DANZA MARZIALE Πυρρίχιος χορός

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La danza pirrica ebbe il più grande sviluppo a Sparta, Σπάρτη Λακεδαίμων Probabilmente derivata dai riti organizzati per celebrare le vittorie di guerra e veniva eseguita da giovani, sia come danza individuale sia in gruppo, con armi e armature e con movenze che simulavano le posizioni di attacco e di difesa, accompagnate dalla musica del flauto.

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Questa danza era finalizzata ad esercitare i combattenti aumentandone l’agilità prima della battaglia in cui dovevano confrontarsi con il nemico.
Il capo dei guerrieri era infatti anche il capo dei danzatori.
In seguito, la danza divenne una pantomima di imitazione del combattimento, più vicina a una forma di spettacolo. Platone, nelle Leggi, descrive questa danza come una mimica guerriera che rappresenta i differenti momenti del combattimento; iniziava con alcune parate eseguite sia tornando indietro lateralmente, sia indietreggiando, sia saltando, sia abbassandosi. Era eseguita sia da danzatori singoli, sia da due danzatori che si fronteggiavano l’uno all’altro, sia in gruppo numeroso. In questa forma si trattava di una danza schermata, o meglio, di una scherma organizzata che introduceva una nota di virile bellezza nelle feste spartane dei Dioscuri e in altre feste come le Gimnopedie e le Grandi e Piccole Panatenaiche.

Secondo Louis Séchan, il termine deriverebbe dal nome dall’aggettivo πυρρός, rosso, la pirrica sarebbe allora la “danza rossa”, il colore vermiglio del sangue.

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Πυρρίχιος χορός. Τελετή λήξης Πανελλήνιας Άσκησης Εφέδρων «ΜΑΚΕΔΟΝΟΜΑΧΟΣ» Στην Λύρα ο Κώστας Τυρεκίδης, και στο νταούλι ο Νίκος Καλογερίδης. Ο Πυρρίχιος είναι ο αρχαιότερος Eλληνικός πολεμικός χορός. Οι χορευτές χορεύαν κρατώντας ασπίδα και δόρυ και φορώντας περικεφαλαία. Για την δημιουργία του υπάρχουν τρεις μυθικές εκδοχές: 1) Κατά τη διάρκεια της βασιλείας του Κρόνου, πριν τις Τιτανομαχίες και ενώ ο Ζευς ήταν ακόμα βρέφος, οι Κουρήτες χόρευαν τον πυρρίχιο γύρω του κάνοντας δυνατό θόρυβο με τα όπλα και τις ασπίδες τους για να μην ακούσει ο παιδοκτόνος Κρόνος το κλάμα του. 2) Στην πολιορκία της Τροίας, ο Αχιλλέας, πριν κάψει το νεκρό Πάτροκλο, χόρεψε τον Πυρρίχιο πάνω στην πλατφόρμα των καυσόξυλων πριν παραδώσει τον Πάτροκλο στη νεκρική πυρά (πυρά – Πυρρίχιος). 3) Ο Πύρρος (γιος του Αχιλλέα) κάτω από τα τείχη της Τροίας, χόρεψε σε αυτό τον ρυθμό, από τη χαρά του για το θάνατο του Ευρύπυλου (Πύρρος – Πυρρίχιος). Όποια και αν ήταν η μυθική «καταγωγή» του Πυρρίχιου, το σίγουρο είναι ότι τον χόρευαν από τον Εύξεινο Πόντο μέχρι την Κύπρο και την Κρήτη, ενώ οι Σπαρτιάτες τον θεωρούσαν ένα είδος πολεμικής προπόνησης και τον μάθαιναν από μικρά παιδιά. Για τον Πυρρίχιο βρίσκουμε αναφορές στον Όμηρο και τον Ξενοφώντα. Στις μέρες μας, τον σύγχρονο πυρρίχιο έχουν κληρονομιά οι Πόντιοι, σε μία μορφή που ίσως πλησιάζει την πύρριχη χωρίς οπλισμό, με άνδρες (οι γυναίκες απαγορευόταν να χορέψουν

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Versione moderna

Sciamanesimo Mediterraneo ἱερόμαντες Ieromati Iperborei Ὑπερβόρεoι

Abari  Ἄβᾱρις Ὑπερβόρειος, Ábaris Hyperbóreios e Aristea di Proconneso, Ἀριστέας τοῦ Προκονησίου, leggendari ἱερόμαντές ieromanti , ϑαυματουργόι taumaturgi e sacerdoti di Apollo

 

