”La radice di tutti i demoni è la propria mente”
Machig Labdrön
Immagine di Jimmy Nelson Bhutan – la terra del Drago del Tuono

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”La radice di tutti i demoni è la propria mente”
Machig Labdrön
Immagine di Jimmy Nelson Bhutan – la terra del Drago del Tuono
“L’uomo potrebbe sfuggire da ogni cosa, meno che dalle sue intuizioni archetipiche, create nel momento in cui ha preso coscienza della sua posizione nel Cosmo…”
Mircea Eliade
Un accattivante excursus in cui Marco Maculotti , con grande abilità e acutezza, indaga campi inaspettati ed epoche lontane ,passando dall’ambito iconografico del Folle/Giullare di epoca medievale a quello mitico-folklorico afferente a entità altre quali l’Uomo Selvatico, il Genio Cucullato e tutte le varie categorie di entità feriche delle varie tradizioni, ha cercato di inquadrare la figura profanizzata del Buffone/Giullare in un ordine di idee più tradizionale, che ha a che fare ritualmente con l’«inversione rituale» tipica di alcune feste sacre quali i Saturnali romani….
Non si sa con esattezza quando sia nata la figura del Folle o del Giullare: probabilmente anticamente era considerato una sorta di “sfaccettatura” dello Sciamano, presentandosi questo come un individuo liminale, che viveva ai confini del consorzio sociale e spesso anche al limite della “sanità psichica”. Con tutta probabilità il suo personaggio e la sua iconografia si cristallizzarono a partire del Medioevo, con la nascita delle prime corti in cui cominciarono ad apparire queste ambigue figure.
La nostra ipotesi di lavoro, che in questa sede cercheremo di sviscerare al meglio delle nostre possibilità, è che la figura medievale del Folle/Giullare sia — come detto — da una parte una “degenerazione” di quella dell’operatore sciamanico delle tradizioni più antiche, e dall’altra una antropomorfizzazione e profanizzazione di entità mitiche delle tradizioni antiche, vale a dire quelle entità a metà strada tra l’umano e il non-umano, quali Folletti, Uomini Selvatici e Demoni dell’Altro Mondo, che non a caso venivano rappresentati fisicamente da danzatori mascherati durante le processioni deambulatorie del tipo dei Charivari, da cui nacque il moderno Carnevale.
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Folli, sciamani, folletti: la liminalità, l’alterità e l’inversione rituale
”Sta come torre ferma che non crolla giammai la cima per soffiar di vento”
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, Canto V, v. 14-15)
«Ὁ Αἰὼν παῖς ἐστι παίζων, πεττεύων· παιδὸς ἡ βασιληίη» · Τελεσφόρος διελαύνων τοὺς σκοτεινοὺς τοῦ κόσμου τόπους, καὶ ὡς ἀστὴρ ἀναλάμπων ἐκ τοῦ βάθους, ὁδηγεῖ «παρ’ Ἠελίοιο πύλας καὶ δῆμον ὀνείρων».
«Il tempo è un bambino – giocando come un bambino – giocando un gioco da tavolo – il regno del bambino. Questo è Telesforo, che percorre le regioni oscure di questo cosmo e si illumina come una stella fuori dalle profondità. Lui punta la strada alle porte del sole e alla terra dei sogni”
“Il tempo è un bambino che gioca, gioca d’azzardo, il fanciullo è il re”
Eraclito.
“Egli indica la strada alle porte del sole e nella terra dei sogni” è una citazione dell’Odissea
Si riferisce a Ermes, lo psicopompo, che porta via gli spiriti degli spasimanti caduti.
Sulla facciata principale (la pietra è cubica) della famosa Pietra di Bollingen da Jung scolpita nel 1950, nella sua residenza estiva nota come la Torre di Bollingen.
Nella struttura naturale della pietra, vidi un piccolo cerchio, una specie di occhio che mi guardava. Lo scolpii nella pietra e nel centro vi feci un piccolo homunculus”.
