Bhaiṣajyaguru sanscrito “Maestro della Medicina” Yakushirurikō Nyorai 薬師瑠璃光如来 Bhaisajyaguruvaidūryaprabha 

Bhaiṣajyaguru sanscrito “Maestro della Medicina”
in cinese Yàoshī Fó 藥師佛; 
in giapponese Yakushirurikō Nyorai 薬師瑠璃光如来, noto anche come Buddha della Medicina o Maestro delle Cure, è il Buddha che rappresenta la medicina e il suo potere curativo.
coreano Yaksa Yeorae 약사여래


tibetano Sman-la o Sangye Men La

Sangheye Buhdda

Men La guaritore,medico, colui che guarisce
 Bhaishajyaguru Vaiduryaprabha,
“Maestro della Medicina dalla Luce Lapislazzuli”
il Signore dei Rimedi, il Maestro guaritore dalla radiosità di lapislazzuli, il benefattore supremo conosciuto anche come Re della Luce Acquamarina, colui che ha scritto i Quattro Tantra Medici.

本來無一物
Bhaisajyaguru seduto nella posizione del loto, con indosso le vesti monacali.
Il suo corpo è di colore blu lapislazzuli.


Come Shakyamuni indossa i vestiti di un monaco ed è seduto nella posizione del loto, il braccio destro verso terra con il palmo rivolto in avanti in segno di protezione di chi lo guarda; segue il varadamudra, “Gesto del dono” il pollice e l’indice tiene uno stelodi mirabolano, pianta miracolosa nota come la regina dei medicinali per la sua capacità di curare tutte le malattie

Nella mano sinistra, adagiata in grembo nel dhyanimudra (“Gesto della meditazione”), una ciotola contenente tre tipi di ambrosia

il nettare che cura la malattia e fa risorgere i morti; il nettare che mai si esaurisce, illumina la mente e accresce l a comprensione; in molte raffigurazioni il personaggio è circondato da pietre preziose curative (i cristalli), da foreste di erbe fragranti e piante medicinali.
Nei tradizionali tangka tibetani, il Signore dei rimedi di lapislazzuli è spesso raffigurato in compagnia di altri sette Buddha della medicina, tra i quali lo stesso Shakyamuni.
E nella raffigurazione del suo regno buddista orientale, noto come Puro LapisLazzuli, il Signore dei Rimedi di solito è affiancato dai due principali bodhisattva di quella terra pura, Suryaprabha e Chandraprabha, irradianti rispettivamente luce solare e lunare.

Il corpo è colorata di blu e questa luce terapeutica viene emanata tutt’intorno dal suo corpo per dissipare le nebbie delle emozioni che confondono la mente ed il cuore delle esistenze e per dissolvere i dolori del corpo fisico.
Namo Bhagavate
Bhaishajyaguru –vaidurya
Prabha-rajaya
Tathagataya
Arhate
Samyak – sambuddhaya
Tadyatha
Om Bhaishajye Bhaishajye
Bhaishajya-Samudgate Svaha

Io ti imploro, Benedetto Guru della Medicina,
Il cui santo corpo del colore del cielo di lapislazzuli
Significa saggezza onnisciente e compassione
Vasta come lo spazio infinito,
Ti prego concedimi la tua benedizione.
Io ti imploro, Benedetto Guru della Medicina,
Che nella mano destra reggi il re delle medicine
Simbolo del tuo impegno di aiutare tutti gli esseri senzienti in pena
Tormentati dai quattrocentoventiquatttro malanni,
Ti prego concedimi la tua benedizione.
Io ti imploro, Benedetto Guru della Medicina,
Che nella mano sinistra reggi una ciotola colma di nettare
Simbolo del tuo impegno di elargire il glorioso, immortale nettare del dharma
Che elimina le degenerazioni della malattia, della vecchiaia e della morte ,
Ti prego concedimi la tua benedizione.

Tradizionalmente il lapislazzuli simboleggiava le cose pure o rare.
Si dice che abbia il potere di curare o fortificare chi la indossa, e grazie alla sua naturale levigatezza può essere lucidata fino a raggiungere un’alta capacità di fare riflettere.
Per tutti questi motivi, oltre al fatto che la luce blu intenso possiede un comprovato effetto curativo nella pratica di visualizzazione, il lapis è il colore del principale Buddha della Medicina.
Il Signore dei Rimedi di Lapis è una delle figure più onorate nel panteon buddista.
I sutra in cui compare, confrontano la sua pura Terra orientale con il paradiso occidentale di Amitabha, e affermano che lì la rinascita porti all’illuminazione come la rinascita nella terra di Sukhavati.
La recitazione del suo mantra, o perfino solo la ripetizione del suo santo nome, sarebbe sufficiente a permettere la liberazione dai reami inferiori, e a concedere la protezione dai pericoli terreni e da una morte prematura.
In uno dei sutra principali concernenti il Buddha della Medicina, Shakyamuni dice al suo fedele discepolo e attendente personale Ananda:


