太上,下知有之;其次,親而譽之;其次,畏之;其次,侮之。信不足,焉有不信焉。悠兮,其貴言。功成事遂,百姓皆謂我自然。
道德經 XVII,17 Dao de Jing
Ogni traduzione è solo una possibile interpretazione
太上 | I governanti supremi |
下知有之 | non si sapeva neppure che vene fossero |
其次 | I successivi |
親而譽之 | li hanno amati e li hanno elogiati. |
其次 | i successivi |
畏之 | li temevano |
其次 | i successivi |
侮之 | li disprezzavano. |
信不足 | Fu così che quando la fiducia era carente |
焉有不信焉 | la fiducia viene a mancare |
悠兮 | gravi |
其貴言 | mostrando l’importanza che hanno posto sulle loro parole! |
功成事遂
|
Il loro lavoro è stato fatto e le loro imprese hanno avuto successo, |
百姓皆謂我自然 | i cento clan tutti insieme spontaneamente da noi stessi abbiamo fatto questo |
Nel governo dei saggi agisce ” il non agire” Wu wei 無爲
il governo migliore è quello la cui azione è quasi impercettibile, i governo dei saggi affonda nel mito perduto di un epoca, età aurea, un tempo mitico di prosperità e abbondanza( aurea aetas)
«Aurea prima sata est aetas, quae vindice nullo, sponte sua, sine lege fidem rectumque colebat.» | «Fiorì per prima l’età dell’oro; spontaneamente, senza bisogno di giustizieri, senza bisogno di leggi, si onoravano la lealtà e la rettitudine.» |
(Ovidio, Metamorfosi, I 89-90) |
nelle Opere e i Giorni è proprio il composto αὐτόματος a rendere l’idea dello spontaneismo, vv. 117-118:
… καρπὸν δ’ἔφερε ζείδωρος ἄρουρα
αὐτόματος πολλόν τε καὶ ἄφθονον
‘La terra che dona le messi portava frutto
da sé (automaticamente), molto e abbondante’.
Antico islandese dello Upphaf (Danakonungasǫgur, ed. Guðnason 1982, 40), in cui del tempo felice di Frǫði si dice:
var ár svá mikit, at akrar urðu sjálfsáðir, ok þurfti eigi við vetri at buásk
‘Il raccolto era così copioso che i campi si seminavano da sé e non c’era bisogno di prepararli per l’inverno’.

Il fondo delle profonde fenditure della terra in cui viviamo è composto da materia di bassa qualità. La Vera Terra ha invece un suolo di pietre preziose, di gran lunga più pregiate delle nostre; è ricca d’oro e d’argento, di piante e animali meravigliosi. Nel Gorgia (523a e seg.), Platone definisce la Vera Terra come le Isole dei Beati; esse sono popolate da una razza di navigatori dell’aria che godono di un clima mite, non sono soggetti a malattie o decadimento e, nei templi, s’incontrano faccia a faccia con gli dèi: gli dèi infatti non sono altro che i radiosi abitanti dell’etere superiore. »
Ioan Petru Culianu, allievo di Mircea Eliade
tratto dalla sua opera “I viaggi dell’anima”
confer axis mundi
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