La figura centrale è Homunculus-Mercurio-Telesforo, che indossa un mantello con cappuccio e porta una lanterna. Egli è circondato da un Mandala Quaternario di significato alchemico, con il quarto superiore dedicato a Saturno, il quarto inferiore a Marte, il quarto di sinistra al Sole-Giove (“maschio”) e il quarto di destra alla Luna-Venere (“femmina”) .
” Fin dal principio sentii la Torre come un luogo, in un certo senso, di maturazione, un grembo materno o una figura materna nella quale potessi diventare ciò che fui, sono e sarò.”
(C. G. Jung, ‘Ricordi, sogni, riflessioni’)
“Orphanus sum, solus tamen ubique reperior, unus sum sed mihi contrarius, iuvenis et senex simul, nec patrem nec matrem novi, quia levandus sum e profundo ad instar piscis, seu delabor a coelo quasi calculus albus, nemoribus montibusque inerro, in penitissimo autem hominem delitesco, mortalis in unumquodque caput, non tamen tangor temporum mutatione.”
«Sono un orfano, solo; tuttavia sono stato trovato ovunque. Io sono uno, ma sono contrario a me stesso. Io sono gioventù e vecchio allo stesso tempo. Non ho conosciuto né padre né madre, perché ho dovuto essere estratto dal profondo come un pesce, o caduto come una pietra bianca dal cielo. Nei boschi e nelle montagne vagabondo, ma sono nascosto nell’anima più intima dell’uomo. Sono mortale per tutti, ma non sono toccato dal ciclo degli eoni.”
Un lato contiene una citazione presa dal Rosarium philosophorum:
“Rosario dei filosofi”, è un testo alchemico del XIII secolo, tradizionalmente attribuito ad Arnaldo da Villanova (1235-1315), forse di autore anonimo della fine del XIV secolo
«Hic lapis exilis extat, pretio quoque vilis, spernitur a stultis, amatur plus ab edoctis» | «Qui si trova la media, scomoda pietra del filosofo, di prezzo molto economica. Più è disprezzata dagli sciocchi, più amata dai saggi.» |
Il guqin 古琴 è uno strumento musicale cinese a sette corde della famiglia delle cetra .
È stato suonato fin dai tempi antichi, ed è stato tradizionalmente preferito da studiosi e letterati come strumento di grande finezza e raffinatezza, come sottolineato dalla citazione “un gentiluomo non si separa dal suo qin o se senza una buona ragione”
Il 古琴 Guqin è uno dei più antichi e nobili strumenti musicali cinesi, lo strumento prediletto del 君子 il gentiluomo cinese.
Attestato in Cina fin dall’epoca Zhou, ha almeno 2500 anni di storia.
Se potete prendervi un momento tranquillo, create quiete, silenzio e penombra attorno a voi, e ascoltate.
La costruzione di un guqin richiede anni, e la sua struttura richiama il corpo umano: possiede testa, fronte, collo, spalle e un grembo in cui far nascere l’embrione del suono.
Il virtuoso di guqin gli infonde la propria anima.
In questo video si spiega anche l’origine di una bellissima parola cinese zhīyīn知音, la persona che “comprende il suono della vostra anima”, la vostra anima gemella o l’amica/o più intimo/a.
«Trasparente visione» die durchsichtige Bildung”in cui risaltano a un tempo, intelligibili al nostro sguardo, la profondità e la superfici”È possibile osservarla nel cristallo che potremmo definire un essere capace diformare una superficie interiore, e, nello stesso tempo, di esternare la propria profondità…Esistono segni rivelatori: ognuno, certo, ha sperimentato almeno una volta come in circostanze decisive gli uomini si illuminino, e magari a tal punto da suscitare in chi li guarda un senso di vertigine o addirittura un brivido di spavento.
