Ianus Ιανός Giano Bifornte

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« Cumque in omnibus rebus vim haberent maxumam prima et extrema, principem in sacrificando Ianum esse voluerunt, quod ab eundo nomen est ductum,, ex quo transtiones perviae iani foresque in liminibus profanarum aedium ianuae nominantur. »
(Cicerone, La natura divina, I,26 (67)

E siccome ogni cosa l’inizio e la fine hanno grande importanza, vollero che Giano fosse il primo nei sacrifici, perché il nome è derivato da ire (andare), da cui i passaggi attraversabili vengono chiamati iani e le porte delle case private ianuae

 

Essendo il dio degli ingressi, Ianus è il dio degli “inizi”, inizi che non sono solamente spaziali o temporali ma ineriscono anche a significati esistenziali trattandosi di un passaggio da una condizione all’altra Così nello stesso Ovidio viene relazionato al Chaos (greco antico: Χάος), ovvero all’apertura cosmica iniziale da cui, venuta ad “essere” per prima, originano le cose

Janus-Vatican

Secondo  Georges Dumézil  storico delle religioni, linguista e filologo francese. Ianus deriverebbe infatti dalla radice indoeuropea *ei-, ampliata in *y-aa– con il significato di “passaggio” che, attraverso una forma *yaa-tu, ha prodotto anche l’irlandese ath, “guado.
Già gli antichi mettevano il nome del dio in relazione al movimento: Macrobio e Cicerone lo facevano derivare dal verbo ire “andare”, perché secondo Macrobio il mondo va sempre, muovendosi in cerchio e partendo da se stesso a se stesso ritorna

Giano presiede infatti a tutti gli inizi e i passaggi e le soglie, materiali e immateriali, come le soglie delle case, le porte, i passaggi coperti e quelli sovrastati da un arco, ma anche l’inizio di una nuova impresa, della vita umana, della vita economica, del tempo storico e di quello mitico, della religione, degli dèi stessi, del mondo, dell’umanità (viene infatti chiamato Consivio, cioè propagatore del genere umano, che viene seminato per opera sua), della civiltà, delle istituzioni.

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Per poter aprire ritualmente le ostilità, per poter entrare ritualmente nello stato di guerra, era necessario aprire le porte del tempio di Giano dell’Argileto, quasi ad indicare l’ingresso nel campo di azione del dio, che peraltro non aveva nessuna caratteristice del guerriero ma aveva a che fare con la guerra soltanto nella misura in cui questa era considerata l'”evento” per antonomasia; con la fine dell'”evento” , cioè a guerra finita, le porte del tempio venivano richiuse. »
(Paolo Sabbatucci, La religione di Roma antica, p.21)

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” Il punto che sta nel mezzo tra le polarità espressa nella forma di due volti è occultato tra i capelli…le orecchie il senso dell’ udito tra i sensi, il più spirituale,il senso invisibile.

Nei liquidi che galleggiano sospesi e liberi dalla forza di gravità i tre bastoncelli che captano vibrazioni ..anche le più sottili ci consentono la posizione eretta…”

Riflessioni 

 

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