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Platone (Carmide 158C) li classifica  «i medici Traci» i quali praticavano una medicina che cercava in primo luogo di curare l’anima per mezzo di «incantamenti» ἐπαοιδοί epodoi
Il potere magico della musica – ben noto nella tradizione greca fin da Omero, come mostra il termine ἐπαοιδή – è nella maggior parte dei casi inteso come ‘potere essenzialmente ‘calmante’ nei confronti di dolori e malattie’. Tale caratterizzazione si ritrova anche nel pitagorismo più antico, che elabora la concezione della musica-medicina nel senso di ‘una primigenia terapia musicale delle passioni e affezioni dell’animo, sviluppata dalla filosofia successiva nella c.d. teoria dell’ethos musicale’…

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Aristea visse  ai tempi di Creso e di Ciro nella cinquatesiama olimpiade (580_577)

Dicono che l’anima di costui quando voleva abbandonando il corpo usciva fuori e tornava di uovo indietro.

Secondo il lessico Suda, Σοῦδα o Σουίδα enciclopedia storica del X secolo scritta in greco bizantino riguardante l’antico mondo mediterraneo.
Abari venne in delegazione ufficiale dal paese degli Iperborei ad Atene al tempo della terza Olimpiade.
Il Suda attribuisce, inoltre, un certo numero di libri ad Abari, compreso un volume degli Oracoli Scitici in esametri, una teogonia in prosa, un lavoro sulle purificazioni ed un poema su Apollo presso gli Iperborei

«la leggenda di Abari affonda pienamente le radici nelle genuine e antiche credenze religiose degli Sciti»…
«Abari è uno sciamano, o piuttosto l’archetipo mitico di uno sciamano»
.
Karl Meuli  filologo svizzero. Professore all’Università di Basilea.

Eric Dodds, filologo, antropologo e grecista irlandese, nel volume I Greci e l’irrazionale ipotizza che Abaris appartenesse  alla cultura sciamanica.
Il viaggiare nell’aria sopra una freccia è una particolarità che si ritrova sovente nella descrizione dei poteri degli sciamani del nord, come pure la capacità di vivere senza alimentarsi.

”Non racconto in vero, riguardo ad Abari, che si dice essere stato Iperboreo, il discorso secondo cui portò in giro per tutta la terra la freccia, senza mangiare nulla.

Erodoto 4,36

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Dodds ipotizza che Abaris e Aristea di Proconneso, siano il ponte e  il legame tra la cultura greca e lo sciamanesimo delle culture subartiche.

I greci e l'irrazionale - Eric R. Dodds
I greci e l’irrazionale – Eric R. Dodds

”E l’anima uscita fuori dal corpo vagava nell’etere come un uccello..
Asseriva che la sua anima abbandonando il corpo e volando via direttamente verso l’etere attraversava la terra…”
Massimo di Tiro 10,2 e 38 3b

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è l’invasamento che li rende capaci di tanto ecco la follia di Apollo all’opera.
l’estasi apollinea è uscire fori da sè

       l’anima abbandona il corpo e rimasta libera va all’esterno….

Platone afferma riguardo Apollo e i suoi seguaci
“in verità scoprì l’arte del tiro con l’arco la medicina, la divinazione”
si pò ricostruire per questi personaggi uno sfondo favoloso, un  quadro sciamanico

Confer Giorgio Colli “La Sapienza Greca”

I riferimenti agli effetti rasserenanti della musica sono ampiamente diffusi nei testi letterari greci sin dalle origini. Insieme con tale constatazione empirica, si sviluppa l’idea che la musica, nelle forme dell’“incantesimo cantato” ἐπαοιδή epodè e del peana, sia in grado di curare i mali.
Da questi aspetti della musicoterapia, strettamente connessi con religione e magia, nasce, a partire dai Pitagorici, la riflessione sull’efficacia psicagogica della musica, alla quale si riconosce un’affinità con l’anima che ne determina l’effetto terapeutico: agendo come catarsi, la musica controlla le emozioni, “corregge” le disposizioni caratteriali e influenza i comportamenti individuali.
Le testimonianze sui casi di terapia musicale appaiono pertanto come efficaci “exempla” della ricchezza di risorse offerte dalla musica, che – curando insieme l’anima e il corpo – instaura quella visibile compostezza in cui si riflette pienamente l’equilibrio psico-fisico dell’individuo.

La medicina delle Muse. La musica come cura nella Grecia antica
Antoietta Provenza Università degli studi di Palermo

Confer . Ioan P. Culianu: lo sciamanesimo iperboreo dell’antica Grecia
Confer Axis Mundi Marco Maculotti 
Parmenide, sacerdote di Apollo: la “incubatio” e la guarigione sacra

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