E ciò avviene in presenza della morte, ma in ogni altra forza densa di significato, la bellezza per esempio, provoca simili effetti; in particolare la forza capace di suscitarliè la verità
Se attraverso la bellezza si rivela il senso e la necessità che reggono il ritmico respiro del mondo è grazie alla levità con cui il bello si manifesta all’osservatore sulla superficie delle cose: la leggerezza, l’istantaneità del manifestarsi della bellezza corrispondono alla rapidità con cui il contemplatore libera il velo dell’apparenza da ciò che gli è estraneo senza che esso sia strappato o rimosso: questo è il kairos
Καιρός(“momento giusto o opportuno” o “momento supremo”)
«trasparente visione» è quella immagine in cui risultano istantaneamente comprensibili al nostro sguardo profondità e superficie.
Per questa ragione Jünger parla non solo di «trasparente visione»,ma anche di «immagine stereoscopica»: con questa espressione si intende com’è noto il tipo di visione binoculare capace di dare l’effetto di profondità alle immagini.
Ma Jünger utilizza questa espressione in un senso particolare, come emerge nello scritto intitolato
«Percepire in maniera stereoscopica (stereoskopisch wahrnehmen)significa acquisire contemporaneamente, nella medesima sfumatura o gradazione e mediante un organo di senso, due qualità sensorie.Ciò è possibile solo in quanto un senso, oltre alla sua propria facoltà, assume in più le attitudini di un altro senso».
Il piacere stereoscopico rappresenta il culmine della sapienza sensibile e analogamente a livello di conoscenza scientifica o di riflessione filosofica esiste una dimensione stereoscopica, una «trasparente visione» che si configura come il limite della conoscenza umana.
In questo passo emerge quale tipo di relazione sia istituita da Jünger tra l’intuizione del fenomeno originario e l’esperienza della bellezza quale fenomeno trasparente o stereoscopico.
Jünger definisce la
(La metamorfosi delle piante (1790) e riguardanti le riflessioni sul rapporto che l’uomo stabilisce con la natura. Goethe, infatti durante i suoi studi botanici scopre che all’interno dell’infinita varietà e molteplicità della natura è presente un elemento unitario, primigenio; egli si convince che tutte le forme delle piante si possono far derivare da una pianta sola, una pianta originaria, formata da pochi elementi infinitamente mutabili e duplicabili.
La pianta primordiale, la Urpflanze (così la chiama Goethe), ci consente di creare una sintesi tra il singolo e l’universo, tra il sensibile e l’ideale e ci premette di cogliere la legge interna al manifestarsi dei fenomeni.)
Per quanto concerne il fenomeno originario esso è inteso da Jünger come lo svelarsi al contemplatore di un fenomeno che, come il cristallo, è in grado di formare
«una superficie interiore, e, nello stesso tempo di esternare la propria profondità».
”Quando il fenomeno originario suscita nell’uomo questo senso di meraviglia si dichiari soddisfatto. Non gli può essere concesso nulla di più alto e oltre questo fenomeno originario non deve cercare altro: qui è illimite.”
«L’ordine planetario, così nel tipo come nella strumentazione, s’è già compiuto. Attende solo di essere riconosciuto e denunciato come tale […]. Il progressivo estendersi dei grandi spazi fino a configurare un ordine globale, il confluire degli Stati mondiali nello Stato mondiale, o per meglio dire nell’impero mondiale, si connette al timore che d’ora in avanti la perfezione attinga le sue forme definitive a spese della libera volontà»
Ernst Jünger
Ἡ βιωτικὴ τῇ παλαιστικῇ ὁμοιοτέρα ἤπερ τῇ ὀρχηστικῇ κατὰτὸ πρὸς τὰ ἐμπίπτοντα καὶ οὐ προεγνωσμένα ἕτοιμος καὶ ἀπτὼςἑστάναι.
Τὰ εἰς ἑαυτόν
Συγγραφέας:L’arte della vita è più simile alla lotta corpo a corpo che alla danza, per via dello star pronti e incrollabili agli accidenti non pronosticabili.
