a suo protettore solo al momento della morte. Nella sua forma femminile, poi, arriva alla sua tomba, lo ravviva per il suo amore e la sua vitalità, e poi lo porta fino alle porte del Valhalla.
«Ár vas alda
þars Ymir byggði
vasa sandr né sær,
né svalar unnir;
iörð fansk æva
né upphiminn;
gap vas ginnunga,
en gras hvergi.»
«Al principio era il tempo:
Ymir vi dimorava;
non c’era sabbia né mare
né gelide onde;
terra non si distingueva
né cielo in alto:
il baratro era spalancato
e in nessun luogo erba.»