Se questi esseri senzienti [immersi nelle profondità delle sofferenze del samsara) sentono il nome del Signore Maestro Guaritore, Tathagatha dalla radiosità di lapislazzuli, e lo accettano e vi si affidano con totale sincerità, e non nasce in loro alcun dubbio, allora non cadranno in un sentiero sventurato.
Oṃ Namo Bhagavate Bhaishajyaguru Vaidūryaprabharājāya Tathāgatāya Arhate Samyaksambuddhāya Tadyathā: Om Bhaishajye Bhaishajye Mahābhaishajye Bhaishajye Rāja Samudgate Svāhā

 Om, lode al Beato Maestro della Medicina, il Re della luce color lapislazzuli, il Così-andato, il Venerabile, il perfettamente e completamente Risvegliato, l'Esempio (per noi): Om, o Medicina , o Medicina , Grande Medicina , Re della Medicina , che hai raggiunto la piena Conoscenza, benedicimi.

E la "corta", nota come "Mantra del Cuore del Buddha della Medicina":

(Tadyathā) Om Bhaishajye Bhaishajye Mahābhaishajye Bhaishajye Rāja Samudgate Svāhā

Si ritiene che la recitazione di questo mantra sia molto efficace per curare dalle sofferenze fisiche e per purificarsi dal karma negativo.

Un rituale molto in uso in caso di malattia è di recitare ogni giorno il mantra nella sua forma lunga per 108 volte su un bicchiere d’acqua e poi berne il contenuto: si crede che questo santifichi l’acqua con la benedizione del Buddha della Medicina ed abbia così effetti curativi.

È d’uso inoltre nel buddhismo tibetano recitare il mantra prima di ogni pasto non vegetariano; si crede che l’animale defunto possa così essere liberato dal suo karma negativo e reincarnarsi quindi in un’esistenza più felice.


On koro koro sendari matōgi sowaka (giapponese)

オン コ ロ コ ロ センダ リ マトウギ ソ ワ カ
OM KOROKORO SENDARI MATŌGI SOWAKA
“Mi abbandono/affido  ai Buddha, liberaci dalle malattie diaboliche! Invochiamo il Buddha di
Medicina che intercede presso le Dee della felicità Sendari e Matōgi”.
YAKUSHI NYORAI 薬師如来

Uno, nessuno, 84.000 sutra del Buddha

Nel marzo 2009, più di 50 tra i principali insegnanti, traduttori e accademici buddisti tibetani del mondo si sono riuniti ai piedi dell’Himalaya indiano per discutere l’importanza della traduzione dei testi canonici buddisti, con particolare attenzione alle sfide della traduzione del Canone buddista tibetano.

Meno del 5% del canone buddista tibetano ( Kangyur e Tengyur ) è stato tradotto in qualsiasi lingua moderna. 
Molti dei dotti maestri e studiosi della tradizione in grado di interpretare accuratamente i testi erano nella loro vecchiaia, o erano già morti. 
Essenzialmente un progetto di conservazione, questo senso di urgenza unito alla grande visione di rendere questo archivio di saggezza il più facilmente accessibile possibile, sono diventati fattori estremamente motivanti nello stabilire un progetto collaborativo e aperto per intraprendere collettivamente la traduzione del canone buddista tibetano nelle lingue moderne .

Mahākāla 大黒天

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”La radice di tutti i demoni è la propria mente”
Machig Labdrön

Mahākāla è un “protettore del dharma
Dharma è un termine sanscrito che presso le religioni dell’Asia meridionale riveste numerosi significati. Può essere tradotto come “Dovere”, “Legge”, “Legge cosmica”, “Legge Naturale”, oppure “il modo in cui le cose sono” . La parola Dharma è usata nella maggior parte delle filosofie religiose o religioni di origine indiana: Induismo, Buddhismo, Jainismo e Sikhismo.)

 Mahā (“grande”) e kāla (“nero”), in tibetano come Nagpo Chenpo, anche  Gonpo (“signore” o “protettore”, traduzione della parola sanscrita Nāth)

Demoni entità e proiezioni mentali o campi psichici di forze naturali o generate dall’immaginazione.

Il tibet prima dell arrivo del buddismo era immerso nella cultura sciamanica gremita da  forze personificate della mente ed entità della natura, proiezioni psichiche che dominavano nelle vette,il buddismo se ne approrio’ trasformandole.

“anche un dente di cane, se c’è venerazione , emette luce ”
Detto tibetano

 

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