”Vivere è un’arte che assomiglia più alla lotta che alla danza, perché bisogna sempre tenersi pronti e saldi contro i colpi che ci arrivano imprevisti.“
Colloqui con se stesso Marco Aurelio
ed anche
L’arte del vivere somiglia più all’arte della lotta che a quella della danza, per il doversi sempre tenere in guardia e ben saldi contro i colpi che cadono su di noi all’improvviso.“
Poche righe, squisitamente poetiche , il graffito rinvenuto nel secolo scorso da Matteo della Corte, sito sulla parete della Bottega di Successus in via dell’Abbondanza a Pompei: “Nihil durare potest tempore perpetuo: cum bene sol nituit, redditur Oceano, decrescit Phoebe, quae modo plena fuit, ventorum (alcuni epigrafisti riportano Venerum) feritas saepe fit aura levis…“.
Nihil durare potest tempore perpetuo.
Cum bene Sol nituit redditur Oceano;
Decrescita Phoebe quae modo plena fuit.
(Sic) Venerum feritas saepe fit aura levis.
[CIL IV 9123].
X.13.4 Pompei. 1913. Poema di graffiti trovato sulla sinistra della porta.
Secondo Della Corte, trovata sull’intonaco esterno a sinistra della porta, c’era un bel poema triste ma profetico.Questo è stato trovato il 25 febbraio 1913, scritto in rosso.
Nell’inverno del 1915, a seguito di piogge torrenziali prolungate, l’originale morì quando cadde il muro.
Vedi Notizie degli Scavi di Antichità, 1927, p. 116, fig. 11.
Vedi Della Corte, M., 1965. Case ed Abitanti di Pompei. Napoli: Fausto Fiorentino. (p.335)
Secondo Garcia y Garcia, questo fu scoperto nel 1913, ma purtroppo presto perso.
Ha anche citato l’ultima parola latina come “l (e) vis”, e nella nota 28, ha affermato che l’interpretazione era stata fortemente contestata (con riferimenti).
La sua traduzione del latino era:
“Niente può durare per sempre: il sole, quando il suo corso è completo, si nasconde dietro il mare; la luna, una volta piena, ora svanisce.
Pertanto, le ferite dell’amore guariranno e le fresche brezze soffieranno ancora una volta ”CONFER
Garcia y Garcia, L., 2005. Alunni, insegnanti e scuole a Pompei. Roma: Bardi editore. (p.155)
Cooley ha una traduzione simile –
“Niente può durare per sempre:
Quando il Sole ha brillato brillantemente, ritorna sull’Oceano;
La luna cala, che recentemente era piena.
Anche così la ferocia di Venere diventa spesso un soffio di vento ”
Vedi Cooley, A. e MGL, 2004. Pompei: A Sourcebook. Londra: Routledge. (p.72)
ulteriore versione…
NIHIL DURARE POTEST TEMPORE PERPETUO
CUM BENE SOL NITUIT REDDITUR OCEANO
DECRESCIT PHOEBE QUAE MODO PLENA FUIT
VEN[TO]RUM FERITAS SAEPE FIT AURA L[E]VISNulla può durare in eterno:
il sole dopo aver ben brillato si getta nell’Oceano,
decresce la luna che poco fa era piena,
la violenza dei venti spesso diventa brezza leggera
nota:
Phoebe deriva dal greco antico Φοίβη (Phoibe), latinizzato in Phoebe, da φοῖβος (phoibos) che significa “brillante”, “puro”, “luminoso”
E’ uno dei titanidi originata dall’unione di Urano e Gea, è sorella dell’Oceano Titano, Ceo, Kronos, Rea, Tè, Temis, Mnemosina e Teti, era associata alla Luna.
Artemide era spesso chiamata Febe nel suo ruolo di dea della luna e come una coppia femminile del suo fratello gemello Apollo, che si chiamava Foebo (quello splendente).