Andreini, considerato il miglior esperto italiano di cinese classico si affida alla lezione dello Huainanzi (altro classico taoista), quindi legge 不知知病 come se fosse scritto 不知而知病也
Inoltre considera soprattutto il commento tradizionale (di scuola confuciana) di Wang Bi per interpretare l’intero capitolo, come han fatto per secoli i letterati cinesi
Invece Roger Ames e David Hall considerano la questione da una prospettiva filosofica taoista
Quindi traducono 不知知病 in modo letterale e speculare al primo verso: “non sapere di sapere è malattia”, e interpretano 病 come “ostruzione” (del qi), piuttosto che come “pecca” (“inciampo”, “macchia”, “imperfezione”) come fa Andreini sulla scorta di Wang Bi
[ Cioè l’intero capitolo sarebbe una riflessione sulla conoscenza. Per i taoisti, conta soprattutto la conoscenza immediata data dal fare esperienza della realtà. Quindi da questo punto di vista, non solo “sapere di non sapere è il vero sapere”, ma “non sapere di sapere” (ovvero non essere consapevoli di poter fare esperienza diretta della realtà) significa che ci si affida ancora a un’idea di sapere che ostruisce e offusca la percezione.
Andreini è più fondato filologicamente, Ames e Hall sono più fondati filosoficamente.
Sul piano del significato profondo del capitolo 72, direi che personalmente propendo per la loro interpretazione.
Trovo bellissima questa citazione del Zhuangzi
Ci sono ovviamente altre traduzioni e interpretazioni valide, ma queste sono le uniche che possiedo a tenere conto anche dei testi ritrovati nelle tombe di epoca Han (Mawangdui) e Stati Combattenti (Guodian)
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